“Siamo venuti per adorarlo”
(Mt 2,2)
DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO
“ La ricchezza ci illude di poterci dispensare
dal ricorrere a Dio,
la coscienza di avere un Padre
ci dispensa dalla ricchezza”.
(Evely)
L’unica, vera, autentica libertà
sta nel dire di sì a ciò
che vuole Dio da noi.
(S. Weil)
“Signore…”
Alla tua presenza, o Signore, vogliamo chiederci quanto e come ci siamo impegnati in questo mese a conoscere ed a compiere la tua volontà.
Þ “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tim 2,4)
Troppo spesso, Signore, ti vedo ancora come un concorrente geloso, invidioso della mia felicità, della mia crescita umana.
Þ “Non hai gradito né olocausti, né sacrifici…, allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7)
Sovente mi limito ancora ad offrirti delle cose, oppure a compiere gesti isolati, quasi come un pedaggio da pagare, e questo perché ho paura di consegnarmi totalmente a Te.
Þ “Chiunque fa la volontà del Padre mio…, questi è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50)
Signore Gesù, tu mi offri una via semplice per entrare in comunione intima con Te, ed io invece tante volte cerco di realizzarmi attraverso strade mie, che finiscono soltanto per accrescere l’insoddisfazione ed il vuoto.
Introduzione:
la preghiera di ripetizione-risonanza
È una forma di preghiera semplice, presente in molte spiritualità. Consiste nel ripetere a lungo e lentamente un’invocazione, un titolo di Dio, ad esempio: Padre, oppure il nome di Gesù, o ancora una formula leggermente più ampliata: “Signore mio e Dio mio”, “Mio Dio e mio tutto”, “Signore, sono tuo salvami”, oppure il versetto di un salmo, finché questa invocazione metta radici nel cuore e divenga continua, quasi a ritmo del respiro o nel battito del cuore.
Penso che conosciate il famoso testo “Racconti di un pellegrino russo”, in cui questo modo di pregare è applicato all’invocazione “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me”.
La Comunità ecumenica di Taizé ha fatto proprio questo modo di pregare, con il canto ostinato di alcune frasi o versetti di salmo, forse ripetute fino alla noia. Penso che non sia noia, ma intensa preghiera che raggiunge il cuore.
Penso che se ci capita di vivere la Liturgia delle Ore con poca calma, è bene rivisitare le parole dei Salmi, o qualche altra parola, facendole proprie, ripetendole e pregandole.
I monaci sono uomini alla ricerca di Dio, alcuni da 40, 50, 60 anni, legati senza soluzione di continuità allo stesso pezzo di terra, sotto lo stesso pezzo di cielo, allo stesso gruppo di gente. Leggevo che uno di questi monaci aveva avuto per lunghi anni il suo supporto abituale di preghiera nel versetto del salmo 50 “Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo”, e pur spremendolo non ne aveva mai esaurito la sua ricchezza.
Questo esercizio ci porta pian piano a riempire di Dio e delle sue Parole la nostra giornata, a mescolarlo alle nostre vicende al punto che non noi diciamo più delle preghiere, diventiamo noi stessi preghiera.
Ascolto della Parola di Dio
Poi disse ai discepoli: “Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta. (Lc 12,22-31)
Per la riflessione…
Þ Dacci oggi il pane
Gesù, insegnandoci il Padre Nostro, ci fa entrare proprio nella prospettiva del brano di Luca, ci educa ad avere a cuore prima di tutto gli interessi di Dio, la sua gloria, l’espansione del suo Regno, la realizzazione del suo progetto di salvezza. Stabilita questa giusta gerarchia, Gesù non ci vieta di chiedere il pane, cioè quanto ci occorre per vivere dignitosamente: il cibo, il vestito, la casa, la salute, il lavoro.
Alcuni Padri della Chiesa hanno visto in questo pane un simbolo dell’Eucaristia. È vero che nel Vangelo di Giovanni, Gesù dice: “Il Padre mio vi dá il pane dal cielo… Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (Gv 6,32.35). Qui il contesto esclude questa interpretazione e dobbiamo intendere il pane come simbolo di tutto quanto ci serve per vivere.
Anche per quanto riguarda i mezzi materiali di sostentamento, Gesù ci invita ad invocare il soccorso di Dio. Non significa che siamo esentati dal fare la nostra parte, esclude però l’ansia, la preoccupazione. Il Padre che veste i gigli del campo e nutre gli uccelli dell’aria sa bene di ciò che abbiamo bisogno. Anche per quanto riguarda il pane, dobbiamo avere fiducia in Lui, pur mettendo a frutto i nostri talenti.
Vi è nel libro del Deuteronomio un testo famoso in cui Mosè mette in guardia il popolo dell’arroganza di ritenersi protagonista del proprio benessere: “Quando avrai mangiato e ti sarai saziato, quando avrai costruito belle case e vi avrai abitato, quando avrai visto il tuo bestiame grosso e minuto moltiplicarsi, accrescersi il tuo argento e il tuo oro e abbondare ogni tua cosa, il tuo cuore non si inorgoglisca in modo da dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri, per umiliarti e per provarti, per farti felice nel tuo avvenire. Guardati dunque dal pensare: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze. Ricordati invece del Signore tuo Dio perché Egli ti da la forza per acquistare ricchezze, al fine di mantenere, come fa oggi, l’alleanza che ha giurata ai tuoi padri.” (Dt 8,12-18)
Þ Nostro
Gesù non ci ha insegnato a dire “dammi il mio pane”, bensì “dacci il nostro pane”; ognuno è invitato a chiedere il pane per tutti, per sé e per i suoi fratelli.
Ecco che allora questa invocazione può voler dire “per molti di noi”. “Insegnami e dammi la forza di dividere il pane che tu mi dai, ma che è destinato a tutti”. Ciascuno diventa lo strumento con cui Dio procura al fratello il suo pane quotidiano. Dio vuole prendersi cura dell’altro attraverso di noi.
Ricordiamo il duro monito della lettera di Giacomo: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?” (Gc 2,14-16).
Questa indicazione è particolarmente pertinente ed urgente per noi che abitiamo nei paesi del benessere e del consumismo, dove si spreca tanto ben di Dio, dove si mangia più necessario e si sprecano molto denaro in diete, ma dove cresce spaventosamente l’indifferenza per la situazione del povero. Il tempo forte che stiamo vivendo deve anche contraddistinguersi, oltre che per la vigilanza e la preghiera, per una maggiore attenzione ai poveri. Capace di donare e di donarsi non è chi ha molto, ma chi sa di avere tutto da ricevere e tutto ricevuto. Soltanto la rinnovata coscienza di essere debitore a Dio di tutto quello che abbiamo e siamo, può renderci disponibili a spartire con i fratelli ciò è stato donato.
Þ Quotidiano
Gesù ci invita a chiedere “giorno per giorno” il nutrimento necessario e sufficiente per continuare il cammino della vita, con la certezza che Dio vi provvederà ogni giorno. Dobbiamo avere il coraggio della provvisorietà. Accontentiamoci di chiedere il pane per oggi, domani chiederemo nuovamente. Dice Gesù: “Non preoccupatevi per il domani…, per ogni giorno basta la sua pena” (Mt 6,34). Al popolo nel deserto il Signore ordinava di raccogliere la manna occorrente per il giorno, senza mettere nulla da parte (cfr Es 16,16-32).
Per chi abita a Torino, è dentro il cuore della gente e della città l’esempio di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, il Santo di Divina Provvidenza, il quale ogni sera, prima di andare a dormire, buttava il denaro che gli era rimasto dalla finestra, confidando nel volto provvidente di Dio… e, scherzando, si dice che don Bosco era sotto la finestra del Cottolengo! Scherzi a parte…
Esistono oggi comunità cristiane, disposte a vivere radicalmente il Vangelo, le quali ogni sera azzerano le proprie risorse della giornata, distribuendole a coloro che ne hanno più bisogno, e il giorno dopo ricominciano da zero, fidando esclusivamente nel proprio lavoro di ogni giorno e nella Provvidenza. Ben inteso: non è solo una questione di denaro, ma questo rende l’idea molto bene!
Sentiamo ancora la parola luminosa di Gesù: Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore (Mt 6,19-21).
“Il Padre Nostro è la preghiera del povero di fatto, che non vuole inquietarsi per il domani e volge lo sguardo fiducioso verso le mani del Padre.
È la preghiera del povero volontario che non accumula, perché pensa fiduciosamente che la sua ricchezza e il suo domani sono il Padre.
È la preghiera del lavoratore che non dimentica di dovere la forza delle sue braccia al Padre, e guadagna il pane col sudore della fronte.
È la preghiera del fratello che ha paura di accaparrare due porzioni, mentre altri suoi fratelli non hanno niente.
È la preghiera del membro di un corpo vivo, che non può dire “dammi”, perché sa che, separato dagli altri membri, non apparterebbe più al corpo, sarebbe separato dai fratelli, non sarebbe più figlio e non potrebbe più nemmeno dire: “da”.
È la preghiera onesta di chi non può domandare in verità che gli altri abbiano del pane, se non fa lui stesso quanto può per procurarlo loro.
Terribile Vangelo, fatto certamente per non lasciarci dormire tranquilli”.
(Rey-Mermet)
Per la preghiera…
Tutto è per noi Cristo.
Se desideri medicare le tue ferite,
egli è medico.
Se bruci di febbre,
egli è la sorgente ristoratrice.
Se sei oppresso dalla colpa,
egli è la giustizia.
Se hai bisogno di aiuto,
egli è la forza.
Se temi la morte,
egli è la vita.
Se desideri il cielo,
egli è la via.
Se fuggi le tenebre,
egli è la luce.
Se cerchi il cibo,
egli è il nutrimento.
Gustate, dunque, e vedete
quanto è buono il Signore;
felice l'uomo che spera in lui.
(Sant'Ambrogio)
Per il mese…
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Cerco ogni giorno di trovare un po’ di tempo per pregare, anche solo per ruminare la frase che il Signore mi ha indicato nella riflessione.
Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di preghiera recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!