RITIRO ON LINE                                                                                                   
novembre
2015                                  

                                                                                                                                                                                                                                               

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

Accarezzami, o Dio,

come una madre

che si perde

negli occhi

del figlio.

Accarezzami, o Dio,

perché io senta

la Vita

scorrere

dalla pelle all’anima.

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

 

Proseguiamo una serie di lectio, iniziata due mesi fa, che ci porteranno passo dopo passo a incontrare Gesù Risorto fra poco più di quattro mesi. Un viaggio nei giorni del mistero pasquale, nel cuore della fede cristiana. Don Angelo Casati, della Chiesa di Milano, ci accompagna nei giorni cruciali della vicenda di Gesù, nel luogo decisivo di ogni incontro con Lui, con le sue meditazioni tinte di una luce delicata e poetica. Buona meditazione e buona preghiera.

 

GLI ULIVI E IL TEMPIO VERSO CUI ANDARE

 

 

 

 

 

 

 

  

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto (Gv 12,12-15).

 

12Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme,

13prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:

«Osanna!  Benedetto colui che viene nel nome del Signore,  il re d’Israele!».

14Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:

15Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d’asina.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore". 

 

Un balsamo buono

Non so se dico una cosa vera, ma io penso che quella piccola festa che gli organizzarono alcuni, pochi giorni prima di pasqua, fu come un balsamo buono per Gesù, che si portava dentro la ferita d'andare a morire. Come era stato balsamo buono per Gesù l'unguento profumato con cui Maria poco tempo prima l'aveva unto nella casa di Betania. Gesù veniva da quel profumo e furono profumo anche quegli ulivi che la gente, piccoli e grandi, agitavano per lui.

Possano i rami di ulivo che usiamo porre nelle nostre case evocare ai nostri occhi tutto l'amore di cui Gesù  è segno per noi, e dire tutto l'amore che abbiamo noi per Gesù, tutto il bene che gli vogliamo. Ne vogliamo seguire stupiti le orme.

 

In ingresso o in uscita?

Notiamo innanzitutto una cosa: nel suo vangelo  raccontando  di quell'ingresso,  Giovanni  sembra cambiare  la direzione  della festa. Infatti noi quasi sempre chiamiamo l'evento "ingresso di Gesù in  Gerusalemme".  Ed è anche vero.  Ma  per  Giovanni  è ingresso o è uscita? Rileggendo  il brano, ci accorgiamo che  è scritto: «la folla prese  dei rami di palme e uscì incontro a lui». Erano entrati in Gerusalemme per la festa, ed ora cambiano direzione. Come se avessero intuito che la città santa era un'altra, il tempio verso cui andare era un altro, era Gesù. Era come un cambiare direzione e andare verso lui. Anche noi con rami di ulivo entriamo nelle chiese, ma non è la chiesa che ci salva, è Gesù. La chiesa semplicemente a dire: «Segui lui e va' a vedere».

 

Non c’era quasi nessuno

Quanti fossero a sventolare ulivi quel giorno, non lo sappiamo. Una cosa sappiamo che di lì a pochi giorni, quando sarà là in alto, appeso al legno, il legno della croce, di quelli che avevano sventolato rami di palme e di ulivo non  ci sarà quasi nessuno, se stiamo ai vangeli. C'erano solo delle donne a guardare da lontano: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleopa e Maria di Magdala”. Solo loro, le donne. Solo loro balsamo. Gli altri si erano fermati prima.

 

Forse anche le donne avrebbero voluto fermare il loro Signore prima che fosse steso su quella croce. Forse avrebbero voluto dirgli, come sta scritto in una  poesia  di Didier  Rimaud:

 “Non ti distendere su quella croce Gesù, mio Signore.

Non ti distendere su quella croce fino a morire!

Se non mi distendo su quella croce ad ali aperte

chi vi salverà da questo inferno in cui correte?

Sì, starò steso su quella croce ad ali aperte.”

 

L’ulivo tagliato è rigermogliato

Prese dei rami di palme”. Non basta sventolare l'ulivo, se non andiamo a vedere il vero ulivo. Gesù è l'ulivo tagliato da coloro che non avevano occhi e cuore se non per il loro interesse, il loro potere, la loro gloria. L'hanno tagliato, i senza cuore. Ma l'ulivo tagliato, Gesù, è rigermogliato.  Lo ricorderemo il giorno di Pasqua:  andate a veder  l'ulivo risorto,  l' ulivo, che dà l'olio della salvezza, Gesù, il Signore.

 San Paolo usa nella lettera ai Romani, il verbo “innestare”, “fare un innesto”. Noi rami selvatici siamo stati innestati all'ulivo buono, che dà olio buono, Gesù. Non basta sventolare ulivi. L'ulivo che portiamo ci dice: «Innèstati a Gesù, succhia linfa buona da Lui».

