RITIRO ON LINE - ottobre 2023     










Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

(Salesiani Loreto)

    

Vieni, Spirito d’Amore, e illumina le strade della pace e della riconciliazione

tra i popoli. Rinnova il nostro cuore e rendilo capace di amare senza confini.

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

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CERCATE GESU’

 

Nelle LECTIO che stiamo proponendo ci facciamo aiutare dal cardinale Carlo Maria Martini che nel 2002 tenne, in Cattedrale a Milano, i suoi ultimi “quaresimali” prima di lasciare la direzione della diocesi. Sono commenti al capitolo 18 del Vangelo di Matteo. Lasciamoci aiutare dalle parole precise e puntuali di questo “pastore” che tanto ha saputo donare alla Chiesa.

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.      Matteo 18,15-20

 

15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18"In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19"In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20 Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.



MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"

 

  

LI’ SONO IO IN MEZZO A LORO

 

Un’immagine di comunità cristiana

 Una comunità è un luogo nel quale non sempre si va d’accordo e dunque è anche necessario conoscere un punto di riferimento concreto per sapere cosa fare in questi casi.

 Prima di affrontare la lectio propriamente detta relativa al passo del Vangelo in questione, è utile cercare di elaborare una breve sintesi di quella immagine di comunità che già comincia a emergere dalle pagine di Matteo precedenti a queste. Di tale comunità cristiana si possono mettere a fuoco quattro caratteristiche.

La prima è che si tratta di una comunità in cui conta di più chi conta di meno agli occhi del mondo (il più grande è il più piccolo), un luogo in cui la scala di valori è diversa da quella corrente, in cui non domina il quadrinomio denaro, potere, piacere, successo, ma al contrario al primo posto ci sono valori come gratuità, benevolenza, perdono, umiltà, solidarietà e comunione.

La seconda caratteristica sta nel fatto che i piccoli vengano protetti, i deboli e gli umili vengano onorati.

Come terza bisogna annotare che in tale comunità purtroppo avvengono anche degli scandali, come è inevitabile che sia (lo ricorda Gesù stesso), ma questi sono aborriti e considerati con orrore.

Quarta e ultima,  risulta una comunità in cui vi è cura e preoccupazione per chi si allontana, in cui dunque vi è gioia e accoglienza per chi ritorna.

L’immagine che si compone da quanto precede i testi di oggi, è quindi quella di una

comunità amorevole e, come dice un famoso titolo di Jean Vanier, “luogo del perdono e della festa”, una comunità che si caratterizza dunque per spirito di benevolenza e spirito di comunione.

Tuttavia, per cominciare a introdurci al brano qui preso in  considerazione (versetti 15-20), non è una comunità trasandata e negligente, in cui tutto è ammesso, tutto si equivale, tutto vale il contrario di tutto, in cui ciascuno può fare quello che gli pare; al contrario è una comunità che, pur essendo benevola e amorevole, è anche esigente: ha le sue regole e non transige su certe cose.

Proprio perché questa comunità si sforza di rispecchiare quella celeste, quella Gerusalemme celeste nella quale tutto è limpido e pieno di amore, chiaramente nei limiti di una comunità storica e fallibile fatta di peccatori, di gente che vive ancora fra i travagli e le difficoltà di questo mondo, che però comunque aborre l’ipocrisia, si mostra dunque insieme amorevole e decisa.

 

Consensi e dissensi tra fratelli

Proprio di quest’ultimo aspetto trattano i versetti da 15 a 20 del capitolo 18 del Vangelo di Matteo. Esaminando attentamente la struttura di questo brano si riscontrano quattro detti di Gesù.

Il primo, che occupa i versetti 15, 16 e 17, è composto da ben cinque proposizioni ipotetiche: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te»; «Se ti ascolterà»; «Se non ascolterà»; «Se poi non ascolterà costoro»; «Se non ascolterà neanche la comunità». L’insieme di questo detto esprime in una sorta di crescendo le regole della correzione fraterna, che vanno dalla correzione privata fino all’esclusione dall’assemblea.

Il secondo detto di Gesù, al versetto 18, è una rivelazione molto solenne introdotta dalle parole “in verità io vi dico”, che equivalgono quasi a un giuramento. Un detto riguardante la corrispondenza tra ciò che la comunità compie in terra e ciò che avviene in cielo: «Tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo».

Il terzo detto di Gesù tratta della forza del consenso comunitario; anche in questo caso c’è stretta relazione tra terra e cielo: «Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà».

 

Dio con noi

 Infine l’ultimo detto, al versetto 20, è quello centrale del discorso di tutto il capitolo perché proclama la ragione ultima della forza della comunità, cioè la ragione che sta nella forza del consenso tra i fratelli, la quale ha alla sua radice la presenza di Gesù nel mezzo. «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Questo quarto detto di Gesù è un testo chiave di tutto il Vangelo di Matteo, il quale comincia con la promessa di colui che sarà chiamato l’Emmanuele, che significa “Dio con noi (Matteo 1,23), e termina con la promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Matteo 28,20).

Inoltre ci ricorda la regola fondamentale della fraternità: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Matteo 25,40); insieme a quell’altra regola presente nel discorso missionario di Gesù, al capitolo decimo di Matteo, della presenza di Gesù nei suoi rappresentanti, regola espressa da quelle parole:

« Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa. »

 

Dunque Gesù è presente nei suoi rappresentanti, nei profeti, giù giù fino a nei più piccoli e questo è quasi il pensiero centrale del Vangelo di Matteo, quindi anche il pensiero nodale di questo capitolo diciottesimo. Nell’ultimo versetto del brano (18,20) viene perciò evocata la ragione profonda di tutti gli atteggiamenti raccomandati in precedenza (correzione fraterna, corrispondenza tra terra e cielo, l’accordarsi in preghiera sulla terra) e cioè che Gesù il risorto è in mezzo a noi, è nella sua comunità; la quale quindi è il luogo dove Gesù si rende presente.

 

Parole chiave e paralleli - Correzione fraterna

 Vi sono diversi paralleli interessanti per meglio comprendere questa parola e per iniziare è opportuno scegliere il seguente tratto dal Vangelo di Luca (17,3): «State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli».

Questo versetto è come una sintesi dei primi tre versetti di questo brano, mette insieme la correzione fraterna e il perdono immediato; ed è anche una sintesi tra ciò che si dice nel brano qui sopra riportato del capitolo 18 di Matteo e quello che si affronterà più avanti riguardante il perdono fraterno. Quindi questa frase di Luca si può usare a proposito perché molto sintetica.

 

Un secondo parallelo è tratto invece dall’Antico Testamento e precisamente dal libro del

Deuteronomio (19,15): «Un solo testimone non avrà valore contro alcuno, per qualsiasi colpa e per qualsiasi peccato; qualunque peccato uno abbia commesso, il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o tre testimoni». In particolare il parallelo fa riferimento al versetto 16 di Matteo: «Ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni».

 

Un altro parallelo importante, anch’esso sulla correzione fraterna, rintracciabile nell’Antico Testamento è tratto dal libro del Levitico (19,17): «Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui». Descrive quell’atteggiamento per cui anziché rimuginare astio contro il fratello o coinvolgere altre persone si predilige affrontarlo direttamente e apertamente. Questo capitolo del Levitico è per altro molto importante perché immediatamente dopo il versetto appena citato, si trova quello da tutti i cristiani conosciuto a memoria come regola d’oro che recita:

«Amerai il tuo prossimo come te stesso». Dunque ancora una volta la correzione fraterna è concepita in questo ambito di amore.

 

Altri due paralleli sono tratti dai Vangeli, uno secondo Matteo e l’altro secondo Giovanni; entrambi esprimono l’efficacia definitiva in cielo di ciò che viene compiuto sulla terra nella comunità. Matteo 16,19: «A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Si noti nuovamente la corrispondenza tra terra e cielo. L’efficacia di ciò che avviene nella comunità è ben espressa in Giovanni 20,23: «A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

 

Un’ultima pagina interessante da aggiungere a questi paralleli è tratta ancora dal Vangelo copto di Tommaso, che al detto numero 48 esprime in maniera molto incisiva il risultato della pace tra fratelli: «Gesù disse: “Se in questa stessa casa due fanno pace l’uno con l’altro, diranno a un monte: ‘Allontanati!’,  si allontanerà”». È qui dichiarato in maniera anche molto plastica che la pace tra fratelli può spostare le montagne; la qual cosa mi richiama subito alla mente la pace tanto agognata tra i fratelli ebrei e i fratelli palestinesi in Medio Oriente, che quando finalmente si farà, allora si allontaneranno le montagne dell’incomprensione e della paura per far posto alle pianure della benevolenza e dell’accoglienza reciproca, e ciò richiede da noi tanta preghiera e tanta intercessione.

 

Comunità ecclesiastica

 La ricerca delle parole chiave ha portato a sottolineare innanzitutto la parola “comunità”, che è sinonimo qui di “assemblea”, termine che occorre due volte nel versetto 17: «Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano». “Comunità” è la parola da cui deriva (dal greco) l’italiano “chiesa”, ed è la stessa parola che occorre in Matteo 16,18 dove Gesù dice a Pietro: «Tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa».

 

 

Come in cielo così in terra

Altre due parole chiave  sono riconducibili ai verbi “sciogliere” e “legare”.

«Tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo».

La medesima espressione che appare appunto nella famosa promessa del primato a Pietro, richiamata poco sopra tra i paralleli.

Un’ulteriore parola chiave si ritrova ai versetti 18 e 19 ed è legata al rapporto terra-cielo che appare tre volte in queste pagine; il più immediato da richiamare alla mente è certamente quello del Padre nostro: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così anche in terra».

Un’ultima parola chiave, è proprio la chiusura del versetto: «In mezzo a loro». Parola che indica la presenza del Risorto nella comunità, concetto determinante nella struttura del Vangelo di Matteo.

 

Tra i messaggi che si possono ricavare per noi oggi da questo testo ne mettiamo in evidenza tre:

-       l primo si riferisce al tema della correzione fraterna e del suo ordine nella comunità.

-       Il secondo riguarda la forza dell’intercessione comunitaria,

-       mentre il terzo è la presenza del Risorto fra i suoi, che è il cuore di questo discorso.

 

L’ordine nella correzione fraterna

 Come prima cosa riconsideriamo i tre versetti sulla correzione fraterna. Essi ci comunicano tre questioni importanti.

 La correzione fraterna è uno degli ingredienti ordinari della vita di una comunità cristiana. Mentre spesso, al contrario, avviene che sia di fatto uno degli elementi più trascurati: si preferisce evitare un fratello o magari criticarlo alle spalle oppure auspicarne il trasferimento piuttosto che aiutarlo a viso aperto e sinceramente a correggersi dei suoi difetti; si preferisce magari divulgare il difetto di un fratello, sparlarne o scriverne ai superiori senza prima provare a confrontarsi direttamente a livello umano e fraterno con la persona che si ritiene in fallo.

 

C’è quindi una certa paura anche nelle comunità cristiane ad affrontare un dialogo franco, benevolo, non iroso, non amaro, insomma una conversazione umile e sincera a tu per tu. Si capisce dunque quanto sia importante la carità, la fiducia reciproca e come la non osservanza di questa regola, di questo ordine della correzione fraterna, porti gravi danni nella comunità cristiana, gravi turbamenti nella sua vita e pace quotidiana, promuovendo un clima serpeggiante di insincerità e di ipocrisia.

In presenza di un difetto vero e proprio e preciso, è meglio parlarne, se è possibile, con la persona interessata, piuttosto che fare lunghi giri che accrescono soltanto il male.

 

La correzione fraterna non solo è importante ma prevede anche un ordine, come esprime chiaramente questo brano di Vangelo:

-       la prima ammonizione deve avvenire a quattr’occhi, tra te e lui solo;

-       la seconda ammonizione ancora riservata, tra poche persone;

-       e poi solo al termine di questo iter, se non ha successo, si passa a una denuncia più pubblica nella comunità.

-       Vi sono addirittura dei casi, come prospettato da questi versetti, in cui, esaurito ogni altro mezzo, non resta che l’allontanamento dalla comunità, una situazione molto dolorosa che però serve tra l’altro a far comprendere come la comunità sia una cosa seria. La Chiesa, certo, ritiene questo un rimedio temporaneo, reversibile, ma che tuttavia può rendersi necessario perché una comunità non è tenuta a tollerare tutto e deve salvaguardare con fermezza certi valori.

 

Monito a una comunità viva

 Certamente bisogna dire che oggi lo stile di vita è molto cambiato rispetto a quello delle comunità antiche; oggi la soggettività di molte persone è cresciuta e molte persone preferiscono autoescludersi dalla comunità perché non si riconoscono più in essa e nelle sue regole, e questo è certamente doloroso.

 

Ma forse ciò che dobbiamo temere di più non è neanche tanto l’autoesclusione di coloro che non si sentono più di condividere la fede e la pratica morale di una comunità perché la ritengono troppo esigente, quanto piuttosto dobbiamo temere l’autoesclusione spontanea di coloro che si staccano da una comunità perché la considerano ormai come amorfa e insignificante, che non ha più alcuna rilevanza né religiosa né spirituale.

 Questo distacco, che si attua soprattutto in Occidente, in Europa, specialmente nel Nord Europa, è un campanello di allarme molto grave, perché può significare che la comunità non è più sale della terra e luce del  mondo e quindi a null’altro vale che a essere gettata via e calpestata dagli uomini.

Dunque questo allontanamento non per distacco disciplinare rigoroso ma come per inerzia, per freddezza, ci deve far molto  riflettere sul calore delle nostre comunità.

 

 

Una comunità verso la santità

 A questo punto tengo a dire che, ringraziando Dio, nella nostra diocesi abbiamo ancora tante buone comunità parrocchiali ferventi e anche abbastanza ben ordinate, cui aggiungerei lo stimolo di piccole comunità, piccoli gruppi e anche aggregazioni e movimenti più ampi che si danno ovviamente una regola interna più rigorosa (e quindi possono escludere coloro che non ci stanno pur non pregiudicando loro la partecipazione a una comunità cristiana più larga): l’essenziale è che il piccolo gruppo o l’aggregazione non pretendano di rappresentare l’esclusività della Chiesa.   

Questa dialettica tra gruppi più rigorosi ristretti e comunità cristiana tutta intera c’è sempre stata nella storia della Chiesa: basti pensare al monachesimo e al movimento francescano; tuttavia tutto ciò non deve significare che esista un “cristianesimo rigoroso” contrapposto a un “cristianesimo in ribasso”, cioè quasi due binari.

 

Va invece mantenuta questa dialettica nell’ambito di una proposta alta di vita cristiana anche alle parrocchie. Questo è anche ciò su cui insiste molto papa Giovanni Paolo Il parlando della santità, cioè di una proposta non mediocre di vita cristiana, di un traguardo alto da proporre a tutti, tanto che nella  Novo millennio ineunte” non esita a dire che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quella della santità e che sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre vissuta all’insegna di un’etica minimalista e di una religiosità superficiale, e aggiunge che è ora di proporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana ordinaria. 

 

Dunque ogni correzione fraterna nella comunità deve ispirarsi a questa proposta esigente e alta di vita cristiana, ovviamente insieme a quella comprensione e a quella misericordia di cui si parlerà ancora in questo capitolo 18 di Matteo.

 

Cristo presente nella comunità

 Altro messaggio di questo brano, relativo ai versetti 18 e 19, è quello della forza dell’azione comunitaria e dell’intercessione comunitaria. È così grande, dice Gesù, il valore del convenire sui temi fondamentali, cioè in sostanza del fare comunità, che tale valore trapassa i cieli e quando diventa preghiera ha una forza di intercessione irresistibile: il Signore ascolta sempre la preghiera di fratelli che si amano sinceramente (e quando non siamo ascoltati dovremmo anche interrogarci circa la sincerità del nostro amore, domandarci se la nostra preghiera è davvero un gesto di consenso tra fratelli).

 

Il terzo messaggio, di cui si è già trattato, è la presenza del Risorto tra i suoi. Quel messaggio del “Dio con noi” che è la radice di tutto: la certezza che il Signore risorto è sempre qui tra noi, che non ci abbandona mai, a partire dalla quale possiamo vedere il Signore anche nei più piccoli, nei membri apparentemente più insignificanti della comunità e andare alla ricerca incessante di coloro che si sono allontanati e riaccoglierli con gioia; è a partire da questa certezza che coltiviamo grande rispetto anche per chi pecca e maturiamo atteggiamenti di riconciliazione e di perdono.

 

Quindi il Signore risorto è Dio di riconciliazione e di pace che stronca le guerre, vince le inimicizie, placa le vendette e riconcilia gli offesi.

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

 

 

 

Restiamo in pace. Perdonati per perdonare.

Con sovrabbondante misericordia.

Pronti a ricominciare. A stringere una mano,

a cingere in un abbraccio, a deporre un bacio.

Restiamo in pace come bambini raccolti

 

attorno a un gioco,

 

la sera, prima di andare a dormire.

Restiamo in pace. Le mani aperte, il cuore limpido,

gli occhi trasparenti per lasciarci guardare da Lui.

 

Restiamo in pace. Perdonati per perdonare.

 

Restiamo in pace.

(Eric Pearlman – Un minuto con Dio)

 

 

 

 

 – Un minuto con Dio)

CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente, 

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti

i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.   Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!  Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...   Arrivederci!                                                                   

  

(tratto da catechesi tenute nel 2002 dal Card. Carlo Maria Martini)

 

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