RITIRO ON LINE
agosto - anno del Signore 2004
 
 
 

Ho intenzione di incontrare il Signore nella preghiera. Stampo il Ritiro On Line di questo mese. Spengo il cellulare. Preparo accuratamente i posti e i segni.

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

“Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.
[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

Invoco lo Spirito Santo:
 

Vento del Suo Spirito che soffi dove vuole, libero e liberatore,
vincitore della legge, del peccato e della morte... Vieni!

Vento del Suo Spirito che alloggiasti
nel ventre e nel cuore di una cittadina di Nazareth... Vieni!

Vento del Suo Spirito che ti impadronisti di Gesù
per inviarlo ad annunciare una buona notizia ai poveri
e la libertà ai prigionieri... Vieni!

Vento del Suo Spirito che ti portasti via nella Pentecoste
i pregiudizi, gli interessi e la paura degli Apostoli
e spalancasti le porte del cenacolo
perché la comunità dei seguaci di Gesù
fosse sempre aperta al mondo, libera nella sua parola
coerente nella sua testimonianza
e invincibile nella sua speranza... Vieni!

Vento del Suo Spirito che ti porti via sempre le nuove paure della Chiesa
e bruci in essa ogni potere che non sia servizio fraterno
e la purifichi con la povertà e con il martirio... Vieni!

Vento del Suo Spirito che riduci in cenere la prepotenza, l'ipocrisia e il lucro
e alimenti le fiamme della giustizia e della liberazione
e che sei l'anima del Regno... Vieni!

Vieni o Spirito perché siamo tutti vento nel tuo vento,
vento del tuo vento,
dunque eternamente fratelli.

(Pedro Casaldaliga)


Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”
[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]
 

 
LECTIO      Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano – Michea 5, 1-7

 

1 E tu, Betlemme di Efràta
 così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda,
 da te mi uscirà colui
 che deve essere il dominatore in Israele;
 le sue origini sono dall’antichità,
 dai giorni più remoti.
 2 Perciò Dio li metterà in potere altrui
 fino a quando colei che deve partorire partorirà;
 e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele.
 3 Egli starà là e pascerà con la forza del Signore,
 con la maestà del nome del Signore suo Dio.
 Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande
 fino agli estremi confini della terra
 4 e tale sarà la pace:
 se Assur entrerà nella nostra terra
 e metterà il piede sul nostro suolo,
 noi schiereremo contro di lui
 sette pastori e otto capi di uomini,
 5 che governeranno la terra di Assur con la spada,
 il paese di Nimròd con il suo stesso pugnale.
 Ci libereranno da Assur,
 se entrerà nella nostra terra
 e metterà piede entro i nostri confini.
 6 Il resto di Giacobbe
 sarà, in mezzo a molti popoli,
 come rugiada mandata dal Signore
 e come pioggia che cade sull’erba,
 che non attende nulla dall’uomo
 e nulla spera dai figli dell’uomo.
 7 Allora il resto di Giacobbe sarà,
 in mezzo a popoli numerosi,
 come un leone tra le belve della foresta,
 come un leoncello tra greggi di pecore,
 il quale, se entra, calpesta e sbrana
 e non c’è scampo.

Parola di Dio

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!
“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.
È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.
 
 

 
MEDITATIO      Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”!
 

Mi-ka yah: «chi come Dio?»

Il profeta Michea è originario di Mosèset, un piccolo centro agricolo del regno di Giuda, a sud-ovest di Gerusalemme. Un villaggio, il che vuol dire: crudele sfruttamento da parte dei potenti del popolo. La sua origine contadina lo fa vicino al profeta Amos negli atteggiamenti, nell’avversione alle grandi città, nel linguaggio concreto e talvolta anche brutale, nel gusto delle immagini rapide e nei giochi di parole, oltre che nelle modalità del suo messaggio. Svolse il ministero profetico nella seconda metà del secolo VIII°.
Michea è un tenace assertore della giustizia sociale. Così egli trova, nel popolo biblico, una consapevolezza che investe tutte le classi e gli strati sociali: ricchi, amministratori, giudici, sacerdoti, profeti, tutti coloro che costruiscono le loro città con il sangue del povero, commercianti che imbrogliano e il popolo che non conosce più l’amore. Ad essi il profeta rimprovera la ricerca disonesta del profitto, l’ingiustizia nell’esercizio della loro funzione e la corruzione. Per essi Michea annuncia il «giudizio» di Dio.
Il popolo è giunto al punto in cui, nel giorno in cui vorrà tornare a Dio, non saprà più neanche che questo Dio esige l’amore. Michea allora riassumerà in un versetto definitivo le tre richieste fondamentali dell’amore di Dio, compendiate e trasmesse da Amos, Osea ed Isaia:

«Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono
e ciò che richiede il Signore da te:
praticare la giustizia (è tutto il messaggio di Amos),
amare la misericordia (è la parola che riassume Osea),
camminare umilmente con il tuo Dio (qui è tutto Isaia)
(Mi 6,8)

Michea, come ogni profeta, intravede il regno di Dio in cammino ed annuncia anche una futura ripresa del popolo di Dio guidato dal suo inviato che sorgerà da Betlemme (cfr 5,1-5).

