RITIRO ON LINE                                                                                                   
ottobre 2019

                                                                                                                                                                                                                                                

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

In questa sera

 in penombra

passa accanto a me.

Cerco cose nascoste

ai dotti, ai sapienti

e anche a me.

 

Un venticello leggero

possa soffiare su di noi

e sussurrarci ancora

che ci sei.

  (d. Luigi Verdi - Fraternità di Romena)

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 (San Benedetto in Piscinula - Roma)

 

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FATE ATTENZIONE A COME ASCOLTATE

 

Continua (e termina) la piccola serie di lectio collegate tra di loro, liberamente tratte da alcune riflessioni/meditazioni di padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese.

Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti. (Luca 19,1-10)

 

1Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 «OGGI LA SALVEZZA E’ ENTRATA IN QUESTA CASA»

 

L'apparire della salvezza

Questa pagina, molto bella, è forse fra le più conosciute  dell'evangelista Luca: è  chiamata la «pagina di Zaccheo» e in realtà è la pagina che apre alla speranza il cuore di Gesù.

Gesù lungo l'itinerario dalla Galilea verso Gerusalemme non aveva raccolto, in fondo, molti frutti. Aveva avuto però qualche soddisfazione sulla strada di Gerico, quando guarito un cieco, figlio di Timeo, quell'uomo, vistosi guarito, aveva deciso di seguire Gesù (cfr. Lc18,35-36). Era stata certamente una grossa soddisfazione. Ma Gesù forse si aspettava molto di più. L'ingresso in Gerico gli avrebbe aperto il cuore alla speranza grazie a un uomo di nome Zaccheo, probabilmente uno dei personaggi più importanti del paese.

L'evangelista Luca dice che Gesù dopo l'incontro con Zaccheo «camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.» (Lc 19,28), perché vedeva già emergere all'orizzonte Gerusalemme, luogo per eçcellenza della realizzazione messianica (cfr. Lc 19,11). Proprio come quando qualcuno è sulla riva del mare e si accorge, scrutando l'orizzonte, che sta arrivando una nave ed è già sicuro del suo arrivo in porto, nonostante che si intraveda appena la cima dell'albero più alto della nave, così anche Gesù vede nel «piccolo» Zaccheo, che ha tirato giù dal sicomoro, l'inizio dell'affermazione definitiva del regno di Dio.

La conversione di Zaccheo, nella lettura di Luca, è proprio questa «nave che appare all'oriz­ zonte». Lo si può verificare immediatamente al v. 11 della nostra pagina:

«Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro».

Infatti il verbo greco che noi traduciamo con «manifestarsi», è il verbo tecnico - dicono gli esegeti - utilizzato per indicare l'«avvicinarsi di una nave all'orizzonte». Gesù si è appena commosso di fronte alla conversione di Zaccheo, che già intravede in questa conversione l'inizio del regno di Dio. È molto importante tener presente questa «convinzione» e questo «stupore» di Gesù, mentre ci mettiamo di fronte all'episodio, bellissimo, di Zaccheo il pubblicano.

Cerchiamo di approfondirlo insieme.

 

Una bella inclusione

All'inizio e alla fine di questa pagina incontriamo un medesimo verbo che apre e chiude la pagina stessa: è il verbo «cercare». La pagina inizia con la decisione di Zaccheo di vedere Gesù, dall'alto di un albero:  «Cercava di vedere chi era Gesù» (v. 3).

E si conclude con la descrizione del tentativo di Gesù di «cercare e salvare ciò che era perduto» (v. 10).

Luca è maestro nel descrivere simili capovolgimenti. All'inizio sembra che colui che cerca sia Zaccheo, in realtà chi stava cercando Zaccheo era proprio Gesù. Anche nella pagina su Marta e Maria Luca aveva giocato in modo analogo: sembrava che fosse Marta a dover dare qualcosa a Gesù, in realtà poi, alla fine, era Gesù che aveva dato la parte buona a Maria. Potremmo trovare altre pagine in cui Luca sembra quasi divertirsi nel capovolgere le situazioni iniziali o nell'individuare una profondità diversa da ciò che appare in superficie nel modo di essere, di fare o di parlare di Gesù. Cerchiamo di tener presente tutto questo e visualizziamo la scena.

