RITIRO ON LINE - settembre 2024 |
Venero
la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia
persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla
presenza del Signore che vuole parlarmi.
(Cappella del Crocefisso - Roma Termini)
Perdonami con un
perdono che sappia cancellare tutto il male che mi porto addosso.
Perdonami con un
perdono immenso come la tua misericordia.
Perdonami, mio
Dio.
(Patrizio Righero - Un minuto con
Dio)
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
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I SALMI INSEGNANO A PREGARE
Continua la piccola serie di Lectio suggerite dalla lettura di alcuni salmi. Per
fare ciò prendiamo liberamente spunto da alcune riflessioni di padre Ubaldo
Terrinoni, (OFM cappuccini), raccolte nel suo libro “I salmi insegnano a
pregare”.
LECTIO
Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
Salmo
107 (106)
vv. 1-3
introduzione
2Lo
dicano quelli che il Signore ha riscattato, che ha riscattato dalla mano
dell’oppressore
3e
ha radunato da terre diverse, dall’oriente e dall’occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno.
vv.
4-32
parte centrale
4Alcuni
vagavano nel deserto su strade perdute, senza trovare una città in cui abitare.
5Erano
affamati e assetati, veniva meno la loro vita.
6Nell’angustia
gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angosce.
7Li
guidò per una strada sicura, perché andassero verso una città in cui abitare.
8Ringrazino
il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini,
9perché
ha saziato un animo assetato, un animo affamato ha ricolmato di bene.
10Altri
abitavano nelle tenebre e nell’ombra di morte, prigionieri della miseria e dei
ferri,
11perché
si erano ribellati alle parole di Dio e avevano disprezzato il progetto
dell’Altissimo.
12Egli
umiliò il loro cuore con le fatiche: cadevano e nessuno li aiutava.
13Nell’angustia
gridarono al Signore, ed egli li salvò dalle loro angosce.
14Li
fece uscire dalle tenebre e dall’ombra di morte e spezzò le loro catene.
15Ringrazino
il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini,
16perché
ha infranto le porte di bronzo e ha spezzato le sbarre di ferro.
17Altri,
stolti per la loro condotta ribelle, soffrivano per le loro colpe;
18rifiutavano
ogni sorta di cibo e già toccavano le soglie della morte.
19Nell’angustia
gridarono al Signore, ed egli li salvò dalle loro angosce.
20Mandò
la sua parola, li fece guarire e li salvò dalla fossa.
21Ringrazino
il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini.
22Offrano
a lui sacrifici di ringraziamento, narrino le sue opere con canti di gioia.
23Altri,
che scendevano in mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque,
24videro
le opere del Signore e le sue meraviglie nel mare profondo.
25Egli
parlò e scatenò un vento burrascoso, che fece alzare le onde:
26salivano
fino al cielo, scendevano negli abissi; si sentivano venir meno nel pericolo.
27Ondeggiavano
e barcollavano come ubriachi: tutta la loro abilità era svanita.
28Nell’angustia
gridarono al Signore, ed egli li fece uscire dalle loro angosce.
29La
tempesta fu ridotta al silenzio, tacquero le onde del mare.
30Al
vedere la bonaccia essi gioirono, ed egli li condusse al porto sospirato.
31Ringrazino
il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini.
32Lo
esaltino nell’assemblea del popolo, lo lodino nell’adunanza degli anziani.
vv. 33-43 riflessione sapienziale
33Cambiò i fiumi in
deserto, in luoghi aridi le fonti d’acqua
34e
la terra fertile in palude, per la malvagità dei suoi abitanti.
35Poi
cambiò il deserto in distese d’acqua e la terra arida in sorgenti d’acqua.
36Là
fece abitare gli affamati, ed essi fondarono una città in cui abitare.
37Seminarono
campi e piantarono vigne, che produssero frutti abbondanti.
38Li
benedisse e si moltiplicarono, e non lasciò diminuire il loro bestiame.
39Poi
diminuirono e furono abbattuti dall’oppressione, dal male e dal dolore.
40Colui
che getta il disprezzo sui potenti li fece vagare nel vuoto, senza strade.
