“Siamo venuti per adorarlo”
(Mt 2,2)
Preghiera per la GMG
Signore Gesù Cristo, Salvatore del mondo, fatto uomo per darci la vita in abbondanza. Tu resti con noi nella Tua Chiesa fino alla fine del mondo. Allora verrà il Tuo Regno: un nuovo cielo e una nuova terra pieni di amore, di giustizia e di pace. Noi ci impegniamo forti di questa speranza e per questo Ti ringraziamo.
Ti preghiamo: benedici i giovani di tutto il mondo. Mostrati a chi Ti sta cercando, rivelati a chi non crede. Conferma nella fede i Tuoi testimoni. Fa' che non cessino mai di cercarti, come i sapienti Magi, venuti dall'Oriente. Fa' che diventino artefici di una nuova civiltà dell'amore e testimoni di speranza per il mondo intero. Serviti di loro per avvicinare chi soffre per la fame, la guerra e la violenza.
|
Effondi il Tuo Spirito su quanti collaborano alla preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù 2005. Fa' di loro i servitori del Tuo Regno con la forza della loro fede e del loro amore, perché accolgano con cuore aperto i fratelli e le sorelle di tutto il mondo.
Ci hai donato Maria come madre. Per sua intercessione, fa o Signore che la Giornata Mondiale della Gioventù diventi una celebrazione di fede. Dona in quei giorni nuova forza alla tua Chiesa, perchè si confermi nel mondo Tua fedele testimone.
Per questo Ti preghiamo, Signore nostro Dio, che con il Padre e lo Spirito Santo vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
|
“Preghiamo anzitutto con la preghiera del Signore…, poiché, senza dubbio, volentieri ascolta quella preghiera che Egli stesso, nella sua ineffabile bontà, ci ha insegnato”. (Sant’Agostino)
“Signore…”
Signore,
che posto ti ho concesso nella mia vita in questo mese?
Un posto decisivo e determinante?
Ti ho relegato ad un ruolo di soprammobile,
ad un elemento decorativo, scenico, che non ha incidenza sulla vita?
Che porzione di tempo
ho riservato all’incontro con te nella preghiera?
Una porzione centrale, privilegiata?
Ti sei dovuto accontentare dei ritagli di tempo?
Ho pregato soltanto quando ne avevo voglia,
quando mi andava, quando mi sentivo?
Ho implorato il dono per eccellenza,
il dono dello Spirito Santo?
Più concretamente:
i testi biblici che sono stati offerti
alla mia meditazione nel mese scorso
li ho rivisti, li ho rimeditati, li ho pregati?
Introduzione:
ü In margine al Ritiro On Line di giugno: per provare concretamente cosa significhi cercare ogni giorno un po’ di tempo per leggere pregando la Parola di Dio e confrontare su di essa la nostra vita, vi porto alcuni esempi riferendomi ai brani del Ritiro On Line di giugno. Alcuni testi sono essi stessi preghiera e possono nutrire la preghiera personale “masticando” e ripetendo “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1);“Padre, non sia fatta la mia ma la tua volontà” (Lc 22,42);“Padre, nelle tua mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46). I brani narrativi si possono pregare guardando a Gesù, i suoi movimenti, i suoi gesti, le sue parole, i suoi segni chiedendo al Signore di fare anche con me stesso quei gesti, parole, segni.
ü La preghiera non è questione solo di cervello, ma anche di cuore, è espressione di tutto l’essere. Dio che ci rivela se la nostra preghiera è vera. Il culmine, la massima espressione della Rivelazione, anche per quanto riguarda la preghiera, è Gesù Cristo, modello e maestro di preghiera. Vorrei mettere in guardia l’insidia di identificare la preghiera autentica con la preghiera appagante, che fa solo breccia sulle emozioni. È possibile forse… Come ho detto sopra, Gesù è il nostro modello. Egli nel Getsemani ha formulato una delle preghiere più sublimi mentre era assalito, come notano i Vangeli, dalla paura, dalla noia e da una tristezza mortale.
ü Il Padre Nostro: nella vita della Chiesa.
