RITIRO ON LINE
settembre - 2009  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco,

di te ha sete l’anima mia,

a te anela la mia carne,

come terra deserta,

arida, senz’acqua.

 

 Così nel santuario ti ho cercato,

per contemplare la tua potenza e la tua gloria.

Poiché la tua grazia vale più della vita,

le mie labbra diranno la tua lode.

  Ti benedirò finché io viva,

nel tuo nome alzerò le mie mani.

Mi sazierò come a lauto convito,

e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.

 A te si stringe l’anima mia

e la forza della tua destra mi sostiene.

(dal salmo 62-63)

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

La meditazione suggerita per il mese di settembre è tratta da una LECTIO proposta ad un gruppo di giovani coppie, in occasione di un soggiorno nella casa estiva della parrocchia.

 

 

LA GIOIA DI SPOSARSI NEL SIGNORE

 

INTRODUZIONE.

Oggi siamo chiamati ad assaporare, nella riflessione personale, nella contemplazione e nella condivisione, la gioia di celebrare e vivere il matrimonio come sacramento. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per donarci la pienezza della sua gioia comunicandoci la sua stessa vita.

Così, per la fede in Lui, ogni realtà della nostra esistenza terrena è riempita della sua pienezza di amore, che è comunicazione di vita eterna, di vera vita. In particolare il matrimonio che unisce due persone in una sola carne. Quella sola carne, ossia quell'unica espressione di amore umano, viene elevata a dono ed espressione di amore divino, indissolubile e unico.

Dovete inebriarvi al pensiero di questa straordinaria avventura che state vivendo e lasciare che carne e spirito ne siano totalmente permeati.

Il modo migliore e più agevole per recepire questa realtà è quello di mettersi a contatto con Gesù stesso mediante il Vangelo. Vi propongo di meditare attentamente il brano delle "Nozze di Cana", al capitolo 2 del Vangelo di Giovanni.

Vi suggerisco di accoglierlo come un incontro vivo con il Signore perché la vita è un invito ad entrare nell'amore di Dio, a fare festa con Lui. Il suo rapporto con l'umanità è simboleggiato da una unione matrimoniale. Egli è lo Sposo che offre il vino della gioia.

 

LECTIO          Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano dal Vangelo di Giovanni (Gv 2, 1-11)

"1Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». 4E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». 5La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».

6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. 9E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». 11Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.”

 Parola di Dio.

 

MEDITATIO            Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

Il modo migliore per assaporare un brano evangelico è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza.

Naturalmente, quando ascoltiamo le parole di una persona autorevole e degna di fiducia, stiamo il più possibile attenti a ciò che viene detto; in quelle parole, infatti, si rivela l'animo della persona stessa, fondamento di quanto essa vuole comunicare. Se dunque il personaggio autorevole è il Signore, ascoltare attentamente le sue parole significherà entrare in un rapporto vivo con Lui, per lasciarsi plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

Approfondimento del testo:

 

v. l-a: "Dopo tre giorni". L'evangelista introduce l'episodio con una precisazione che, secondo lo stile della Bibbia, prepara l'annuncio di un evento nuovo. Al terzo giorno avverrà la Resurrezione di Gesù; dopo tre giorni di attesa verranno donati al popolo di Israele, peregrinante nel deserto, i comandamenti del Signore; dopo tre giorni il profeta Giona sarà liberato dal ventre del grosso pesce che lo aveva inghiottito. Prepariamoci perciò a contemplare questo episodio come qualcosa che ci apre ad una novità del tutto inattesa.

 

v. 1-b: "Ci fu uno sposalizio in Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù". Il nome della località, Cana, richiama il verbo aramaico qanàh che significa: acquistare, creare. Il luogo dove si festeggia un banchetto di nozze simboleggia il popolo ebraico che Dio si è scelto e formato come sua creatura, in una alleanza di tipo nuziale, per dare inizio al suo disegno di salvezza. Il festino nuziale, celebrato a Cana, rappresenta dunque l'Antica Alleanza, fondata sull'osservanza della Legge divina, alla quale manca quell'unione vitale con Dio, che Gesù verrà a donare.