41Ma
risollevò il povero dalla miseria e moltiplicò le sue famiglie come greggi.
42Vedano
i giusti e ne gioiscano, e ogni malvagio chiuda la bocca.
43Chi
è saggio osservi queste cose e comprenderà l’amore del Signore.
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della
Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga
del nostro Ritiro On Line: il grande
silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"
Salmo 107 – Rendete grazie al Signore
Premessa e
struttura letteraria
Le sue tempestive
premure per noi sono davvero infinite e accade, purtroppo, che molti piccoli e
grandi eventi di ogni nostra giornata li diamo per
scontati, per cui non siamo neppure sfiorati dal
pensiero di dire un sincero «grazie» al Signore. Egli
compie continuamente prodigi nel creato,
prodigi dentro di me, prodigi intorno a me e io
finisco col non stupirmi più di nulla.
Il salmo è un inno
di «grazie», è una lezione di gratitudine! Infatti, si nota che ogni quadro si
chiude con l’invito a esprimere la riconoscenza a
Dio: «Ringrazino il Signore...»!
La terribile prova
è passata, la gioia ha preso il posto dell’angoscia, perciò i numerosi
pellegrini sentono il dovere di coscienza di
affrontare il lungo viaggio, fino al tempio di
Gerusalemme, per adempiere alla promessa fatta nel
terribile momento della prova.
Il primo gruppo
è una carovana di pellegrini scampati ai pericoli del deserto
(vv. 4-9),
Lo schema dei singoli quadri è articolato alla
stessa maniera: si ha la descrizione di una situazione
umanamente non più
sostenibile, per cui all’uomo resta soltanto la possibilità del
«grido»,
segue una supplica accorata rivolta al Signore, il quale interviene con premura
ed efficacia, e si
chiude con un ringraziamento comunitario, partecipato da tutto il coro
liturgico.
Il salmo prende l’avvio in modo arioso e solenne con
un invito rivolto dal sacerdote ai pellegrini, nel piazzale del tempio: «Rendete
grazie al Signore, perché è buono».
Egli si limita a formulare una motivazione generica
(«. . .è buono»!); tutti i presenti
però possono aggiungere motivi precisi e specifici, dato che hanno sperimentato
personalmente la verità della bontà del Signore. Perciò, essi rispondono con
grande entusiasmo e con profonda convinzione: «perché
il suo amore è per sempre».
Sì, tutta la Bibbia esalta l’infinito amore di Dio con accenti toccanti e immagini plastiche. Il sacerdote celebrante continua precisando che i pellegrini là presenti sono stati riscattati e liberati da potenti nemici. Si noti che il verbo riscattare si riferisce a colui che, trovandosi in una situazione disperata, senza via d’uscita, viene aiutato (riscattato) da un parente, in quanto non può sopportare che un fratello cada in braccio alla disperazione, e lo solleva nel suo abbandono.
I pellegrini sono giunti
là, nel luogo sacro, dai quattro punti cardinali: «dall’oriente
e dall’occidente, dal settentrione e dal mezzogiorno» (v. 3); questi
sono riferimenti geografici che vogliono esprimere la totalità dell’umanità, e
vuol dire che tutti i luoghi di pericolo e di dolore sono stati visitati
concretamente ed efficacemente dal Signore.
b - vv. 4-32 i quattro quadri
Alla carovana di pellegrini
(vv. 4-9) è capitata la triste e rischiosa sorte di perdersi nelle piste del
deserto. Hanno vagato a lungo in questo luogo terribile e inospitale, senza un
preciso orientamento; è sopraggiunta poi anche la fame e la sete, dato che le
provviste si erano esaurite.
In questa situazione disperata, restava ormai
soltanto da elevare un grido accorato al Signore, il quale ha risposto subito e
li ha orientati verso una città, dove sono stati accolti con tanta cordialità, e
qui hanno potuto rifocillarsi e riprendere poi il cammino per tornare a casa.
Il secondo quadro è costituito da prigionieri (vv. 10-16) che
sono stati graziati e liberati.
Questi hanno fatto una dura e amara
esperienza, in quanto sono rimasti a lungo nel fondo di umide prigioni, dove non
giungeva mai un raggio di sole; si son dovuti piegare in due sotto il peso dei
ceppi, assicurati in quel tetro luogo da sbarre di ferro. A stento riuscivano a
stare in piedi.
