RITIRO ON LINE - ottobre 2024     










Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

  (San Giorgio - Palau)

 

Fa, o Signore, che non perda mai il senso dello stupore!

Fa che sappia leggere la tua firma dolce, la tua firma forte.     (Michel Quoist)
        

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

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I SALMI INSEGNANO A PREGARE

Continua la piccola serie di Lectio suggerite dalla lettura di alcuni salmi. Per fare ciò prendiamo liberamente spunto da alcune riflessioni di padre Ubaldo Terrinoni, (OFM cappuccini), raccolte nel suo libro “I salmi insegnano a pregare”.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.   

Salmo 121 (120)

 

vv. 1-2  il mio aiuto viene dal Signore

1Canto delle salite

Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?

2Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra.

 

vv. 3-8  la rassicurante presenza di un custode

3Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode.

4Non si addormenterà, non prenderà sonno  il custode d’Israele.

5Il Signore è il tuo custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra.

6Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte.

7Il Signore ti custodirà da ogni male: egli custodirà la tua vita.

      8Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"

 

Salmo 121 Alzo gli occhi verso i monti

 

Premessa e struttura letteraria

È una breve e densa composizione che fa parte di un «piccolo libro» detto delle «ascensioni o salite» e si riferisce alla ricca e complessa esperienza dei devoti pellegrini che annualmente affrontavano il lungo viaggio che li portava alla città santa, a Gerusalemme, dove ognuno poteva esprimere i propri sentimenti e le proprie angustie al Signore, con cuore aperto e con ardenti invocazioni. In realtà, il salmista qui propone una preghiera semplice, sincera e, allo stesso tempo, tanto suggestiva e profonda.

Il salmo è esemplare per il clima di fiducia nella divina protezione che il pellegrino vive e respira. Si sente concretamente aiutato a superare con coraggio ogni genere di pericolo e di difficoltà lungo il cammino. Il Signore veglia costantemente con squisita premura su di lui dalla partenza al felice ritorno. Egli sa bene che Dio ama il suo popolo e la singola persona.

Questo breve poemetto, che procede in modo lineare e sereno, è costituito da due sezioni di ampiezza diseguale. Nella prima (vv. 1-2) il pellegrino riflette tra sé e sé: rivolge a se stesso una domanda e si dà anche una risposta:

«Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore». Qui dominano giustamente i pronomi «io» e «mio».

Nella seconda sezione (vv. 3-8) domina il pronome «tu» e soprattutto il possessivo «tuo»: «il tuo piede», «il tuo custode», «la tua ombra», «la tua destra», «la tua vita».

Qui inoltre si snoda un dialogo (forse con un pellegrino come lui o con un casuale viandante) che mira a infondere coraggio per proseguire il cammino verso il santuario, riponendo una illimitata fiducia in Dio.

 

Commento    vv. 1-2 «il mio aiuto viene dal Signore»

«Alzo gli occhi verso i monti». Chissà quante volte lungo il cammino capita al pellegrino di distogliere gli occhi dai sentieri sassosi e polverosi per innalzarli verso l'alto e scrutare l'orizzonte. Le montagne da scalare che gli si parano davanti dicono fatica e sudore, ma insieme anche speranza che, finalmente, si offra ai suoi occhi il monte per eccellenza, il monte Sion, alto, solenne, immobile. Ed è proprio così maestoso che lo contempla estasiato l'autore del salmo 125: «Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre» (Sal 125,1).

Probabilmente il pellegrino richiama alla mente altri monti, cioè «le alture» dove gli indigeni cananei avevano costruito santuari o tempietti idolatrici che, in tempi remoti, erano risultati come pericolose tentazioni per il popolo di Dio. Ma ora il devoto pellegrino è decisamente rivolto verso un monte ben preciso, il monte sul quale si erge la splendida dimora di Dio tra gli uomini. Solo questo monte ormai è per lui fonte di consolazione e di gioia. L'eco di questa gioia la si coglie anche nei sentimenti dell'autore del salmo 48: «La tua santa montagna, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, vera dimora divina, è la capitale del grande re» (Sal 48,3-4).

«Da dove mi verrà l'aiuto?». Con questa domanda retorica forse il salmista allude a qualche tentazione del passato, in cui è caduto per aver cercato aiuto e conforto da altre fonti e da altre direzioni che non erano quelle del Dio dei padri, del Dio YHWH.