Anticamente, il Padre Nostro faceva parte delle cose segrete della fede e della vita cristiana. Esso era, per così dire, protetto, non svelato a tutti. Veniva consegnato ai catecumeni solo al termine della loro preparazione alla vigilia del Battesimo, insieme con la catechesi sull’Eucaristia. Chi lo riceveva ne custodiva le parole nel cuore come reliquie e aspettava con ansia il momento in cui, nascendo dal lavacro del Battesimo, alzando le braccia al cielo avrebbe esclamato per la prima volta: “Padre”, facendosi riconoscere come nuovo figlio di Dio.
C’è bisogno di ricordare queste cose perché noi abbiamo banalizzato il Padre Nostro, biascicandolo tante volte distrattamente come si trattasse di una filastrocca. Abbiamo smarrito il senso del mistero che si nasconde in ciascuna di quelle parole uscite dalla bocca di Dio e rivolte all’orecchio di Dio.
ü Il problema esegetico relativo al Padre Nostro è determinato dal fatto che le redazioni in Matteo e in Luca non coincidono. Ci interessa analizzare il Padre Nostro nel testo di preghiera che è stato accolto dalla Chiesa.
Ascolto della Parola di Dio
PADRE
Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre! ”. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. (Rm 8,14-16)
Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! (Gal 4,4-7)
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. (Ef 1,4-6)
Per la riflessione…
L’immagine della divinità come Padre è conosciuta anche in altre religioni. Nell’Antico Testamento, Dio è chiamato Padre d’Israele, perché Dio ha dato l’esistenza ad Israele come popolo, tuttavia Israele non si rivolge mai a Dio invocandolo come Padre. La nozione cristiana di paternità divina e l’invocazione che l’esprime hanno origine da Gesù Cristo. È lui che ci rivela a pieno Dio come Padre. Ed è lui che per primo nel rivolgersi a Dio usa il termine “Abbà”. È un termine del linguaggio familiare, con una connotazione diminutivo-affettiva. Ancora oggi i bambini ebrei si rivolgono al padre con questo termine. Noi potremmo tradurlo con “papà”, “caro papà”.
Usando questo termine, e lo usa soprattutto nei momenti decisivi della sua vita, Gesù rivela il segreto del suo rapporto esclusivo ed unico con il Padre, la coscienza della sua filiazione divina ed il legame che lo vincola al Padre.
I testi del Nuovo Testamento ci testimoniamo che dopo la morte di Gesù i primi cristiani si sono ben presto rivolti a Dio con la stessa invocazione che aveva usato Gesù. Cosa li ha spinti a ciò?
A farli decidere è stata la convinzione della propria filiazione adottiva, una convinzione maturata riflettendo sulla predicazione di Gesù, che spesso aveva parlato del Padre. Inviandoci il Figlio e donandoci lo Spirito Santo, il Padre fa di noi dei figli. Innestati in Cristo, figlio nel Figlio, noi siamo trasformati in creature nuove. La vita di Dio circola in noi, diventiamo e siamo realmente figli di Dio. Questa trasformazione si realizza mediante l’azione dello Spirito Santo. È per questo che noi possiamo rivolgerci a Dio con piena confidenza e chiamarlo Padre, ancora una volta confortati ed animati dall’energia dello Spirito. Non solo, ma data la stretta comunione che si instaura fra Gesù e ogni cristiano, si può affermare che è Gesù che continua ad invocare il Padre in noi. È Gesù il principio della nostra preghiera, è Gesù che continua a gridare in noi: Abbà, Padre, sempre mediante l’azione dello Spirito Santo.
Siamo al cuore della vita cristiana, siamo posti di fronte ad una realtà così stupenda da sembrarci incredibile: la Trinità in noi, noi immersi nel flusso d’amore continuo che regna tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La vita cristiana allora non è una messa alla domenica, qualche preghiera biascicata, un pellegrinaggio, un’elemosina, il tutto vissuto con l’entusiasmo con cui si vanno a pagare la tasse?
La scena si svolge nel Delfinato, verso il 1625. La figlia dei castellani insegnava volentieri i primi rudimenti agli abitanti delle campagne vicine. Un giorno incontrando una contadinella “rozza a tal punto da farle credere che non avesse alcuna conoscenza di Dio”, le rivolse la parola: “Bambina mia, ti piacerebbe se ti insegnassi le preghiere?” e questa allora: “Oh sì, signora”. E le domandò con grandi pianti di insegnarle come doveva finire il Padre Nostro perché, spiegava nel suo linguaggio montanaro, “non riesco a venirne a capo. Dopo quasi cinque anni, allorché pronuncio questa parola Padre, e considero Colui che sta in alto”, diceva levando il dito in alto, “che proprio quello è mio padre, io piango e resto in questo stato tutto il giorno, mentre bado alle mucche”.
