BEATO chi ama la
pace
e la assume come
stile di vita.
BEATO chi non si
accontenta di parlare di pace
ma ne compie le
opere.
BEATO chi diventa
"costruttore di pace",
perché Gesù
lo chiamerà "figlio di Dio"
Ho intenzione di incontrare il Signore nella preghiera. Stampo il Ritiro on line di questo mese. Spengo il cellulare. Preparo accuratamente i posti e i segni.
Mi inginocchio e venero il Crocifisso, l’icona, la Parola accendendo un lumino, la luce di Tor Vergata o di Toronto.
Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.
“Accogliendo ora
la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani
le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa
parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.
[XVII GMG Toronto,
Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]
Invoco lo Spirito Santo:
Ti preghiamo umilmente:
per la comunione al
corpo e al sangue di Cristo
lo Spirito Santo ci
riunisca in un solo corpo.
Guarda con amore
e riconosci nell’offerta
della tua Chiesa,
la vittima immolata
per la nostra redenzione;
e a noi, che ci nutriamo
del corpo e sangue del tuo Figlio,
dona la pienezza dello
Spirito Santo
perché diventiamo
in Cristo
un solo corpo e un
solo spirito.
Guarda con amore, o
Dio,
la vittima che tu
stesso hai preparato
per la tua Chiesa;
e a tutti coloro che
mangeranno di quest’unico pane
e berranno di quest’unico
calice,
concedi che, riuniti
in un solo corpo dallo Spirito Santo,
diventino offerta
viva in Cristo,
a lode della tua gloria.
Dio, Padre di misericordia,
donaci lo Spirito
dell’amore,
lo Spirito del tuo
Figlio.
Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.
“Raccolti intorno
alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”
[XVII GMG Toronto,
Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]
LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano del Vangelo di Marco (Mc 14, 17-31)
17 Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. 18 Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: “In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà”. 19 Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l’altro: “Sono forse io?”. 20 Ed egli disse loro: “Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto. 21 Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito! Bene per quell’uomo se non fosse mai nato!”.
22 Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. 23 Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24 E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti. 25 In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”.
26 E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27 Gesù disse loro: “Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:
Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.
28 Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea”. 29 Allora Pietro gli disse: “Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò”. 30 Gesù gli disse: “In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte”. 31 Ma egli, con grande insistenza, diceva: “Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.
Parola del Signore
Il Vangelo si legge con la penna e non soltanto
con gli occhi! “Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo
da far risaltare le cose importanti.
Occorre che risultino bene le azioni che
vengono descritte, l’ambiente in cui avviene il fatto, il soggetto che
agisce e chi riceve l’azione.
È un’operazione facilissima, che
però va fatta con la penna e non soltanto pensata.
MEDITATIO Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! “Il Grande Silenzio” della Meditatio deve durare almeno 30 min.
Per prepararci alla Pasqua, interrompiamo la lettura continua del Vangelo di Marco e meditiamo il brano dell’ultima cena di Gesù, secondo la tradizione marciana. Questo brano potrete anche pregarlo il Giovedì Santo, all’Adorazione del Santissimo. È un modo per fare compagnia a Gesù come i discepoli in quella serata.
Il brano è notissimo, ma vediamo di
non farci scappare niente, anche un solo versetto.
Occorre ricordare il retroterra presente
a questa cena di Gesù.
- La cena o il pasto in generale è fortemente radicato nel contesto evangelico: svela in profondità il significato della “via” del Cristo, permettendo di cogliere la tensione interiore che l’ha guidata fin dall’inizio. Pensiamo al pasto con i peccatori, con i farisei… e all’insegnamento che ne promana.
- Si deve tenere presente il retroterra anticotestamentario e la liturgia della celebrazione della Pasqua.
- Per la comunità di Marco inoltre il gesto eucaristico non è semplicemente un rito da ricevere, conservare e tramandare ma è una realtà che cambia la vita della comunità.
L’ultima cena all’interno di quel rito prescritto che è il “sedar pasquale”, era memoria e ricordo ma anche la festa attesa con speranza. Se non avete mai partecipato da cristiani ad una cena ebraica, potete vedere l’allegato “Cena pasquale”.