 

Situazioni concrete

Luca ha uno stile fortemente legato alle situazioni concrete: Gesù osserva un contadino che semina (cfr. Lc 8,5); osserva dei pescatori che pescano (cfr. Mc 1,16 e Lc 5); osserva qualcuno intento a contrattare al banco delle tasse (cfr. Mc 2,14 e Lc 5); osserva una vedova che getta l'ultimo spicciolo nel tesoro del tempio (cfr. Lc 21,2). Gesù osserva la storia del quotidiano e, leggendo dentro la storia, propone il suo messaggio. Gesù sembra convinto che il messaggio che Dio vuole trasmettere al mondo sia nascosto nel quotidiano, proprio come il lievito nascosto da una donna nella massa della farina (cfr. Lc 13,20-21). Lo sguardo di Gesù, che io definisco «contemplativo», è capace di scoprire la presenza di un senso nel quotidiano, che abitualmente sfugge ai più, e tenta di educare i suoi discepoli a fare altrettanto.

Lo abbiamo visto a proposito della parabola del seminatore: «A voi è dato conoscere i misteri del regno», non a «quelli di fuori», perché quelli di fuori restano appunto «fuori»: non avendo l'occhio contemplativo, non riescono ad andare oltre la superficie dei fatti, la superficie della cronaca, la superficie della normalità, della quotidianità della vita. Gesù sconvolge proprio per questa sua capacità di penetrare nel cuore delle cose e dei fatti, che cadono sotto gli occhi di tutti nella banalità del quotidiano. È una caratteristica di Gesù.

Lo aveva già profetizzato il vecchio Simeone a Maria: « Ecco, egli è qui … affinché siano svelati i pensieri di molti cuori » (Lc 2,35). Gesù riesce ad andare oltre il confine, oltre il limite al quale si fermano abitualmente tutti gli altri. Perciò scopre la sofferenza profonda della prostituta (cfr. Gv 8,3-11), scopre il desiderio profondo di liberazione di un peccatore, scopre il desiderio di libertà del figlio che scappa via di casa (cfr. Lc 15,11-12); scopre perfino la preoccupazione che ha l'amministratore che sa di non essere stato fedele fino in fondo all'impegno preso con il suo padrone (cfr. Lc 16,1-12) e corre ai ripari. Gesù è dunque qualcuno che sa leggere oltre, sa andare oltre. Nell'episodio di Zaccheo abbiamo una verifica di tutto questo.

 

Desiderio di cercare

Possiamo immaginarcelo quest'uomo più basso della media, magari anche corposo, abituato com'era a stare sempre seduto al banco delle tasse. Possiamo divertirci nel vederlo sgomitare, lui che si sentiva tanto importante, perché era molto ricco, ma non riusciva a emergere come avrebbe voluto per poter incontrare, individuare Gesù. Fermiamoci un attimo per tentare di capire come mai questo desiderio così incontenibile da parte di un uomo che agli occhi della gente aveva tutto: era il ricco del villaggio, era colui che si poteva permettere tutto, anche se, poveretto, non si poteva permettere di aggiungere un solo centimetro alla sua statura. Forse proprio questo limite poteva averlo condotto alla consapevolezza di un limite che solo Dio avrebbe potuto colmare.

A partire dal suo limite fisico quest'uomo poteva essere arrivato alla convinzione che ci sono realtà di fronte alle quali è impotente perfino il denaro, che in genere apre tutte le porte. Può darsi anche che si sia illuso un attimo di poter comprare con i soldi anche la pace dell'anima. Niente di strano. Può darsi che Zaccheo sia stato attraversato da questo o simili pensieri, ma certamente deve averli respinti iniziando, grazie a questo rifiuto, ad aprire una breccia nel suo cuore. È da qui, forse, che era partito per ammettere il proprio limite, la propria pochezza, che magari non appariva agli occhi degli altri, ma che era evidentissima nel suo proprio cuore.

