Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
Accarezzami, o Dio,
come una madre
che si perde
negli occhi
del figlio. |
Accarezzami, o Dio,
perché io senta
la Vita
scorrere
dalla pelle all’anima. |
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
Proseguiamo una serie di lectio, iniziata due mesi fa, che ci porteranno passo
dopo passo a incontrare Gesù Risorto fra poco più di quattro mesi. Un viaggio
nei giorni del mistero pasquale, nel cuore della fede cristiana. Don Angelo
Casati, della Chiesa di Milano, ci accompagna nei giorni cruciali della vicenda
di Gesù, nel luogo decisivo di ogni incontro con Lui, con le sue meditazioni
tinte di una luce delicata e poetica. Buona meditazione e buona preghiera.
GLI ULIVI E IL TEMPIO VERSO CUI ANDARE
LECTIO Apro
la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto
(Gv 12,12-15).
12Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme,
13prese
dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:
«Osanna!
Benedetto
colui che viene nel nome del Signore,
il
re d’Israele!».
14Gesù,
trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:
“15Non
temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d’asina.”
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente.
Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona
più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line:
il grande
silenzio ! Il protagonista è
lo Spirito Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso
"cuore".
Un balsamo buono
Non so se dico una cosa vera, ma io penso che quella piccola festa che gli
organizzarono alcuni, pochi giorni prima di pasqua, fu come un balsamo buono per
Gesù, che si portava dentro la ferita d'andare a morire. Come era stato balsamo
buono per Gesù l'unguento profumato con cui Maria poco tempo prima l'aveva unto
nella casa di Betania. Gesù veniva da quel profumo e furono profumo anche quegli
ulivi che la gente, piccoli e grandi, agitavano per lui.
Possano i rami di ulivo che usiamo porre nelle nostre case evocare ai nostri
occhi tutto l'amore di cui Gesù è
segno per noi, e dire tutto l'amore che abbiamo noi per Gesù, tutto il bene che
gli vogliamo. Ne vogliamo seguire stupiti le orme.
In ingresso o in uscita?
Notiamo innanzitutto una cosa: nel suo vangelo
raccontando di
quell'ingresso, Giovanni
sembra cambiare la direzione
della festa. Infatti noi quasi sempre chiamiamo l'evento "ingresso di
Gesù in Gerusalemme".
Ed è anche vero. Ma
per Giovanni
è ingresso o è uscita? Rileggendo
il brano, ci accorgiamo che
è scritto: «la
folla prese dei rami di palme e
uscì incontro a lui». Erano entrati in Gerusalemme per la festa,
ed ora cambiano direzione. Come se avessero intuito che la città santa era
un'altra, il tempio verso cui andare era un altro, era Gesù. Era come un
cambiare direzione e andare verso lui. Anche noi con rami di ulivo entriamo
nelle chiese, ma non è la chiesa che ci salva, è Gesù. La chiesa semplicemente a
dire: «Segui lui e va' a vedere».
Non c’era quasi nessuno
Quanti fossero a sventolare ulivi quel giorno, non lo sappiamo. Una cosa
sappiamo che di lì a pochi giorni, quando sarà là in alto, appeso al legno, il
legno della croce, di quelli che avevano sventolato rami di palme e di ulivo non
ci sarà quasi nessuno, se stiamo ai vangeli. C'erano solo delle donne a
guardare da lontano: “Stavano
presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di
Cleopa e Maria di Magdala”. Solo loro, le donne. Solo loro
balsamo. Gli altri si erano fermati prima.
Forse anche le donne avrebbero voluto fermare il loro Signore prima che fosse
steso su quella croce. Forse avrebbero voluto dirgli, come sta scritto in una
poesia di Didier
Rimaud:
Non ti distendere su quella croce fino a morire!
Se non mi distendo su quella croce ad ali aperte
chi vi salverà da questo inferno in cui correte?
Sì, starò steso su quella croce ad ali aperte.”
L’ulivo tagliato è rigermogliato
“Prese
dei rami di palme”.
Non basta sventolare l'ulivo, se non andiamo a vedere il vero ulivo. Gesù è
l'ulivo tagliato da coloro che non avevano occhi e cuore se non per il loro
interesse, il loro potere, la loro gloria. L'hanno tagliato, i senza cuore. Ma
l'ulivo tagliato, Gesù, è rigermogliato.
Lo ricorderemo il giorno di Pasqua:
andate a veder l'ulivo
risorto, l' ulivo, che dà l'olio
della salvezza, Gesù, il Signore.
Fissiamo lo sguardo…
Risuona un invito a “guardare”, a “fissare lo sguardo”. Vengono
chiamati in causa i nostri occhi. Dove andranno gli occhi, su che cosa si
concentreranno, su che cosa indugeranno? E non è un
invito generico. Sono in questione i miei occhi!
L'invito risuona nella lettera agli Ebrei dove è scritto:
«Corriamo
con perseveranza nella corsa che ci sta davanti fissando lo sguardo su Gesù, che
dà origine alla fede e la porta a compimento, il quale, per la gioia che gli era
posta innanzi, sopportò la croce, disprezzandone il disonore e si è assiso alla
destra del trono di Dio». Lo sguardo dunque vada al Signore
crocifisso e risorto. Perché la corsa, quella della vita, non sia vana, non sia
correre a vuoto.
…anziché voltare via la faccia…
Fissare lo sguardo, vincendo la tentazione sottile di voltar
via la faccia: voltar via la
faccia dall'uomo dei dolori. Di cui è scritto nel rotolo di Isaia: «uno
da cui si volta via la faccia». Da cui volta via la faccia una
certa religione fondata prevalentemente sul calcolo. «Egli»
è scritto «portava
la nostra sofferenza e si era caricato dei nostri dolori; ma noi lo abbiamo
considerato castigato, percosso da Dio e umiliato».
…da eventi che ci disturbano
Succede anche oggi di voltar via la faccia da persone o popoli che portano sulle
spalle drammi inquietanti, quasi
fossero castigati o percossi da Dio. E’ un modo comodo, antico, per legittimare
il nostro "voltar via la faccia". Per togliere lo sguardo da eventi
che accadendo ci disturbano.
Ci disturbano e ci inquietano quelli che, a costo di passione e di patimenti, si
caricano del peso degli altri. Finiscono così per disturbare e inquietare la
falsa pace delle nostre coscienze.
Di conseguenza, per difesa da disturbo, ci torna allora comodo rimuoverli. E
troviamo mille sofisticate ragioni per rimuovere, per giustificare, o meglio per
giustificarci della nostra assenza,
dell'assenza del grido e dell'indignazione.
E’ vero, il giusto che non mette al sicuro la sua vita, ma la espone per difesa
dell'altro, degli altri, disturba. Nel migliore dei casi lo liquidiamo
accusandolo di eccesso. Può succedere anche oggi. Su questo aspetto dovremmo
qualche volta soffermarci e
chiederci se un amore,
svuotato da ogni eccesso,
lo possiamo ancora
chiamare amore
o è gesto
senza spinta di passione, stanco ed esangue.
Il simbolo dell’ulivo
Già sant'Ambrogio, sul finire del quarto secolo, alla sua comunità così spiegava
il significato della processione con gli ulivi, diceva: «L'ulivo
è simbolo delle opere di misericordia: dal suo frutto infatti si estrae l'olio,
balsamo nel dolore, nella stanchezza, medicamento per le ferite, ristoro per le
membra affaticate». «La
misericordia» scriveva sant'Ambrogio «in
greco si chiama eleos ed è una parola che richiama da vicino l 'altra, l'ulivo.
Portiamo dunque i ramoscelli d'ulivo comportandoci da persone piene di
misericordia».
Tu sei balsamo
Ecco l'impegno dunque: se uno è stanco, tu sei balsamo con il tuo aiuto; se uno
è triste, tu sei balsamo con la tua tenerezza; se uno è deluso e sfiduciato, tu
sei balsamo con la tua fiducia, se uno è solo e abbattuto tu sei balsamo con la
tua vicinanza. Sei balsamo e profumo buono.
Tu sei buon profumo
Narra un midrash della tradizione rabbinica:
Quando ogni famiglia ebrea ebbe arrostito sul fuoco l'agnello, Dio chiamò i
quattro venti che soffiavano in Eden e ordinò:
«Soffiate verso oriente e verso occidente, verso mezzogiorno e verso
settentrione.
Essi soffiarono e il profumo della Pasqua si sparse su tutta la terra.
Domandarono i popoli della terra:
«Che cos'è questo buon profumo?».
Risposero gli angeli: «E’ Israele che prepara la salvezza per tutta la terra».
ORATIO
Domando
umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio.
Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i
propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La
preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più
volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Accetta il mio dono, Signore.
È poco. È un nulla.
È un segno
per restare in contatto,
per non allontanarmi troppo
dalla tua presenza.
Accetta il mio dono, Signore.
Non è niente di speciale,
è soltanto la mia vita
fatta di ore
infilate una dopo l’altra
sul filo sottile della preghiera.
È soltanto una minuscola fede,
una fragile speranza,
un sofferto amore.
Accetta il mio dono, Signore.
Mettilo tra le tue cose più care.
E io saprò che nella tua casa
c’è un piccolo posto
anche per me.
(
Emily Shenker )
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
È
Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in
silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei
secoli.
Amen
ACTIO
Mi impegno
a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si
compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che
si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati)