RITIRO ON LINE                                                                                                   
settembre
2012  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

O Dio, tu sei il mio Dio,

dall’aurora io ti cerco,

ha sete di te l'anima mia,

desidera te la mia carne

in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,

guardando la tua potenza e la tua gloria.

Poiché il tuo amore vale più della vita,

le mie labbra canteranno la tua lode.

 

Così ti benedirò per tutta la vita:

nel tuo nome alzerò le mie mani.

Quando nel mio letto di te mi ricordo

e penso a te nelle veglie notturne,

a te che sei stato il mio aiuto,

esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

A te si stringe l’anima mia:

la tua destra mi sostiene.

 

 (dal Salmo 63)

 Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

LA FEDE

La fede è una grazia: non si può dedurre, non si può imporre, non si può catturare e neppure si può svendere.

La fede te la trovi fra le mani, a un certo punto della vita. La gusti, la ami, la perdi, la ritrovi, la proponi ad altri perfino; e quando la deponi per un attimo o la smarrisci c'è sempre qualcuno che senza saperlo te la fa ritrovare… e riprendi il cammino. Nessuno si accorge. Solo i santi che sono sulla terra ti sorreggono e non ti dicono niente. La fede non è in te: sei tu che sei nella fede dei santi. Attraverso di loro Gesù ti parla e poi scompare. Gesù ti manda e tu vai. Gesù ti accompagna sempre e non puoi più non vivere di fede. Altri hanno già iniziato a camminare con te; con te gioiscono e con te soffrono. La fede ti accompagna sempre come tu non avresti mai detto, invincibile, povera, umiliata e umiliante perfino, ma sempre vera.

 

      

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto   (Gv 14, 1-7.21.27)

«1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai

 

detto: "Vado a prepararvi un posto"? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io

 

siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via.» 5Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?

 

". 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il

 

Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto…. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà

 

amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui… 27Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore».

Parola di Dio

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITAZIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

Abbiate fede in Dio

Non si può vivere senza fidarsi di qualcuno. In quasi tutte le circostanze della vita si è costretti a fidarsi: ci si fida dell'aria che respiriamo come del pane che mangiamo; ci si fida delle informazioni elementari che riceviamo e anche delle memorie che ci vengono consegnate. Chi in qualche modo non si fida, non vive. Di fiducia in fiducia, si arriva a impegnarsi in affidamenti sempre più importanti, molto significativi nei legami e nei distacchi della vita. Di fiducia in fiducia si giunge ad abitare un contesto di linguaggi corporei e di intelligenza, di affetti, di volontà e di relazioni attraverso cui abitiamo questo mondo e attraversiamo il nostro tempo. Di fiducia in fiducia, mentre verifichiamo le nostre fiducie, consumiamo le nostre scelte e i nostri amori, ci abbandoniamo ai nostri sentimenti e ci consegniamo a quelle fiducie decisive che determinano il nostro destino.

 

Dalle fiducie minuscole si giunge alla Fiducia maiuscola: la Fiducia maiuscola è la fede.

 Gesù, in moltissimi modi, ci è venuto incontro per chiederci di esprimere nei suoi confronti e in rapporto a Dio questa Fiducia maiuscola che è la fede. «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.» 

 

La richiesta è esigente perché ci impegna al nostro massimo livello, quando cioè raccogliamo tutti noi stessi, anima e corpo, presente e futuro, storia ed eternità per consegnarci a lui. In questa consegna della fede tutte le nostre percezioni sensibili, tutta la nostra libertà con le sue decisioni, tutte le nostre domande e le nostre debolezze sono in un certo senso ancorate al di fuori di noi. Ne veniamo quasi espropriati perché sia lui, il Signore, a portarle al loro giusto compimento presso il cuore di Dio. Se così fosse, sarebbe bellissimo: vivere veramente di fede sarebbe una grazia straordinaria, un incredibile dono!

 

Ma alle volte consegnarsi alla fiducia della fede sembra proprio una grande ingenuità, e l'avvenire della fede in noi sembra avere tutte le caratteristiche dell'avvenire di un'illusione. Fidarsi così tanto sembra eccessivo, consegnare se stessi a un Altro su cose così importanti e così decisive della vita e della morte sembra proprio un esproprio indebito e indegno di una responsabilità razionale e umana. Viene da dire che, come nella vita giustamente non si può credere a tutto, così a maggior ragione non si può credere che ci sia un senso del tutto. È proprio qui che la fede diventa difficile e non sta nell'ambito di una ragione solitaria e limitata.

 

Ma altre volte le circostanze della vita ci rendono più disponibili alla fede; la fede sembra quasi un'evidenza che germoglia da sola tra le sensazioni più fisiche, i bisogni più umani, i sentimenti più belli e le relazioni più care. Sembra perfino naturale che la vita sia sostenuta dai fili invisibili della fede, la quale è concretamente presente in quello straordinario benessere che solitamente chiamiamo «il bisogno religioso». La fede sembra una cosa naturale, vicina, amata, credibile.