Aveva forse toccato anche il limite delle sue ricchezze: poteva contare i suoi soldi, soddisfarsi nel contemplare le sue belle monete ma poi, alla fine, ciò che desiderava più ardentemente non riusciva a raggiungerlo. Ha sentito parlare di Gesù e gli è nato dentro un desiderio cocente di vederlo, di potergli parlare da cuore a cuore in piena sincerità e senza alcun sottinteso di interesse economico o progetto nascosto di potere.

 

Agitarsi

Quest'uomo piccolo comincia ad agitarsi perché per quanto si alzi sulla punta dei piedi non vede proprio niente e la curiosità lo divora. Mette da parte ogni pensiero di decorosità dovuta al suo rango, o forse alla sua età, e corre arrampicandosi in fretta e con fatica sul sicomoro che costeggia la strada. I suoi vicini prorompono probabilmente in una gran risata. Segnato a dito, diventa immediatamente una burla e una barzelletta. Qualcuno tira un po' di sollievo: finalmente, anche lui è un uomo come tutti gli altri! Zaccheo si mette comunque a tal punto in evidenza che lo stesso Gesù non può fare a meno di guardare in su scovando fra le foglie dell'albero il frutto che era venuto a cercare, ormai pronto e maturo da portare in tavola.

E qui comincia la differenza. Mentre la folla può essersi fermata a divertirsi, raccontando del grande uomo potente che si era reso ridicolo con l'arrampicarsi, Gesù, abituato a guardare uomini e cose oltre l'apparenza, scopre il cuore in subbuglio di Zaccheo e non riesce a fare a meno di fermarsi cogliendo al volo un invito al quale Zaccheo teneva certamente tantissimo, ma che non si sarebbe mai azzardato di presentare, consapevole com'era delle proprie ingiustizie e nefandezze. Aveva defraudato (lo sappiamo dal testo); aveva richiesto più di quanto dovuto; si era creato una cerchia infinita di nemici. Come avrebbe potuto avere l'ardire di invitare Gesù a casa sua? Ma Gesù ha riconosciuto in quest'uomo odiato da tutti, vilipeso, preso in giro, detestato perfino da se stesso, la «pecora smarrita» di cui Luca aveva parlato appena quattro capitoli prima (cfr Lc 15,4-7). Perciò, come il pastore della parabola, abbandona tutti, abbandona la folla, e si prende cura di questa pecora perduta e ritrovata. E naturalmente, come nella «parabola della pecorella smarrita e ritrovata», tutto si conclude con una grande festa celebrata insieme con gli amici.

 

Salire per vedere: Zaccheo

Questo il racconto del quale adesso tentiamo di approfondire ogni singola parte.

Quest'uomo ricco, all'inizio, vuole semplicemente individuare Gesù: «Vedere chi era Gesù»; semplicemente questo. Probabilmente era arrivata anche a lui la notizia del cieco che stava lungo la strada e che con insistenza aveva gridato:

«Figlio di Davide, abbi pietà di me; Figlio di Davide, abbi pietà di me!». E aveva sentito dire cose inaudite: Gesù aveva ridato addirittura la vista al cieco mendicante (cfr. Lc 18,35-36). Zaccheo, che sa di trovarsi nella stessa tenebra del cieco - non una tenebra fisica, ma una tenebra interiore - sente nascere dentro di sé lo stesso grido: Avrà compassione di me? Si rapporterà anche con me così come si è rapportato con il mendicante cieco? E cerca di individuare Gesù. Forse, per guardarlo negli occhi o per lasciarsi guardare in modo che quel «Figlio di Davide» potesse leggergli il cuore. Ma era troppo immerso nelle cose della carne e del sangue. Si era lasciato travolgere dalla folla e adesso «a causa della folla» non aveva alcuna possibilità di elevarsi per andare oltre quella « folla». Infatti, la piccolezza di Zaccheo si riferiva certamente alla «statura» fisica, ma poteva denotare anche i suoi orizzonti ristretti, appunto, a quel che pensa la gente e alla meschinità. Il suo limite insomma non gli permetteva di superare l'orizzonte comune (noi potremmo dire l'opinione comune). Perché gli mancava ciò che gli avrebbe permesso di andare oltre. Zaccheo era costretto a fare una scelta assai radicale nella sua vita se voleva incontrare il Maestro di Nazareth. Se uno vuol vedere un panorama non può restare alla base della montagna; deve decidersi di rompere ogni indugio e iniziare la salita e a mano a mano che salirà il panorama si farà sempre più aperto e anche più ricco. È ciò che intuisce Zaccheo. Finché resterà nella folla resterà anche dentro i pensieri, i desideri, i comportamenti propri della folla. Se vuole scoprire Gesù deve compiere un esodo, deve uscir fuori, deve cercare il deserto, estraniandosi  nell'anachoresi. 

