RITIRO ON LINE
maggio - 2005  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

 

“Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso di Giovanni Paolo II, 25 Luglio 2002]

 

“Il Dio, diventato agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini.”

[S. Messa di inizio del Ministero Petrino, Omelia di Benedetto XVI, 24 Aprile 2005]

 

Invoco lo Spirito Santo:

 

 

MANDA A NOI

O GESÙ

IL TUO SPIRITO

 

e il Padre

sarà conosciuto

 

e Tu sarai amato

 

e il tuo Regno sarà in noi

 

e la tua Chiesa

sarà Sacramento di Salvezza

 

e le tuo comunità saranno

viva testimonianza d’amore

 

e le famiglie saranno

riflesso in terra

della Trinità del cielo

 

e la società sarà

fervia collaborazione

 

e i popoli saranno

nella pace

 

e vi saranno

cieli nuovi

e terre nuove

 

(don Giovanni Lanfranco)

 

 

Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

 

“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

 

 

 

LECTIO      Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano – Genesi 39

  

1 Giuseppe era stato condotto in Egitto e Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l’avevano condotto laggiù. 2 Allora il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell’Egiziano, suo padrone. 3 Il suo padrone si accorse che il Signore era con lui e che quanto egli intraprendeva il Signore faceva riuscire nelle sue mani. 4 Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne suo servitore personale; anzi quegli lo nominò suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi. 5 Da quando egli lo aveva fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, il Signore benedisse la casa dell’Egiziano per causa di Giuseppe e la benedizione del Signore fu su quanto aveva, in casa e nella campagna. 6 Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non gli domandava conto di nulla, se non del cibo che mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e avvenente di aspetto.

7 Dopo questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: “Unisciti a me! ”. 8 Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: “Vedi, il mio signore non mi domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. 9 Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio? ”. 10 E, benché ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di unirsi, di darsi a lei.

11 Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c’era nessuno dei domestici. 12 Essa lo afferrò per la veste, dicendo: “Unisciti a me! ”. Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e uscì. 13 Allora essa, vedendo ch’egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori, 14 chiamò i suoi domestici e disse loro: “Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce. 15 Egli, appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è uscito”.

16 Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa. 17 Allora gli disse le stesse cose: “Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con me. 18 Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori”. 19 Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: “Proprio così mi ha fatto il tuo servo! ”, si accese d’ira.

20 Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re.

Così egli rimase là in prigione. 21 Ma il Signore fu con Giuseppe, gli conciliò benevolenza e gli fece trovare grazia agli occhi del comandante della prigione.

22 Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione e quanto c’era da fare là dentro, lo faceva lui. 23 Il comandante della prigione non si prendeva cura più di nulla di quanto gli era affidato, perché il Signore era con lui e quello che egli faceva il Signore faceva riuscire.

 

Parola di Dio

 

 

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!

“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.

È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.

 

 

 

MEDITATIO        Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

Giuseppe era il figlio prediletto del patriarca Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo. Era il prediletto perché era il figlio avuto in vecchiaia. Giuseppe poi è dotato di una particolare sapienza con la quale coglie la volontà di Dio dentro gli avvenimenti della vita. E queste sue caratteristiche lo pongono in cattiva luce davanti ai suoi fratelli invidiosi che lo considerano solo un sognatore. Pieni di odio per questa predilezione paterna di cui gode Giuseppe, essi lo vendono e se ne sbarazzano macchiandosi così di un terribile delitto: il rifiuto della fratellanza. Nel cap. 39 del libro della Genesi si delinea la vicenda di Giuseppe, i primi passi di Giuseppe da schiavo a maggiordomo e avendo in mano tutti gli averi del padrone, perché il Signore era sempre con lui. Il Signore benedisse la casa dell’Egiziano per causa di Giuseppe. Dobbiamo considerare la vicenda personale di Giuseppe, ma di popolo dell’alleanza, chiamato da Dio a diventare suo popolo per le strade impervie della storia.

 

 

Nel testo vediamo tre sottosezioni:

 

- un’introduzione: Giuseppe in Egitto, come si ambienta, cosa operativamente ha fatto in Egitto, cosa ha fatto dapprima, in semi-libertà e come il Signore era sempre con lui. (vv 1-6) Giuseppe ricorda, senza rancore e senza odio la sua condizione: da figlio di un padre che aveva fatto per lui e per nessun altro dei suoi fratelli un abito che lo distinguesse da tutti, a venduto dai suoi fratelli ad un consigliere del faraone. La sua condizione di vita è adesso molto cambiata. Ma nella sua vita attuale non manca il Signore.