 

Fissiamo lo sguardo…

Risuona un invito a “guardare”, a “fissare lo sguardo”. Vengono  chiamati in causa i nostri occhi. Dove andranno gli occhi, su che cosa si concentreranno, su che cosa indugeranno? E non è un  invito generico. Sono in questione i miei occhi!

L'invito risuona nella lettera agli Ebrei dove è scritto:  «Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti fissando lo sguardo su Gesù, che dà origine alla fede e la porta a compimento, il quale, per la gioia che gli era posta innanzi, sopportò la croce, disprezzandone il disonore e si è assiso alla destra del trono di Dio». Lo sguardo dunque vada al Signore crocifisso e risorto. Perché la corsa, quella della vita, non sia vana, non sia correre a vuoto.

 

…anziché voltare via la faccia…

Fissare lo sguardo, vincendo la tentazione sottile di voltar  via la faccia: voltar via  la faccia dall'uomo dei dolori. Di cui è scritto nel rotolo di Isaia: «uno da cui si volta via la faccia». Da cui volta via la faccia una certa religione fondata prevalentemente sul calcolo. «Egli»  è scritto «portava la nostra sofferenza e si era caricato dei nostri dolori; ma noi lo abbiamo considerato castigato, percosso da Dio e umiliato».

 

…da eventi che ci disturbano

Succede anche oggi di voltar via la faccia da persone o popoli che portano sulle spalle drammi inquietanti, quasi  fossero castigati o percossi da Dio. E’ un modo comodo, antico, per legittimare il nostro "voltar via la faccia". Per togliere lo sguardo da eventi  che  accadendo ci disturbano.

Ci disturbano e ci inquietano quelli che, a costo di passione e di patimenti, si caricano del peso degli altri. Finiscono così per disturbare e inquietare la falsa pace delle nostre coscienze.

Di conseguenza, per difesa da disturbo, ci torna allora comodo rimuoverli. E troviamo mille sofisticate ragioni per rimuovere, per giustificare, o meglio per giustificarci  della nostra assenza, dell'assenza del grido e dell'indignazione.

E’ vero, il giusto che non mette al sicuro la sua vita, ma la espone per difesa dell'altro, degli altri, disturba. Nel migliore dei casi lo liquidiamo accusandolo di eccesso. Può succedere anche oggi. Su questo aspetto dovremmo qualche volta soffermarci  e chiederci se un  amore,  svuotato  da ogni eccesso,  lo possiamo  ancora  chiamare  amore  o  è gesto  senza spinta di passione, stanco ed esangue.

 

Il simbolo dell’ulivo

Già sant'Ambrogio, sul finire del quarto secolo, alla sua comunità così spiegava il significato della processione con gli ulivi, diceva: «L'ulivo è simbolo delle opere di misericordia: dal suo frutto infatti si estrae l'olio, balsamo nel dolore, nella stanchezza, medicamento per le ferite, ristoro per le membra affaticate». «La misericordia» scriveva sant'Ambrogio «in greco si chiama eleos ed è una parola che richiama da vicino l 'altra, l'ulivo. Portiamo dunque i ramoscelli d'ulivo comportandoci da persone piene di misericordia».

 

Tu sei balsamo

Ecco l'impegno dunque: se uno è stanco, tu sei balsamo con il tuo aiuto; se uno è triste, tu sei balsamo con la tua tenerezza; se uno è deluso e sfiduciato, tu sei balsamo con la tua fiducia, se uno è solo e abbattuto tu sei balsamo con la tua vicinanza. Sei balsamo e profumo buono.

 

Tu sei buon profumo

Narra un midrash della tradizione rabbinica:

Quando ogni famiglia ebrea ebbe arrostito sul fuoco l'agnello, Dio chiamò i quattro venti che soffiavano in Eden e ordinò:

«Soffiate verso oriente e verso occidente, verso mezzogiorno e verso settentrione.

Essi soffiarono e il profumo della Pasqua si sparse su tutta la terra.

Domandarono i popoli della terra:

«Che cos'è questo buon profumo?».

Risposero gli angeli: «E’ Israele che prepara la salvezza per tutta la terra».

 

 

           

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ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 
Accetta il mio dono, Signore.
È poco. È un nulla.
È un segno
per restare in contatto,
per non allontanarmi troppo
dalla tua presenza.
Accetta il mio dono, Signore.
Non è niente di speciale,
è soltanto la mia vita
fatta di ore
infilate una dopo l’altra
sul filo sottile della preghiera.
È soltanto una minuscola fede,
una fragile speranza,
un sofferto amore.
Accetta il mio dono, Signore.
Mettilo tra le tue cose più care.
E io saprò che nella tua casa
c’è un piccolo posto
anche per me.

( Emily Shenker )

   

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

Amen

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

 

(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati)