RITIRO ON LINE                                                                                                   
novembre 2017

                                                                                                                                                                                                                                                

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

O Dio, sei tu la nostra attesa.

Sei ciò che noi cerchiamo,

anche senza saperlo.

Sei colui del quale abbiamo nostalgia,

anche se non ti pensiamo.

Sei colui che sempre attendiamo, anche se

chiudiamo la porta di casa.

Sei colui che invochiamo,

anche se non ti rivolgiamo

la parola.

Sei colui col quale lottiamo,

anche se mai ti incontriamo.

Sei la nostra domanda,

anche se non ti interroghiamo.

O Dio,

fondamento di ciò che ha vita:

tu sei invisibile

eppure ti fai vicino all'uomo

e cammini con lui;

tu sei silenzioso

eppure la tua parola risuona

e percepiamo il suono

della tua musica;

tu sei imprendibile dalle nostre mani

eppure sentiamo che

ci stringi tra le braccia;

tu sei misterioso

eppure rendi affascinante

la nostra esistenza.

 

(Francesco d’Assisi)

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

 

=============================================================

“Le donne sono quelle del Vangelo di Luca;

la gioia è quella che scaturisce dal loro incontro con Gesù”

 

Proseguiamo la preghiera suggerita da alcune lectio tratte da episodi del Vangelo di Luca, nelle quali il filone comune è la GIOIA DELLE DONNE CHE INCONTRANO GESU’.

Oggi lasciamoci toccare da Maria di Nazaret, dal suo essere “giovane innamorata”, dalla sua disponibilità all’accoglienza dei disegni di Dio.

 Queste riflessioni sono liberamente tratte da alcune lectio di don Davide Caldirola, della Chiesa di Milano.

 Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.  (Luca 1,26-38)

 

Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato  da  Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati,  piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse:

«Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora  Maria disse all'angelo:  «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

Maria, l’invito alla gioia

(Luca 1, 26-38)

 

Premessa

Di solito Maria sta alla fine. Provare per credere: se ascoltate un'omelia, o un discorso ufficiale dei nostri vescovi o perfino del papa, l'accenno alla Madre di Gesù è quasi sempre quello conclusivo, il segno che la predica sta per finire. Qualcuno sostiene perfino di vedere la manina del segretario zelante già pronta a ritirare i fogli con il testo stampato. Anche nelle nostre assemblee domenicali il canto a Maria è di solito quello conclusivo, e perfino la Compieta, l'ultima preghiera del giorno, si conclude con l'antifona mariana. 

Maria sta all’inizio

Ma di per sé Maria sta anche all'inizio. Sta all'inizio del vangelo, all'inizio della vita di Gesù: è la sua dimora, la sua casa nei nove mesi che ne precedono la nascita al mondo. Ed è la prima nel vangelo di Luca a cui viene detto «rallegrati!». L'angelo che a Zaccaria, nel tempio, aveva detto «non temere» (Lc 1,13), e solo in un secondo tempo «avrai gioia ed esultanza» (una profezia, più che un'esortazione), alla fanciulla di Nazaret si rivela anzitutto con un invito alla gioia: «Rallegrati,  piena di grazia: il Signore è con te».

Dunque, Maria ci dice che la gioia sta all'inizio, e non solo al termine della storia della salvezza. Non è un buon finale da favola, un «e vissero felici e contenti» che chiude le controverse vicende della storia dell'uomo. C'è già da subito, come da subito nella creazione c'è la gioia di Dio nel contemplare la propria opera e nel vederla bella, buona, ben riuscita. Qualcuno addirittura ha scritto che Dio crea il mondo in un'esuberanza di gioia, in una sorta di tracimazione della propria pienezza di felicità e di bene. Di questa creazione Maria è l'opera «più perfetta» (così viene definita da un'orazione del messale), il capolavoro assoluto. Dio la pensa, la crea, la guarda; e non può che essere soddisfatto di quanto è uscito dalle sue mani e dal suo amore.

Anche noi mettiamo Maria all'inizio del nostro cammino di Avvento, sulle tracce della gioia, e ci affidiamo - passo dopo passo - al suo aiuto e alla sua protezione.  

La parola spezzata

Proviamo a rispondere alla domanda: «Quale gioia raccolgo da questo vangelo?». Per questo brano notissimo dell'Annunciazione  indichiamo tre strade di gioia che ci suggerisce Maria. 

«Rallegrati,  piena di grazia: il Signore è con te» - Anzitutto il testo di Luca ci parla della gioia come dono da accogliere e non come l'esito dei nostri sforzi o del nostro impegno. Maria riceve l'invito dell'angelo a rallegrarsi non dopo un lungo tirocinio, o un lento apprendistato, o un severo cammino di conversione. Lo riceve e basta, così com'è, nella situazione in cui si trova. È una gioia non collegata a un duro lavoro ascetico che alla fine permette di raggiungere buoni risultati, ma semplicemente alla sorpresa per il bene di cui è stata fatta oggetto; una sorpresa, peraltro, non priva di timore e turbamento. 