Viene raccontata la vita di Giuseppe in Egitto. «Il Signore fu con Giuseppe». Un versetto che ritorna parecchie volte nel capitolo. Non è Giuseppe ad essere con il Signore, ma il Signore si prende cura, benedice la casa dell’egiziano a causa di Giuseppe, sta con lui.

 

Accetto quello che manda il Signore, bene o male che sia? Riesco sempre nella mia vita a sentire la presenza del Signore? Mi accorgo del fatto che il Signore si prende cura di me? Sono portato a ringraziarlo per il suo amore per me?

 

 

- Giuseppe e la moglie del padrone tentatrice, e come Giuseppe ha risolto il problema, anche andando in prigione. (vv 7-19) Giuseppe è bello di aspetto. La bellezza anche esteriore è dono di Dio. La tentazione è l’egoismo, la tentazione è di dimenticarsi del donatore. Giuseppe è solo, bello, ferito per la sua situazione di schiavitù. La tentazione qui espressa dalla donna si presenta come cosa buona. Giuseppe è casto e onesto perché vuole essere giusto, perché vuole amare di più. Giuseppe è sempre in relazione con Dio ed è capace di far entrare Dio in tutte le situazioni della vita. La vita spirituale è fatta per amare di più. Bisogna posare lo sguardo sulle realtà solide e vere. Questo è amore del Signore e dei fratelli. Quando si è in uno stato di menzogna si è in potere del male. In questo caso viene punito chi fa il bene, mandandolo in prigione.

 

Qual’è il mio atteggiamento di fronte alla tentazione? Riesco a resistere all’egoismo o penso solo a me stesso? Mi rendo conto di quali sono i miei limiti oppure cedo di fronte a una tentazione? Nella tentazione, riesco a vedere comunque la presenza del Signore?

 

 

- Giuseppe in prigione che aiuta i fratelli carcerati. (vv 20-23) v 22: “…il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati… perché il Signore era con lui e quello che egli faceva il Signore faceva riuscire. “

La storia di Giuseppe ci insegna che l’amore, anche in prigione, risuscita sempre.  “Il male è un aggettivo potente senza sostantivo”.

 

Cerco di fare il bene degli altri a prescindere dalle mie difficoltà? Riesco a non piangermi addosso e a vedere le difficoltà dei fratelli? Anche nella situazione più negativa (il carcere per Giuseppe), mantengo la mia fiducia nel Signore?

 

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

 

 

 

ORATIO     Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare. Se sei in difficoltà, puoi pregare così:

 

 

Canto la Chiesa

 

Voglio cantare una canzone d'amore

alla mia Chiesa,

vecchia come il mondo

e giovane come l'alba di questa mattina.

 

Voglio danzare al ritmo della musica del cuore

davanti a tutta la Chiesa

che è disseminata in tutto il mondo.

 

Voglio gridare all'universo intero

come è profondo il mio amore.

I gelosi le stanno lontano, perché dicono

che ha parecchie rughe sul volto:

anch'io del resto le vedo, eppure l'amo.

Tace quando vorrei che parlasse: eppure l'amo.

Parla quando vorrei che tacesse:eppure l'amo.

 

L'amo perché

mi ha narrato alla fede,

mi ha partorito alla luce del Regno di Dio,

mi ha condotto alla dura scuola di Cristo,

mi ha fatto diventare corpo vivo del Signore,

mi ha costituito fratello universale di tutti.

 

L'amo perché

capisce le mie stanchezze e i miei crucci,

non mi dimentica quando da lei me ne vado lontano,

non mi respinge quando, tutto stracciato,

torno tra le sue braccia.

 

L'amo perché

è fatta di pochi santi e di molti peccatori come me,

è generosa nell'amore e fedele nella promessa;

solo a lei posso dire i miei peccati

senza sentirmi umiliare, né giudicare, né condannare.

 

L'amo perché

sa aspettare le mie maturazioni,

e, nonostante tutto, è sempre più Madre

d'ogni altra madre.

 

L'amo perché

è sempre comprensiva di tutti,

è sempre più giovane di tutti,

è sempre più nuova di tutti,

è sempre meno sporca di tutti,

è sempre più Cristo di tutti.

 

L'amo perché

in essa la mia dignità è pari a quella di tutti li altri,

ance se li altri si chiamano papa, vescovo, prete,

perché il Battesimo chiama tutti col nome di fratelli

e lo Spirito che è in tutti ci fa chiamare Dio "nostro Padre"

perché costituiamo un solo corpo, in Cristo.

 

Per te, Chiesa mia, ho scommesso la vita

e so con certezza che non perderò,

perché Cristo è accanto a te, è in te, è te

e Cristo è di Dio

per tutti i secoli.

 

Amen

 

 

CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. 

 

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!