Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
Padre abbracciami
da respirarti a fondo
come vento gentile |
come sole che scalda
sii per me alba nuova
di luce.
(
Fraternità di Romena) |
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
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"PREGARE IL PADRE NOSTRO"
“Gesù
pregava come prega ogni uomo del mondo. Eppure, nel suo modo di pregare, vi era
racchiuso un mistero, qualcosa che sicuramente non era sfuggito ai suoi
discepoli, se nei vangeli troviamo quella supplica così semplice e immediata:
«Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1).
Gesù mette sulle labbra dei suoi discepoli una preghiera breve, audace, fatta di
sette domande – un numero che nella Bibbia non è
casuale, indica
pienezza”.
Questa presentazione
introduce le
meditazioni di
papa Francesco sul Padre Nostro, da lui tenute nelle udienze generali del
mercoledì. Sono un materiale
prezioso da approfondire nei nostri momenti di riflessione.
LECTIO Apro
la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
(Mt 6, 9-13)
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
(Mc 10,46-52)
(Mt 11,25-27)
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente.
Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona
più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line:
il grande
silenzio ! Il protagonista è lo Spirito
Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso
"cuore".
UNA PREGHIERA CHE CHIEDE FIDUCIA
Gesù mette sulle labbra dei suoi discepoli una preghiera breve, audace, fatta di
sette domande, un numero che nella Bibbia non è casuale: indica pienezza.
Dico audace perché, se non l’avesse suggerita il Cristo, probabilmente nessuno di noi – anzi, nessuno dei teologi più famosi – oserebbe pregare Dio in questa maniera.
Gesù invita i suoi discepoli ad avvicinarsi a Dio e a rivolgergli con confidenza
alcune richieste: anzitutto riguardo a Lui e poi riguardo a noi. Non ci sono
preamboli nel Padre nostro. Gesù non insegna formule per “ingraziarsi” il
Signore, anzi, invita a pregarlo facendo cadere le barriere della soggezione e
della paura. Non dice di rivolgersi a Dio chiamandolo “onnipotente”,
“altissimo”, “Tu,
che sei
tanto distante
da noi, io sono un misero”: no, non dice così, ma semplicemente «padre»
(Mt 6,9), con tutta semplicità, come i bambini si rivolgono al papà. E questa
parola “padre”, esprime la confidenza e la fiducia filiale.
La mia vita concreta
La preghiera del Padre nostro affonda le sue radici nella realtà concreta
dell’uomo. Ad esempio, ci fa
chiedere il pane, il pane quotidiano: richiesta semplice ma essenziale, che dice
che la fede non è una questione “decorativa”, staccata dalla vita, che
interviene quando sono stati soddisfatti tutti gli altri bisogni:
Semmai la preghiera comincia con la vita stessa. La preghiera – ci insegna Gesù
– non inizia nell’esistenza umana dopo che lo stomaco è pieno: piuttosto si
annida dovunque c’è un uomo, un qualsiasi uomo che ha fame, che piange, che
lotta, che soffre e si domanda “perché”.
La nostra prima preghiera, in un certo senso, è stato il vagito che ha
accompagnato il primo respiro. In quel pianto di neonato si annunciava il
destino di tutta la nostra vita: la nostra continua fame, la nostra continua
sete, la nostra ricerca di felicità.
Gesù, nella preghiera, non vuole spegnere l’umano, non lo vuole anestetizzare.
Non vuole che smorziamo le domande e le richieste imparando a sopportare
tutto. Vuole invece che ogni sofferenza, ogni inquietudine, si slanci
verso il cielo e diventi dialogo. Avere fede, diceva una persona, è un’abitudine
al grido.
La preghiera di Bartimeo
Dovremmo essere tutti quanti come il Bartimeo del Vangelo (cfr Mc 10,46-52),
quell’uomo cieco che mendicava alle
porte di
Gerico: “
il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a
mendicare…
Sentendo che era Gesù Nazareno,
cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!»
“
Intorno a
sé aveva
tanta brava gente che gli intimava di tacere: “Ma stai zitto! passa il
Signore. Stai zitto. Non disturbare. Il Maestro ha tanto da fare; non
disturbarlo. Tu sei fastidioso con le tue grida. Non disturbare”.
“Molti
lo rimproveravano perché tacesse
“
Ma lui, non ascoltava quei consigli: con santa insistenza, pretendeva che la sua
misera condizione potesse finalmente incontrare Gesù:
“ma
egli gridava ancora più forte
“.
E la gente educata: “Ma no, è il Maestro, per favore! Fai una brutta figura!”.
E lui gridava perché voleva vedere, voleva essere guarito:
Gesù gli ridona la vista, e gli dice: «La
tua fede ti ha salvato», quasi a spiegare
che la cosa decisiva per la
sua guarigione è stata quella
preghiera, quella invocazione gridata con fede, più forte del “buonsenso” di
tanta gente che voleva farlo tacere.
La preghiera non solo precede la salvezza, ma in qualche modo la contiene già,
perché libera dalla disperazione di chi non crede a una via d’uscita da tante
situazioni insopportabili.
Ti rendo lode
Certo, poi, i credenti sentono anche il bisogno di lodare Dio. I vangeli ci
riportano l’esclamazione di giubilo che prorompe dal cuore di Gesù, pieno di
stupore riconoscente al Padre (cfr Mt 11,25-27):
“Ti
rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste
cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli...
“
I primi cristiani hanno perfino sentito l’esigenza di aggiungere al testo del
Padre nostro una dossologia: «perché
tua è la potenza e la gloria nei secoli» (Didaché, 8, 2).
Ma nessuno di noi è tenuto ad abbracciare la teoria che qualcuno in passato ha
avanzato: che la preghiera di domanda sia una forma debole della fede, mentre la
preghiera più autentica sarebbe la lode pura, quella che cerca Dio senza il peso
di alcuna richiesta. No, questo non è vero.
La preghiera di domanda è autentica, è spontanea, è un atto di fede in Dio che è
il Padre, che è buono, che è onnipotente.
È un atto di fede in me, che sono piccolo, peccatore, bisognoso. E per
questo la preghiera, per chiedere qualcosa, è molto nobile. Dio è il padre che
ha un’immensa compassione di noi, e vuole che i suoi figli gli parlino senza
paura, direttamente chiamandolo “padre”; o nelle difficoltà dicendo: “Ma
Signore, cosa mi hai fatto?”.
Per questo gli possiamo raccontare tutto, anche le cose che nella nostra vita
rimangono distorte e incomprensibili. E ci ha promesso che sarebbe stato con noi
per sempre, fino all’ultimo dei giorni che passeremo su questa terra.
Preghiamo il Padre nostro, cominciando così, semplicemente: “padre” o “papà”.
E Lui ci capisce e ci ama tanto.
(catechesi di Papa Francesco del 12 dicembre 2018)
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
In questa sera in penombra
passa accanto a me.
Cerco cose nascoste
ai dotti e ai sapienti
e anche a me.
Un
venticello leggero
possa soffiare su di noi
e sussurrarci ancora
che ci sei.
(Fraternità
di Romena)
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CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È
Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in
silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio
Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen
ACTIO
Mi impegno a
vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore
e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego
con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(tratto dalle catechesi di Papa Francesco )
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