E soprattutto ora, che si ritrova nei panni del pellegrino, ha estremo bisogno di un efficace sostegno, perché sa bene che non mancano imprevisti, difficoltà, insidie, rischi e pericoli; pericoli di imboscate di briganti, pericoli di malattie e pericoli di assalti di animali selvaggi.

In questi eventuali terribili frangenti a chi rivolgersi?

Da chi aspettarsi l'aiuto?

In chi mai si potrà riporre la fiducia?

 

La risposta rassicurante è una sola: «Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra». Certo, le insidie possono essere tante e varie, però non così squassanti da far desistere il pellegrino dal proseguire il viaggio. Affatto...! Egli si appoggia su una certezza incrollabile, che sostiene il suo fermo proposito di voler arrivare al monte di Sion: Dio gli è vicino, gli è accanto come un compagno e amico inseparabile. Egli è, allo stesso tempo, guida e meta da raggiungere.

«Egli ha fatto cielo e terra». È un'espressione tipicamente semitica, con la quale si vuole affermare che Dio è creatore dell'universo. Gli studiosi la designano come «espressione polare», perché prende i due poli estremi per indicare la totalità di una realtà. Così, per esempio, altre espressioni polari sono «giorno e notte, primo e ultimo, alfa e omega, entrare e uscire, vita e morte, bene e male». Ebbene, il Dio creatore di tutto ciò che esiste, il Dio onnipotente sarà di aiuto al viandante. Mai egli è così in pericolo lungo strade incerte e mai è così protetto per la presenza del Signore.

 

vv. 3-8   la rassicurante presenza di un «custode» speciale

Al breve monologo della prima sezione fa riscontro un intenso e coinvolgente dialogo nella seconda sezione. Forse è una comunicazione tra pellegrini che si fanno coraggio a vicenda nelle soste del bivacco; forse è il riaffiorare dal fondo della sua anima di verità perenni che contribuiscono a imprimergli calma e forza; forse è la parola amica, intrisa di religiosità, di qualche viandante che si è unito a lui nel cammino. Sì, gli garantisce qualcuno: «Il tuo custode non lascerà vacillare il tuo piede».

Vacilla il piede del bambino per il suo passo incerto, vacilla il piede di chi ha la salute malferma e di chi procede nell'oscurità, prigioniero della paura. E chi mai sarà colui che non fa vacillare il piede? È il Signore, il quale è presente in tutta la breve composizione del salmo e, soprattutto, è al centro della vita del pellegrino. È da questa divina presenza che il piede riceve forza e stabilità.

Egli è «il tuo custode». Quest'ultimo termine risulta fondamentale nel salmo; è un termine chiave, ricorre ben sei volte nella radice ebraica shamàr. Questa radice, nella traduzione italiana, assume il significato di «custodire, proteggere, conservare, vegliare». Si custodisce gelosamente qualcosa che è molto prezioso e caro; qui si tratta di una persona, che risulta preziosissima al Custode.

Perciò, «Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d'Israele». Sì, questo impareggiabile custode è così

 

presente e vigile, che i suoi occhi sono permanentemente rivolti sul pellegrino con premura e tenerezza materna,

 

 senza cedere mai al sonno e senza distrarsi neppure un momento. «In realtà non conosce riposo colui che sorveglia

 

Israele. Egli vigila sempre anche quando lascia che i suoi fedeli continuino a invocarlo nella notte. Mai Dio è così vicino,

 

diranno i mistici cristiani, come quando lo si crede lontano» (Beaucamp — De Relles).

«Il Signore è la tua ombra». L'immagine dell'ombra richiama l'idea della frescura e del ristoro ed è particolarmente apprezzata nei giorni di canicola, quando il sole dardeggia implacabilmente lungo il viaggio; si sa che sussiste il reale pericolo della insolazione.

In un commento chassidico al versetto del salmo, c'è un felice riferimento alla metafora dell'ombra: «Disse il Baal Shem Tov: Dio è la tua ombra. Proprio come l'ombra segue ciò che fa l'essere umano, così l'Onnipotente si comporta secondo le azioni dell'uomo» (I chassidim commentano la Scrittura, Dehoniane, Roma 1995, 133).

Il Signore è refrigerio e riposo; come albero rigoglioso accoglie sotto le sue fronde il viaggiatore stremato.

Del resto, nel messaggio biblico è frequente il ricorso alla suggestiva immagine dell'ombra. Così, per esempio, nel salmo 91 un devoto pellegrino rivolge alcune domande al sacerdote che dimora nelle adiacenze del tempio e lo apostrofa in questi termini: «Chi abita al riparo dell’Altissimo passerà la notte all'ombra dell’Onnipotente...» (Sal 91,1).

