RITIRO
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santo Natale 2012
Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
O Gesù, oggi la Chiesa mi invita a mettermi in cammino come i pastori per andare alla grotta ed ascoltare la voce dell’angelo che annuncia la gioia di Dio. Per i pastori è stato facile incamminarsi, è stato facile riconoscerti. Coma Maria e Giuseppe, anche loro erano senza dimora e vegliavano.
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Purtroppo per me è difficile perché sono lontano dalla loro semplicità. Come potrò prestare attenzione a quella voce se mi lascio andare a giudizi sprezzanti, se credo di sapere sempre più degli altri, se metto tutto in discussione? Aiutami, ti prego, ad avere la capacità di cogliere le realtà più profonde ed ascoltare nella fede la tua Parola. (don Canio Calitri) |
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
ALL’ANNUNCIO DI UNA GRANDE GIOIA
LA GLORIA DEL SIGNORE LI AVVOLSE DI LUCE
LA PAROLA DI DIO (Lc 2,6-14)
6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una
mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si
presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio
una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava
Dio e diceva:
14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
LA PAROLA DELL’UOMO (Luigi Germano – da “Luci e Ombre dal Condominio Rebibba”)
L'altro Natale
Nessun presepe, nessun albero natalizio, nessuna luminaria, nessun augurio. Tutto porta male. Leggende e miti carcerari.
Un altro pianeta, un'altra terra ove il tocco magico della magica festa non riesce a fare sorridere. Qui, solo uomini duri, siti durissimi e l'angoscia di altri natali trascorsi
senza il peso innaturale che sovrasta le menti in ricordi e favole migliori.
Il Natale fra le sbarre, da ogni cella, un sapore particolare, profumi di terre lontane, leccornie amorevolmente cotte e pregnate di qualche lacrima caduta sbadatamente
negli intingoli.
La messa solenne, il tono sommesso, qualche canto tipico, ma soprattutto, in tutti, la mortificazione, la certezza di non esistere.
Poi qualche passo in giardino, volti scuri; anche il cielo è nero, le mura altissime, macabre testimonianze dell' emarginazione che opprimono e scoraggiano in questo
giorno che altri considerano di festa.
Il pomeriggio trascorre veloce, qualche timida sortita con lo sguardo verso l'esterno, tra le sbarre. Ecco il mondo che cammina, per noi solo giornate moderatamente
lunghe o lunghissime. Tanto tempo a disposizione, per visitare la vita trascorsa. Verso le cinque della sera, è già notte, sommessamente il rientro in cella, sommesso
qualche pianto, poca televisione, pochissima voglia di parlare.
Ed è subito notte! Sul davanzale esterno della mia cella una candela accesa: un richiamo per il mondo, voglia di vivere, voglia di esistere. Il mio terzo Natale al
"condominio" Rebibbia.
A volte mi chiedo dove sei. A volte mi chiedo se ci sei. A volte mi chiedo perché non ti fai vivo, perché non spazzi via tutto lo schifo che c’è in questo mondo. A volte mi chiedo se per te conto qualcosa. A volte mi chiedo se hai perso il mio indirizzo. A volte mi chiedo perché non dici nulla quando ti chiamo. |
A volte mi chiedo…
Quando finalmente non chiedo più nulla, quando finalmente riesco a fare silenzio, allora ti sento arrivare, discreto, come un vento leggero. Quando finalmente non chiedo più nulla, Tu ti fai risposta ad ogni perché. (Eric Pearlman)
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Il nostro andare verso il Messia, il nostro contemplarlo nella povertà e nell’impotenza del Bambino, il nostro stupirci della fiducia che Dio ha riposto nell’umanità, non si limiti alle solite parole “stagionali” ma si concretizzi nell’accoglienza di coloro che non hanno voce, di chi è lasciato solo con se stesso, di chi ha perso ogni speranza…
Auguriamo a tutti i nostri amici di riuscire ad accogliere Gesù nella persona degli “ultimi”!
don Claudio Chiozzi e Paolo Capuzzo