Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
Signore, da chi andremo? È vero che tu solo sai dire parole che fanno «ardere il cuore». È vero che non hai altro desiderio che «prenderti cura» delle nostre ferite profonde. È vero che resti in attesa di un cenno di apertura, per «entrare e cenare con noi», ogni volta che bussi alle porte del nostro cuore. Chiuse dall'interno. Ma il nostro è un cuore fragile, ferito e timoroso di nuove ferite. I nostri sono occhi «di carne» incapaci di vedere a grande distanza. E, soprattutto, le nostre sono storie di «carne» che spesso deformano l'immagine di te… Ti cerchiamo, ma proiettando su di te quello che abbiamo appreso: la nostra cultura di carne, le nostre famiglie di carne, la nostra religione di carne! … |
Non possiamo anche ora, «in modo confuso, come in uno specchio», vederti? Abbiamo bisogno del tuo Spirito, nuova Pentecoste che trasformi noi discepoli paurosi chiusi nel Cenacolo e nelle nostre storie in coraggiosi testimoni. Come allora. Perché «non si è accorciato il braccio di Dio».
Manda a noi un raggio di Luce, che ci faccia intravedere, oltre le nostre paure e visioni confuse e sofferte vicende, una «perla» per cui vendere tutto.
liberamente tratto da “50 preghiere per i cercatori di speranza” di Stefania Perna |
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
LE VIE PER LA FELICITA’
Nelle beatitudini Gesù indica il cammino verso la vera felicità, che non è un sentimento bensì un’attitudine; non si basa su ciò che si possiede, ma su una gioia interiore, ben più profonda, che possiamo incontrare nell’intimo di noi stessi.
LA SETTIMA VIA: LA RICERCA DELLA PACE
LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
«Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio». (Mt 5,9)
«Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace» (Is 9, 5)
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada» (Mt 10, 34)
«Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo. Poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia». (Gv 15, 18-19)
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27)
«”La pace sia con voi”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E continuò:”Ricevete lo Spirito Santo”» (Gv 20,19-20.22)
MEDITATIO Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio ! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".
Settima via: la ricerca della pace
«Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio». (Mt 5,9)
La parola "pace" viene dal latino “pangere”, che significa "impegnare se stessi, concludere un patto, stabilire un accordo tra due parti". La pace, secondo l'origine del termine, non è un semplice star bene personale, ma il dono di convivere bene con gli altri.
Per far sì che ci sia un equilibrio salutare nelle relazioni è necessario stabilire delle regole e delle norme di condotta; se ciascuno fa la sua parte in questo accordo, allora i conflitti possono essere superati.
Operatori di pace sono tutti coloro che si impegnano ad essere mediatori nella ricerca di una soluzione quando insorgono delle controversie. Gesù dice giustamente che coloro che cercano la pace sono beati perché promuovere l'armonia del vivere insieme è un dono. È necessario che gli operatori di pace siano saggi e disinteressati perché possano mostrare la verità per le due parti.
Quando pensiamo alla pace in maniera utopica immaginiamo l'armonia perfetta tra le persone e le nazioni; ma questo "sogno" non rappresenta la realtà dei fatti, poiché la perfezione nelle relazioni interpersonali e internazionali, pur essendo un processo, è difficile da raggiungere; per questo sono necessari degli accordi.
In linguaggio biblico possiamo chiamare tali accordi delle “alleanze”.
Non ci sarà pace senza alleanze, dedizione, fedeltà agli impegni presi. I comandamenti stabiliti tra Dio e Mosè sul monte Sinai sono stati conservati nell'arca dell'alleanza, e hanno costituito un patto di pace tra Dio e l'umanità. Più volte nella storia del popolo di Israele, Dio ha stipulato un’alleanza con il suo popolo e sempre è stata necessaria la presenza di un mediatore, di qualcuno che fosse un segno di pace.
Il profeta Isaia, annunciando la venuta del Messia, afferma che egli sarà il Principe della pace:
«Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace» (Is 9, 5).
La descrizione che Isaia fa dell'Inviato di Dio ci riporta alla etimologia della parola "pace" poiché il profeta lo chiama Consigliere ammirabile: Gesù è venuto a seminare la pace concreta nel nostro mondo.
Ad un certo punto del vangelo pare insorgere una contraddizione nella missione di Gesù, poiché egli dice: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada» (Mt 10, 34).
Questa affermazione di Gesù sta nel passo in cui egli sceglie gli apostoli e li indirizza. Se la pace è accordo e patto, Gesù con questa affermazione vuole significare che il suo messaggio incontrerà opposizioni, di conseguenza i suoi discepoli saranno perseguitati come lui.
«Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo. Poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia». (Gv 15, 18-19).
Quando decidiamo di vivere con radicalità il messaggio evangelico, troviamo sulla nostra strada dei "nemici"; in questi casi è quasi impossibile trovare un accordo. È qui che si presenta la funzione-missione del profeta di cui parlavamo prima.