 

Cammino spirituale

Avviene  così per ogni cammino spirituale. Anche il popolo d'Israele dovette uscire dalla pianura egiziana e incamminarsi verso il monte Sinai per ricevere in dono l'alleanza.

Gesù stesso, nel vangelo di Luca e nel vangelo di Marco, si porta fuori dalla folla e si trascina dietro i suoi amici, i suoi discepoli (cfr. Mc 6,31; Lc 9,10).  Senza  questa  anachoresi, senza questa «uscita», questo «esodo» o «distacco», senza questo «allontanamento dalla folla», non è possibile incontrare nell'intimità Gesù. Da qui il distacco richiesto al credente, al monaco, al discepolo.

 

Di Zaccheo il testo dice: « Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là. » (v. 4).

Non c'è possibilità di visione senza una salita. Abbiamo già parlato della vita attiva intesa come presupposto della vita contemplativa. Senza esercizio ascetico; senza distacco progressivo; senza questo arrampicamento, se vogliamo, lungo la verticale del monte, non riusciremmo mai ad avere esperienza della vera visione . Aggiungiamo certo che, come per Zaccheo, così per ogni credente, l'energia per dare inizio a questa necessaria salita viene ancora da lui e tuttavia, «chi ha creato te senza di te, non può salvare te senza di te», spiegherebbe Agostino.

 Zaccheo portava l'immagine di Gesù «dentro» di sé e questa immagine lo aveva spinto alla ricerca per poterlo individuare e verificarne i contorni. La sua salita, che avrebbe potuto essere anche una discesa nel profondo di sé, lo ha costretto a liberarsi dai legami con la carne e con il sangue che gli impedivano di far combaciare l'immagine di Gesù che portava «dentro» con il volto di Gesù che vedeva «fuori». Ecco perché, nel gesto di Zaccheo, i Padri possono individuare il cammino del monaco: si sale sulla montagna, si sale in alto perché per definizione la montagna è il luogo più vicino al cielo, ma si può scendere anche nell'abisso del cuore, perché nell'uno e nell'altro caso la conclusione è la stessa.

In ogni caso, in questo itinerario di Zaccheo c'è l'itinerario dell'ascesi cristiana; c'è l'itinerario dell'ascesi monastica: finché si rimane assorbiti dalla folla non si riesce a vedere oltre; solo quando si ha il coraggio di distaccarsene, comincia l 'itinerario vero verso la visione .

 

Scendere per rimanere: Gesù

A questo punto Luca capovolge la situazione. Finora ci ha presentato il desiderio dell'uomo Zaccheo che vuole individuare Gesù. Adesso capovolge tutto: è Gesù che guarda in alto; il soggetto non è più Zaccheo, ma Gesù.

Zaccheo è posto nella stessa situazione della cananea (cfr. Mt 15,28), che aveva costretto Gesù a convertirsi. Infatti Zaccheo ha costretto Gesù a guardare in alto. Sono pennellate delicatissime di Luca, in cui mentre ci parla della conversione di Zaccheo di fatto ci descrive anche la conversione di Gesù. La disponibilità di Zaccheo commuove Gesù. Come lo aveva commosso la disponibilità della cananea, così adesso lo commuove la disponibilità di Zaccheo. Zaccheo è stato disposto a salire sull'albero sotto i lazzi e l'ironia degli altri, ma proprio per questo diventa adesso oggetto particolarissimo di attenzione da parte di Gesù, che forse legge nella situazione personale di Zaccheo qualcosa di molto simile a ciò che sperimenterà presto lui stesso a Gerusalemme.