Il «libretto di Michea» (cap. 4-5) è certamente post-esilico. Essendo passati per la sofferenza dell’esilio, gli ebrei sapevano dove conduceva l’orgoglio dei re e dei grandi che si pavoneggiavano nella orgogliosa Gerusalemme. Si comprende allora come il fanciullo che nascerà dalla «vergine» di Isaia 7, 14, il Messia, non sarà un re bellicoso, ma un umile pastore, che nascerà nella piccolissima città dell’umile pastorello David, Betlemme (cfr 1Sam 16 ss). E sarà questo l’inizio dell’èra messianica, la cui caratteristica sarà la pace.

Ø «…da te uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti.»
In questo brano è annunciata la nascita di Gesù a Betlemme, città feconda in rapporto alla nascita del Messia. Dai giorni più remoti è stato predetto il Messia. Gesù nato a Betlemme è la salvezza per la nostra vita personale. Da sempre, Dio ha fatto scelte per così dire quanto meno «originali» per manifestarsi agli uomini, e non si è smentito al momento della sua nascita, ha scelto infatti il piccolo villaggio di Betlemme per venire sulla terra non una grande città, un luogo in vista. Eppure Egli è il Messia, quel Messia le cui origini sono «…dall'antichità, dai giorni più remoti…».

Guardiamo ora la nostra vita, anche per noi ed in noi Gesù è nato, ed in modo discreto ma costante è presente nel quotidiano.
Gli permetto di abitare nel mio cuore e di accompagnarmi ogni singolo giorno? Il profeta lo chiama «dominatore di Israele»: permetto al Signore di essere dominatore del mio cuore? Riesco ad ascoltarlo? Cerco di seguire la sua strada, o penso di poter fare tutto da solo di essere autosufficiente?

Ø «Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra e tale sarà la pace»
La nascita di Gesù porta pace agli uomini, pace per la nostra vita personale, pace fino agli estremi confini della terra. «Nella tua volontà è la nostra pace, Signore!». La parola «pace» in moltissime zone del nostro mondo rimane, appunto, solo una parola e sembra qualcosa di irrealizzabile e lontanissimo. E senza andare troppo lontano, basta forse guardare ai piccoli, grandi conflitti che abbiamo con i nostri amici o familiari, e a quelli che tormentano il nostro cuore.

Dove credo che sia il Signore in tutte queste condizioni di non-pace? Ed io cosa faccio concretamente per portare la Sua pace intorno a me? Sono io per primo in pace con il mio prossimo, con me stesso e con il Signore?

Ø «Il resto di Giacobbe sarà come rugiada mandata dal Signore che non attende nulla dall’uomo.»
Il tema del «resto» è presente soprattutto nei libri post-esilici. Il resto del Signore sarà come un dono e non aspetta nulla dall’uomo; il dono del Signore non aspetta l’intervento umano. È un dono! Bisogna contemplare il mistero! I suo doni, non ci vengono elargiti per i nostri meriti, con Dio non si fanno contratti, Lui ci ama!

Proviamo ad elencare tutti i doni ricevuti dal Signore! Li ho sempre riconosciuti come dono o molte cose le considero come dovute? Pensiamo al dono del suo amore infinito e incondizionato: è poi così facile accettarlo? O questo mi fa sentire vincolato, in obbligo di ricambiare, di doverlo ripagare in qualche modo? Mi faccio amare dal Signore che mi ama gratis? Quante volte poi quello che chiedevo non mi è stato concesso? E quante altre invece ho ricevuto molto di più di quanto avrei mai sperato?

 
Dai Padri della Chiesa:

