Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
È bello rendere grazie al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo, annunciare al mattino il tuo amore, la tua fedeltà lungo la notte, sulle dieci corde e sull’arpa, con arie sulla cetra.
Perché mi dai gioia, Signore, con le tue meraviglie, esulto per l’opera delle tue mani.
Come sono grandi le tue opere, Signore, quanto profondi i tuoi pensieri!
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Tu mi doni la forza di un bufalo, mi hai cosparso di olio splendente.
Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi, per annunciare quanto è retto il Signore, mia roccia: in lui non c’è malvagità. (dal Salmo 92) |
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
LE VIE PER LA FELICITA’
Nelle beatitudini Gesù indica il cammino verso la vera felicità, che non è un sentimento bensì un’attitudine; non si basa su ciò che si possiede, ma su una gioia interiore, ben più profonda, che possiamo incontrare nell’intimo di noi stessi.
SALE DELLA TERRA E LUCE DEL MONDO
LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
«13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. 14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». (Mt 5,13-16)
«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15,16)
«Andate e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19)
MEDITATIO Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio ! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".
“Beati voi” che siete sale della terra e luce del mondo
Dopo la proclamazione delle beatitudini, con un linguaggio poetico Gesù imprime nel nostro cuore la necessità di essere per il mondo un segno visibile della presenza divina.
Il compito di dare sapore al mondo è nostro, noi siamo il sale, siamo quelli che hanno la missione di fare la differenza.
Non c'è sale senza sapore, così come non può esserci discepolo di Cristo senza audacia, testimonianza, speranza. Questa speranza deve essere comunicata da ciascuno di noi. Il Maestro ci avverte che quando il sale perde la sua principale funzione, quella di salare, non serve a nulla, può essere buttato via e calpestato.
Siamo anche la luce del mondo. Questa luce che è stata accesa in noi, e che è lo Spirito che abita nel nostro intimo, non può restare nascosta, ma deve risplendere, illuminare.
Molte volte, anche se abbiamo in noi questa fiaccola della luce divina, preferiamo vivere nell'oscurità. Quando preferiamo tacere o pecchiamo di omissione, allora ci lasciamo trasformare in tenebre. Ci sono purtroppo molti cristiani trasformati in tenebre perché si sono scoraggiati oppure perché si sono accomodati in ciò che è più facile e comodo.
I "beati" sono sale e luce per l'umanità che ha bisogno del sapore di saper vivere e di una luce che indichi il cammino della felicità.
La responsabilità di trasformare il mondo è nostra, soltanto nostra. È la missione affidataci da Dio. Siamo un corpo, ognuno di noi ha una funzione, siamo pezzi fondamentali in questo organismo.
C'è un detto che afferma che nessuno è insostituibile ma che in questo caso non vale: nessuno può fare ciò che spetta a me, o che è stato affidato a voi. Nel piano del Padre c'è un motivo unico per il quale esistiamo.
Se perdiamo sapore, se smettiamo di illuminare, allora la nostra vita perderà di senso. Non saremo mai felici.
Stralci dall’Esortazione Apostolica EVANGELII GAUDIUM
4.
I libri dell’Antico Testamento avevano proposto la gioia della salvezza, che
sarebbe diventata sovrabbondante nei tempi messianici. Il profeta Isaia si
rivolge al Messia atteso salutandolo con giubilo: «Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia » (9,2). E incoraggia gli abitanti di Sion ad
accoglierlo con canti: «Canta ed esulta! » (12,6).
Chi già lo ha visto all’orizzonte, il profeta lo invita a farsi messaggero per
gli altri: «Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la
tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme » (40,9)…
Tutto il popolo di Dio annuncia i Vangelo
111. L’evangelizzazione è compito della Chiesa. Ma questo soggetto dell’evangelizzazione è ben più di una istituzione organica e gerarchica, poiché anzitutto è un
popolo in cammino verso Dio.
112. La
salvezza che Dio ci offre è opera della sua misericordia. Non esiste azione
umana, per buona che possa essere, che ci faccia meritare un dono così grande.
Dio, per pura grazia, ci attrae per unirci a Sé. Egli invia il suo Spirito nei
nostri cuori per farci suoi figli, per trasformarci e per renderci capaci di
rispondere con la nostra vita al suo amore. La Chiesa è inviata da Gesù Cristo
come sacramento della salvezza offerta da Dio.
Essa, mediante la sua azione evangelizzatrice, collabora come strumento della
grazia divina che opera incessantemente al di là di ogni possibile supervisione.
Il principio del primato della grazia dev’essere un faro che illumina
costantemente le nostre riflessioni sull’evangelizzazione.
113. Questa salvezza, che Dio realizza e che la Chiesa gioiosamente annuncia, è per tutti, e Dio ha dato origine a una via per unirsi a ciascuno degli esseri umani di tutti i tempi. Ha scelto di convocarli come popolo e non come esseri isolati. Nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le sue proprie forze. Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che comporta la vita in una comunità umana. Questo popolo che Dio si è scelto e convocato è la Chiesa. Gesù non dice agli Apostoli di formare un gruppo esclusivo, un gruppo di élite. Gesù dice: «Andate e fate discepoli tutti i popoli » (Mt 28,19). San Paolo afferma che nel popolo di Dio, nella Chiesa «non c’è Giudeo né Greco... perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù » (Gal 3,28). Mi piacerebbe dire a quelli che si sentono lontani da Dio e dalla Chiesa, a quelli che sono timorosi e agli indifferenti: il Signore chiama anche te ad essere parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore!
114. Essere Chiesa significa essere Popolo di Dio, in accordo con il grande progetto d’amore del Padre. Questo implica essere il fermento di Dio in mezzo all’umanità. Vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino. La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo.
Tutti siamo discepoli missionari
119. In tutti i battezzati, dal primo all’ultimo, opera la forza santificatrice dello Spirito che spinge ad evangelizzare. Il Popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile “in credendo”. Questo significa che quando crede non si sbaglia, anche se non trova parole per esprimere la sua fede. Lo Spirito lo guida nella verità e lo conduce alla salvezza. Come parte del suo mistero d’amore verso l’umanità, Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della fede – il sensus fiei – che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio.
120. In
virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato
discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque
sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un
soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema
di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del
popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni. La nuova
evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei
battezzati.
Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perché
nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione, dal momento che, se uno
ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di
molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli
vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è
missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo
Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre
“discepoli-missionari”.
121. Certamente tutti noi siamo chiamati a crescere come
evangelizzatori… In questo senso, tutti dobbiamo lasciare che gli altri ci
evangelizzino costantemente; questo però non significa che dobbiamo rinunciare
alla missione evangelizzatrice, ma piuttosto trovare il modo di comunicare Gesù
che corrisponda alla situazione in cui ci troviamo. In ogni caso, tutti siamo
chiamati ad offrire agli altri la testimonianza esplicita dell’amore salvifico
del Signore, che al di là delle nostre imperfezioni ci offre la sua vicinanza,
la sua Parola, la sua forza, e dà senso alla nostra vita. Il tuo cuore sa che la
vita non è la stessa senza di Lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti
aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli
altri. La nostra imperfezione non dev’essere una scusa; al contrario, la
missione è uno stimolo costante per non adagiarsi nella mediocrità e per
continuare a crescere. La testimonianza di fede che ogni cristiano è chiamato ad
offrire, implica affermare come san Paolo: «Non ho certo raggiunto la mèta, non
sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla ...
corro verso la mèta » (Fil 3,12-13).
Da persona a persona
127. Ora che la Chiesa desidera vivere un profondo rinnovamento missionario, c’è una forma di predicazione che compete a tutti noi come impegno quotidiano. Si tratta di portare il Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai più vicini quanto agli sconosciuti. È la predicazione informale che si può realizzare durante una conversazione ed è anche quella che attua un missionario quando visita una casa. Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada.
Parole che fanno ardere i cuori
142. Un dialogo è molto di più che la comunicazione di una verità. Si realizza per il piacere di parlare e per il bene concreto che si comunica tra coloro che si vogliono bene per mezzo delle parole. È un bene che non consiste in cose, ma nelle stesse persone che scambievolmente si donano nel dialogo…
144. Parlare con il cuore implica mantenerlo non solo ardente, ma illuminato dall’integrità della Rivelazione e dal cammino che la Parola di Dio ha percorso nel cuore della Chiesa e del nostro popolo fedele lungo il corso della storia. L’identità cristiana, che è quell’abbraccio battesimale che ci ha dato da piccoli il Padre, ci fa anelare, come figli prodighi – e prediletti in Maria –, all’altro abbraccio, quello del Padre misericordioso che ci attende nella gloria. Far sì che il nostro popolo si senta come in mezzo tra questi due abbracci, è il compito difficile ma bello di chi predica il Vangelo.
Relazioni nuove generate da Gesù Cristo
91. …È necessario aiutare a riconoscere che l’unica via consiste nell’imparare a incontrarsi con gli altri con l’atteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strada, senza resistenze interiori. Meglio ancora, si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. E anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità…
92. … il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana…, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono. Proprio in questa epoca, e anche là dove sono un «piccolo gregge » (Lc 12,32), i discepoli del Signore sono chiamati a vivere come comunità che sia sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13-16). Sono chiamati a dare testimonianza di una appartenenza evangelizzatrice in maniera sempre nuova. …
ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
E’ venuto a trovarmi un amico, Signore. E’ venuto a scomodarmi con le sue richieste. E cerca un pane. E nel cuore della notte.
Perché vieni di notte, mentre dormo? Perché mi chiedi cose che non ho? Non ho pane, io. Neanche per me. Non ho fede e speranza sufficienti. Neanche per me.
La tua domanda scopre la mia povertà. Ma quello che lui vuole, ho deciso di chiederlo a Te. Perché è vero, «non ho nulla da dargli» se non vengo a prenderlo da Te.
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Ma lui «viene da un viaggio», ha bussato alla mia porta, e chissà quante sono rimaste chiuse.
Affronterò la notte, per venire a supplicarTi. Ti pregherò per lui, e contemporaneamente per me. Perché anche io conosco la fame. Perché da te solo posso ricevere un pane per calmare la fame.
Fame di pane, fame di amore.
(Stefania Perna – 50 preghiere per i cercatori di speranza)
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CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(spunti liberamente tratti da una riflessione di padre Erlin, missionario claretiano)