Alcune note:
Ø Vv 17-21: Giuda
È venuta la sera anche nel cuore
di Giuda quando si trovano i discepoli a cenare. Quella cena era la più
importante dell’anno, era una cena di festa. L’agnello pasquale doveva
essere mangiato dopo il calar del sole, quando era già iniziato
il giorno di festa. Sono Gesù e Giuda gli attori. Gesù usa
parole molto forti rivolte a Giuda, quasi maledicendolo.
Sono consapevole che Gesù è stato tradito? Mi rattristo? E se fossi io a tradire Gesù, mi rattristerei? Perché la figura di Giuda non è presa in considerazione abbastanza? Ci riteniamo diversi di Giuda? Perché?
Ø Vv 22-25: l’Istituzione dell’Eucaristia
Non si può leggere questi pochi versetti
se non in ginocchio, sillabando le parole, con un sentimento grande di
stupore e di riconoscenza. Le sentiamo ogni volta nella celebrazione della
Santa Messa che quasi non ci diamo valore. È attorno a quel pane
spezzato che si raduna la prima comunità cristiana.
La Messa è un bacio di Dio. Se siamo
innamorati, quanto sfruttiamo tutti i momenti per baciarci… Ho sentito
e letto che nei paesi di missione, i cristiani fanno ore e ore di cammino,
giorni e giorni di viaggio per poter partecipare alla Santa Messa.
Quale senso ha per la mia vita e per la vita della mia comunità l’Eucaristia? Anche io sarei disposto a fare giorni di viaggio per andare a una Messa? È il centro della mia domenica? ...ancora sono disposto a farlo diventare il centro della mia giornata? Provo a ripetere le parole di Gesù lentamente, quasi un respiro dell’anima.
Ø Vv 26-31: Pietro
Pietro fa il gradasso. Gesù è
tradito da Pietro come Giuda. L’atteggiamento di Pietro è lo stesso
di Giuda. La fine però è diversa. Giuda non si affida a Gesù,
anche dopo averlo tradito. Pietro si affida totalmente a Gesù: “Signore,
tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene” (Gv 21, 19).
Dopo aver tradito Gesù, tradimenti grossi o piccoli, sono andato da Gesù che mi veniva a cercare? Quando mi sono accorto di aver tradito Gesù? Che sentimento provo? Che cosa faccio praticamente? Provo rimorso? Come mi riconcilio con il Signore? Sono capace di affrontare la vita, come e con Gesù, rimettendomi totalmente nelle mani del Padre?
La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa,
per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune
frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno
fatto meditare.
Se sei in difficoltà, prega così:
RENDICI CAPACI DI SERVIRE
O Dio nostro Creatore,
Tu hai cura paterna
di tutti
e hai voluto che
gli uomini
formassero una sola
famiglia,
si trattassero tra
loro come fratelli,
e dividessero nella
giustizia i beni della terra.
Oggi viviamo in
un mondo dove gli uomini dipendono
sempre più
gli uni dagli altri.
Donaci la forza
del Tuo Spirito
perché non
ci chiudiamo in noi stessi,
ma sentiamo viva
la responsabilità sociale
e la esercitiamo
attivamente.
Rendici aperti e
sensibili alle necessità altrui,
pronti a sacrificare
qualcosa di nostro
per collaborare
all'edificazione
di una società
più giusta
nella quale l'uomo
sia sempre più uomo.
L'amore che Cristo
Tuo Figlio ha avuto per l'uomo
sia l'esempio e
la sorgente del nostro impegno.
Preghiera di
Assisi per la Pace.
Giornata di
preghiera per la pace nel mondo – ASSISI, 24 gennaio 2002
Padre Santo,
nel tuo Figlio Gesù
Cristo
hai donato a tutte
le creature la salvezza e il perdono,
la redenzione e la
pace:
guarda a noi,
che hai consacrato
nel nome del tuo Unigenito,
in un mondo spesso
inquieto e violento,
siamo messaggeri del
lieto annunzio ai poveri,
annunciatori di misericordia
e di riconciliazione,
operatori di pace.
Oggi non si indurisca
il nostro cuore
come quello dei nostri
padri nel deserto,
ma, riscaldati dal
fuoco del tuo Santo Spirito,
accogliamo la Parola
di vita
con la disponibilità
di Maria, la madre del Signore,
di Francesco d’Assisi
e dei numerosi testimoni
della fede.
La tua Parola penetri
in noi come spada tagliente;
ci faccia conoscere
i sentieri del perdono reciproco
oltre «sette
volte sette»;
ci ammaestri per costruire
comunità di fede
aperte alla comunione
più vasta;
ci insegni ad essere
costruttori di pace
perché la civiltà
dell’amore
testimoni il Regno
che è e che viene.
Per Cristo nostro
Signore.
(Giovanni Paolo II)
CONTEMPLATIO Si avverte il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Contemplo ed adoro, in ginocchio, il Crocifisso, segno della Risurrezione.
ACTIO Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.
Si compie concretamente un’azione che cambia
il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa
ora vita!
Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Quando ho finito l’Ora Canonica, spengo il lumino.
Arrivederci!
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CENA PASQUALE EBRAICA
INTRODUZIONE
L’intero rito della cena pasquale ebraica è estremamente significativo e pieno di momenti profondamente spirituali. Il piatto, i gesti, le parole, evocano simboli, rimembranze care a chiunque conosca un po’ la Bibbia.
Alcuni momenti sembrano dover essere sottolineati:
- La domanda iniziale, fatta dal più giovane della casa fa sì che tutti, anche i più giovani, si sentano parte attiva di un rito liturgico.
- La risposta è tutto il racconto della liberazione dall’Egitto. Vengono sottolineate le dimensioni di memoria viva e di racconto.
- Preghiere ed inni finali di lode, di
ringraziamento, di stupore per quanto Dio ha compiuto a favore del suo
popolo.
Simbolismi.
Pane non lievitato: pane della debolezza, della miseria, dell’impotenza: a ricordo della situazione di schiavitù in Egitto non si mangia il pane lievitato, simbolo della forza.
Erbe amare: simbolo della vita difficile che gli Ebrei avevano condotto fino alla liberazione.
Quattro coppe: perché in Es. 6,6-7 si usano quattro termini per indicare la liberazione della schiavitù: “Vi farò uscire, vi salverò, vi libererò, vi prenderò”. Nel verso seguente è usata una quinta espressione: “Vi condurrò al paese”; questo indica una liberazione messianica: Gesù ci porta la liberazione da quella forma di schiavitù che è il peccato.
Non è un pasto uguale agli altri
questo. È una cena quasi liturgica. Vogliamo ripercorrere le ultime
ore di Gesù, prima di vivere con Lui il Triduo Pasquale di morte
e di Risurrezione. Non diremo parole inutili ma seguiremo il testo. Ascolteremo
dal Vangelo di Luca ciò che Gesù ha vissuto in queste ore,
subito prima della Cena Pasquale Ebraica. Che questa cena diventi preghiera.
Tutti si alzano in piedi e iniziano:
Tutti: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
P) Il Signore sia nel nostro cuore e sulle nostre labbra, perché noi possiamo annunciare degnamente il suo Vangelo. La parola del Vangelo cancelli i nostri peccati.
Dal Vangelo di Gesù secondo Luca (Lc. 22, 7-16)
7 Venne il
giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua.
8 Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare
per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare”. 9 Gli chiesero: “Dove
vuoi che la prepariamo? ”. 10 Ed egli rispose: “Appena entrati in città,
vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo
nella casa dove entrerà 11 e direte al padrone di casa: Il Maestro
ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei
discepoli? 12 Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande
e addobbata; là preparate”. 13 Essi andarono e trovarono tutto come
aveva loro detto e prepararono la Pasqua.
14 Quando
fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15 e disse: “Ho
desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della
mia passione, 16 poiché vi dico: non la mangerò più,
finché essa non si compia nel regno di Dio”.
Parola del Signore.
P) Imitiamo il popolo ebraico, pellegrino nel deserto, e cantando ci portiamo alla sala che gli apostoli, come abbiamo ascoltato nel brano di Vangelo, hanno preparato per noi.
Cantando ci si porta alla sala.
TE AL CENTRO DEL MIO CUORE
Ho bisogno di incontrarti nel mio cuore,
di trovare Te, di stare insieme a Te:
unico riferimento del mio andare,
unica ragione Tu , unico sostegno
Tu.
Al centro del mio cuore ci sei solo Tu.
Anche il cielo gira intorno e non ha pace,
ma c’è un punto fermo, è
quella stella là.
La stella polare è fissa ed è
la sola,
la stella polare Tu, la stella sicura
Tu.
Al centro del mio cuore ci sei solo Tu.