NOSTRO
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. … Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. (1Gv 4,7-12.16)
Figli nel Figlio, noi siamo in comunione col Padre: è proprio questa paternità comune che fonda la nostra fraternità. Ritorniamo ad essere figli, cioè accettiamo, ratifichiamo, viviamo il nostro essere figli e ci ritroviamo fratelli. Il dramma del nostro tempo è proprio una fraternità senza Padre. Hai voglia a moltiplicare i congressi, gli incontri al vertice per la pace, i G5, i G8… È perché Dio ci ama da Padre che noi possiamo e dobbiamo amarci da fratelli.
Siamo chiamati a permettere a Dio di raggiungere con questa energia d’amore, ad offrirgli la nostra umanità perché continui ad irraggiare il suo amore nel mondo come ha fatto attraverso il suo Figlio Gesù. Il nostro amore fraterno sgorga, anzi è prolungamento del suo amore paterno.
CHE SEI NEI CIELI
Egli è il Signore beato e unico sovrano, il re dei regnanti e signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità, che abita una luce inaccessibile; che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere. A lui onore e potenza per sempre. Amen. (1Tm 6,15-16)
Questo versetto non vuole indicare l’habitat di Dio, la sua dimora, bensì una qualità di Dio e cioè la sua trascendenza, la sua maestà. Quel Dio, che il nostro essere innestati in Cristo ci consente di invocare come papà, resta comunque il Signore e il Dominatore del mondo e della storia, l’assolutamente Altro, l’Eccelso, l’Altissimo, l’Onnipotente. Un Dio che non si lascia incapsulare nel nostro piccolo mondo, che non si lascia manipolare, che non possiamo far agire a comando.
Questo concetto adeguato ed integrale di Dio deve avere un riflesso molto concreto sul nostro comportamento di ogni giorno. Noi, a volte, siamo troppo disinvolti con Dio. Ad esempio, entriamo, parliamo, assumiamo un comportamento nella nostre chiese come fossimo ad un mercato. Dio è Padre ma diverso dai nostri padri. È un Padre totalmente Altro! È questa una dimensione importantissima nel nostro rapporto con Dio da non smarrire o da recuperare.
«Non recitare “un” Padre Nostro, o tre, o cinque, o dieci, ma “il” Padre Nostro, raccolto, dicendo con serietà ogni parola. Ogni vera recita del Padre Nostro, è un compimento del sacro ordine dell’esistenza rivelato da Dio. Toglie al mondo la sua presunzione e lo rimanda a quella verità che gli ricorda come sia stato creato». (Romano Guardini)
Per la preghiera…
“Caro Dio, Papà di tutti…”
…scriviamo o diciamo una “lettera” all’Abbà, al caro papà di tutti. Esprimiamo tutto noi stessi al Signore. Diamogli del “tu” come ad un papà. Domandiamogli umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla riflessione. Esprimiamo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. Scrivo/dico anche solo alcune frasi dei brani che ruminerò nel mese.
Noi ti ringraziamo, Padre, per il dono della tua Parola;
cantiamo le tue lodi per il figlio tuo Gesù Cristo.
Annunciato e atteso dai secoli,
egli è venuto nella pienezza dei tempi,
rivelazione perfetta del tuo infinito amore.
Per mezzo di lui abbiamo conosciuto il compimento delle profezie,
abbiamo scoperto il tuo disegno di salvezza,
e siamo entrati in comunione con te.
Risorto dai morti, egli è la parola sempre viva,
la luce per la nostra strada e la forza per la nostra debolezza.
Egli ci ha fatto dono del tuo Santo Spirito, Padre,
perché sappiamo accogliere con fede viva il lieto annuncio della salvezza.
La sua Parola, consegnata alle nostre povere mani,
si diffonde nel mondo e offre a tutti il riflesso dell'amore.
Te lo chiediamo per Gesù, Figlio del tuo amore,
che ci dona lo Spirito e
possiamo pregati come il Padre di tutti, di ciascuno.
Per il mese…
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Cerco ogni giorno di trovare un po’ di tempo per pregare, anche solo per ruminare la frase che il Signore mi ha indicato nella riflessione.
Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di preghiera recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!