RITIRO ON LINE                                                                                                   
ottobre
2013  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore,

mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;

mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo,

mio nascondiglio che mi salva.

Invoco il Signore, degno di lode.

Tu salvi il popolo dei poveri,

ma sui superbi abbassi i tuoi occhi.

Signore, tu sei la mia lampada;

il Signore rischiara le mie tenebre.

La via di Dio è perfetta,

la parola del Signore è purificata nel fuoco;

egli è scudo per chi in lui si rifugia.

Infatti, chi è Dio, se non il Signore?

O chi è roccia, se non il nostro Dio?

Per questo ti loderò, Signore, tra le genti

e canterò inni al tuo nome.

 (da Samuele 2 cap 22 )

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

  

 

 

DIROTTAMENTI DELLO SPIRITO

  Gesù passa per le strade nel quotidiano della vita di donne e uomini, sfiora i loro sguardi, parla al cuore, suscita interrogativi e desideri profondi, spinge a fare della vita una ricerca insonne, mai conclusa.

 MARIA  E  MARTA  DI  BETANIA

 

      

 

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto   

 (Lc 10,38-42)

38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi

 

 del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia

 

 sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di

 

 una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

 (Gv 11,1-45)

1Un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i

 

piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

 

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga

 

glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai

 

discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».

 

11Disse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si

 

salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente:

 

«Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!».

 

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betania distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei

 

erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in

 

casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio

 

te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io

 

sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose:

 

«Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

 

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò

 

da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a

 

consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

 

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe

 

morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato,

 

34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!».

 

37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

 

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù:

 

«Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto

 

che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato.

 

42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran

 

voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo

 

andare».

 

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono

 

loro quello che Gesù aveva fatto.

 

47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare

 

così, tutti crederanno in lui».

 

53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

 

(Gv 11,55 - 12,8)

55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e, stando nel

 

tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». 57Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse

 

dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.

 

 1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui fecero per lui una cena: Marta

 

serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi

 

li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo,

 

disse: 5«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». 6Disse questo non perché gli importasse dei poveri,

 

ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi

 

per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».

Parola di Dio 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

Oggi mediteremo prendendo spunto da tre testi che nei vangeli raccontano di Maria e Marta di Betania e della loro casa.

 

Il primo è nel Vangelo di Luca (Lc 10,38-42).

Le figure di Marta e di Maria per tanto tempo sono state assunte come simbolo, Marta della vita attiva e Maria della vita contemplativa. Ma qui, nel vangelo che racconta di Gesù ospitato nella loro casa, in questione non è una vocazione o un'altra. Qui in questione è il discepolo. Ci troviamo in viaggio con Gesù. E Gesù, il maestro, lungo il viaggio istruisce i discepoli. Ha appena finito di istruirli sull'avere occhi di tenerezza verso chiunque, come il samaritano. Al di là di ogni appartenenza.

 

E ora li educa con quanto avviene nella casa di Betania. Alla fine è lui che conclude l'insegnamento: "Maria - dice - ha scelto la parte migliore" (si potrebbe anche tradurre con: "la parte buona"). La parte buona, quella che ogni discepolo deve scegliere. Quella che rimane sempre. Tante cose potranno cambiare, essere tolte, ma questa no: "Non le sarà tolta".

 

 

Dove ospitare

 Da un lato nel racconto di Luca colpisce il "dove" dare ospitalità. Dall'altra il "come" dare ospitalità.

 

Il "dove" è la casa, la casa di Betania. Figura della vita, della normalità della vita. Qui non siamo nei conventi, non siamo nei monasteri, non siamo nelle canoniche. Ebbene, questa vita quotidiana è visitata da Dio. Dio non è lontano, come a volte pensiamo. Quando nella vita osiamo l'ospitalità, ospitiamo Dio. E così l'ospitalità, soprattutto quella rivolta verso lo sconosciuto, e quindi al di là di qualsiasi calcolo o interesse, ha come esito che nasca sorprendentemente la vita, dentro l'immobilità e l'aridità che spesso la connotano. Tutti ricordiamo la vicenda di Abramo: ha accolto tre sconosciuti di passaggio e, quasi frutto di quella sua ospitalità, gli viene promesso un figlio. Quando osi qualcosa di gratuito, allora capisci che non sei finito, che da te può venire ancora qualcosa di nuovo.