Tutto ruota intorno a te, in funzione
di te
E poi non importa il come il dove e
il “se”.
Che tu splenda sempre al centro del mio
cuore
Il significato allora sarai Tu,
quello che farò soltanto amore.
Unico sostegno Tu, la stella polare Tu.
Al centro del mio cuore ci sei solo Tu.
Rit…
Ognuno va al posto, in piedi
1) Accendiamo i candelabri dalle sette fiamme e gli altri lumi. Per gli Ebrei erano segno del giorno di festa ed erano simbolo della luce che veniva da Dio e che doveva illuminare la loro vita. A noi la luce ricorda che Gesù è la vera luce del mondo. La Pasqua è ancor oggi per gli ebrei una delle tre grandi feste della loro religione. Viene celebrata ogni anno il 14 del mese di Nisan, da quando il Signore Dio liberò dalla schiavitù Israele, aprendo per loro un passaggio attraverso le acque del Mar Rosso.
Si accende il candelabro della sette braccia
2) Anche Gesù ha celebrato questa cena con gli Apostoli nel Cenacolo, a Gerusalemme, la vigilia di morire sulla croce per la nostra salvezza. E’ in questa occasione che istituì l’Eucarestia, donò cioè se stesso sotto i segni del pane e del vino, come nutrimento spirituale per quanti -come noi- avrebbero creduto in Lui. E comandò agli Apostoli: “Fate questo in memoria di me”.
Il sole è ormai tramontato e noi
ci troviamo, come Gesù, in una grande sala convenientemente preparata
per l’occasione.
La cena pasquale segue un antico rituale.
La persona più importante doveva
presiedere la celebrazione.
Chi presiede benedice i commensali così:
P) Che Dio vi benedica e vi conservi,
Che il Signore vi illumini e sia misericordioso
con voi.
Che il Signore vi dia serenità
e pace.
Si siedono tutti.
Si distribuisce il vino. Il vino va bevuto tutto ogni calice. Ci sono quattro calici. Il vino non è, nella cena pasquale per comunità cristiane, una bevanda ma un segno liturgico.
P) Benedetto sii tu, Signore nostro, re dei secoli, che hai creato questo frutto della vite. Benedetto sii tu, o Signore nostro Dio, re del mondo, che ci hai eletti fra ogni popolo, ci hai santificati con i tuoi precetti. Tu ci hai dato, o Signore nostro Dio, giorni segnalati per letizia; festività e solennità, per gioia; e questo giorno festivo delle azzime, giorno di santa riunione, festa della nostra libertà, sacro ricordo dell’uscita dall’Egitto, perché ci eleggesti e consacrati fra tutti i popoli e ci hai dato le tue sante feste, con gioia e allegrezza, in eredità. Benedetto sii tu, Signore, che santifichi Israele e le sue feste.
Si beve il primo calice.
P) Benedetto sii tu, Signore, Dio nostro, re dell’universo, che ci hai fatto vivere, ci hai conservati e ci hai fatto giungere a questo istante.
Il presidente divide una azzima mettendone un pezzo sotto il piatto: si mangerà dopo la cena in memoria dell’agnello.
P) Questo è il pane dell’afflizione che i nostri padri mangiarono in Egitto, chi ha fame venga e mangi, chi ha bisogno venga e faccia Pasqua. Quest’anno siamo qui, l’anno prossimo saremo in terra di Israele; quest’anno siamo schiavi, l’anno prossimo saremo liberi.
LA NARRAZIONE DELLA PASQUA ANTICA
Si mette il vino nei bicchieri, senza berne. Il più giovane domanda:
G) Perché
questa sera è diversa dalle altre sere?
Tutte le altre sere mangiamo pane lievitato; stasera solo pane azzimo.
Le altre sere mangiamo qualunque verdura; stasera solo erbe amare. Perché?
Tutti: Schiavi fummo del faraone in Egitto; ma di là ci fece uscire il Signore nostro Dio, con mano potente e braccio disteso. Se il Signore non ci avesse liberati saremmo ancora schiavi. Benedetto nei secoli il Signore
Es. 12,1-14
1 Il Signore disse
a Mosè e ad Aronne nel paese d’Egitto: 2 “Questo mese sarà
per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno.
3 Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo
mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa.
4 Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà
al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle
persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello, secondo quanto
ciascuno può mangiarne. 5 Il vostro agnello sia senza difetto, maschio,
nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre 6 e lo
serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea
della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. 7 Preso
un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle
case, in cui lo dovranno mangiare. 8 In quella notte ne mangeranno la carne
arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. 9 Non lo
mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco
con la testa, le gambe e le viscere. 10 Non ne dovete far avanzare fino
al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel
fuoco. 11 Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali
ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua
del Signore! 12 In quella notte io passerò per il paese d’Egitto
e colpirò ogni primogenito nel paese d’Egitto, uomo o bestia; così
farò giustizia di tutti gli dei dell’Egitto. Io sono il Signore!
13 Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro:
io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per
voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d’Egitto.
14 Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come
festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un
rito perenne.
Tutti: Quanto dunque dobbiamo essere riconoscenti a Dio dei benefici che ci ha accordato; ci fece uscire dall’Egitto, fece giustizia di loro e dei loro dei, uccise i loro primogeniti, ci diede le loro ricchezze, divise il mare per noi, ci fece passare in mezzo ad esso all'asciutto, vi fece affogare i nostri persecutori, provvide alle nostre necessità nel deserto per 40 anni, ci diede da mangiare la manna, ci diede il sabato, ci condusse al monte Sinai, ci diede la Legge, ci fece entrare in terra di Israele e costruì per noi il tempio perché potessimo espiare i nostri peccati.
1) L’agnello pasquale che i nostri padri mangiavano nel tempo in cui esisteva il santuario, perché lo mangiavano? Perché il Santo, benedetto Egli sia, passò oltre alle case dei nostri padri in Egitto, come è detto: “ Voi direte: è questo il sacrificio pasquale al Signore che passò oltre alle case dei figli di Israele in Egitto, quando colpì a morte gli egiziani e salvò le nostre case; e il popolo s’inchinò e si prostrò.
Ognuno prende in mano l’azzima
2) Quest’azzima che noi mangiamo, perché
la mangiamo? Perché la pasta dei nostri padri non ebbe tempo di
lievitare, poiché il Re dei Re, il Santo, benedetto Egli sia, si
manifestò loro e li liberò subito, come è detto: “Fecero
cuocere la pasta che avevano portato via dall’Egitto, focacce azzime perché
non erano lievitate, perché erano stati cacciati dall’Egitto e non
avevano potuto attendere.”
Si prende in mano l’erba amara e si dice:
Tutti: Quest’erba amara che noi mangiamo, perché la mangiamo? Perché gli egiziani amareggiarono la vita dei nostri padri in Egitto, com’è detto: “Amareggiarono la loro vita con lavori pesanti costringendoli a preparare malta e mattoni e a lavorare la campagna.”
Ognuno mangia un po’ di erba amara.
Tutti: Perciò è nostro dovere di rendere grazie, lodare, celebrare, glorificare, magnificare, encomiare colui che fece ai nostri padri e a noi tutti questi prodigi, che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalla soggezione alla redenzione, dal dolore alla letizia, dal lutto alla festa, dalle tenebre a splendida luce.
Si alza il calice del vino
P) Benedetto sii tu, Signore Dio nostro; che ci hai liberato come liberasti i nostri padri dall’Egitto , e ci hai fatti giungere a questa notte, per mangiare in essa il pane azzimo e le erbe amare. Benedetto sii tu, Signore, che hai redento Israele. Benedetto sii tu, Signore, nostro Dio, re dell’universo, che crei il frutto della vite.
Tutti bevono il secondo calice
P) Benedetto sii Tu o Signore, che fai
uscire il pane dalla terra.
1) GESÙ PRESE IL PANE, LO SPEZZÒ E LO DIEDE AI SUOI DISCEPOLI DICENDO: “QUESTO È IL MIO CORPO CHE È DATO PER VOI. FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.”
Il sacerdote spezza la sua azzima e la
distribuisce a tutti, insieme poi la si mangia.
Intanto si prepara la cena cantando:
EVENU SHALOM ALEJEM. EVENU SHALOM ALEJEM.
EVENU
SHALOM, SHALOM, SHALOM ALEJEM.
DICIAMO PACE AL MONDO, CANTIAMO PACE AL
MONDO,
LA
NOSTRA VITA SIA GIOIOSA, E IL MIO SALUTO, PACE, GIUNGA FINO A VOI.