In secondo luogo Maria ci rivela la gioia di essere innamorati. Viene definita anzitutto «promessa sposa». Con un passaggio un po' ardito potremmo chiamarla «giovane innamorata». E chi di noi nella vita è stato o è ancora innamorato conosce bene la leggerezza e la grazia, la bellezza e la passione in cui l'amore ti getta, ti porta, ti conduce, ti travolge. Maria è gioiosa perché è innamorata. 

Infine Maria ci rivela la gioia pacificata di chi decide di mettere la propria vita nelle mani di Dio. È la gioia di chi si consegna, di chi si fida ed impara a dire di sì: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».  «Eccomi, ci sono, avvenga in me, per me, quanto tu hai detto». La gioia del dono di una vita. 

Dalla mensa della parola, briciole di gioia

Quale gioia raccolgo, oggi, da una parola così? Quale felicità possibile per la mia vita?

È una parola che leggo volentieri all'inizio di un percorso, di un itinerario, di un cammino. Mi regala prima di tutto la gioia di credere che la parola di Dio e la sua grazia precedono ogni mio sforzo. Molto spesso rischio di trasformare la vita in una corsa folle per raggiungere obiettivi, per ottenere risultati. La vita di fede stessa diventa un martellamento incessante di cose da fare o addirittura di prestazioni (inutili!) da offrire al Padreterno, come se fosse lui ad averne un disperato bisogno, e non il mio orgoglio o la mia autostima.

Perfino il lavoro pastorale finisce per diventare un labirinto di organigrammi e di progetti, di iniziative e di eventi dei quali alla fine rimane poco o nulla, se non un grande senso di sfinimento e il sollievo perché sono finiti. Di gioia nemmeno l'ombra.

Rileggere una pagina così all'inizio di un cammino (l’anno liturgico) mi rende più sereno, mi conduce a essere disposto ad accogliere un dono e a lasciarmi raggiungere da Dio prima ancora che cercare di arrivare a lui con i miei sforzi. A volte sento il bisogno di cancellare per un istante tutti i miei buoni propositi per chiedere soltanto la quiete necessaria per lasciare spazio allo Spirito e alla sua opera. 

Sentirmi nuovamente innamorato

Ma chiedo anche, insieme a tutto questo, la grazia di sentirmi innamorato. Perché è una grazia che purifica dal peccato e dal disamore. Spesso quando si inizia un corso di esercizi spirituali, o quando si riapre un nuovo anno, o quando si riparte pieni di buona volontà dopo un momento difficile del cammino di fede, ci si trova di fronte alla propria esperienza di peccato e di distanza da Dio, di freddezza e di sfiducia nei confronti dei fratelli. Questo sentimento rischia di paralizzare, di schiacciare, e ci porta a credere che non saremo mai capaci di ricominciare e di ripartire perché troppo deboli e fragili, troppo segnati dal nostro limite.

Non occorre preoccuparsi eccessivamente in momenti così. Basta riscoprirsi innamorati, o perlomeno  desiderare di esserlo. Dobbiamo essere di nuovo innamorati, «tornare a Lui». E Lui accoglierà semplicemente  così, dicendogli queste parole: «Bentornato da me».

Oggi vorremmo raccogliere la gioia dalla bocca di Dio, che ci dice: «Ti aspettavo. Bentornato da me». 

Cosa ci “dice” Maria

Raccogliamo da Maria la gioia di chi decide di nuovo per il Signore, e affida la propria vita alle sue mani. Sappiamo bene che il «sì» detto a Dio ha bisogno di essere rinnovato, che la consegna della nostra esistenza a lui chiede la fedeltà dei giorni, la pazienza di ricominciare. Vogliamo rinnovare la gioia di dire sì, di vivere per lui, con lui, in lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

Dio della mia missione!

Io non posso essere annoverato

fra quei tuoi apostoli

che sono sempre sicuri di sé

e hanno sempre la vittoria in cuore.

A me concedi piuttosto

di far parte di quei tuoi umili messaggeri

i quali, riconoscenti per la tua grazia

che è potenza nella debolezza, 

si stupiscono quando vengono

accolti dagli uomini.

Fa' che il mio cuore

tremi di gratitudine.

Che la tua forza

sia sempre vittoriosa

nella mia debolezza,

se a te piacerà.

(Karl Rahner)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!  

 

(spunti liberamente tratti da alcune lectio di don Davide Caldirola, della Chiesa di Milano)