RITIRO ON LINE

 

febbraio - anno del Signore 2004

   

 

Ho intenzione di incontrare il Signore nella preghiera. Stampo il Ritiro On Line di questo mese. Spengo il cellulare. Preparo accuratamente i posti e i segni.

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. 

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

 “Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

 Invoco lo Spirito Santo:

La cosa sacra noi uomini la portiamo
soltanto in un fragile vaso d'argilla.
Ma tu, o santo Spirito, quando abiti in un uomo,
abiti in qualcosa di infinitamente inferiore.


Tu, Spirito di santità,
abiti in mezzo all'immondezza e alla contaminazione!
Tu, Spirito di sapienza,
abiti in mezzo alla stoltezza!
Tu, Spirito di verità,
abiti in mezzo all'inganno di se stessi!


Rimani con noi, tu che non cerchi
e cercheresti invano una dimora confortevole;
tu che, creatore e rigeneratore,
fai da te stesso la tua dimora,
rimani con noi!


Che almeno una volta possa dirsi
che ti compiaci di questa dimora
che tu stesso ti sei preparata
in questo mio contaminato,
perverso e fallace cuore.
 

(Sören Kierkegaard)

 

Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

  

LECTIO      Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano – Ez 3, 16-21 

       16 Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: “Figlio dell’uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d’Israele. 17 Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. 18 Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. 19 Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.

    20 Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l’iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l’avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te. 21 Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato”.  

Parola di Dio

 

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi! “Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.

È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.  

 

MEDITATIO    Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”!

I profeti illuminano la rivelazione successiva: i profeti sono in attesa del Salvatore, Colui che deve venire, l’Emmanuele, Gesù Cristo, Figlio di Davide.

Il profeta Ezechiele è il padre della comunità giudaica, “un grande <<poeta barocco>>”, come lo qualifica Steinmann. Dio ama anche il barocco, anche se a noi stanca. Ma è anche lì che cela il Dio “Totalmente-Altro” da noi.

Raccontandoci la sua visione con l’aiuto di immagini prese in parte dalla tradizione biblica e in parte dal “serraglio sacro” assiro-babilonese, Ezechiele fa concentrare l’attenzione, in modo lentamente progressivo, sull’essenziale, cioè su Colui che siede sul trono, o piuttosto su ciò che appariva “come l’immagine della gloria del Signore”.

Dio è trascendente, è il “Totalmente-Altro”: davanti a lui ci si copre la faccia per lo spavento. È l’Ineffabile: infinitamente al di sopra degli dèi pagani legati al suo carro.

Ezechiele vede che l’Alleanza non è distrutta dalla scomparsa del regno nazionale, del Tempio e della religione ufficiale: Dio non è legato ad un luogo o ad una istituzione, ma ad un popolo prescelto, chiamato e consacrato ad essere popolo del Signore.

Quadro storico: Nabucodonosor nel 597 assedia Gerusalemme. Il re Ioiachin ha la saggezza di arrendersi. Gli abitanti hanno salva la vita, ma 10.000 di essi sono deportati. Tra i sacerdoti deportati c’è anche Ezechiele, e Dio lo fa suo rappresentante nel campo di concentramento degli Ebrei. É un po’ uno dei loro cappellani. A Gerusalemme passano dieci anni di follie: nonostante le raccomandazioni di Geremia, il nuovo re si ribella e chiede aiuto in Egitto. Dopo diciotto mesi di assedio, nei mesi di giugno-luglio 587, prende la città, fa “trucidare i figli del re Sedecìa in sua presenza, ed a lui poi fa cavare gli occhi e infine, incatenato, lo conduce a Babilonia” (2Re 25,7). Gerusalemme è saccheggiata, rasa al suolo, e i sopravvissuti vengono deportati. L’esilio a Babilonia dura quarantanove anni (587-538).

Questo è il quadro in cui si svolge il ministero di Ezechiele. La caratteristica principale del profetismo è di svolgersi in piena aderenza alla vita vissuta, di insegnarci a leggere negli avvenimenti della storia il progressivo realizzarsi del piano di Dio e di invitarci a portarvi tutta la nostra collaborazione di uomini. Il messaggio di Ezechiele solleciterà i credenti a passare da un regno di peccatori ad una comunità santa. Leggiamo questa pagina alla luce di Ez 33, 1-9 che tratta ancora del profeta come “sentinella”. 

Ø      v 16: la sentinella: come la sentinella è attenta, sveglia, sul chi va là, così dev’essere il profeta. Anche noi dobbiamo essere “profeti” per il nostro prossimo, soprattutto per chi fa più fatica. “Sentinelle del mattino”: il Santo Padre ha chiamato così i giovani alla GMG a Roma per il grande Giubileo del 2000. 

Quando il Signore mi ha chiamato ad essere sentinella? Sono consapevole del mio ruolo di sentinella? Oppure a volte mi sento come schiacciato da questa responsabilità? Sono disposto ad accettare questo ruolo , anche quando mi pesa? In cosa consiste per me questo ruolo di sentinella? Come esplicarlo verso gli altri?

 Ø      vv 18-19: la responsabilità: è da sottolineare la responsabilità personale di ogni uditore. Ciascuno è responsabile del proprio destino e ciascuno deve sempre rifare ogni giorno la sua opzione fondamentale per Cristo. La responsabilità degli altri è, per noi cristiani, “il prendersi cura di…”. “I care…”, come predicava un prete toscano che aveva organizzato una scuola nella sua parrocchia, don Lorenzo Milani. 

Sono sempre responsabile delle mie azioni? La responsabilità è legata alla fiducia? Ho paura di prendermi delle responsabilità? So prendermi la responsabilità anche dei miei errori? Sono consapevole che nel nostro piccolo sono responsabile anche degli altri? Di chi o di quale situazione “mi prendo cura”? Perché? Come “mi prendo cura”? Elenca tutte le persone o situazioni di cui ci prendiamo cura ed elenca anche le persone o situazioni di cui non ci prendiamo cura.

  

Dai Padri della Chiesa:

 Quando qualcuno ci insulta, ci oltraggia, ci provoca all’ira, ci istiga al litigio, allora esercitiamo il silenzio, non arrossiamo di restare muti. E` un peccatore infatti colui che ci provoca, che ci ingiuria, e desidera che noi ci rendiamo simili a lui. Infatti se taci, se dissimuli, dice, di solito: «Perché taci? Parla, se hai coraggio! Ma non hai coraggio, sei muto: ti ho tolto la parola!». Dunque, se taci, il suo impeto è rotto: si considera vinto, irriso, disprezzato e illuso. Se rispondi, ritiene di essere stato superiore, perché ha trovato un suo pari. Se taci, si dirà: «Quello ha attaccato litigio, ma questo lo ha disprezzato». Se invece risponderai alle ingiurie si dirà: «Hanno litigato tutti e due». Tutti e due saranno condannati, nessuno assolto. Per questo egli cerca in ogni modo di irritarmi, perché io parli come lui, agisca come lui; ma il giusto deve dissimulare, deve tacere, deve attenersi al frutto della sua buona coscienza, affidarsi più al giudizio dei buoni che alle recriminazioni insolenti, deve essere contento della propria serietà. Questo è il silenzio dei buoni: chi è conscio della propria rettitudine non deve lasciarsi muovere dalle falsità e non deve stimare più importante l’insulto altrui che la propria testimonianza.

        Ambrogio, I doveri, 1,17-18

 

Chi desidera con intento sincero di condurre alla fede chi è estraneo alla religione cristiana, deve curare l’amorevolezza, non l’asprezza, perché l’ostilità non cacci lontano coloro il cui spirito poteva esser conquistato con i ragionamenti. Tutti quelli che agiscono diversamente e sotto tale copertura vogliono impedire alla gente la celebrazione dei riti consueti, mostrano di curare più la causa propria che quella di Dio. Così i giudei che abitano a Napoli si sono lamentati con noi, sostenendo che taluni cercano, senza ragione, di impedire loro alcune celebrazioni solenni, tanto che non è loro lecito celebrare le loro feste, come poterono invece fare fino ad ora loro stessi e i loro padri da moltissimo tempo in qua. Se questa è la verità, tale gente mostra davvero di affaticarsi invano. Che utilità vi è mai in ciò, se tale zelo non giova certo per attirare alla fede e alla conversione i giudei, così impediti in una loro consuetudine ormai vetusta? Perché mai diamo loro regole sullo svolgimento delle loro cerimonie, se con ciò non li possiamo conquistare? Bisogna fare in modo, dunque, che spinti dai ragionamenti e dalla nostra mansuetudine, vogliano seguirci, non fuggirci, perché ci sia dato, con l’aiuto di Dio, di condurli al seno della madre Chiesa, mostrando nei loro libri sacri la verità di quello che predichiamo. La tua fraternità, dunque, li esorti, come sarà possibile con l’aiuto di Dio, ad avvicinarsi e a convertirsi, e non permetta che vengano di nuovo disturbati nelle loro celebrazioni; abbiano piena licenza di osservare tutte le loro feste e solennità, come hanno fatto da tempo, sia loro, sia i loro padri.

        Gregorio Magno, Lettere, 12 (a Pascasio, vescovo di Napoli)

(by don Pierluigi)

   La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

  

ORATIO     Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare. Se sei in difficoltà, prega così: 

I care

Prendersi cura…

È l'atteggiamento di chi ama,

di chi è innamorato dell'Uomo,

di chi è presente nella buona e nella cattiva sorte,

di chi è preoccupato che l'altro stia bene, che l'altro sia felice.

 

Prendersi cura…

È l'atteggiamento della gratuità, di chi soccorre lo straniero

di chi cambia i propri piani per qualcuno che ha incontrato oggi sul cammino

e mai rivedrà e quindi mai ringrazierà.

 

Prendersi cura...

È l'atteggiamento di chi rischia di persona,

di chi abbandona la propria casa e si mette in cammino,

di chi diventa straniero a sé e agli altri,

di chi perde la propria vita, il proprio sonno, le proprie risorse

per chi incontra per la strada...

 

Prendersi cura...

È l'atteggiamento

di chi non giudica e non si scandalizza della nudità e fragilità dell'altro,

di chi è cosciente della propria nudità

e del bisogno di essere coperti dall'amore dell'altro.

 

Prendersi cura...

È l'atteggiamento di chi entra nella vita dell'altro in punta di piedi,

con delicatezza e tenerezza,

di chi veglia e attende sempre che l'altro bussi alla porta,

di chi ama e spera, giorni, mesi, anni che l'altro ritorni…

 

Prendersi cura...

È l'atteggiamento di chi riesce a stare in silenzio di fronte al dolore dell'altro,

di chi rifiuta di offrire risposte e parole inutili,

di chi si sente inutile e accetta con serenità la propria incapacità

di "aiutare" e "salvare" l'altro...

 

Prendersi cura...

È l'atteggiamento

di chi contempla il Mistero e non si lascia sopraffare dalla paura e dalla ragione,

di chi riconosce la propria piccolezza

di fronte al mistero della vita e della morte,

del dolore e della malattia,

di chi custodisce col cuore senza capire con la ragione,

di chi accetta la sfida di lasciarsi portare dai venti della passione per la vita.....

 

Prendersi cura...

È l'atteggiamento di chi crea spazi di vita intorno a sé,

di chi ama in silenzio la vita dell'altro,

di chi ama gli squalificati della società, gli esclusi dai giochi del mondo

senza possibilità di cambiare il corso della loro vita e della storia...

 

Prendersi cura...

È l'atteggiamento di chi sa sperare contro ogni speranza,

di chi vede una luce anche quando è notte fonda

di chi lascia maturare i tempi di Dio,

di chi respira la speranza e la pazienza di Dio...

 

Prendersi cura...

E' l'atteggiamento di un Dio che accetta la sfida

di creare un uomo a sua immagine e somiglianza,

di un Dio che non abbandona un solo istante le sue creature

di un Dio che si prende cura di ciascuno di noi

come una madre si cura di suo figlio,

di un Dio che crea la vita e la ricrea continuamente,

di un Dio che continua ad aver fiducia nell'uomo,

di un Dio che crede nella bontà dell' uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi,

di un Dio che muore per amore

e regala la sua vita per donarla ai suoi figli.  

 

 

CONTEMPLATIO     Si avverte il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Contemplo ed adoro, in ginocchio, il Crocifisso, segno della Risurrezione.

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell'oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell'actio.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

 Arrivederci!