RITIRO
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santo Natale 2010
Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
Ecco, benedite il Signore,
voi tutti, servi del Signore;
voi che state nella casa del Signore
durante la notte.
Alzate le mani verso il santuario
e benedite il Signore.
Il Signore ti benedica da Sion:
egli ha fatto cielo e terra.
(dal Salmo 134)
Veni, Sancte Spiritus
Veni, per Mariam.
LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto.
LA PAROLA DI DIO (Lc 2,1-12 15-21)
1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
MEDITAZIO Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Leggo la realtà umana quotidiana alla luce di quanto la Parola mi ha detto.
Metto la “diapositiva” della vita di tutti i giorni, davanti all’immagine solida del messaggio della Scrittura, in modo che la Parola possa illuminare la realtà umana quotidiana.
LA PAROLA DELL’UOMO
(Chiara Castellani – medico missionario in Nicaragua ed ora in Congo)
Matagalpa (Nicaragua), marzo 1983
Matagalpa è una cittadina allegra, pulita. Nonostante le strade siano di rado asfaltate, non trovi cumuli di spazzatura per terra. La periferia è la tipica periferia latino-americana: tante baracchette di legno che s'inerpicano per la montagna.
Nell'ospedale dove faccio nascere bambini, insegno ai ragazzi più giovani di me a farlo con umanità, con comprensione della donna che, alle volte, si perde di coraggio, piange e grida.
Insegno loro a lavorare con rispetto della sua intimità, con entusiasmo nel condividere la gioia «perché è venuto al mondo un uomo».
Alcune madri hanno quindici anni, è il loro primo figlio. Sono spaventate da questa esperienza dura e intensa che le renderà precocemente adulte. Altre hanno più di trent'anni, il ventre sfiancato da tanti parti. E spesso i figli vengono al mondo per restarci solo per poco: uccisi dalla diarrea nel primo anno di vita, dalla denutrizione e dai parassiti nella prima infanzia, dalla guerra, su queste montagne, fra militari e civili.
Le donne hanno gravidanze ravvicinate. In una popolazione così legata alla terra, un altro figlio sarà un paio di braccia in più, per costruire, quando si potrà, una casa di mattoni. La gente non è rassegnata alla sua miseria.
Faccio turni bivalenti, sia in Ginecologia e Ostetricia che in Chirurgia e questo mi fa piacere: la chirurgia mi è sempre piaciuta. Comunque il grosso del lavoro lo faccio in Ostetricia.
Ieri ho assistito a un parto cesareo sul quale avevano fatto una diagnosi di «presentazione trasversa con morte di feto» poiché non erano riusciti a sentire il battito cardiaco.
Essendo il bambino «morto», nessuno aveva avvertito il pediatra. Avevano semplicemente raccomandato all'infermiera di pesarlo prima di portarlo via e di compilare il certificato.
Tutto ben disposto, salvo il fatto che il bimbo era nato vivo, aveva accennato a qualche movimento. Era però cianotico, completamente ipotonico, con la testina rivolta all'indietro come quella di un uccellino morto. Ma ancora caldo.
L'ho fatto mettere dall'infermiera sul tavolino della rianimazione. Ho palpato il cordone: il battito cardiaco era assente, ma di bambini «depressi», nella mia esperienza di gravide a rischio, ne ho visti nascere tanti e ho assistito tante volte, con il fiato sospeso, il pediatra che cercava di rianimarli, di solito riuscendoci anche.
Così, mentre chiamavano il pediatra, ho preso fra le due dita il suo torace e ho iniziato il massaggio cardiaco.
Sarà stato un miracolo, ma dopo poco più di un minuto di sforzi inutili, mentre già stavo per controllare le pupille, ho sentito il cuore del bimbo riprendere a battere da solo, sotto la mia mano: in modo aritmico, disordinato, però batteva. Ho sospeso il massaggio e ho iniziato a stimolarlo, aspirandogli la trachea e dandogli ossigeno.
Ha aperto gli occhi. È stato un momento stupendo, perché mi ha dimostrato che non solo il cuore batteva, ma che il cervello ancora non era stato danneggiato, o almeno non seriamente. Ho continuato ad aspirarlo e dargli ossigeno, e finalmente ha pianto: un pianto flebile, faticoso, quasi un gemito. Ha cominciato a respirare.
Quando è arrivato il pediatra gli ha fatto un lavaggio gastrico e lo ha lasciato con l'ordine di trasferirlo in pediatria.
Sono rimasta sola con lui che si era messo a ciucciare il tubicino dell'ossigeno come se fosse un poppatoio, poi ho guardato le mie mani: non avevo neanche avuto tempo di mettermi i guanti per l'urgenza della situazione.
Allora mi sono messa a ridere come una scema, di sollievo, di gioia, di entusiasmo, perché non c'è niente di più bello che «aiutare» una vita. Dico «aiutare» perché quel bambino certamente è vissuto perché aveva una gran voglia di vivere, e perché aveva un «angelo custode» discretamente cocciuto e ben deciso a non andare in pensione appena iniziato il lavoro. Dico «aiutare» perché nella strana tranquillità con cui mi trovo ad affrontare molte situazioni nuove per me, mi rendo conto di non essere sola, ma di avere sempre «qualcuno» che mi da una mano: non ne sono mai stata così cosciente come ora. Non credo quindi di essere stata io «da sola» a rianimare il nino, ma comunque ce l'ho messa tutta.
ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio.
A Natale tu, o Gesù, adempi la grande promessa
di essere l'Emmanuele, il Dio con noi.
Abbandoni ogni lontananza e inaccessibilità,
e ti fai vicino a me in maniera tale
da mettermi a mio agio.
A Natale tu, o Gesù, Figlio eterno del Padre,
ti fai bambino,
un bambino che ha bisogno di una madre.
Io ti contemplo tra le braccia amorose di Maria:
sei proprio un bambino come tanti,
una creatura che entra nel mondo piangendo,
la cui prima voce è uno strillo che chiede aiuto,
il cui primo gesto è rappresentato
dalle mani tese in cerca di sicurezza.
Diventando un bambino,
tu mi proponi di darti del tu.
A Natale tu, o mio Dio, ti nascondi.
Non mi abbagli con lo splendore
della tua grandezza,
non mi costringi con la tua potenza
ad inginocchiarmi davanti a te.
Sei un bambino, piccolo e fragile,
una creatura che dipende dagli altri,
per suscitare in me l'amore che purifica e salva.
Tu vuoi che ti attenda, ti cerchi,
ti dica il sì dell'amore.
A Natale tu, o mio Dio, ti nascondi.
I cieli non possono contenerti,
gli angeli inneggiano alla tua onnipotenza
e tu ti nascondi in un bambino,
che è avvolto in fasce
ed è adagiato in una mangiatoia!
Oh, mistero insondabile del tuo amore!
E’ per questo che i dotti esegeti della Bibbia
non sono riusciti a trovarti.
Ed io riuscirò a trovarti?
Amen.
(d. Canio Calitri)
ACTIO Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Per la mia vita:
- Sono capace di “stupirmi” per la vita, o sono nella fase del: ‘siamo già in troppi, al mondo…. ci mancava anche questa…’ ?
- Mi prendo cura della “vita nascente”? Fa parte delle mie priorità? Sono cosciente che difendere la vita non è solo e semplicemente “non abortire” e “non uccidere” ma è anche aiutare attivamente chi si trova in situazione di difficoltà materiale e/o psicologica nell’accettare una nuova vita, nell’accudire alla propria famiglia?
- La mia casa è aperta a chi bussa (e anche a chi per vergogna non bussa ma ne avrebbe tanto bisogno)?
- Dono “calore” a chi incontro?
- Sono capace di riconoscere Gesù, nato povero tra noi, in tutti i fratelli? Sia in quelli “poveri” che in quelli che credono di non esserlo?
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!