Hanno aperto gli occhi sui crimini commessi e si sono rivolti
al Signore, implorando perdono e aiuto, egli immediatamente ha spezzato le loro
catene e ha infranto le sbarre, e sono tornati a casa liberi.
Il terzo quadro è di alcuni malati (vv. 17-22) i quali, seguendo la comune convinzione, si sono ritenuti castigati da Dio per i loro peccati, e sono stati ritenuti, dal comune sentire, come «stolti per la loro condotta ribelle, soffrivano (giustamente) per le loro colpe».
Anzi, umiliati per questa condizione, si sono proposti di rifiutare ogni cibo per alcuni giorni. Così hanno aggiunto danno a danno: si sono ritrovati con gli occhi infossati e le gote scavate, sono risultati come scheletri ambulanti, vicini a morire. Fortunatamente si sono ricordati del Signore, lo hanno invocato ed egli è intervenuto subito, cambiando radicalmente la loro situazione.
L’ultimo quadro è di marinai (vv. 20-30) scampati a una
violenta tempesta. Si sa quanto sia pericolosa e impressionante una burrasca!
L’alzarsi delle onde, la violenza impressa alla nave dalla forza del vento, la
perdita dell’equilibrio per il salire e scendere della nave ormai in balia dei
flutti, hanno sballottato qua e là i marinai, senza che potessero gestire in
qualche modo quella situazione disperata. La loro abilità ed esperienza non
servivano più a nulla.
Hanno invocato il Signore, il quale è intervenuto
prontamente riportando la bonaccia: i venti si sono calmati, i flutti si sono
placati e una leggera brezza ha condotto la nave verso il porto sospirato.
Il
salmo si chiude con una meditazione sapienziale: viene confermata la potenza
degli interventi dall’Alto, per cui poi è ribaltata qualunque situazione, anche
la più disperata.
Ciò
che è impossibile all’uomo, è possibile a Dio: egli riduce terre fertili in
deserti inospitali e cambia aride steppe in lussureggianti giardini; fa vivere
nella prosperità e nell’abbondanza gente che si trova in miseria e riduce in
povertà ricchi orgogliosi e presuntuosi; fa scendere fino a un piccolo numero un
popolo numeroso e moltiplica a dismisura una sparuta etnia.
Per ben quattro
volte nel salmo risuona l’espressione «Ringrazino
il Signore...», è un saggio invito rivolto ai presenti nel tempio
per la «grazia ricevuta» dal
munifico Benefattore, il quale non si è fatto attendere a lungo, ma è
intervenuto subito risolvendo i loro casi disperati. Il sentimento di
riconoscenza nei confronti di chi ci ha fatto del bene è
un fiore di un
particolare gradito profumo.
C’è anche il verbo
ringraziare da tener presente (in greco suona eucharisteuo, da cui
deriva eucharistia): indica il dovere dell’azione di grazie in risposta
alla charis, cioè alla grazia (o favore celeste) ricevuta dal Signore.
Ognuno di noi è coinvolto in un doveroso ed esaltante compito eucaristico che
comprende tutte le meraviglie che il Signore ha disseminato sul nostro cammino.
Egli ci raccomanda
di non passare distrattamente accanto al miracolo della vita, di non essere
sbadati di fronte alle sorprese degli eventi quotidiani, di non dare per
scontato tutto ciò che troviamo a portata di mano, di lasciare spazio alla
meraviglia!
È facile
sorprenderci se una volta tanto qualcuno ci usa una gentilezza; «ci si
stupisce di fronte a un regalo inatteso, insolito — scrive A. Pronzato —.
Ma chi si meraviglia più per il fatto che qualcuno, ogni giorno, ci fa
trovare, puntualmente, le cose indispensabili alla vita? »
Il noto teologo ebreo
Abraham Heschel dedica una splendida pagina alla gratitudine. Eccone qualche
passaggio: «L’uomo prova una gioia genuina quando riceve un dono, quando
ottiene qualcosa che non ha meritato. Anzi, sa bene che niente di ciò che
possiede è stato meritato; neppure i suoi pensieri, le sue parole, la sua vita,
neppure l’aria che respira e l’acqua che beve. . .
La mancanza
del sentimento di gratitudine si combina facilmente con la pretesa che tutto gli
è dovuto, tutto è dato come per scontato. E poi avviene che se subentra un breve
ritardo per questo... “dovuto”, allora segue l’irritazione, la tristezza, la
malinconia. Ebbene, questa reazione affonda le radici nella pretenziosità,
nell’incontentabilità e nel deprezzamento dei beni ricevuti».
Un altro ebreo, Elie
Wiesel, premio Nobel per la pace a motivo dei suoi scritti, tutti improntati a
perdono e pace, sopravvissuto alle prigioni di Auschwitz, ci offre una
interessante, particolare ottica della gratitudine. Egli dice che in proporzione
a quanto ognuno di noi vive la vita come dono, risveglia nell’altro lo stesso
sentimento. Ecco la sua riflessione: «Nessuno è tanto capace di gratitudine
quanto chi è emerso dal regno delle tenebre. Sappiamo che ogni momento è un
momento di grazia, ogni ora un’offerta; non fare partecipi gli altri di queste
sensazioni vorrebbe
dire
tradirle. La nostra vita non appartiene solo a noi, ma a tutti coloro che hanno
disperatamente bisogno di noi».
Si racconta che un giorno un contadino bussò alla
porta di un convento di francescani. Quando il portinaio apri la porta, si trovò
davanti un uomo con un meraviglioso grappolo d’uva.
«Prenda, fratello,
questo grappolo d’uva — gli disse il buon uomo — è il primo che ho colto dalla
mia vigna, ed è il più bello di tutti. È per lei. Voglio esprimerle la
gratitudine per il favore ricevuto qualche tempo fa quando ero nel bisogno».
Il fratello si
illuminò, meravigliato che quel regalo fosse proprio per lui. Disse fra sé:
«Come posso mangiare questo splendido grappolo d’uva senza pensare al mio
superiore?». Lo dispose in un cestino e lo portò al superiore. Questi, vedendo
quella meraviglia, e sentendo che il fratello aveva pensato al suo superiore, si
sentì quasi commosso oltre che riconoscente e intimamente felice.
Ma, ammirando sul
suo tavolo quel magnifico dono, pensò: «Credo valga proprio la pena che faccia
felice il confratello malato che trascorre il suo tempo nel grigiore
dell’infermeria. Anche se ha un po’ di diabete, quest’uva non potrà fargli che
bene». Così, presentandogli quella grazia di Dio, gli disse: «Fratello, vedendo
quest’uva, ho pensato a lei. Credo che le farà proprio bene anche perché gliela
offro con tutto il cuore».
L’infermo abbozzò
un sorriso che voleva indicare la sua grande gioia per l’attenzione che il
superiore gli aveva riservato. «Ma come posso gustare da solo — pensò l’ammalato
— la dolcezza di quest’uva? È un’occasione molto felice per esprimere
concretamente la mia riconoscenza al fratello cuoco, che non manca mai di
attenzioni nei miei confronti». Pian piano arrivò in cucina, recando con sé il
cestino. Gli porse il grappolo, e il cuoco non seppe dir nulla, sorpreso di
questo squisito gesto di carità, mentre l’anziano si allontanava più felice di
lui.
«E chi pensa al fratello
portinaio, costretto a restare a lungo, solo, in quello stanzino buio della
portineria?» — disse fra sé il fratello cuoco. E, tra un da fare e l’altro, si
affrettò verso l’ingresso, convinto di far felice il portinaio con quella
sorpresa. «Prendi, fratello, quest’uva. È il miglior grappolo che sia maturato
nella vigna del nostro vicino». Il portinaio, che... non doveva saper niente di
quell’uva.., sorrise e, riconoscente, benedisse Dio, perché aveva riavuto quel
dono, ma molto più gradito, perché impreziosito dalla carità dei suoi fratelli.
(L. Tognon).
Occorrono spiegazioni?
Nessuna!
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci
precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo
mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre
Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti
i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO
Mi
impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita.
Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al
momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
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