La preghiera è il sacrificio spirituale che abolisce i sacrifici antichi. «A che mi servono tutti i vostri sacrifici? dice il Signore. Sono sazio di olocausti di montoni e di grasso di vitelli. Il sangue di tori, agnelli e capri, non lo gradisco» (Is 1,11)... Il Vangelo ci dice quello che Dio desidera: «Viene il tempo in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Dio è spirito» (Gv 4,23.24), e vuole che gli uomini lo adorino nello spirito. Noi siamo veri adoratori e veri sacerdoti quando, pregando in spirito, offriamo a Dio in sacrificio la nostra preghiera, l’unica vittima che gli sia adeguata e perciò gradita - quella stessa che egli ha desiderato e che si è lungamente preparata. Questa vittima, offerta dal profondo del cuore, nutrita dalla fede, cresciuta nella verità, intatta e innocente, integra e pura, coronata dall’amore, dobbiamo presentarla all’altare di Dio accompagnata dalle nostre opere, con salmi e inni, ed essa ci otterrà tutto da lui.
 Come può Dio rifiutare qualcosa alla preghiera che gli è rivolta in spirito e verità, dal momento che l’ha voluta lui stesso? Quante testimonianze della sua efficacia leggiamo, sentiamo raccontare e accogliamo nella fede! Già la preghiera antica liberava dal fuoco, dalle belve e dalla carestia; eppure Cristo non l’aveva ancora informata di sé. Quanto più profonda è dunque l’efficacia della preghiera cristiana! Essa non invia angeli a spegnere le fiamme (cf. Dn 3,24ss), non chiude le fauci dei leoni, non sottrae il cibo ai contadini per portarlo altrove (cf. Dn 14,31ss), non conferisce una grazia particolare che annulli la sofferenza, ma fa crescere nella pazienza quelli che soffrono, così che in loro la grazia, nel coraggio della sopportazione, si dilata, ed essi, avvertendo che questa sofferenza è per il Signore, percepiscono nella fede la felicità che Dio riserva loro...
 Un tempo, la preghiera si rivolgeva a Dio perché egli castigasse gli uomini, disperdesse gli eserciti nemici, facesse cessare le piogge. Ora invece la preghiera fatta nella verità tiene lontana la collera di Dio, veglia in favore del nemico e supplica per i persecutori. Deve forse stupire che essa possa ottenere dal cielo l’acqua della rigenerazione, se una volta ha potuto farne scendere il fuoco? Solo la preghiera può vincere Dio. Cristo l’ha voluta incapace di chiedere il male, ma onnipotente nel bene...
 Tutte le creature pregano. Pregano, piegando le ginocchia, gli animali domestici e le bestie selvagge: uscendo dalle stalle o dalle tane, guardano verso il cielo e fanno vibrare l’aria con i loro gridi, come se volessero dire qualcosa. Anche gli uccelli, quando si alzano a volo verso il cielo, stendono le ali in forma di croce, come mani di un orante, ed esprimono qualcosa che somiglia a una preghiera. Che cosa ci resta ancora da dire per sottolineare la grandezza della preghiera? Il Signore stesso ha pregato: a lui gloria e potenza per i secoli dei secoli.

 Tertulliano, La preghiera, 28-29
 

«Preparate la via del Signore» (Is 40,3; Mc 1,3). La via del Signore che ci si ordina di preparare, o fratelli, camminando la si prepara, preparandola, si cammina. E quando anche aveste molto progredito in essa, vi resta sempre nondimeno da prepararla perché, dal punto in cui siete arrivati possiate avanzare, protesi verso ciò che sta oltre. Così, risultando in ogni singolo stadio preparata la via per il suo avvento, il Signore vi verrà incontro sempre nuovo, in qualche modo, e più grande di prima. E` quindi con ragione che il giusto elevava questa preghiera: «Indicami, o Signore, la via dei tuoi precetti e la seguirò sino alla fine» (Sal 118,33). E forse è stata definita «vita eterna» perché, pur avendo la Provvidenza previsto per ciascuno una via e fissato ad essa un termine, nondimeno non si dà alcun termine alla natura della bontà verso cui si tende. Per cui, il saggio e solerte viaggiatore, quando sarà giunto alla meta, non farà che ricominciare, poiché dimenticando ciò che si lascia alle spalle , dirà a se stesso ogni giorno: «Comincio adesso» (Sal 76,11). Si lancia come un gigante che nulla teme per percorrere la via dei comandamenti di Dio; egli supera facilmente nell’ardore della sua corsa i pigri che si fermano per via. E pur se arrivato all’ultima ora del giorno, egli ha attinto la perfezione in poco tempo, percorrendo peraltro un lungo cammino; fattosi svelto, da ultimo che era, fu tra i primi ad essere coronato.

 (Guerric d`Igny, Sermo V, de Adventu, 1)

(by don Pierluigi)


La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.


ORATIO      Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare. Se sei in difficoltà, prega così:

Non ti cercheremo nelle altezze, o Signore,
ma in questa crocefissa storia dell'uomo,
dove Tu sei entrato
conficcandovi l'albero della Croce,
per lievitarla verso la terra promessa
con la forza contagiosa
della tua Resurrezione.

Donaci di vivere in solidarietà profonda
col nostro popolo per crescere,
e patire e lottare con esso,
e rendere presente,
dove Tu ci hai posto,
la tua Parola di giudizio e di salvezza.

Liberaci da ogni forma di amore
universale e astratto,
per credere all'umile
e crocifisso amore,
a questa terra,
a questa gente.

(Bruno Forte)

 
CONTEMPLATIO      Si avverte il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

All’inizio, cominciando la preghiera, si devono elevare con tutte le proprie forze lodi a Dio, per mezzo di Cristo, glorificato nello Spirito Santo, che è con lui. Dopo di ciò, ognuno farà seguire ringraziamenti generali, pensando ai benefici elargiti a tanti uomini e quelli personali ricevuti da Dio. Dopo il ringraziamento, mi sembra che si debbano accusare con severità, davanti a Dio, i propri peccati, supplicando lui di salvarci e liberarci dallo stato in cui quelli ci hanno condotto, e anche di perdonarci le colpe commesse. Dopo la confessione dei peccati, si chiederanno i doni sublimi, celesti, particolari e collettivi, per i parenti e gli amici. E in tutto ciò la preghiera deve risuonare come lode continua a Dio per mezzo di Cristo nello Spirito Santo.

 Origene, La preghiera, 33,1
 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo
a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria
per tutti i secoli dei secoli.


 
ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!