Il profeta Osea prevede un ritorno-conversione del popolo e annuncia da parte di Dio un tempo di prosperità e di benessere: «Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, coltiveranno le vigne, famose come il vino del Libano» (Os 14,8).

Isaia raccoglie il canto degli esuli, i quali esaltano le tenere premure di Dio verso gli ultimi: «Tu (Signore) sei il sostegno al povero nella sua angoscia, riparo dalla tempesta, ombra contro il caldo... Tu mitighi l'arsura con l'ombra d'una nube» (Is 25,4-5).

«Sta alla tua destra». Dopo la metafora dell'ombra, segue un'altra componente protettiva: l'immagine di Dio che si dispone alla destra del pio orante. Alla destra dell'imputato si collocava il difensore per guidare il suo assistito nel dibattimento processuale. Anche il Signore si colloca volentieri alla destra del suo devoto per fargli da schermo in eventuali improvvisati assalti di briganti o di animali selvaggi. Egli, anche come prode invincibile, infonde così tanta sicurezza e calma nell'orante da fargli dichiarare: «Il Signore sta alla mia destra, non potrò vacillare» (Sal 16,8).

«Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte». Torna qui il binomio «polare» «giorno-notte» per sottolineare che il Signore è presente di continuo al fianco del suo devoto. All'immagine dei cocenti raggi del sole, si aggiunge anche il pericolo dei raggi della luna. Nelle culture dell'antico Oriente si riteneva che i raggi della luna potessero risultare pericolosi: potevano causare febbri, emicranie, cecità e, perfino, follie.

Si sa che anche presso di noi si designa come lunatica una persona dall'umore instabile. Ebbene, Dio protegge da eventuali raggi nocivi del giorno e della notte, quando il pellegrino si corica a cielo aperto.

«Il Signore ti custodirà da ogni male: egli custodirà la ta vita». Sì, egli è così presente all'intera durata dei giorni terreni della singola persona, da scongiurare ogni specie di male, compreso il male ultimo, che è la morte. Certo, l'esperienza ci conferma che la vita è disseminata di tanti mali piccoli e grandi. Però, egli, da padre premuroso, interviene a liberarci con tempestività e con amore.

La costituzione conciliare “Gaudium et spes” afferma che l'uomo del nostro tempo, pur così orgoglioso delle sue conquiste, se guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato al male e immerso in tante miserie» (GS 13).

Gesù, nella preghiera del Pater, riserva l'ultima espressione a questa amara verità: «Liberaci dal male». Stando al testo originale, l'espressione ha un significato ampio e può riferirsi sia al «male» che al «Maligno». Probabilmente qui sono compresi ambedue i significati, cioè s'intende il male nella sua connotazione complessa: nella sua fonte e nelle sue numerose manifestazioni. Nessuno vince il male da solo, occorre l'aiuto di Dio, occorre nutrire fiducia illimitata in lui, perché lui è più forte di ogni male.

«Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri». Egli è l'eterno «presente» nella nostra esistenza. E dunque non cessa mai di essere con me, vicino a me e in me, con amore continuo e sempre nuovo. È con me «quando esco e quando entro». Torna un'altra volta l'espressione polare con la quale si vuole assicurare la presenza fattiva del Signore in ogni luogo in cui vengo a trovarmi e in ogni momento della giornata, nello spazio e nel tempo. Lo scorrere delle ore del mio vivere quotidiano è sotto il suo amabile sguardo. Egli veglia, sta in guardia e protegge.

«Da ora e per sempre». La divina vigile presenza si estende all'infinito e abbraccia il tempo e l'eternità. Perciò, non è con te per qualche periodo della tua vita o solo alcune ore del giorno; veglia su di te sempre.

 

Attualizzazione: pregare il salmo oggi: «Il mio aiuto viene dal Signore»

Qualcuno ritiene che Dio non esiste e, perciò, è convinto che il cammino dell'uomo lungo tutta la sua esistenza sia esclusivamente nelle proprie mani. Nulla e nessuno al di sopra dell'uomo, egli è il dio di se stesso. La vita è programmata e vissuta in grande solitudine, senza la speranza di qualche aiuto e protezione.

Qualche altro invece ammette l'esistenza di Dio o di un Essere trascendente, però lo colloca così lontano da sé da rendere impossibile credere che egli si possa prendere cura della singola persona e dei suoi piccoli e grandi problemi di ogni giorno.

Il messaggio biblico si muove in direzione diametralmente opposta, dato che in molte pagine ripete la certezza che l'uomo è oggetto di un immenso amore da parte di Dio.

Secondo Cicerone, «gli dèi si curano delle cose grandi e trascurano quelle piccole». La Bibbia invece afferma a chiare lettere che Dio si occupa di tutto e di tutti. Si interessa di me come fossi unico al mondo. Ed è proprio questa sua squisita sollecitudine che mi aiuta a prendere coscienza della mia grandezza. Io sono «qualcuno» per Qualcuno...! La mia esistenza è unica, irripetibile e insostituibile.

Il motivo ultimo di questa importanza si colloca in una logica e in un dinamismo di amore: Dio ama immensamente ognuno di noi. E poiché ama, è sempre pronto a farsi presente per fornire il suo aiuto fattivo. «Provvede a ciascuno — scrive G. Albanese —, perché ne conosce i bisogni e ne possiede i destini. Lui solo può dire in ultima analisi ciò che mi giova e ciò che mi rovina. Lui solo può aiutarmi quando neppure io stesso posso riguardarmi, perché lui solo vigila quando tutti noi siamo vinti dal sonno.».

È Dio che dà senso e dignità alla vita del singolo. Per lui non vi è puro e impuro, amico o nemico, innocente o peccatore. Per lui vi è l'uomo, frutto del suo amore; e su di lui si china amorevolmente per provvedere a ogni sua necessità.

A Dio non interessa che l'uomo viva in qualche modo i suoi giorni, ma che li viva in pienezza: nella gioia, nella pace, nell'amore, nel benessere... È appunto per questo che sono particolarmente presenti al suo cuore le persone abbandonate e senza protezione come gli orfani, le vedove, i poveri, gli schiavi, gli emarginati, gli stranieri...

 

«Il Signore è il tuo custode»

L'autore sacro continua a ripetere: «Il Signore è il mio custode». Dio solo è la mia sentinella perennemente sveglia. Dio è la mia guardia del corpo, invincibile. Dio è il mio avvocato difensore inconfutabile. Dio solo è lo scudo stellare a protezione totale.

La mistica spagnola Teresa d'Avila (1515-1582) aveva già detto cinque secoli addietro: «Dio solo basta». È un motto che i giovani di oggi continuano a cantare in ogni loro appuntamento importante sulle note di una delicata melodia dei frères di Taizé. La santa d'Avila ricordava sovente a se stessa:

              «Niente ti turbi, niente ti spaventi,

              tutto passa, Dio non cambia, la pazienza tutto ottiene.

              E chi possiede Dio, nulla gli manca, solo Dio basta».

 

Gesù, nel Vangelo di Giovanni, si propone come custode fedelissimo di ognuno di noi nella metafora del buon pastore (Gv 10,1-10). Egli entra per la porta come vero pastore e si prende cura della singola pecorella; conosce tutte e ciascuna di esse e le chiama per nome. Sta con loro sempre e dovunque, e divide tutto con loro: il caldo e il freddo, la pioggia e il sole, l'inclemenza invernale e il tepore primaverile. Vive un'intima relazione e una profonda comunione con loro; ed è così talmente votato alla loro causa che è disposto a dare la vita.

Sì, davvero il Signore è il pastore insostituibile, è il custode impareggiabile. Egli si prende cura concretamente di te: ti è accanto fedelmente, ti nutre, veglia su di te e ti difende. È il custode fedele e insonne, che non si allontana neppure un momento da te e non ti perde mai di vista. Anche se ti capita di tradirlo e di abbandonarlo, egli non si dà per offeso, non ti volta le spalle e non ti lascia solo. Forse tutti gli altri potrebbero dileguarsi dalla tua strada e tu potresti ritrovarti improvvisamente nella solitudine e nello sgomento.

 Anche allora  tu non sei solo, lui è presente, ti è vicino. Tu però sii riconoscente, non lasciarlo, non respingere, non rifiutare la sua presenza!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

Continuo a seguirti, a volte camminando,

a volte zoppicando, a volte correndo,

eppure mi scandalizza che non ci salvi dalla prova,

mi scandalizza che la tua potenza

“si manifesta pienamente nella debolezza”…

ma continuo a seguirti, è tutto ciò che posso fare,

è tutto ciò che vuoi da me, al resto pensaci Tu. (Un minuto con Dio)

 

 

CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente, 

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti

i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.   Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!  Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!                                                                   

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