 

Come ospitare

Ma in che modo ospitare? Il racconto dice che è Marta a invitare Gesù nella sua casa. Ma poi in un certo senso Marta dimentica l'ospite, lo trascura. In che senso? Non certo nel senso che non pensa a lui, alle cose che sta preparando per lui. Gesù, quando Marta lo invita a rimproverare la sorella perché si dia da fare, lei che sta accoccolata ai piedi di Gesù in ascolto della sua parola, non mette sotto accusa Marta perché fa qualcosa. E, infatti, come avrebbero mangiato lui e i suoi discepoli quel giorno, se non si fosse data da fare? Non la rimprovera perché occupata , ma perché “preoccupata”. “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una sola cosa c'è bisogno. Maria ha scelto la parte buona, che non le sarà tolta".

 

Non c'è solo il servire, ma c'è anche l'ascoltare. Gesù non vuole togliere valore al servire l'ospite, ma vuoI dirci quanto sia essenziale anche ascoltare. Non ci troviamo affatto di fronte alla contrapposizione tra vita attiva e vita contemplativa.

 

Gesù mette l'allarme su una vita attiva, dove la preoccupazione delle cose tiene occupata a sé tutta la testa, un fare che si traduce in un agitarsi. Messaggio importante per una stagione come la nostra dove la testa romba in continuazione, dove l'agitazione sembra diventare una cifra del nostro tempo. E l'altro attende di essere ascoltato. Perché l'altro non è riducibile a solo donna o uomo che attende di essere nutrito, ma è anche donna o uomo che attende di essere accolto nei suoi pensieri.

 

Ospitalità è dunque fare spazio all'altro, creare spazio all' altro dentro di me, mediante l'ascolto. Perché la dimora in cui egli sogna di essere accolto è certamente anche la mia casa di mura, ma è anche la casa, la dimora del mio cuore. L'altro attende di essere ospitato in me. Vale per ogni ospite. Anche per Gesù. Lascialo parlare nella dimora del tuo cuore. E vale per chiunque altro tu voglia ospitare nella tua vita. Questo sembra sia un pericolo di tutti i tempi, e anche del nostro: sei sì accudito, ma chi ti dà tempo, chi ti dà ascolto?

 

Non ascoltando, chi si impoverisce?

Aggiungiamo un pensiero a commento di questo brano. Il lamento di Gesù non va solo a segnalare il pericolo che, così facendo, Marta impoverisca la figura dell'ospite e lo danneggi nel desiderio più profondo, ma segnala un altro pericolo: Marta, così facendo, danneggia se stessa nella sua dimensione di persona, non riducibile a macchina di prestazioni, mutila se stessa di una parte buona. E’ come se Gesù le dicesse: "Ma tu sei molto di più, tu puoi stare con me a condividere orizzonti, a condividere sogni, a condividere pezzi di storie, a sostenerci nella debolezza, a confermarci nella bellezza di una vita che abbia in sé il sapore e il profumo del regno di Dio. Non lasciarti espropriare, Marta, da niente e da nessuno. Salva questa tua bellezza. Come la salva Maria. lo la voglio salva anche per te, per sempre".

 

Non sfugge l'attualità sconcertante di questo insegnamento di Gesù. La nostra società si sta sempre più ritrovando nella figura di Marta. Sempre di corsa, sempre indaffarati, sempre più agitati e molto spesso inaciditi, insofferenti, impazienti, come Marta.  Con il risultato devastante della solitudine interiore.

 

Ascoltare l’altro

Abbiamo dimenticato la parte buona, quella di Maria: ascoltare l'altro. Ha scritto Dietrich Bonhoeffer nella Vita comune:

“I cristiani, soprattutto quelli impegnati nella predicazione ... dimenticano che l'ascoltare potrebbe essere un servizio più importante del parlare. Molti cercano un orecchio disposto ad ascoltarli, e non lo trovano fra i cristiani, che parlano sempre, anche quando sarebbe il caso di ascoltare. Ma chi non sa più ascoltare il fratello, prima o poi non sarà più nemmeno capace di ascoltare Dio, e anche al cospetto di Dio non farà che parlare”.

 

Per la gloria di Dio

Andiamo al secondo episodio (Gv 11,1-45), in cui vediamo riaffiorare il volto di Maria e della sorella: l'episodio della resurrezione del loro fratello Lazzaro. Ci limiteremo a sfiorare parzialmente il racconto.

 

Racconto che è intervallato da alcune parole di Gesù che sono intriganti, perché richiamano un vocabolo, che ha subìto nella storia cristiana una deriva di ambiguità e di fraintendimenti, la parola "gloria", "gloria di Dio". Che cosa penso quando sento parlare di "gloria di Dio"?

 

Gesù diceva ai discepoli: "Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio". E, ancora, poco prima di liberare Lazzaro, a Marta dirà: "Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?". E che cosa è mai la gloria di Dio, quella che Gesù preannuncia ai discepoli, quella che vedrà Marta? Gloria di Dio per il Signore non significa che gli costruiscano un palco o che gli allestiscano un trono. Dove i discepoli vedranno, dove Marta e Maria vedranno la gloria di Dio? La vedranno quando vedranno il loro fratello uscire dalla tomba. Gloria di Dio è fare uscire dalla tomba Lazzaro, fare uscire l'umanità intera.

 

Da ciò che prende figura di morte

La gloria di Dio sta nel far uscire ciascuno di noi da tutto ciò che prende figura di morte, di una morte anticipata, dalle nostre tombe, non importa se verniciate. Queste le opere di Dio, la gloria di Dio di cui sono fatti spettatori i discepoli e le sorelle di Lazzaro. E oggi, quando ciò avviene, noi.

 

Una gloria che costa. Ma costa a chi? Noi siamo soliti pensare che tocchi a noi il costo della gloria di Dio, che il costo sia nostro. Al contrario il costo è suo. Lo possiamo capire leggendo la finale del nostro racconto, che dice senza ambiguità su chi si sia riversato il costo del far uscire Lazzaro dalla tomba. "Se lo lasciamo continuare così  (dissero i capi dei sacerdoti e i farisei, come dicessero: "Se lo lasciamo continuare a fare le opere di Dio"), tutti crederanno in lui". Bisognava fermarlo: "Da quel giorno decisero di ucciderlo".

 

 

Il prezzo dell’amore

La nostra libertà ha un prezzo. Ha sempre un prezzo la libertà. Ha il prezzo dell' amore di qualcuno.

Vedi uscire dalla tomba Lazzaro e ti viene da dire: "Più forte della morte è l'amore". L'amore di Gesù ha vinto la morte. In questo senso è commovente osservare come tutto il racconto sia un canto all' amore e all' amicizia. Fin dai primi versetti: "Gesù - è scritto - amava Marta e sua sorella e Lazzaro" . Gesù era tutt'altro che un uomo spento nei suoi sentimenti.

 

Odore di passione, odore di profumo

Rientra in scena Maria nei giorni che già odorano di passione (Gv 12,1-11). Ancora una volta la casa di Betania e Maria, le sue mani che ungono il corpo di Gesù, i suoi capelli che lo asciugano e il profumo dell'unguento che riempie la casa. Un'icona che la liturgia ambrosiana offre nel giorno delle palme, quasi preludio alla celebrazione della Pasqua.

 

Come se la Pasqua avesse l'anticipo in due cene. Due cene, in due case: questa di Betania sei giorni prima della Pasqua e quella poi a Gerusalemme, il giovedì santo, l'ultima sua cena in una casa al piano superiore. Giovanni racconta la cena all'inizio della settimana, quasi volesse dirci che qui c'è una fessura da cui già intravedere il mistero della Pasqua.

 

C'è un cuore in questo racconto, c'è un segreto, c'è un'intimità: Gesù e la donna che lo profuma, quasi figura della chiesa vera, dei veri credenti. Lei ha letto lo stare di Gesù a cena, nella sua casa, con gli occhi di chi ama. E dunque ha colto quello che non potranno mai cogliere gli occhi di coloro che non hanno sussulti di cuore, lei ha profumato in anticipo la morte di Gesù, quasi volesse dirgli: "Il profumo sei tu, il profumo sta in questo tuo essere malato d'amore per l'umanità, in questo tuo dare la vita per amore" .

 

Al cuore dell’evento

Lei, intuendo questo, è arrivata al cuore dell'evento. Intorno al quale ruotano personaggi e personaggi di varia umanità, ma alla fin fine di spenta umanità: stanno alla periferia del mistero. Giovanni li ha raccontati uno a uno, tutti o quasi: un universo impressionante. Che cosa si muove intorno a quel morire, segno di una dedizione incondizionata?

 

Ci sono i "molti", "una gran folla": sono coloro che sono attratti dalla curiosità per il miracoloso, vedere Lazzaro il miracolato. Succede anche oggi, una grande folla, anche oggi, in prurito di miracoli. E poi ci sono i capi dei sacerdoti, i farisei e gli uomini dell' ortodossia della fede, con l'ordine di arrestarlo. E ci sono anche i discepoli, Giuda sì, ma anche gli altri, secondo i vangeli sinottici: loro hanno in mente l'organizzazione, anche la carità da organizzare, e criticano la tenerezza. Gerarchie senza tenerezza non hanno occhi per leggere i segreti del cuore, neanche quello del loro maestro, proprio loro che hanno condiviso giorni e notti con lui, non hanno sentimenti. Guardiamoli: parlano di cose, mai di persone, mai di sentimenti.