Alle nozze è presente anche la madre di Gesù. Di essa non si dice il nome, ma solo ciò che essa è nel disegno di Dio. Gesù nasce come ebreo, appartenente al popolo dell'Antica Alleanza. La madre di Gesù è la rappresentante per eccellenza del popolo fedele all'alleanza ed è proprio lei che si renderà conto che in quelle nozze era venuto a mancare il vino, l'elemento materiale della gioia di quel banchetto e, in tutta la Bibbia, il simbolo dell'amore.

 

v. 2: "Alle nozze è invitato anche Gesù con i suoi discepoli". Questa precisazione fa comprendere che Gesù partecipa al banchetto, insieme ai discepoli, come facente parte di una comunità nuova.

 

v. 3: "Nel frattempo, venuto a mancare il vino...". Il vino era l'elemento base del festino nuziale che, al tempo di Gesù, si prolungava per almeno una settimana, con la partecipazione di buona parte del villaggio. La carenza di vino rappresentava un tragico epilogo della festa, con la conseguente mormorazione e delusione di tutti gli invitati. Nel linguaggio simbolico, usato dall'evangelista Giovanni, la mancanza di vino sta ad indicare che l'elemento gioioso dell'Antica Alleanza, rappresentato dalla sicurezza di essere il popolo eletto, era ormai al termine.

È la madre di Gesù a rendersi conto di questa carenza e lo fa presente al Figlio.

 

v. 4: "Gesù rispose...". Gesù sembra non corrispondere al coinvolgimento richiesto dalla madre, ma in realtà egli vuole precisare che un tale coinvolgimento rappresenterà l'inizio della manifestazione della sua presenza divina nel mondo.

Alcuni studiosi ritengono che la prima parte della risposta di Gesù non sia negativa; si tratta della traduzione di una espressione aramaica che starebbe a significare: "D'accordo!". Conseguentemente il resto della frase finirebbe con un punto interrogativo e si dovrebbe tradurre così: "Non è forse giunta la mia ora?".

Comunque stiano le cose la madre di Gesù non ha dubbi: la risposta del Figlio è affermativa.

 

v. 5: "La madre dice ai servi..". I membri dell'Antica Alleanza si consideravano servi di Dio e l'atteggiamento di servizio si esprimeva soprattutto nell'obbedienza alla sua Parola. Spesso nell'Antico Testamento Dio lega l'adempimento delle sue promesse ad espressioni simili alla seguente: "Se osserverete i precetti che io vi do...". La madre di Gesù, riferendosi a coloro che nella festa nuziale svolgevano il compito del servizio, dice loro di fare ciò che Gesù avrebbe ordinato.

Gesù viene presentato come colui che pronuncia parole a cui bisogna obbedire come a Dio stesso.

 

v. 6-7: "Vi erano là sei giare di pietra...". Che cosa dovranno fare i servi sotto il comando di Gesù? Riempire di acqua le sei giare di pietra che servivano per la purificazione dei Giudei, prima di prendere i pasti, e che al momento erano vuote. Il comando è assurdo! Manca il vino e Gesù ordina di riempire d'acqua tutte le giare che contenevano insieme circa 600 litri.

Come mai questo comando? Certamente Gesù vuoi far comprendere prima di tutto il decadimento delle leggi di purificazione (le giare erano vuote), poi farà di quell'acqua un vino straordinario: non più acqua per le purificazioni, ma sovrabbondante amore di Dio (vino migliore) che purifica e riempie il cuore e dà gioia oltre ogni misura.

 

v. 8: "Disse loro di nuovo...". Non ti sembra stupenda l'obbedienza assoluta di quei servitori? Hanno versato acqua ed ora devono attingere per portarla al maestro di mensa, come se fosse del buon vino. Il loro silenzio è straordinario! Non una mormorazione, non un dubbio.

E’ chiaro che l'evangelista vuol farci capire che se mettiamo in pratica la Parola del Signore, vedremo cose meravigliose.

 

v. 9: "E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino…". Si può dire che l'acqua diventa vino nel momento in cui il maestro di mensa l'assaggia. Il particolare è interessante. L'acqua delle giare non è più acqua per la purificazione, l'acqua che rappresenta una legge esterna da osservare.

Quell'acqua non era motivo di gioia: non si poteva bere e dava costante testimonianza dell'impurità del cuore umano. L'acqua tratta dalle giare, sotto il comando di Gesù e attraverso la fiducia incondizionata dei servitori nella sua Parola, diventa invece buon vino da bere e capace di dare una gioia nuova.