 

La fede si manifesta allora come qualcosa che può occupare uno spazio legittimo della vita e può anche trovare cittadinanza in un ambito sereno della ragione; sembra quindi di poter affermare che credere non è una cosa stupida: è una cosa possibile, una cosa perfino legittima. Ma questa ragionevolezza da sola non basta per amare la fede, custodirla e tenerla cara, come una bussola sicura che conduce alla pienezza di se stessi: è necessario qualcosa di più.

 

Il turbamento

      Proprio per questa ricerca di quel misterioso «di più» l'uomo può conoscere l'esperienza angosciante del turbamento: mi fido o non mi fido, di me innanzitutto, ma anche degli altri, e anche di Dio? Ci vuole allora una rivelazione convincente, qualcosa e Qualcuno che vengano dal di fuori di me e mi convincano con la loro parola, con la loro vita e con la loro promessa, così che mi possa fidare di loro. Questo straordinario Rivelatore deve essere in grado di far fronte alle moltissime cose che io ancora non so; lui, proprio lui, è in grado di liberarmi dal turbamento umano del mio cuore. A questo punto posso imbattermi in Gesù: da lì in avanti grazia e libertà si incontreranno, giustizia e pace germoglieranno insieme. 

 

«Non sia turbato il vostro cuore».

Non sia turbato il vostro cuore. Ci sono molti motivi per avere il cuore turbato: l'esistenza di molti di noi avverte un mutamento interiore, a volte convulso, imprendibile e disordinato; ci si stanca subito, perché sembra che tutto non è più come prima; i grandi temi dell'economia, della politica e della religione sembrano subire una destabilizzazione che ferisce; si ha talvolta l'impressione di vivere una malattia della libertà: e quando la libertà è sola, insicura o fragile ne risente subito anche la fede.

 

Il turbamento è un moto radicato nel cuore dell'uomo se anche le prime comunità di cristiani hanno avvertito questo stato dell'anima. Forse, prima che a motivo della loro fede e delle loro scelte di vita, lo hanno avvertito a partire dal sentire stesso di Gesù: anche Gesù, infatti, ha provato il turbamento  in diverse ore decisive della vita.

 

 Il turbamento che aveva invaso Gesù di fronte alla morte di Lazzaro, poi nell'imminenza della propria morte e davanti a Giuda pronto a consegnarlo, diventa poi  il turbamento che sconvolge i discepoli. L’invito a superare la paura è certo uno dei motivi di fondo dei discorsi di testamento di Gesù nelle sue parole dell'ultima cena.

 

Il turbamento appare perciò non tanto come un'esperienza da evitare; si presenta piuttosto a ogni generazione come un'autentica condizione della fede: il turbamento si deve attraversare.

 

L’affidamento

«Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me.»

 Nella vita dell'uomo è necessario un continuo affidamento: la fede esprime la necessità del più grande affidamento possibile; colloca la vita nella sua giusta dimensione e le permette di superare l'oscura barriera del dolore e della morte.

 

 Le parole di Gesù hanno lo scopo di ricordare ai discepoli le ragioni della fiducia e del coraggio. Per la Bibbia esiste un solo mezzo col quale il cuore dell'uomo può difendersi dalla paura: la fede in Dio. Per questo l'invito a non lasciarsi turbare è seguito dall'imperativo della fede. Soltanto Dio è la roccia; le altre sicurezze deludono. Ma bisogna lealmente ammettere che anche Dio a volte sembra assente nella vita e nella storia.

 

Occorre perciò saper scoprire la sua presenza nell'apparente assenza: è questa la prima preoccupazione di Gesù nei confronti dei suoi discepoli che restano nel mondo.

 

 Gesù nel momento estremo della sua vita promette ai suoi discepoli un posto nel cuore di Dio.

«Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore... : Vado a prepararvi un posto.»

 

 Gesù ci dice che il Padre ci vuole vicini a lui. Ciò significa che io sono un soggetto singolare nel suo amore: Gesù parla di un posto per me, un luogo mio, pensato con amore per me nella mia vita storica e nella mia vita eterna. Ci sono un posto e un senso per me, non sono una mina vagante in un universo nebuloso e indeterminato; non sono figlio del caos. C'è un senso, un gusto, una passione: c'è un posto per me. Questa promessa di Gesù viene incontro al mio originario bisogno umano di sicurezza, il bisogno di una casa, di un amore; delinea per me un traguardo di pace. Gesù stesso ci prepara un posto presso il Padre.

 

È un posto fisso, eterno: già da ora nel mondo con il dono dello Spirito incomincio a prendere posto e a rispondere a questo invito singolare. Il Signore mi ha chiamato: la mia vita è una vocazione. Il discepolo dovrà imparare a vedere il Signore in modo nuovo. Il suo ritorno, infatti, non è la ripresa della presenza di prima. Gesù vuole affermare non solo la sua partenza, e neppure soltanto la certezza del suo ritorno glorioso alla fine della storia, ma soprattutto come il discepolo deve sperimentare ora, nel tempo della storia e delle sue contraddizioni, la presenza forte e convincente del Signore.

 

Nel cuore dell'uomo c'è un desiderio che anela all'autenticità della vita. Gesù pone se stesso come il segno di questa autenticità.

«Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?". Gli disse Gesù: "lo sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me".»

Gesù ci parla dell'esistenza autentica, ma lo fa in maniera completa, come di una vita piena di gusto, di voglia, di relazioni significative e appaganti. Gesù indica la modalità con cui arrivarci e il senso di questa esperienza; si presenta ai suoi discepoli come via, verità e vita.

 

La via, la verità, la vita

 

    “Io sono la via”

 

 Gesù dice che lui è la via per raggiungere la qualità più vera della vita. L'immagine della via risponde al desiderio umano di orientamento nel caos, esprime una richiesta di superamento di un vagare senza mèta tra una cosa e l'altra nel corso degli anni.

 

La strada di Gesù è una via giusta che non teme di misurarsi con tante altre vie che vengono offerte da una cultura che manifesta una crisi difficile da superare. Le facili strade conducono a possibilità eccessive e ingannevoli che poi vengono negate, e a passioni momentanee che alla fine diventano tristi. Il rapporto con Gesù, invece, se è reale, è la via che porta alla luce e alla comprensione, a una sapienza più alta e a una consapevolezza maggiore della nostra origine e del nostro destino.

  

    “lo sono la verità”

 

Gesù dice che lui è la verità. Dire verità è di più che fermarci alla presenza di formule vere o di dottrine certe: esprime una pienezza in cui tutte le cose di noi stessi ritornano in unità e ci donano benessere e pace; si tratta di una verità reale più che logica, d'esistenza più che di teoria. Gesù è verità perché ci fa vedere e ci comunica la vita stessa di Dio: in lui Dio si fa visibile. La verità è una maniera di esistere, non solo di pensare. In Gesù noi entriamo in contatto anche con la nostra verità personale, raggiungiamo veramente noi stessi. Gesù che è verità ci rende liberi. L'uomo libero è anche l'uomo vero.

 

    “lo sono la vita”

 

 Gesù dice che lui è la vita a cui questa strada conduce. Si tratta di un legame vitale con Gesù: una comunione di intenti e di comportamenti, un'intimità di gioia e di sacrificio, un colloquio continuo di preghiera e di affidamento. In Gesù si rende visibile la possibilità di una vita autentica che unisce il cielo e la terra, Dio e l'uomo, il tempo e l'eternità: Gesù è vita di Dio, realtà divina dentro la quale noi possiamo inserirci come il tralcio nella vite. La fedeltà di Dio garantisce noi stessi. Gesù dice che questa vita che è lui, è anche la nostra.

 

 

 Per la riflessione

“Non sia turbato il vostro cuore”: i miei “legittimi” turbamenti li vivo come stimolo per una ricerca più pura, più seria, più aperta, più confidente, oppure tendo a viverli come momento fastidioso, come “pietra di inciampo”, come una boa alla quale ci si deve ormeggiare fuori dal porto?

 

 “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”: oscillo anch’io tra due “fedi parziali” (credo in Dio, sì, ma non parlatemi di Gesù Cristo perché è tutta un’invenzione per far soldi alle spalle dei creduloni; credo in Gesù che fu un grande profeta e un liberatore, ma se Dio veramente esistesse dovrebbe fulminare un bel po’ di gente… e se non lo fa vuol dire che non è Dio…)?

 

 “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me”:  mi sento amato personalmente come un figlio, come uno sposo, come una sposa, luce dei Suoi occhi? e, contemporaneamente, mi rendo conto che anche tutti gli altri fratelli godono del mio stesso status nella stessa famiglia?

 

 “Io sono la via, la verità e la vita”: c’è una grossa differenza tra il vedere in Gesù uno sdolcinato personaggio da sacra immaginetta, oppure il vedere in Lui un liberatore di popoli oppressi, oppure nel rendersi conto che Lui  “Via-Verità-Vita” è la fonte di tutto ciò di cui abbiamo bisogno per essere completi e per poter camminare sul sentiero che porta a Lui?

 

 

 

 ORATIO  Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

 

Vorrei vederti, Signore Gesù,

quando il buio non risponde ai miei dubbi;

vorrei che tu mi abbracciassi

quando il mio corpo

trasmette solo incertezze;

vorrei ascoltare la tua voce,

quando il silenzio diventa confusione,

vorrei assaggiare il tuo pane,

quando nulla soddisfa la mia fame,

vorrei sentire il profumo della tua presenza

quando la solitudine

inaridisce le mie ore.

Vorrei, Signore.

Chiedo.

E tu, paziente,

poni uomini e donne di fede

davanti agli occhi increduli;

ti fai cibo e bevanda per saziare;

offri la tua Parola per colmare i silenzi;

accogli e perdoni con mano generosa,

ti fai presente nell’intimo della preghiera.

 

(da “Hai un momento, Dio?”)

 

  

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

Amen

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

  

(spunti liberamente tratti da una riflessione di mons. Pagani)