RITIRO ON LINE - ottobre 2024 |
Venero
la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia
persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla
presenza del Signore che vuole parlarmi.
(San Giorgio - Palau)
Fa, o Signore, che non perda mai il
senso dello stupore!
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
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I SALMI INSEGNANO A PREGARE
Continua la piccola serie di Lectio suggerite dalla lettura di alcuni salmi. Per
fare ciò prendiamo liberamente spunto da alcune riflessioni di padre Ubaldo
Terrinoni, (OFM cappuccini), raccolte nel suo libro “I salmi insegnano a
pregare”.
LECTIO
Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
Salmo
121 (120)
vv. 1-2
il mio aiuto viene dal
Signore
1
Canto delle salite
Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?
2
Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra.
vv. 3-8
la rassicurante presenza di
un custode
3
Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode.4
Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d’Israele.5
Il Signore è il tuo custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra.6
Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte.7
Il Signore ti custodirà da ogni male: egli custodirà la tua vita.
8Il
Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre.
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della
Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga
del nostro Ritiro On Line: il grande
silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"
Salmo 121 – Alzo gli occhi verso i monti
Premessa e struttura letteraria
È una breve e densa composizione che fa parte di un «piccolo libro» detto delle
«ascensioni o salite» e si riferisce alla ricca e complessa esperienza dei
devoti pellegrini che annualmente affrontavano il lungo viaggio che li portava
alla città santa, a Gerusalemme, dove ognuno poteva esprimere i propri
sentimenti e le proprie angustie al Signore, con cuore aperto e con ardenti
invocazioni. In realtà, il salmista qui propone una preghiera semplice, sincera
e, allo stesso tempo, tanto suggestiva e profonda.
Il salmo è esemplare per il clima di fiducia nella divina protezione che il
pellegrino vive e respira. Si sente concretamente aiutato a superare con
coraggio ogni genere di pericolo e di difficoltà lungo il cammino. Il Signore
veglia costantemente con squisita premura su di lui dalla partenza al felice
ritorno. Egli sa bene che Dio ama il suo popolo e la singola persona.
Questo breve poemetto, che procede in modo lineare e sereno, è costituito da due
sezioni di ampiezza diseguale. Nella prima (vv. 1-2) il pellegrino riflette tra
sé e sé: rivolge a se stesso una domanda e si dà anche una risposta:
«Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto
viene dal Signore».
Qui dominano giustamente i pronomi «io» e «mio».
Nella seconda sezione (vv. 3-8) domina il pronome «tu»
e soprattutto il possessivo «tuo»:
«il
tuo piede»,
«il
tuo custode»,
«la
tua ombra»,
«la
tua destra»,
«la
tua vita».
Qui inoltre si snoda un dialogo (forse con un pellegrino come lui o con un
casuale viandante) che mira a infondere coraggio per proseguire il cammino verso
il santuario, riponendo una illimitata fiducia in Dio.
Commento
vv. 1-2 «il mio aiuto viene
dal Signore»
«Alzo gli occhi verso i monti».
Chissà quante volte lungo il cammino capita al pellegrino di distogliere gli
occhi dai sentieri sassosi e polverosi per innalzarli verso l'alto e scrutare
l'orizzonte. Le montagne da scalare che gli si parano davanti dicono fatica e
sudore, ma insieme anche speranza che, finalmente, si offra ai suoi occhi il
monte per eccellenza, il monte Sion, alto, solenne, immobile. Ed è proprio così
maestoso che lo contempla estasiato l'autore del salmo 125: «Chi
confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre»
(Sal 125,1).
Probabilmente il pellegrino richiama alla mente altri monti, cioè «le alture»
dove gli indigeni cananei avevano costruito santuari o tempietti idolatrici che,
in tempi remoti, erano risultati come pericolose tentazioni per il popolo di
Dio. Ma ora il devoto pellegrino è decisamente rivolto verso un monte ben
preciso, il monte sul quale si erge la splendida dimora di Dio tra gli uomini.
Solo questo monte ormai è per lui fonte di consolazione e di gioia. L'eco di
questa gioia la si coglie anche nei sentimenti dell'autore del salmo 48: «La
tua santa montagna, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte
Sion, vera dimora divina, è la capitale del grande re»
(Sal 48,3-4).
«Da dove mi verrà l'aiuto?».
Con questa domanda retorica forse il salmista allude a qualche tentazione del
passato, in cui è caduto per aver cercato aiuto e conforto da altre fonti e da
altre direzioni che non erano quelle del Dio dei padri, del Dio YHWH.
E soprattutto ora, che si ritrova nei panni del pellegrino, ha estremo bisogno
di un efficace sostegno, perché sa bene che non mancano imprevisti, difficoltà,
insidie, rischi e pericoli; pericoli di imboscate di briganti, pericoli di
malattie e pericoli di assalti di animali selvaggi.
In questi eventuali terribili frangenti a chi rivolgersi?
Da chi aspettarsi l'aiuto?
In chi mai si potrà riporre la fiducia?
La risposta rassicurante è una sola: «Il
mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra».
Certo, le insidie possono essere tante e varie, però non così squassanti da far
desistere il pellegrino dal proseguire il viaggio. Affatto...! Egli si appoggia
su una certezza incrollabile, che sostiene il suo fermo proposito di voler
arrivare al monte di Sion: Dio gli è vicino, gli è accanto come un compagno e
amico inseparabile. Egli è, allo stesso tempo, guida e meta da raggiungere.
«Egli
ha fatto cielo e terra».
È un'espressione tipicamente semitica, con la quale si vuole affermare che Dio è
creatore dell'universo. Gli studiosi la designano come «espressione polare»,
perché prende i due poli estremi per indicare la totalità di una realtà. Così,
per esempio, altre espressioni polari sono «giorno
e notte, primo e ultimo, alfa e omega, entrare e uscire, vita e morte, bene e
male».
Ebbene, il Dio creatore di tutto ciò che esiste, il Dio onnipotente sarà di
aiuto al viandante. Mai egli è così in pericolo lungo strade incerte e mai è
così protetto per la presenza del Signore.
vv. 3-8
la
rassicurante
presenza
di un «custode»
speciale
Al breve monologo della prima sezione fa riscontro un intenso e coinvolgente
dialogo nella seconda sezione. Forse è una comunicazione tra pellegrini che si
fanno coraggio a vicenda nelle soste del bivacco; forse è il riaffiorare dal
fondo della sua anima di verità perenni che contribuiscono a imprimergli calma e
forza; forse è la parola amica, intrisa di religiosità, di qualche viandante che
si è unito a lui nel cammino. Sì, gli garantisce qualcuno: «Il
tuo custode non lascerà vacillare il tuo piede».
Vacilla il piede del bambino per il suo passo incerto, vacilla il piede di chi
ha la salute malferma e di chi procede nell'oscurità, prigioniero della paura. E
chi mai sarà colui che non fa vacillare il piede? È il Signore, il quale è
presente in tutta la breve composizione del salmo e, soprattutto, è al centro
della vita del pellegrino. È da questa divina presenza che il piede riceve forza
e stabilità.
Egli è «il tuo custode».
Quest'ultimo termine risulta fondamentale nel salmo; è un termine chiave,
ricorre ben sei volte nella radice ebraica
shamàr.
Questa radice, nella traduzione italiana, assume il significato di «custodire,
proteggere, conservare, vegliare». Si
custodisce gelosamente qualcosa che è molto prezioso e caro; qui si tratta di
una persona, che risulta preziosissima al Custode.
Perciò, «Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d'Israele». Sì, questo impareggiabile custode è così
presente e vigile, che i suoi occhi sono permanentemente rivolti sul pellegrino con premura e tenerezza materna,
senza cedere mai al sonno e senza distrarsi neppure un momento. «In realtà non conosce riposo colui che sorveglia
Israele. Egli vigila sempre anche quando lascia che i suoi fedeli continuino a invocarlo nella notte. Mai Dio è così vicino,
diranno i mistici cristiani, come quando lo si crede lontano» (Beaucamp — De Relles).
«Il Signore è la tua ombra».
L'immagine dell'ombra richiama l'idea della frescura e del ristoro ed è
particolarmente apprezzata nei giorni di canicola, quando il sole dardeggia
implacabilmente lungo il viaggio; si sa che sussiste il reale pericolo della
insolazione.
In un commento chassidico al versetto del salmo, c'è
un felice riferimento alla metafora dell'ombra: «Disse
il Baal Shem Tov: Dio è la tua ombra. Proprio come l'ombra segue ciò che fa
l'essere umano, così l'Onnipotente si comporta secondo le azioni dell'uomo»
(I chassidim commentano la Scrittura, Dehoniane, Roma 1995, 133).
Il Signore è refrigerio e riposo; come albero rigoglioso accoglie sotto le sue
fronde il viaggiatore stremato.
Del resto, nel messaggio biblico è frequente il ricorso alla suggestiva immagine
dell'ombra. Così, per esempio, nel salmo 91 un devoto pellegrino rivolge alcune
domande al sacerdote che dimora nelle adiacenze del tempio e lo apostrofa in
questi termini: «Chi abita al riparo dell’Altissimo passerà la notte all'ombra
dell’Onnipotente...»
(Sal 91,1).
Il profeta Osea prevede un ritorno-conversione del popolo e annuncia da parte di
Dio un tempo di prosperità e di benessere: «Ritorneranno
a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, coltiveranno le vigne,
famose come il vino del Libano» (Os 14,8).
Isaia raccoglie il canto degli esuli, i quali esaltano le tenere premure di Dio
verso gli ultimi: «Tu
(Signore)
sei il sostegno al povero nella sua angoscia, riparo dalla tempesta, ombra
contro il caldo... Tu mitighi l'arsura con l'ombra d'una nube»
(Is 25,4-5).
«Sta alla tua destra». Dopo la metafora dell'ombra, segue
un'altra componente protettiva: l'immagine di Dio che si dispone alla destra del
pio orante. Alla destra dell'imputato si collocava il difensore per guidare il
suo assistito nel dibattimento processuale. Anche il Signore si colloca
volentieri alla destra del suo devoto per fargli da schermo in eventuali
improvvisati assalti di briganti o di animali selvaggi. Egli, anche come prode
invincibile, infonde così tanta sicurezza e calma nell'orante da fargli
dichiarare: «Il Signore sta alla mia destra, non potrò vacillare»
(Sal 16,8).
«Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte».
Torna qui il binomio «polare» «giorno-notte» per sottolineare che il Signore è
presente di continuo al fianco del suo devoto. All'immagine dei cocenti raggi
del sole, si aggiunge anche il pericolo dei raggi della luna. Nelle culture
dell'antico Oriente si riteneva che i raggi della luna potessero risultare
pericolosi: potevano causare febbri, emicranie, cecità e, perfino, follie.
Si sa che anche presso di noi si designa come lunatica una persona dall'umore
instabile. Ebbene, Dio protegge da eventuali raggi nocivi del giorno e della
notte, quando il pellegrino si corica a cielo aperto.
«Il Signore ti custodirà da ogni male: egli custodirà la ta vita».
Sì, egli è così presente all'intera durata dei giorni terreni della singola
persona, da scongiurare ogni specie di male, compreso il male ultimo, che è la
morte. Certo, l'esperienza ci conferma che la vita è disseminata di tanti mali
piccoli e grandi. Però, egli, da padre premuroso, interviene a liberarci con
tempestività e con amore.
La costituzione conciliare “Gaudium et spes” afferma che l'uomo del nostro
tempo, pur così orgoglioso delle sue conquiste, se guarda dentro al suo cuore,
si scopre inclinato al male e immerso in tante miserie» (GS 13).
Gesù, nella preghiera del Pater, riserva l'ultima espressione a questa amara
verità: «Liberaci dal male». Stando al testo originale,
l'espressione ha un significato ampio e può riferirsi sia al «male» che al
«Maligno». Probabilmente qui sono compresi ambedue i significati, cioè s'intende
il male nella sua connotazione complessa: nella sua fonte e nelle sue numerose
manifestazioni. Nessuno vince il male da solo, occorre l'aiuto di Dio, occorre
nutrire fiducia illimitata in lui, perché lui è più forte di ogni male.
«Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri».
Egli è l'eterno «presente» nella nostra esistenza. E dunque non cessa mai di
essere con me, vicino a me e in me, con amore continuo e sempre nuovo. È con me
«quando esco e quando entro».
Torna un'altra volta l'espressione polare con la quale si vuole assicurare la
presenza fattiva del Signore in ogni luogo in cui vengo a trovarmi e in ogni
momento della giornata, nello spazio e nel tempo. Lo scorrere delle ore del mio
vivere quotidiano è sotto il suo amabile sguardo. Egli veglia, sta in guardia e
protegge.
«Da ora e per sempre». La divina vigile presenza si
estende all'infinito e abbraccia il tempo e l'eternità. Perciò, non è con te per
qualche periodo della tua vita o solo alcune ore del giorno; veglia su di te
sempre.
Attualizzazione: pregare il salmo oggi: «Il mio aiuto viene dal Signore»
Qualcuno ritiene che Dio non esiste e, perciò, è convinto che il cammino
dell'uomo lungo tutta la sua esistenza sia esclusivamente nelle proprie mani.
Nulla e nessuno al di sopra dell'uomo, egli è il dio di se stesso. La vita è
programmata e vissuta in grande solitudine, senza la speranza di qualche aiuto e
protezione.
Qualche altro invece ammette l'esistenza di Dio o di un Essere trascendente,
però lo colloca così lontano da sé da rendere impossibile credere che egli si
possa prendere cura della singola persona e dei suoi piccoli e grandi problemi
di ogni giorno.
Il messaggio biblico si muove in direzione diametralmente opposta, dato che in
molte pagine ripete la certezza che l'uomo è oggetto di un immenso amore da
parte di Dio.
Secondo Cicerone, «gli
dèi si curano delle cose grandi e trascurano quelle piccole».
La Bibbia invece afferma a chiare lettere che Dio si occupa di tutto e di tutti.
Si interessa di me come fossi unico al mondo. Ed è proprio questa sua squisita
sollecitudine che mi aiuta a prendere coscienza della mia grandezza. Io sono
«qualcuno» per Qualcuno...! La mia esistenza è unica, irripetibile e
insostituibile.
Il motivo ultimo di questa importanza si colloca in
una logica e in un dinamismo di amore: Dio ama immensamente ognuno di noi. E
poiché ama, è sempre pronto a farsi presente per fornire il suo aiuto fattivo. «Provvede
a ciascuno — scrive G. Albanese —,
perché ne
conosce i bisogni e ne possiede i destini. Lui solo può dire in ultima analisi
ciò che mi giova e ciò che mi rovina. Lui solo può aiutarmi quando neppure io
stesso posso riguardarmi, perché lui solo vigila quando tutti noi siamo vinti
dal sonno.».
È Dio che dà senso e dignità alla vita del singolo. Per lui non vi è puro e
impuro, amico o nemico, innocente o peccatore. Per lui vi è l'uomo, frutto del
suo amore; e su di lui si china amorevolmente per provvedere a ogni sua
necessità.
A Dio non interessa che l'uomo viva in qualche modo i suoi giorni, ma che li
viva in pienezza: nella gioia, nella pace, nell'amore, nel benessere... È
appunto per questo che sono particolarmente presenti al suo cuore le persone
abbandonate e senza protezione come gli orfani, le vedove, i poveri, gli
schiavi, gli emarginati, gli stranieri...
«Il Signore è il tuo custode»
L'autore sacro continua a ripetere: «Il
Signore è il mio custode».
Dio solo è la mia sentinella perennemente sveglia. Dio è la mia guardia del
corpo, invincibile. Dio è il mio avvocato difensore inconfutabile. Dio solo è lo
scudo stellare a protezione totale.
La mistica spagnola Teresa d'Avila (1515-1582) aveva già detto cinque secoli
addietro: «Dio solo basta». È un motto che i giovani di oggi
continuano a cantare in ogni loro appuntamento importante sulle note di una
delicata melodia dei frères di Taizé. La santa d'Avila ricordava sovente a se
stessa:
«Niente ti turbi, niente ti spaventi,
tutto passa, Dio non cambia, la pazienza tutto ottiene.
E chi possiede Dio, nulla gli manca, solo Dio basta».
Gesù, nel Vangelo di Giovanni, si propone come custode fedelissimo di ognuno di
noi nella metafora del buon pastore (Gv 10,1-10). Egli entra per la porta come
vero pastore e si prende cura della singola pecorella; conosce tutte e ciascuna
di esse e le chiama per nome. Sta con loro sempre e dovunque, e divide tutto con
loro: il caldo e il freddo, la pioggia e il sole, l'inclemenza invernale e il
tepore primaverile. Vive un'intima relazione e una profonda comunione con loro;
ed è così talmente votato alla loro causa che è disposto a dare la vita.
Sì, davvero il Signore è il pastore insostituibile, è il custode impareggiabile.
Egli si prende cura concretamente di te: ti è accanto fedelmente, ti nutre,
veglia su di te e ti difende. È il custode fedele e insonne, che non si
allontana neppure un momento da te e non ti perde mai di vista. Anche se ti
capita di tradirlo e di abbandonarlo, egli non si dà per offeso, non ti volta le
spalle e non ti lascia solo. Forse tutti gli altri potrebbero dileguarsi dalla
tua strada e tu potresti ritrovarti improvvisamente nella solitudine e nello
sgomento.
Anche
allora tu
non sei solo, lui è presente, ti è vicino. Tu però sii riconoscente, non
lasciarlo, non respingere, non rifiutare la sua presenza!
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Continuo a seguirti, a volte camminando,
a volte zoppicando, a volte correndo,
eppure mi scandalizza che non ci salvi dalla prova,
mi scandalizza che la tua potenza
“si manifesta pienamente nella debolezza”…
ma continuo a seguirti, è tutto ciò che posso fare,
è tutto ciò che vuoi da me, al resto pensaci Tu.
(Un minuto con Dio)
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci
precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo
mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre
Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti
i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO
Mi
impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita.
Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al
momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
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