Gesù è venuto a colmarci dell'amore vitalizzante di Dio!

 

v. 10: "e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono...". Eccoci al centro del brano. Le parole del maestro di mensa rivolte allo sposo, costituiscono la buona novella (Vangelo) portata da Gesù.

Dall'acqua delle giare, per opera della Parola di Gesù, viene il vino migliore, mai servito alla fine di un banchetto nuziale. Gesù è colui che trasforma l'Antica Alleanza con Dio in una vera e propria festa nuziale in cui lo sposo offre a tutti la gioia del suo amore universale.

Il maestro di mensa si complimenta con lo sposo, del festino di nozze; il vero sposo però è Gesù che ha fornito inaspettatamente il vino migliore.

Gesù è colui che è venuto a testimoniare la vittoria dell'amore divino su ogni forma di morte e di grigiore provocata dall'egoismo umano e dalla separazione da Dio.

Nel dono del vino migliore e inatteso è preannunciata la gioia del mattino della Resurrezione quando, ancora avvolte dagli ultimi lembi delle tenebre notturne e intristite dal terribile avvenimento della crocifissione, alcune donne si recarono presso il sepolcro di Gesù e udirono da due uomini in bianche vesti la domanda più impensabile che mai: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” e poi l'annuncio: "E' risorto, non è più qui".

Il matrimonio-sacramento, se è veramente celebrato nella fede in Cristo risorto, non può morire. Non però per un magico incanto in cui vengono avvolti i contraenti, ma perché l'amore vitalizzato dal Signore della vita non conosce le catene dell'egoismo e del peccato.

 

v.11: "Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea...". Anche il tuo matrimonio può essere un luogo particolarissimo, una nuova Cana, dove Gesù vuol dare inizio ai suoi miracoli.

In che senso? Nel senso che, credendo veramente in Lui, potrai vedere le meraviglie del suo amore.

Celebrare e vivere il matrimonio come sacramento, significa credere che il Signore vuole essere presente nel mondo attraverso l'amore e la vita di quegli sposi che, con Lui, saranno segno vivo della sua salvezza e portatori delle ricchezze e dei valori del Regno di Dio.

 


La Parola m’interpella:

Come immagino il mio rapporto con Dio? Regolato da delle norme da seguire, lasciato alla liquidità di un sentimento che va e che viene, o illuminato dalla gioia di essere unito vitalmente a Dio?

Se voglio veramente che Gesù entri nella mia gioia matrimoniale, devo accettare di aprirmi alla novità della sua parola e del suo esempio e che non venga da solo, ma con tutta la grande famiglia della Chiesa.

La mia vita matrimoniale non è un fatto privato:  è una realtà di comunione con tutti coloro che camminano sulle vie del Cristo. La mia gioia matrimoniale deve irradiarsi nella grande comunità della Chiesa.

Finché Dio non entra in un rapporto vitale con l'umanità, tutto è soggetto a deteriorarsi. Così anche nella vita matrimoniale, se non la si vive in piena unione con Dio.

In che misura e in che modo ho obbedito fino ad oggi alle parole di Gesù? Questa è una domanda importante, sia perché il Vangelo è spesso avvertito come una bella esortazione che ben pochi possono praticare, sia perché dalla obbedienza alla parola di Gesù dipende la vera trasformazione del nostro cuore e io devo donare a chi mi ama un cuore che sa veramente amare.

La trasformazione operata dall'accoglienza dell'insegnamento evangelico è infatti un passaggio dall'egoismo al vero amore, da un'ottica individualistica a un'ottica di relazione e comunione interpersonale.

Quando la parola di Dio sembra assurda o difficile per la nostra natura, vuol dire che è fatta per illuminare e convertire il cuore alla sovrabbondanza dell'amore di Dio.

        Se, ad esempio, la parola del perdono, più volte espressa nel Vangelo, mi sembra assurda in determinati frangenti, soprattutto in certe

        difficoltà matrimoniali, devo pensare che è il Signore ad insegnarla e quale potenza d'amore essa nasconda.

        Se, come i servi, accoglierò nel mio matrimonio la Parola di Gesù e la sua presenza di Risorto, come pienezza di vita che viene da Dio, farò

        del mio matrimonio il luogo della gioia che continuamente si rinnova e porta frutto.

Ora devo chiedermi: "Su quale tipo di gioia ho fondato il mio matrimonio?".

Penso forse ad una gioia frizzante e sbarazzina, tipo quella del primissimo innamoramento?

Una gioia che dovrebbe sempre nutrirsi di qualche novità effervescente, di sorprese sempre gradevoli

e magari dell'esclusione dei figli considerandoli un ostacolo alla mia realizzazione umana?

                    Quanto potrà durare questa gioia e quanto durerà un matrimonio fondato su di essa?

 

            Penso ad una gioia che possa sgorgare da una buona autonomia economica, dal tenere a distanza

            l'intrusione dei parenti più prossimi, dal poter migliorare costantemente l'ambiente in cui vivrò?

 

                    Quanti guai potrebbe causare una simile prospettiva di gioia?

                                 conflitti, insoddisfazioni, rifiuto della realtà, senso di impotenza di fronte alle difficoltà.

 

            Penso alla gioia di un amore sereno e costruttivo, basato sulla reciproca stima, sulla capacità di

            ascolto, su di un'armonia in costante e positiva revisione?

                    Molto bello tutto questo, ma sarà possibile attuarlo con le sole forze umane?

 

            La gioia che viene dall'accoglienza dell'amore di Dio in Gesù Cristo, non è forse più

            completa? Il Signore ha cambiato in ottimo vino l'acqua per le purificazioni, l'acqua che non

            comunica vita. Egli ha vinto l'oscurità della paura e della morte ed è portatore di una pienezza di

            vita che nessuno di noi possiede. Con Lui posso vivere nella gioia di un amore che ha la possibilità di

            superare i limiti umani e proprio per questo di rinnovarsi costantemente. Si tratta della gioia di chi si

            è lasciato dilatare il cuore dall'unione viva e vitalizzante con l'amore stesso di Dio.

 Quali saranno i segni più evidenti dell'immersione del mio/nostro amore nell'amore di Cristo, in forza del sacramento nuziale?

la nostra unione fedele, la gioia di un amore indissolubile, il desiderio vivo di educare i figli nella fede in Cristo, l'entusiasmo di essere a servizio di Dio nella via del matrimonio, la preghiera costante, soprattutto di lode e di ringraziamento, la purificazione progressiva da ogni egoismo della carne e dello spirito.

 

ORATIO        Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Ed ora tuffati in questa bellissima preghiera, tratta da un libro di Don Valentino Salvoldi, e lascia che dilati il tuo cuore perché sia canto e lode perenne a Dio:

 

Padre, che esulti là dove regna l'amore,

brilla nei nostri corpi

da te santificati, consacrati e resi fecondi.

L'adesione alla tua volontà

trasformi la terra in un lembo di cielo.

Rendici amore per chi ha bisogno d'affetto,

pane per chi ha bisogno di cibo,

sole per chi ha bisogno di luce.

La nostra fede si manifesti

attraverso il perdono, la riconciliazione,

la carità verso tutti, compresi i nemici.

L'ora della prova si converta

in opportunità per crescere nell'Amore.

Dona alla nostra quotidianità

l'estasi dell'amplesso

nel sacramento ogni giorno rinnovato.

Confermaci nell'Amore,

sì che brilli qui sulla terra

ed eterno regni nei cieli.

Ascolta l'intercessione di tua Madre

che, come a Cana, prega

perché non manchi mai il vino.

 

Amen

 

CONTEMPLATIO      Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

I cieli narrano la gloria di Dio,

e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento.

Il giorno al giorno ne affida il messaggio

e la notte alla notte ne trasmette notizia.

 

Non è linguaggio e non sono parole,

di cui non si oda il suono.

Per tutta la terra si diffonde la loro voce

e ai confini del mondo la loro parola.

 

La legge del Signore è perfetta,

rinfranca l’anima;

la testimonianza del Signore è verace,

rende saggio il semplice.

Gli ordini del Signore sono giusti,

fanno gioire il cuore;

i comandi del Signore sono limpidi,

danno luce agli occhi.

 

Il timore del Signore è puro, dura sempre;

i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,

più preziosi dell’oro, di molto oro fino,

più dolci del miele e di un favo stillante.

 

Ti siano gradite le parole della mia bocca,

davanti a te i pensieri del mio cuore.

Signore, mia rupe e mio redentore.

(dal salmo 18-19)

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 



Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!