EVENU SHALOM ALEJEM. EVENU SHALOM ALEJEM.
EVENU
SHALOM, SHALOM, SHALOM ALEJEM.
Cena normale
Si riprende.
Il terzo calice di vino è il calice di Gesù. Si riempie il calice di colui che presiede.
P) Benedetto sii Tu, o Signore nostro Dio, re dell’universo, che ci nutri non secondo le nostre opere e ci alimenti non secondo i nostri meriti, che ci elargisci oltre ogni misura la tua bontà, che nutri noi e il mondo intero con benevolenza, con grazia, con abbondanza e misericordia, che dai il pane ad ogni creatura, perché il tuo amore è eterno. La tua infinita bontà non ci ha mai fatto mancare e non ci lascerà mai mancare il sostentamento, perché tu nutri ed alimenti ogni vivente, la tua tavola è preparata per tutti; tu disponi cibo ed alimenti per tutti coloro che nella tua bontà e nella tua immensa misericordia hai creato, come è detto: “Tu apri le tue mani e sazi amorevolmente ogni vivente.” (Sal.145,16)
A cori alterni:
UOMINI: O misericordioso: regna su
di noi in eterno,
sii benedetto sul tuo trono di gloria,
sii lodato in cielo e in terra,
sii glorificato da noi per sempre,
rialza la dignità del tuo
popolo,
salvaci dalla povertà,
DONNE: salvaci da morte violenta,
salvaci dalle pene dell’inferno,
alimentaci con dignità,
stabilisci la pace tra di noi,
fa prosperare ogni nostra iniziativa,
spezza presto il giogo dell’esilio
posto sul nostro collo,
riconducici a testa alta alla nostra
terra,
metti dentro di noi uno spirito
puro,
proteggici ora e sempre, quando
usciamo e quando rientriamo,
apri in nostro favore la tua mano
generosa,
distendi su di noi come una tenda la
tua pace,
stabilisci la tua Legge e l’amore verso
di Te nel nostro cuore,
benedici questa casa, questa mensa
e noi che abbiamo partecipato a questa cena,
manda il profeta Elia, di beata memoria,
che rechi la buona novella di salvezza
e di consolazione,
benedici ciascuno di noi nel tuo
nome che è grande;
come furono benedetti i nostri padri,
Abramo,
Isacco e Giacobbe in tutto, completamente,
così benedici noi tutti insieme,
con una benedizione abbondante;
così sia il tuo volere, e
noi diciamo:
Tutti: Amen!
Il presidente alza il calice e dice:
P) Benedetto sii tu o Signore nostro
Dio, re dell’universo, che crei il frutto della vite.
2) DOPO LA CENA GESÙ PRESE IL CALICE, LO BENEDISSE, RESE GRAZIE A DIO E LO DIEDE AI SUOI DISCEPOLI, DICENDO: “PRENDETE E BEVETE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE, VERSATO PER VOI E PER TUTTI. FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.”
Il sacerdote esegue i gesti del racconto evangelico, alza la coppa, ne beve lui e poi la passa a tutti.
Tutti: Lodate il Signore, popoli
tutti
Voi tutte, nazioni, dategli gloria;
perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura in eterno.
Si apre la porta, se mai passasse il Profeta di Dio Elia ad annunciare il ritorno del Signore. Tutti acclamano:
Tutti: Benedetto colui che viene nel nome del Signore
Si riempie il calice di Elia
P) Benedetto sia tu, o Signore nostro Dio, re del mondo, per la vite e per il frutto della vite, per i prodotti della campagna, e per la terra desiderabile, buona e spaziosa, che ti compiacesti di dare in retaggio ai nostri padri, per goderne i frutti e per saziarsi dei suoi beni. Abbi pietà, o Signore nostro Dio, di noi, di Israele tuo popolo, di Gerusalemme la tua città, del monte Sion sede della tua gloria, del tuo altare e del tuo tornare a casa, in santità e purezza di cuore; facci contenti in questo giorno di festa delle azzime, poiché tu sei buono e benefico per tutti e noi ti rendiamo grazie per la terra, per la vite e per il frutto della vite.
Si beve l’ultima coppa appoggiati al fianco
Al termine ci si scambia l’ultimo augurio con il segno di pace:
L’anno prossimo a Gerusalemme