 

«Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua»  (v. 5).

Lui stava cercando in alto e Gesù lo richiama in basso. Quel Dio che lui cercava verso il cielo si era già piegato verso terra ed era sceso, desideroso di porre la sua tenda in mezzo agli uomini, la sua casa in mezzo alla casa degli sventurati come Zaccheo.

Un capovolgimento straordinario: si notava un uomo, a suo modo religioso, che pensava di poter raggiungere la visione dell'inviato di Dio incamminandosi verso l'alto con la disciplina della sua ascesi, ma adesso che ha dimostrato la sua completa disponibilità, quell'uomo si accorge che dovrà cambiare direzione. L'insegnamento è abbastanza chiaro! Non sei tu che puoi ascendere e salire verso Dio, ma è Dio che ha deciso di scendere verso di te, in casa tua. Infatti « il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo agli uomini ». È straordinaria questa intuizione di Luca, questo capovolgimento che noi possiamo, con criteri moderni, chiamare «passaggio dalla religione alla fede». Se Dio non si fosse fatto uomo - abbiamo già sentito dire dai Padri - invano l'uomo cercherebbe di raggiungere Dio.

Nell'itinerario interiore di Zaccheo possiamo vedere sintetizzato ogni itinerario religioso dell'uomo. Di fronte a Zaccheo Gesù invita a scendere in basso, perché è in casa sua che deve incontrarsi con colui che cerca; così il messaggio evangelico, rivolto in ogni direzione, non può rinunciare a questa affermazione fondamentale: se non è Dio a scendere, invano l'uomo tenterà di salire. « Oggi devo fermarmi in casa tua».

 

Devo… bisogna…

Quel «devo» (potremmo anche dire “bisogna”) è la traduzione italiana di un verbo greco molto importante nel  Nuovo  Testamento. Esso indica infatti un progetto misteriosissimo di Dio. Luca utilizza ripetutamente questo verbo al termine del suo vangelo, al capitolo 24, mettendolo, fra l'altro, in bocca a Gesù risorto che risponde ai discepoli di Emmaus scandalizzati che Gesù fosse stato rifiutato dagli addetti alle cose religiose, cioè da quegli stessi capi che avrebbero dovuto garantire invece l'autenticità del messaggio del «profeta potente in opere e parole» (cfr. Lc 24,13-14). Scrive Luca: « Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? » (v. 26).

 

L'utilizzazione di “devo”, “bisogna”  è dunque un invito molto chiaro a riconoscere nell'evento narrato un preciso progetto di Dio in via di realizzazione.

E’ di una pregnanza straordinaria perché risponde al progetto di Dio. Cioè alla benevolenza di Dio manifestata nel mondo e manifestata nella storia.

Zaccheo, che si era impegnato a salire sull'albero per poter vedere, in realtà è visto e perciò viene colto, «come un frutto», da Colui che intende condividere la sua stessa situazione, in casa sua. Infatti Zaccheo è proprio un «frutto maturo»: ha dimostrato la sua disponibilità e questo è stato sufficiente perché il Signore stesso lo cogliesse come frutto dall'albero per gioire insieme nell'intimità della casa.

 

Rimanere… fermarmi… unirmi… integrarmi,,,

Il verbo dell'intimità è « rimanere, fermarmi…», che è il verbo della condivisione della vita, e dello stare l'uno dentro l'altro. Dio ha deciso di unirsi, di integrarsi con la carne dell'uomo nella sua «terrestrità», nella sua piccolezza con i segni del peccato che si porta dietro, per poterlo redimere e ricondurlo alla pienezza stessa della vita. Zaccheo, e lo scopriamo adesso, diviene anche lui simbolo dell'umanità.

Lo «stupore» di Gesù viene premiato dallo stupore di Zaccheo. Infatti anche Gesù, insieme con i suoi, è pieno di allegrezza. Comincia a veder nascere finalmente all'orizzonte il regno di Dio! La gioia di Zaccheo è la gioia stessa di Gesù. È una gioia molto simile a quella che i discepoli dimostrano a Gesù dopo essere stati inviati: « Ma sai, perfino i demòni ci obbedivano!» (cfr. Lc 10,17). Erano pieni di gioia perché avevano potuto raccogliere «molto frutto».

 

Un'accoglienza di festa…

«Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.» (v. 6);  immediatamente Zaccheo scese e lo ricevette godendosi l'intimità di Gesù, tenendoselo tutto per sé, in casa sua. Lui che non poteva neppure lontanamente immaginare  di individuare Gesù, adesso non sta più nei panni perché Gesù ha scelto addirittura di farsi suo ospite e di rimanere in casa sua.

 

…ma anche drammatica…

La chiusura del racconto è drammatica:

«Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore! »

È il mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio che sconcerta, e sconcerta sempre. Lui sce­ glie di entrare in casa degli uomini e delle donne accettandoli e accettandole con i segni del loro peccato, ma l'uomo religioso ne resta scandalizzato. L'uomo religioso rifiuta di accettare tutto questo, ma Gesù non torna indietro. La contrapposizione è molto precisa: da una parte la gioia estatica di Zaccheo che non sta nei suoi panni per aver potuto ricevere Gesù nella propria casa, e dall'altra la tristezza, l'invidia, la gelosia, l'aggressività di tutti gli altri che non si aspettavano una scelta del genere. Tutti gli altri, possiamo aggiungere: uomini e donne religiose, vedono in tutto questo una palese ingiustizia.

Basti pensare alla «parabola dei chiamati alla vigna» nelle diverse ore del giorno (cfr. Mt 20,1- 16). Sono stati chiamati alla prima, alla terza, alla sesta, alla nona, alla undecima ora, ma lui dà la stessa paga a tutti. Più ingiusto di così!

Dal punto di vista religioso è certamente una palese ingiustizia. La risposta data dal padrone nella parabola è sconcertante e dura nello stesso tempo: «Perché sei invidioso?» (cfr. Mt 20,15). Tutto questo vale come discorso generale nell 'incontro tra la fede e la religione, ma vale anche come discorso particolare, pratico, perché mette in discussione il nostro modo meritocratico di concepire la giustizia, molto più insistente nel mondo occidentale di quanto noi possiamo immaginare. Se osservate bene tutte le riforme proposte dai politici, dagli economisti e dagli educatori, vi accorgerete che vanno tutte nella linea della meritocrazia. La giustizia si sente esaudita soltanto all'interno dei parametri meritocratici; gli altri si arrangino, gli altri possono essere zavorra di cui liberarsi o addirittura carne da macello. È terribile, ma è così. È vero, infatti, che all'interno di strutture più tipicamente religiose questo è affermato in modo netto, quasi a compartimenti stagni (c'è la casta superiore, poi c'è quella media, poi quella inferiore, poi quella esclusa), ma è altrettanto vero che nelle nostre strutture cosiddette secolari o «laiche» i criteri sono semplicemente gli stessi. Ora proprio questi criteri Gesù è venuto a contestare per aprire la strada alla gratuità dell'amore.

 

Criteri diversi

Il messaggio che si nasconde in tutto il vangelo di Luca è proprio questo.

Luca non si lascia ingannare dal fatto che Zaccheo è ricco, no: individua in Zaccheo il pec­ catore e, in quanto tale, l'escluso. Gli altri invece osservando il comportamento di Gesù concludono con un giudizio molto duro: il suo modo di comportarsi è scorretto e ingiusto, perché va a stare in una casa di peccatori. Poteva venire in una delle nostre case: siamo buoni cristiani - buoni ebrei, potremmo dire - , gente religiosa! Che cosa va a fare là? Oltre tutto, questo maestro accetta tranquillamente di contaminarsi! Entrando in casa di un peccatore non si rende conto che si sporca anche lui?

 

La fecondità

La giustificazione di Luca - che è la giustificazione di Gesù, perché nonostante tutto Gesù ac­ cetta di creare scandalo, lasciandosi in qualche modo annoverare fra i peccatori - sarà poi la conclusione del vangelo di Luca: «Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. » (cfr. Lc 23,33).