Poiché dice la verità, il profeta sarà sempre contrariato e ridicolizzato da coloro che non vogliono ascoltare e impegnarsi.
Immagine visibile dell’amore di Dio, e non dell’egoismo umano
Allora ci vuole la testimonianza e non dobbiamo mai essere motivo di scandalo. Anche se il mondo ci odia, come dice Gesù, l'invito che il Signore ci fa è di essere per chi ci odia immagine visibile e trasparente dell' amore di Dio.
Ma Gesù non ci spinge mai ad una guerra santa, al contrario ci chiede di essere nel mondo un segno di pace. Per questo abbiamo bisogno di sapere che cosa è la pace per Gesù.
La pace di Gesù
In un passo del vangelo Gesù evidenzia che la pace ha vari significati:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27).
Pace per Gesù non è stare nel mondo della fantasia, ma è saper comprendere l'altro, e ancor più avere occhi di misericordia e compassione. Quando guardiamo in questo modo il nostro prossimo e ci liberiamo dei nostri desideri egoistici, allora possiamo vivere in pace con noi stessi e con gli altri.
Per questo la pace di Gesù non è quella che predica il mondo, non vuol dire avere gli altri ai nostri piedi, ma metterci noi ai piedi degli altri, e possibilmente nella reciprocità di essere gli uni ai piedi degli altri, con umiltà. Può sembrare sottomissione, e invece è sapienza.
Chi non si disarma interiormente non sarà mai ambasciatore di pace, non sarà mai costruttore di pace, non sarà "beato".
La felicità nella ricerca della pace
Il beato che vive nella ricerca della pace è felice perché conserva in sé uno spirito di pace.
«”La pace sia con voi”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E continuò:”Ricevete lo Spirito Santo”» (Gv 20,19-20.22).
Dopo la sua risurrezione, Gesù ci invita a una seria riflessione sulla pace. Lui, Principe della pace, subito dopo aver vinto la morte e nobilitato con una vita piena il genere umano, saluta i discepoli chiedendo la pace. Non è un desiderio, è un comando.
Questa pace richiesta da Gesù non è contraddistinta dal compromesso o da un accomodamento, bensì dalla ricerca effettiva di fraternità e di uguaglianza tra i figli di Dio. Non è soltanto il superamento della guerra, ma il desiderio di giustizia nella costruzione di un mondo più giusto e umano.
Pace e amore non sono nella vita di Gesù degli elementi romantici ma sono fondati nel suo agire e nel suo parlare, e definiscono la sua missione. Cristo, così, indica il cammino da percorrere per quelli che egli chiama.
Sperimentare la pace
«Ricevete lo Spirito Santo». L'alito di vita di Gesù ricrea l'umanità e ricorda l'alito divino del Padre nella creazione; grazie all'azione dello Spirito Santo, possiamo sperimentare la pace.
Giornali, telegiornali e internet ci informano continuamente su movimenti e manifestazioni che in tutte le parti del mondo chiedono la pace, gridendo che le guerre sono inaccettabli.
Queste richieste dei manifestanti hanno il loro valore, ma talvolta ciò che manca di più sono persone infiammate dallo Spirito, impegnate concretamente nella costruzione della pace e dell'uguaglianza tra i poveri. Gridare nella folla potrebbe essere un gesto fatto senza molta riflessione che può cadere presto nel dimenticatoio, mentre un comportamento "pacifico" nella vita quotidiana può essere considerato, di fatto, la realizzazione della Parola: «luce e sale della terra».
Testimoni di pace
Giovanni Paolo II, uomo di pace, è stato un esempio di come la ricerca della pace sia una via di felicità. In uno dei suoi discorsi ha affermato che la pace è possibile e necessaria:
“Di fronte agli avvenimenti che turbano il nostro pianeta, appare chiaro che solo Dio può toccare il cuore dell'uomo in profondità... è necessaria la cooperazione di tutti quelli che credono in Dio, coscienti che l'autentica religiosità, ben lungi dal mettere gli individui e i popoli in conflitto tra loro, li spinge a costruire insieme un mondo di pace.”
Anche papa Francesco si sta molto impegnando per la pace, anche se poi le circostanze politiche e sociali… remano al contrario:
«Spero che questo incontro sia l’inizio di un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide. Dio oggi ci guarda come fratelli e desidera condurci sulle sue vie. Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi. Molti, troppi dei nostri figli sono caduti vittime innocenti della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio. Il nostro dovere è di far sì che il loro sacrificio non sia vano. Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza».
(14 giugno 2014)
Sono sempre esistite, esistono e sempre esisteranno numerose voci che operano per la giustizia e, di conseguenza, per la pace: persone, ONG, movimenti religiosi e non.
Sono felici anche coloro che in ambito più ristretto, nella propria famiglia, riescono ad essere per parenti, amici, vicini un segno di unità e di riconciliazione. Se siamo noi la causa della divisione, allora non siamo testimoni di Cristo risorto.
Superare gli interessi egoisticamente personali
Fino a quando interessi personali e nazionali di stampo grettamente egoistico detteranno le regole, senza tener conto del bene comune universale, saremo ben lontani dal messaggio evangelico di Gesù.
La nostra fede cristiana, segnata dalla vita che vince la morte, dalla speranza che non finisce e dall'amore al prossimo, ci invita ad abbracciare l'impegno di impiantare ora il Regno di Dio, Regno di giustizia e di pace.
«La pace sia con voi… Ricevete lo Spirito Santo». E siamo felici!
Il frutto per i ricercatori della pace: sarano chiamati figli di Dio
Il frutto di questa beatitudine è un riconoscimento: saranno chiamati figli di Dio.
Gli operatori di pace mostrano al mondo che siamo tutti chiamati a vivere la nostra prima vocazione: vivere in Dio.
La costatazione che uno è beato la fanno gli altri, e non viceversa. Nessuno può definirsi da sé santo, buono o perfetto. Sono gli altri che lo percepiscono attraverso gesti e segni manifesti.
Oggi invece, perlopiù, avviene il contrario: c'è gente che si autodefinisce e, peggio ancora, si arroga il diritto di commettere atrocità in nome di Dio. Ma quale Dio? In realtà, questo"dio" (falso, fatto su misura degli interessi di chi lo fabbrica) altro non è che la creatura di questi uomini e donne.
Nella Lettera ai Filippesi, Paolo ci dà l'esatta definizione della figliolanza divina e dell'impegno che ogni cristiano deve avere per essere la mano di Dio che lavora nel mondo:
«Senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Quindi, miei cari, obbedendo come sempre, non solo come quando ero presente, ma molto più ora che sono lontano, attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni. Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita. Allora nel giorno di Cristo, io potrò vantarmi di non aver corso invano né invano faticato» (FiI 2, 4-16).
Se vivessimo queste parole vivremmo in un mondo di pace, nel quale tutti noi avremmo un accordo eterno e immutabile con il Creatore - un patto – “pangere”.
ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Se c’è mai stato un tempo per la preghiera, questo è quel tempo.
Se c’è mai stato un luogo abbandonato, Gaza è quel luogo.
Signore che sei il creatore di tutti i bambini, ascolta la nostra preghiera in questi giorni disumani.
Dio che noi chiamiamo Benedetto, volgi il tuo volto verso questi, i bambini di Gaza,
affinché possano conoscere le tue benedizioni e il tuo rifugio,
affinché possano conoscere la luce e il calore, dove ora c’è soltanto oscurità e fumo.
Onnipotente che fai eccezioni, che noi chiamiamo miracoli, fa’ un’eccezione per i bambini di Gaza.
Proteggili da noi e dai loro.
Risparmiali.
Guariscili.
Fa’ che stiano al sicuro.
Liberali dalla fame e dall’orrore e dalla furia e dal dolore.
Liberali da noi e liberali dai loro.
Restituisci loro l’infanzia rubata, il diritto alla nascita, che è una promessa di paradiso.
Ravviva nella nostra memoria, o Signore, le sorti del bambino Ismaele,
padre di tutti i bambini di Gaza, che rimase senz’acqua nel deserto di Beer-Sheba,
talmente privato di ogni speranza
che sua madre non poteva sopportare di vedere la sua vita perdersi via nella sabbia.
Sii quel Signore, il Dio del nostro consanguineo Ismaele,
che ha udito il suo grido e ha mandato il Suo angelo a confortare sua madre Agar.
Sii quel Signore, che fu con Ismaele quel giorno, e tutti i giorni a seguire.
Sii quel Dio, il Misericordioso, che aprì gli occhi di Agar quel giorno, e le mostrò il pozzo dell’acqua,
cosicché ella poté dare da bere al bambino Ismaele e salvargli la vita.
Allah, che noi chiamiamo Elohim, tu che doni la vita, che conosci il valore e la fragilità di ogni vita,
invia i tuoi angeli a questi bambini.
Salvali, i bambini di quel luogo, di Gaza la più bella, di Gaza la dannata.
In questo giorno, quando la trepidazione e la rabbia e il lutto che è chiamato guerra
afferra i nostri cuori e li ricuce in cicatrici,
noi ci rivolgiamo a te, Signore, il cui nome è Pace:
benedici questi bambini, e tienili lontano dal male.
Volgi lo sguardo verso di loro, Signore.
Mostra loro, come se fosse per la prima volta,
la luce e la bontà, e la tua benevolenza travolgente.
Guardali, Signore. Permetti loro di vedere il tuo volto.
E, come se fosse per la prima volta, dona loro la pace.
(preghiera del rabbino Levi Weiman-Kelman di Kol HaNeshama, Gerusalemme, luglio 2014)
CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo
a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(spunti liberamente tratti da una riflessione di padre Erlin, missionario claretiano)