 

 

La consacrazione

E c'è la donna, una sua amica e Gesù la difende. Difende quella sua amica che ha sempre qualcuno che la rimprovera. Prima rimproverata dalla sorella, ora rimproverata dai discepoli per quello scialo di unguento che le era costato un patrimonio. Ma lei, al cuore del mistero, era ancora una volta in anticipo, quella sua unzione era come una consacrazione. Quasi fosse lei, una donna, a consacrare, a ungere quel suo amico come il Messia, il Messia della croce.

 

Al centro, al cuore

Poi intorno alla croce li ritroveremo tutti, proprio tutti, ritroveremo questa varia umanità: un amico che lo vende, un alto che lo rinnega, tutti che fuggono, capi dei sacerdoti e politici complici del delitto - a fin di bene, dicono! -, i soldati, la folla, tutti alla periferia, alla periferia del mistero. E anche qui, al centro, al cuore solo le donne, loro sole a capire. Come nella cena di Betania. A capire il mistero di quella morte. Solo loro. E il vangelo annota, le fissa, per nome. E’ scritto:

“Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il Minore e di Ioses e Salome, le quali, quando [Gesù] era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme” (Mc 15,40-41).

Gli altri, i discepoli maschi, si erano persi per strada; loro no, loro a guardare, con tenerezza e sgomento. Ecco perché la cena di Betania, con quel profumo della donna, quasi anticipa ciò che avverrà a quella morte di croce.

 

Chi entra nel segreto di Gesù

Rimane la domanda importante: perché nel segreto di Gesù entra la donna e non entrano gli altri? Perché? Perché in Maria, nelle donne c'è come una stessa lunghezza d'onda, e si chiama “l’eccesso”, l’eccesso del profumo. E’ come se la donna dicesse: "Gesù, mio maestro, tu sei la dismisura, la tua morte di croce è il profumo della dismisura, dell' eccesso dell' amore e io voglio riconoscerlo, non con le parole, che spesso suonano false, ma con la dismisura, con l'eccesso di questo profumo. Non ti potrei onorare con un amore fatto di calcoli, un amore ingessato, senza invenzioni né intenerimenti. Ma solo con un eccesso, simile alla follia, simile alla tua follia di amarci, piccoli e peccatori come siamo".

 

Donarsi senza l’inganno del calcolo

Questo è il profumo che ci lascia Maria. Lo diciamo a memoria, per ricordare a noi stessi che c'è un solo modo per togliere l'odore della morte da questa nostra terra ed è quello di uscire dai calcoli nei nostri amori, passi misurati, sentimenti sorvegliati, e di lasciarci condurre invece dall'eccesso. Va' al di là del dovuto, impara l'ebbrezza del profumo della donna! Simbolo luminosissimo dell' ebbrezza del profumo della Pasqua di Gesù. Apriamoci a questa gioia del dare e del donarsi senza I'inganno del calcolo! .

 

Il buon profumo di Cristo sulla terra

Saremo allora, come ricorda ai corinti l'apostolo Paolo, il buon profumo di Cristo sulla terra (2Cor 2,15).

Profumare il Signore e esserne profumati, diventare a nostra volta il buon profumo di Cristo. Il profumo, se c'è lo senti nell'aria. Un vero discepolo del Signore: se c'è, non c'è bisogno di parole, lo senti: dà gioia, dà benessere, dà un senso di fragranza, di leggerezza.

 

 

 

 

ORATIO   Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Mi manchi. 
Mi manchi terribilmente. 
Da togliere il fiato. 
Leggo e rileggo le tue parole, 
con innamorata ostinazione.

 

Mi piego su questa pagina, 
e mi fa male non sentire
il ritmo del tuo respiro, 
il suono amico della tua voce.

 

Mi manchi, Signore, 
e la preghiera oggi
è un rincorrere il vento;
è ascoltare una musica
che nessuno strumento può produrre.

 

Mi manchi, Signore, 
perché, di tanto in tanto, 
ho bisogno di toccare, 
di vedere, di sentire profumi.

 

E tu, ora, 
non sei a portata di mano, 
non stai davanti ai miei occhi, 
non hai l’odore buono di chi ama.

 

Mi manchi, Signore, 
e la fede ne soffre, 
come di una malattia mortale. 
Senza cura.

 

Mi manchi, Signore, 
eppure, so,
quando mi allontano 
su versanti ripidi 
e pendii pietrosi;
quando fuggo le tue strade
per capriccio e per dispetto;
quando ti volto le spalle,
in un impeto di altezzoso disprezzo,
so, che io manco a te, 
ancora di più.

 

Per questo, ad ogni ritorno, 
mi aspetto di averti qui
come uomo fedele, 
come Dio paziente.


È questa distanza che ci unisce. 
La tua assenza mi alimenta.
La tua presenza mi disseta.
Amen. 


(Emily Schenker)

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati)