1. Ho intenzione di incontrare il Signore nella preghiera. Stampo il Ritiro on line di questo mese. Spengo il cellulare. Preparo accuratamente i posti e i segni.
2. Mi inginocchio e venero il Crocifisso, l’icona, la Parola accendendo un lumino o la luce di Tor Vergata.
Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.
Invoco lo Spirito Santo:
Vieni, Spirito vivificante,
su questa povera società
e rinnova la faccia della terra,
donaci la tua pace,
quella pace che il mondo non può dare.
Spirito Santo,
che illumini tutti gli uomini,
di tutte le religioni,
dona la pace ai luoghi che hanno visto Gesù
nascere, vivere, patire, morire e risorgere.
Spirito Santo,
vieni su noi, lavora in noi,
perché possiamo confrontarci con la
tua Parola,
pregare la Parola,
contemplare e decidersi per Dio.
Vieni, Spirito Santo,
lavora in noi.
3. Contemplo i segni della Passione
che sono impressi nel Crocifisso.
4. LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano del Vangelo di Matteo (Mt 14,22-33).
22 Subito dopo ordinò ai discepoli
di salire sulla barca e di precederlo sull’altra sponda, mentre egli avrebbe
congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, solo,
a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
24 La barca intanto distava già
qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.
25 Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.
26 I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero:
“È un fantasma” e si misero a gridare dalla paura. 27 Ma subito
Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”.
28 Pietro gli disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle
acque”. 29 Ed egli disse: “Vieni! ”. Pietro, scendendo dalla barca, si
mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma per
la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò:
“Signore, salvami! ”. 31 E subito Gesù stese la mano, lo afferrò
e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato? ”.
32 Appena saliti sulla barca, il vento
cessò. 33 Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti,
esclamando: “Tu sei veramente il Figlio di Dio! ”.
Parola del Signore
Si prende in mano una penna. Il Vangelo si
legge con la penna e non soltanto con gli occhi! “Lettura” vuol dire leggere
il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.
Occorre che risultino bene le azioni che
vengono descritte, l’ambiente in cui avviene il fatto, il soggetto che
agisce e chi riceve l’azione.
È un’operazione facilissima, che
però va fatta con la penna e non soltanto pensata.
5. MEDITATIO Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! “Il Grande Silenzio” della Meditatio deve durare almeno 30 min.
Inizia dal capitolo 14 la sezione narrativa del Vangelo di Matteo con Erode che presenta Gesù alla corte, l’esecuzione di Giovanni il Battista, una prima moltiplicazione dei pani, Gesù che cammina sulle acque e alcune guarigioni a Genèsaret. È un brano parallelo a Marco e Giovanni. Comincia così “Subito dopo…”. Dopo cosa? La prima moltiplicazione dei pani narrata nel vangelo di Matteo. Si può definire questo capitolo “Lo stupore e la professione di fede dei discepoli”.
Alcuni versetti:
V 23: “…salì solo a pregare. Venuta
la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.”
Ogni uomo che vuole incontrare Dio nella
Bibbia va sulla montagna. Mosè va sulla montagna per invocare Dio
per Israele (Es 18,8 ss), l’alleanza e il decalogo è conclusa sul
Monte Sinai da Es 19, fino alla Trasfigurazione sul Monte Tabor (Mt 17,1
ss) … Non è la montagna o il mare luogo in cui Dio parla. La solitudine
è condizione essenziale perché Dio ci parli. La solitudine
interiore ed esteriore. Svuotati dentro per essere riempiti di Dio!
Oltre la preghiera comunitaria, faccio come Gesù? Prego da
solo, nella “mia” montagna? Sono vuoto dentro? Chiedo a Dio di riempirmi?
V 25: “Verso la fine della notte egli
venne verso di loro camminando sul mare”
È notte nella nostra vita, la notte
del peccato, dell’indifferenza, del dubbio, della solitudine nella comunione.
È la notte di Giuda quando esce dal cenacolo dopo la lavanda dei
piedi (Gv 13,30). Gesù guarisce i discepoli dalla loro notte, cammina
sui loro problemi, li incontra e comunica il suo amore.
Qual è la mia “notte”? Mi faccio guarire dal Signore? Mi
faccio avvicinare dal Signore?
V 27: “Coraggio, sono io, non abbiate
paura”
Gesù infonde ai discepoli il coraggio,
il coraggio di vederlo. Forse i discepoli non credevano quel che stava
capitando, forse non avevano capito chi era Gesù. Egli li assicura
che è lui, che non devono avere paura, che con lui non c’è
paura, ma con Gesù c’è la forza della Spirito Santo.
Mi rendo conto che vicino a me c’è il Signore? Ho paura del
Signore? Mi affido lui?
