RITIRO ON LINE - ottobre 2020













Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.


Padre abbracciami

da respirarti a fondo

come vento gentile

come sole che scalda

sii per me alba nuova

di luce.

    ( Fraternità di Romena)


Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

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"PREGARE IL PADRE NOSTRO"

Gesù pregava come prega ogni uomo del mondo. Eppure, nel suo modo di pregare, vi era racchiuso un mistero, qualcosa che sicuramente non era sfuggito ai suoi discepoli, se nei vangeli troviamo quella supplica così semplice e immediata: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1).

Gesù mette sulle labbra dei suoi discepoli una preghiera breve, audace, fatta di sette domande – un numero che nella Bibbia non è  casuale,  indica  pienezza”.

 

Questa  presentazione  introduce  le  meditazioni  di  papa Francesco sul Padre Nostro, da lui tenute nelle udienze generali del mercoledì. Sono un  materiale  prezioso da approfondire nei nostri momenti di riflessione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.

(Mt 6, 9-13)

 9Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli,  sia santificato il tuo nome, 

10venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.

11Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

12e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,

13e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.

 

(Mc 10,46-52)

 46E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

 

 (Mt 11,25-27)

 25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

UNA PREGHIERA CHE CHIEDE FIDUCIA

 

Gesù mette sulle labbra dei suoi discepoli una preghiera breve, audace, fatta di sette domande, un numero che nella Bibbia non è casuale: indica pienezza.

Dico audace perché, se non  l’avesse  suggerita  il  Cristo,  probabilmente  nessuno di noi – anzi, nessuno dei teologi più famosi – oserebbe pregare Dio in questa maniera.

Gesù invita i suoi discepoli ad avvicinarsi a Dio e a rivolgergli con confidenza alcune richieste: anzitutto riguardo a Lui e poi riguardo a noi. Non ci sono preamboli nel Padre nostro. Gesù non insegna formule per “ingraziarsi” il Signore, anzi, invita a pregarlo facendo cadere le barriere della soggezione e della paura. Non dice di rivolgersi a Dio chiamandolo “onnipotente”,  “altissimo”,  “Tu,  che  sei  tanto  distante  da noi, io sono un misero”: no, non dice così, ma semplicemente «padre» (Mt 6,9), con tutta semplicità, come i bambini si rivolgono al papà. E questa parola “padre”, esprime la confidenza e la fiducia filiale.

 

La mia vita concreta

La preghiera del Padre nostro affonda le sue radici nella realtà concreta dell’uomo.  Ad esempio, ci fa chiedere il pane, il pane quotidiano: richiesta semplice ma essenziale, che dice che la fede non è una questione “decorativa”, staccata dalla vita, che interviene quando sono stati soddisfatti tutti gli altri bisogni: Dacci oggi il nostro pane quotidiano (Mt 6,11).

Semmai la preghiera comincia con la vita stessa. La preghiera – ci insegna Gesù – non inizia nell’esistenza umana dopo che lo stomaco è pieno: piuttosto si annida dovunque c’è un uomo, un qualsiasi uomo che ha fame, che piange, che lotta, che soffre e si domanda “perché”.  La nostra prima preghiera, in un certo senso, è stato il vagito che ha accompagnato il primo respiro. In quel pianto di neonato si annunciava il destino di tutta la nostra vita: la nostra continua fame, la nostra continua sete, la nostra ricerca di felicità.

Gesù, nella preghiera, non vuole spegnere l’umano, non lo vuole anestetizzare. Non vuole che smorziamo le domande e le richieste imparando a sopportare  tutto. Vuole invece che ogni sofferenza, ogni inquietudine, si slanci verso il cielo e diventi dialogo. Avere fede, diceva una persona, è un’abitudine al grido.

 

La preghiera di Bartimeo

Dovremmo essere tutti quanti come il Bartimeo del Vangelo (cfr Mc 10,46-52), quell’uomo cieco che mendicava  alle  porte  di  Gerico: “ il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare…  Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!»

Intorno  a    aveva  tanta brava gente che gli intimava di tacere: “Ma stai zitto! passa il Signore. Stai zitto. Non disturbare. Il Maestro ha tanto da fare; non disturbarlo. Tu sei fastidioso con le tue grida. Non disturbare”.  Molti lo rimproveravano perché tacesse

Ma lui, non ascoltava quei consigli: con santa insistenza, pretendeva che la sua misera condizione potesse finalmente incontrare Gesù: ma egli gridava ancora più forte “.

E la gente educata: “Ma no, è il Maestro, per favore! Fai una brutta figura!”.

E lui gridava perché voleva vedere, voleva essere guarito: «Gesù, abbi pietà di me!».

Gesù gli ridona la vista, e gli dice: «La tua fede ti ha salvato», quasi a spiegare  che la cosa decisiva  per la sua guarigione  è stata quella preghiera, quella invocazione gridata con fede, più forte del “buonsenso” di tanta gente che voleva farlo tacere.

La preghiera non solo precede la salvezza, ma in qualche modo la contiene già, perché libera dalla disperazione di chi non crede a una via d’uscita da tante situazioni insopportabili.

 

Ti rendo lode

Certo, poi, i credenti sentono anche il bisogno di lodare Dio. I vangeli ci riportano l’esclamazione di giubilo che prorompe dal cuore di Gesù, pieno di stupore riconoscente al Padre (cfr Mt 11,25-27):

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli...

I primi cristiani hanno perfino sentito l’esigenza di aggiungere al testo del Padre nostro una dossologia: «perché tua è la potenza e la gloria nei secoli» (Didaché, 8, 2).

Ma nessuno di noi è tenuto ad abbracciare la teoria che qualcuno in passato ha avanzato: che la preghiera di domanda sia una forma debole della fede, mentre la preghiera più autentica sarebbe la lode pura, quella che cerca Dio senza il peso di alcuna richiesta. No, questo non è vero.

La preghiera di domanda è autentica, è spontanea, è un atto di fede in Dio che è il Padre, che è buono, che è onnipotente.    È un atto di fede in me, che sono piccolo, peccatore, bisognoso. E per questo la preghiera, per chiedere qualcosa, è molto nobile. Dio è il padre che ha un’immensa compassione di noi, e vuole che i suoi figli gli parlino senza paura, direttamente chiamandolo “padre”; o nelle difficoltà dicendo: “Ma Signore, cosa mi hai fatto?”.

Per questo gli possiamo raccontare tutto, anche le cose che nella nostra vita rimangono distorte e incomprensibili. E ci ha promesso che sarebbe stato con noi per sempre, fino all’ultimo dei giorni che passeremo su questa terra.

Preghiamo il Padre nostro, cominciando così, semplicemente: “padre” o “papà”.

E Lui ci capisce e ci ama tanto.

 

(catechesi di Papa Francesco del 12 dicembre 2018)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

In questa sera in penombra

passa accanto a me.

Cerco cose nascoste

ai dotti e ai sapienti

e anche a me. 

 Un venticello leggero

possa soffiare su di noi

e sussurrarci ancora

che ci sei.

 

(Fraternità di Romena)

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!  Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!           

 

(tratto dalle catechesi di Papa Francesco )


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