Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
Signore Gesù, donami di riconoscere chiaramente quello che tu vuoi comunicarmi negli avvenimenti di ogni giorno.
|
Non lasciarmi vivere in un dormiveglia, ma risveglia in me la passione di nuovi percorsi di vita.
|
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
=============================================================
TI RENDO LODE, PADRE
La lectio di oggi è tratta da una meditazione che
Padre Carlo Chiappini sj
ha proposto al Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane 2019, a Scanzano.
Buona meditazione e buona preghiera.
LECTIO Apro
la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti. (Matteo
11,25-27)
25In
quel tempo Gesù disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai
piccoli.
26Sì,
o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
27Tutto
è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e
nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà
rivelarlo.
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente.
Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona
più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line:
il grande
silenzio ! Il protagonista è lo Spirito
Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso
"cuore".
«TI RENDO LODE»
Il breve brano di oggi, molto noto, è una delle parole fondamentali del Vangelo
di Matteo, un passo di altissima rivelazione e quindi di grande portata
culturale. Perché la cultura è il paio di occhiali con cui guardiamo la realtà,
e perciò attraverso il quale il mondo ci si rivela.
Mettiamo in luce innanzitutto alcune caratteristiche del testo, nello stile
della lectio.
La struttura è molto chiara, contiene due oracoli di Gesù, composto ciascuno di
quattro frasi, riuniti insieme da Matteo con un linguaggio poetico e ritmico,
tale da permettere facilmente di tenerli a memoria.
Grido di giubilo
Il primo è un grido di giubilo, un inno, potremmo dire –nei termini della
spiritualità ignaziana- un’esperienza profonda di consolazione che proviene da
Dio:
"Ti rendo lode, Padre, Signore
del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti
e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua
benevolenza.” (vv. 25-26)
Rivelazione trinitaria
Il secondo è una rivelazione trinitaria, proposta in un genere letterario
differente, un’affermazione che ha quasi un sapore dogmatico:
“Tutto
è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e
nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà
rivelarlo.”
(v. 27)
Padre
Alcune parole chiave collegano i due oracoli. Subito risalta il termine “Padre”,
che ritorna più volte nelle poche righe: “Ti
rendo lode, Padre”, “Sì,
o Padre”, “Tutto
è stato dato a me dal Padre mio”, “nessuno
conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio”.
Grido di gioia
Interessante per noi è pure il contesto. Questa pagina si pone infatti
immediatamente dopo il rimprovero fatto a Corazim, Betsaida e Cafarnao perché
non hanno accolto la Parola. Sono città piene di sé, arroganti, potenti,
rappresentano la cultura dominante che rifiuta Gesù. Gesù sperimenta il
fallimento della sua predicazione là dove c’è più cultura, più civiltà; ma Lui,
invece di reagire con amarezza, esplode in un grido di gioia, perché coglie in
tale situazione il disegno del Padre, che rivela l’annuncio di salvezza ai
piccoli, ai semplici, agli umili.
Quindi il brano ci presenta un intermezzo gioioso,
nell’ambito di un ministero difficile, accompagnato da una spiegazione
rivelativa: “Ti
rendo lode, Padre, perché…”
Come sappiamo, questo grido di giubilo è nei Vangeli una delle rare preghiere di
Gesù di cui ci viene presentato anche il contenuto (un’altra, in una situazione
ben diversa, è la preghiera nell’orto degli ulivi). Di fronte al rifiuto del
messaggio da parte dei potenti, Gesù ringrazia il Padre che lo ha rivelato ai
piccoli. “Queste
cose” indicano la capacità di intuire la manifestazione
definitiva di Dio nell’agire di Gesù umile, povero, misericordioso.
Chi sono? (chi siamo?)
Subito sorge una domanda sulle due categorie contrapposte: chi sono i sapienti e
i dotti? E chi sono i piccoli?
L’originale greco parla di sapienti e dotti, senza l’articolo. Possiamo allora
riformulare l’espressione così: “coloro che si credono sapienti e dotti”.
Rifiutando la rivelazione divina, in realtà non sono sapienti ed intelligenti, e
però si ritengono tali. Potremmo dire, tante persone che si ritengono “di
cultura”!
I “piccoli”
La rivelazione di Dio invece non si acquista a prezzo di studio, di sapere,
neppure con il denaro, e non conferisce potere.
Chi può riceverla in dono? I “nèpioi” (dal greco), che non sono solo i bambini,
ma più in generale coloro che non sono autonomi, autosufficienti. I “nèpioi”
sono coloro che non pretendono di bastare a se stessi e di farsi giustizia da
sé.
Matteo indica l’azione di Dio con una frase fortissima: “Hai
nascosto queste cose”. Non è detto: non le hanno capite, bensì:
“Tu le hai nascoste”, proprio perché pensavano di sapere chissà che cosa.
Siamo qui di fronte ad una logica che sfiora il paradosso; certo Gesù non vuole
spingere a non studiare, a non avere istruzione teologica e religiosa, ma
avverte che la conoscenza vera di Dio non coincide immediatamente con la cultura
religiosa!
L’accoglienza
La conclusione dell’oracolo è bellissima: “Sì,
o Padre, perché così hai deciso nella Tua benevolenza”. Come già
detto, il mistero di rifiuto diventa per Gesù motivo di lode, in quanto mostra
l’accoglienza di coloro a cui non si era pensato: è qui contenuto il carattere
provvidenziale della croce, la gratuità del Vangelo, l’imprevedibilità del
disegno di Dio… Abbiamo continuamente bisogno di questa verità, che contrasta il
nostro istinto di giudicare tutto sulla base del consenso! Gesù qui loda Dio
perché consenso non c’è!
Gesù rivela il Padre
Il secondo oracolo è racchiuso in un solo versetto, il 27, ed è chiamato
giustamente “la perla giovannea nei Sinottici”. Gesù rivela il Padre: siamo di
fronte ad una sintesi della storia della salvezza, dove appare il primato di
Gesù, la sua divinità, la sua relazione con il Padre, il suo essere nella
Trinità. E’ un mistero che soltanto attraverso il superamento della ragione e
l’ingresso nell’oceano infinito di Dio possiamo accettare. Di fatto noi in tanti
modi nella nostra vita praticamente non accettiamo che Gesù riveli il Padre, che
lo riveli pure nell’umiliazione e nella croce, non accettiamo il rapporto
privilegiato di Gesù con il Padre, che Gesù sia Dio.
Proviamo infine a trarre alcune conseguenze da questo brano. Ne proponiamo
sinteticamente tre.
Rallegriamoci
La prima. Nel grido di giubilo, “Ti
rendo lode, Padre”, troviamo l’invito a rallegrarci del disegno
di Dio, anche quando esso comporta ciò che certe volte sembra pesare tanto,
ossia il rifiuto da parte della cultura dominante. Penso alle ansie che spesso
proviamo rispetto agli orientamenti della politica e della società del nostro
tempo, di fronte al consenso pubblico costruito attraverso la manipolazione
informatica delle informazioni!
Stimare i “piccoli”
Un secondo messaggio consiste nell’invito a stimare davvero i piccoli, i
semplici.
Papa Francesco spinge la Chiesa ad uscire, ci sprona a guardare la storia e il
disegno di Dio cambiando la prospettiva, ponendoci non in quello che
consideriamo il centro ma nelle periferie, ossia dalla parte dei piccoli. E’ una
svolta culturale.
Uscire dalla logica dei potenti, che governano il mondo, e così generare una
cultura evangelica. Papa Francesco nella “Gaudete
et exultate” ci ricorda che esiste una sola via della santità, per qualsiasi
stato di vita: è la via delle beatitudini.
Accogliere il mistero di Dio “povero”
La terza ed ultima conseguenza è piuttosto di ordine teologico. Le parole
pronunciate da Gesù –il Figlio che rivela il Padre- ci pongono una domanda mai
superata, finché vivremo: quanto concretamente accogliamo il mistero di un Dio
che si rivela nell’umiliazione della croce e che proprio nella morte manifesta
la verità della Trinità?
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Gesù, tu sai che il Padre
non si arresta di fronte
al rifiuto, ma inventa
nuove strade e compie
meraviglie anche in mezzo
ai tanti NO di noi uomini.
Il Vangelo, rifiutato
dai sapienti e dagli intelligenti,
è accolto con gioia e semplicità
dai piccoli che si affidano
totalmente a Dio.
|
Tu, Gesù, vedi tutto questo
e,
pieno di gioia,
rendi lode al Padre e lo ringrazi.
Gesù, fammi capire che
non si tratta di capire tutto,
ma solamente
di accettare di essere amati.
(don Canio Calitri) |
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È
Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in
silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei
secoli. Amen
ACTIO
Mi impegno
a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò
che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(da una lectio di
Padre Carlo Chiappini sj – Convegno Nazionale Caritas Diocesane)