V 30: “Signore, salvami!”
Pietro non è convinto che sia Gesù,
vuole fare una prova, anche se può perderci… E allora Pietro cammina
sulle acque come il Signore. Ma, povero Pietro, viene la paura, e non il
timore del Signore, che è dono dello Spirito. Pietro comincia ad
affondare nella sua vita, nei suoi peccati, nella difficoltà a credere.
Come fare, povero Pietro? Davvero la fede del primo degli apostoli è
manifesta. Avrebbe potuto attaccarsi ad un remo, alla barca… No, si rivolge
al Signore. Solo lui l’avrebbe salvato.
Mi rendo conto che ho bisogno di essere salvato dal Signore? Ripeto
questa frase sovente nella giornata?
V 33: “Tu sei veramente il Figlio di Dio”
La professione di fede di tutti coloro che
erano nella barca. È la stessa fede che esprime il centurione sotto
la croce (Mc 15,39). È la stessa fede per cui i martiri hanno dato
la vita, ma nei giorni della passione e morte di Gesù, i discepoli
hanno avuto paura, sono scappati a gambe levate!
Credo che Gesù è il Figlio di Dio? Penso se dovessi
sconfessare la fede: come mi sentirei?
La meditazione non è fine a se stessa,
ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.
6. ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare. Se sei in difficoltà, prega così:
L’anima mia ha sete del Dio vivente,
con desiderio io lo cerco,
ed a nient’altro è capace
di pensare l’anima mia.
L’anima mia ha sete del Dio vivente,
e il mio spirito si slancia verso di lui,
Padre celeste e amoroso.
Il Signore per mezzo dello Spirito
ci ha adottati come figli;
dolce è per il cuore il Signore:
egli è la gioia, la felicità
e la nostra incrollabile speranza.
Signore buono,
vieni, nella tua misericordia,
a cercare la tua creatura
e manifestati agli uomini
per mezzo dello Spirito
così come ti manifesti ai tuoi servi.
Rallegra, Signore,
con la venuta dello Spirito Santo,
ogni anima afflitta.
Fa, Signore,
che tutti gli uomini che ti pregano
conoscano il tuo Spirito.
Uomini tutti,
umiliamoci per amore del Signore
e per il regno dei cieli.
Umiliamoci,
e il Signore ci farà conoscere
la potenza della “preghiera di Gesù”.
Umiliamoci,
e lo stesso Spirito Santo,
Spirito di Dio,
istruirà la nostra anima.
(Silvano del Monte Athos)
7. CONTEMPLATIO Si avverte il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Ripeto molte volte: “Signore, salvami” … o la preghiera di Gesù dei monaci orientali: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”, o riassunta “Signore, pietà”
Adoro, in ginocchio, il Crocifisso, segno della Risurrezione.
8. ACTIO Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.
Seguendo l’invito del Santo Padre e del Ministro Generale dei Frati Francescani, dedicherò un tempo di preghiera personale per la pace in Terra Santa.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
9. Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
10. Ricordati di noi, Signore Gesù, presso il Padre tuo e ammettici a pregare con le tue parole: Padre Nostro...
Quando ho finito l’Ora Canonica, spengo il
lumino o la luce di Tor Vergata.
Arrivederci!
Noi francescani non possiamo abbandonare...
Ufficio Comunicazioni
Conferenza Stampa
Roma, 5 aprile 2002
Sì, noi Francescani, non possiamo partire, anche rischiando, per non permettere che si scateni una tragica carneficina a Betlemme, nella Chiesa della Natività.
Francesco di Assisi, otto secoli fa, è andato disarmato incontro al Sultano d’Egitto Malek-El-Kamel (1220), tra due eserciti armati per costruire la pace.
Oggi 40 Frati Minori e 4 Suore francescane, senza volerlo, si trovano nella stessa situazione: vivono nella loro casa con le porte già sfondate, attorniati da due gruppi armati, 200 palestinesi dentro il Convento e diversi carri armati israeliani fuori. Noi restiamo sul posto tra i due campi, cercando di dialogare con tutti, per evitare una tragica fine. E questo proprio a Betlemme dove nacque Gesù "nostra Pace", dentro la Basilica della Natività, monumento di fede e di pietà per tanti cristiani fin dai primissimi secoli del cristianesimo.
"NON CI ABBANDANATE DEL TUTTO", hanno detto i Frati di Betlemme ai giornalisti italiani che partivano dopo aver trovato rifugio in Convento.
"AIUTATECI!". Ci gridano ancora oggi i nostri confratelli incappati, quasi come "ostaggi volontari", in una macchina di guerra.
Durante otto secoli i Frati sono rimasti in questi luoghi come messaggeri di amore del Cristo morto e risorto, come testimoni di riconciliazione. Essi hanno sempre custodito con gelosia i luoghi santi, segni e simboli di fede e di pietà, che appartengono a tutta l’umanità.
"NON VI ABBANDONEREMO", ho detto questa mattina al Superiore dei nostri fratelli di Betlemme. Noi ci sentiamo molto vicini a loro. Infatti la pace è un impegno di tutti; un impegno serio e perseverante; un impegno a rischio dove ciascuno dovrà assumere il proprio compito con responsabilità. I nostri Frati sono stanchi psicologicamente e fisicamente; sono rimasti senza viveri perché in questi giorni hanno condiviso tutto ciò che avevano con i 200 "occupanti". Nonostante tutto, essi non possono abbandonare il luogo: sarebbe una strage che si aggiunge ad una lunga spirale di violenza che dura da mesi e che potrebbe lasciare ancora una volta ferite indelebili.
A tutte le parti in conflitto, come Francescani, vogliamo gridare: CHI HA SOFFERTO – in un passato recente o remoto – NON SI RITENGA IN DIRITTO DI FAR SOFFRIRE ANCORA GLI ALTRI. In questo modo non ci sarà mai una soluzione al dolore: la vendetta chiama ancora vendetta, la violenza porta altra violenza, la morte genera la morte; sarebbe un ciclo infernale dove la nostra terra diventerà solo terra di sangue e di morte. Mentre è con il PERDONO che si costruisce la relazione, la comunione, la pace.
A tutti gridiamo: DEPONETE LE ARMI! Ritornate ai migliori sentimenti del cuore che non possono essere definitivamente morti in nessuno di voi. Ascoltate la voce "pacifica del cuore" (non quella bellicosa), per poter trovare, dialogando, ragioni di intesa e di avvicinamento.
Tutti i Frati del mondo, che hanno sempre accolto, aiutato e difeso gli uni e gli altri, sono pronti ancora oggi a fare da mediatori, come già stanno facendo: poiché non abbiamo nulla da perdere e nessuno interesse da difendere, se non quello della pace che è un diritto di tutti.
In un tempo non troppo remoto, nelle nostre chiese e nelle nostre case si sono rifugiati dei "condannati" a morte o allo sterminio; li abbiamo sempre accolti; abbiamo fatto perfino indossare il saio francescano per salvarli. Anche oggi siamo pronti a dare "un saio francescano" di pace a tutti, affinché essi stessi diventino "strumenti di pace". È questa la nostra missione anche a costo della vita!
In comunione con tanti bambini, donne e innocenti che gridano pietà, davanti a Dio e davanti a noi tutti, noi Francescani vi chiediamo ancora una volta: DEPONETE LE ARMI! Se la violenza e la morte continueranno, noi tutti siamo responsabili, anche se a diversi livelli. Ci sono fratelli e sorelle che soffrono, non possiamo restare inermi, non possiamo non gridare:
– Ai Capi di Stato: ritornate alla ragione più che alla forza, altrimenti domani saremo tutti degli sconfitti.
– A tutti gli uomini di buona volontà: collaborate con i nostri Frati e Sorelle che sono in prima linea a Betlemme: parlate, gridate, fate la vostra parte per la costruzione della pace. È urgente! Già troppa gente è morta o soffre negli ospedali. Sono nostri fratelli e sorelle!
– Ai Giornalisti: "NON LASCIATECI SOLI". Lo ripeto con i Frati di Betlemme a voi Giornalisti. Avete un grande ruolo, una grande responsabilità: potete diventare veri artefici di pace.
– Ad ogni uomo o donna che ha una fede: chiedo di supplicare dal Datore della pace, il Dio del cielo e della terra, affinché ci conceda, nonostante la "durezza del nostro cuore", questo dono tanto indispensabile per vivere, quanto almeno il pane che mangiamo.
In comunione con il Papa (che non si è stancato di fare pressanti appelli a tutti), con i Frati della Terra Santa e con tutti i cristiani del mondo, facciamo della domenica 7 aprile 2002 un giornata di preghiera intensa, perché il Signore dia giorni di pace ai due popoli e possano così vivere insieme sereni nella stessa terra.
Invito tutti i Frati Minori del mondo, le Contemplative francescane e tutti i laici francescani ad aggiungere un tempo di preghiera personale, ogni giorno, per la pace.
Grazie a tutti. Il Signore dia Pace a quella Terra Santa ed insanguinata.
Il Signore dia Pace al nostro mondo.
Roma, Curia generale dell'Ordine dei Frati Minori, 5 aprile 2002.
Fr. Giacomo Bini, ofm
Ministro Generale
comgen@ofm.org