Qual è la giustificazione di tutto questo? Proprio la «fecondità» di questo spazio, la «fertilità» di questo spazio: perfino fra i delinquenti condannati a morte con lui, Gesù riesce a raccogliere figli per il regno:  un malfattore  addirittura è il primo a entrare nel regno: «Oggi sarai con me nel paradiso» (Lc 23,39-43).

 

Stando in piedi

E ritorniamo al discorso iniziale: là dove la massa della gente si ferma alla superficie e giudica dall'apparenza, Gesù entra nel cuore e risponde alle attese del cuore. E chi si accorge che Gesù ha risposto ai suoi veri problemi personali non può non dimostrare la sua straordinaria riconoscenza.

Ha inizio la parte esaltante della conclusione: « Zaccheo, alzatosi,…» (v. 8).

Zaccheo che andava a testa bassa sotto le critiche, le gelosie, le aggressività e le ironie degli altri, una volta che si è sentito accolto da Gesù risuscita, ha di nuovo il coraggio di mettersi a fronte alta. Si è liberato non soltanto dall'ironia degli altri, ma soprattutto dai pesi interiori che lo tenevano prono a terra, legato  ai propri  desideri di potere, di ricchezza, di benessere e di considerazione nel giudizio degli uomini.

Essere risuscitato significa per Zaccheo riuscire finalmente a realizzare quel distacco, quella liberazione che nella prima fase del suo cammino era stata soltanto esterna e sarebbe rimasta soltanto esterna se non ci fosse stato Colui che aveva deciso di entrare proprio quel giorno stesso in casa sua. Adesso sì che comincia la nuova vita di Zaccheo. Adesso Zaccheo, rinnovato, può vivere da persona nuova.

È nient'altro che il «bagno battesimale». Gesù entrando in casa sua gli ha permesso di

«essere rigenerato», gli ha permesso di nascere di nuovo, e adesso Zaccheo possiede quella libertà che prima non riusciva assolutamente a raggiungere, nonostante l'enormità dei suoi beni e delle sue ricchezze:

« Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto» (v. 8).

Così facendo Zaccheo di fatto si condanna all'estrema povertà, perché, di quella metà che gli rimane, deve poi dare quattro volte tanto a quelli che ha frodato. Ma che cosa importa? Ha finalmente la possibilità di sentirsi libero! Da qui la constatazione di Gesù:

«Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo.» (v. 9).

 

Figlio, rinnovato, di Abramo

È figlio di Abramo, ma è il figlio rinnovato di Abramo.

Perché è riscoperto come figlio di Abramo soltanto adesso? Non appartiene già al popolo d'Israele? Certamente. Ma soltanto adesso è riuscito a compiere quel distacco, quell'esodo, quell'allontanamento, quella liberazione che aveva compiuto Abramo. Adesso sì che può dirsi figlio di Abramo, adesso sì che può trovarsi nella scia di Abramo e ricevere su di sé, grazie all'incontro con Gesù, la stessa benedizione garantita ad Abramo.

Luca sta parlando certamente di Zaccheo, ma sta parlando anche di quel « piccolissimo resto » (Rm 9,27) che è entrato a far parte della Chiesa di Dio.

 

Sta parlando forse di noi? Ce lo auguriamo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Il Signore ha posato

lo sguardo proprio

su di me.

Ero piccolo,

ma non talmente piccolo,

che lui non si accorgesse di me.

Ero solamente curioso di poterlo

 vedere, ma egli ha voluto farsi addirittura conoscere.

Mi ha dato appuntamento

perché io lo potessi incontrare.



Signore, io non ero degno
che tu venissi a cercare me.
Malvisto dagli uomini,
perso e smarrito.
Eppure tu, Signore,
hai saputo vedere in me
il bene che neanch'io pensavo
di avere.
Il tuo sguardo
mi ha cambiato,
l'incontro con te
mi ha convertito.

(dall'archivio di Qumran)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!  

 

(spunti liberamente tratti da una lectio di padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese)