RITIRO ON LINE - marzo 2025     










Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

Mio Signore, io sono tutto per Te, non ti risparmi,

versi tutta la tua vita per amore mio.

Saprò corrispondere almeno un po'

a questo tuo esagerato Amore?

Dammi grazia, Signore.

(Luca Rubin - Un minuto con Dio)

         

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

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“COME SIGILLO SUL TUO CUORE”: il Cantico dei Cantici

Ci facciamo aiutare, per qualche tempo, da Don Salvatore Tardio (sacerdote dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni)  ad entrare dentro a questo libro della Bibbia, poco conosciuto.

Don Salvatore, nel suo recente libro “Come sigillo sul tuo cuore”, ci racconta un amore inedito e coraggioso. 

Oggi presentiamo, tratti dal testo citato, solamente alcuni stralci dell’introduzione al tema, per inquadrare l’argomento. Non sarà, quindi, una “Lectio” vera e propria.

Magari ciascuno di noi, individualmente, potrà aprire la Bibbia e leggersi per conto proprio alcuni versetti del Cantico dei Cantici.

Dal prossimo mese lo faremo tutti insieme, in sei momenti diversi.

Buona riflessione e buona preghiera!

   

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.   

Cantico dei Cantici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"

 

Introduzione al CANTICO DEI CANTICI

(stralci da “Come sigillo sul tuo cuore”)

 

Testo e contesto

 

Nella Bibbia il Cantico è inserito tra i libri sapienziali e la tradizione individua Salomone come suo autore e grande protagonista. Sappiamo che storicamente non è così. Il Cantico, in realtà, è una serie di antiche poesie le cui immagini sono attinte sia dal mondo ebraico, sia dalle culture circostanti accorpate in un unico tema unificatore: quello dell'amore di due giovani.

 

Si tratta del libro piùscandaloso”, più profano, più laico della Bibbia; in esso non si parla mai di Dio, come non si parla di Tempio o di culti, di visioni, di offerte o di sacrifici. Lo stesso nome di Dio è contenuto una volta sola, in riferimento alla gelosia, le cui vampe sono vampe di fuoco una fiamma di YHWH (Ct 8,6).

 

Il Cantico è il Libro più breve dell'Antico Testamento; è composto da 117 versetti seducenti che descrivono il faticoso cammino dell'amore, fatto di estasi ma anche di ricerca, di buio e di angoscia: «Tu che il mio cuore ama» (Ct 1,7) dirà al suo amato la Sulammita; una donna capace di sfidare anche le intemperie e il caldo cocente per andare a cercare l'amore del suo cuore.

 

Circa la sua redazione io, personalmente, ritengo che non sia l'opera di un solo autore; mi sembra, tuttavia, che il redattore finale dell'opera non si sia limitato a giustapporre i vari poemi, come dimostrato dal fatto che si possono rintracciare in essi elementi tematici e linguistici riproposti più volte e che favoriscono la strutturazione del Cantico.

 

Ogni autore suddivide l'opera in modo diverso. Interessante, a mio giudizio, la presentazione in sei Atti di Elena Bosetti:

 

ATTO PRIMO, con funzione di PROLOGO (1,2-2,7)

        Autopresentazione, sogni e vicendevoli  lodi, in tre scene:

        1,2-4:           desiderio di lui

        1,5-8:        lei, il coro e l'amato

       1,9-2,7:       la gioia dell’incontro: non Svegliato l'amore

 

ATTO SECONDO

(2,8 - 3,5) Il cerbiatto, la colomba, le volpi e la notte, in due scene:

2,8-17:   un mattino di primavera

       3,1-5:     notte di paura e poi gioia dell’incontro: “non svegliate l'amore”

 

ATTO TERZO (3,6-5,1)  Chi è colei che sale dal deserto?”, in quattro scene:

       3,6-11:     la lettiga di Salomone

     4,1-7:        il canto del corpo  femminile

     4,8-15       vieni con me dal Libano

     4,16-5,1: nel giardino dell'amore

 

ATTO QUARTO (5,2-6,9)  Io dormivo, ma il mio cuore era desto”, in quattro scene:

       5,2-8: un'altra notte d'angoscia

      5,9-16: canto del corpo  maschile

    6,1-3:  l'amato nel giardino

    6,4-9: canto del corpo femminile

 

ATTO QUINTO (6,10-8,4)  Chi è colei che si affaccia come l'aurora? , in quattro scene:

     6,10-12: nel giardino del noce

    7,1-11:         la danza a due schiere

   7,12-14: in campagna, sotto le  vigne

   8,1-4:         oh se tu fossi mio fratello!

ATTO SESTO con funzione di EPILOGO (8,5-14)

Chi è colei che sale dal deserto appoggiata al suo tesoro?”, in quattro scene:

   8,5:             sotto il melo ti ho svegliato

  8,6-7:            una danza di simboli

  8,8-10:        i fratelli e la sorella piccolina

  8,11-14:  l'ultimo duetto: fuggi mio tesoro!

 

 

 

Si notano molteplici legami. Il prologo rimanda all'epilogo, dove si evidenzia la situazione della giovane innamorata e il conflitto con i fratelli.

Il primo e il secondo atto si chiudono con la medesima formula: «Non svegliare l'amore».

Il terzo, il quinto e il sesto atto si aprono con la stessa domanda «Chi è costei?»; queste sono le parole dell’innamorato che è preso dalla meraviglia, dall'estasi della contemplazione della donna che è in conflitto con i fratelli.

Il secondo e quarto atto sono collegati da un dramma notturno: la perdita dell'amore e la ricerca dell'amore.

 

I primi cinque atti cominciano tutti allo stesso modo, con i due protagonisti che sono separati e che poi si incontrano nell'estasi dell'amore.

Il sesto atto, al contrario, inizia con i due personaggi che camminano insieme e termina con la loro separazione: dalla separazione alla ricerca, all'angoscia, all’incontro.

Il sesto atto però rimanda anche alsettimo”, a quello che si deve ancora scrivere, a quella unione senza ostacoli che è tutta da costruire, in una prospettiva d'amore che esige libertà come il grado più alto e l'essenza più vera dell'incontro: libertà dell'altro, libertà che l'altro sia se stesso.

Non è forse vero, infatti, che Gesù ha raggiunto il massimo della libertà per noi quando si è separato da noi con il dono della sua vita, quando ha accettato il tradimento, il rinnegamento, l'abbandono e la morte? L'amore esige questa libertà!

 

 

Scegliendo di leggere con occhi profondi il Cantico, noi ritorniamo dunque al cuore, all'anima della nostra fede: l'amore, realtà senza la quale nessuna cosa avrebbe senso e tutto suonerebbe arido, insignificante, enigmatico e faticoso.

 

La redazione degli otto capitoletti che lo compongono si colloca intorno al V/IV secolo a. C., dopo l'esilio in Babilonia, il periodo in cui l'Antico Testamento trova la sua composizione definitiva così come è giunta a noi oggi. Tale epoca fu per Israele veramente una stagione drammatica, di crisi politica, religiosa e di fede; in particolare si cominciò a dubitare della fedeltà di Dio che aveva fatto due solenni promesse ad Abramo: la terra e la discendenza. L'esilio le mise in discussione entrambe: forse il Dio dei Babilonesi e dei Persiani è più forte del Dio d’Israele, se ha permesso che perdessero la terra e la discendenza nella contaminazione con altri popoli. Questo è il tormento dei credenti di quel periodo.

Con l’Editto di Ciro nel 538 a.c.l’esilio cessò, ma il ritorno in patria non fu facile. Dall'esilio, innanzitutto, non tornò la totalità dei deportati e coloro che lo fecero si trovarono di fronte allo spettacolo raccapricciante di un “cimitero a cielo aperto”: nessuno degli scampati era stato sufficientemente abile per prendersi cura di anziani, ammalati, capace comunque di seppellire i morti e di curare le case ed il Tempio.  (La deportazione in Babilonia era consistita nel portare in esilio gli abili,i giovani e i bambini, lasciando in patria gli ammalati e gli anziani.)

 

Si comprende allora perché il redattore del Cantico abbia avvertito il bisogno di riconsegnare alla fede di Israele un libro sull'amore: perché l'amore è l'unica forza capace di ricostruire il tessuto personale, sociale e comunitario, di trasformare un ammasso di macerie in popolo.

Il redattore del Cantico non ha voluto consegnarci una collezione di preghiere a Dio per dire che ci si deve affidare a Lui per ricostruire una citta desolata e deserta; egli parla direttamente dell'amore umano. In questo anticipa l’Evangelo, dove il comandamento dell'amore che Gesù ci consegna l'amore di Dio è concretizzato, messo alla prova dall'amore umano, che è immagine dell'amore di Dio e forza per ricominciare, per ricostruire. Quale immagine, allora, più appropriata se non quella dell'amore autentico, quella dell'amore coniugale, dell'amore di coppia?

Tutti noi attraversiamo nell'esistenza situazioni di disastro, di deportazione, di devastazione interiore; la nostra vita a volte è simile a Gerusalemme dopo il ritorno dei deportati. Anche per noi, dunque, la sfida è quella di lasciarci ricostruire dall'amore; dall'amore di chi ci vive accanto.

 

Ogni venerdì sera, quando s'accende la prima stella, quando si sta per entrare nel sabato, la donna, che è la grande protagonista della liturgia del sabato, dello Shabbat ebraico, accende una candela in casa con tutta la sua famiglia mentre viene recitato per intero il Cantico dei Cantici.

Il Cantico dunque annuncia la vigilia della liberazione, il passaggio definitivo; è il Cantico che preannuncia la Pasqua; è il Cantico del riposo del sabato e anticipazione del riposo definitivo. È quello, in sostanza, che riaccende il desiderio di tale riposo, che suggerisce come questa terra non sia definitiva, proprio come non è definitiva la sofferenza perché c'è un “oltre”, una liberazione, un passaggio.

Come non pensare che anche Gesù abbia partecipato a questa “liturgia domestica” con Maria, sua madre; che abbia pregato con le parole del Cantico dei Cantici?

È bello pensare che quando l'evangelista Giovanni scrisse l'incipit del capitolo 13 del suo Vangelo «Essendo venuta l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv13,1) abbia ricordato il Cantico, perché si sta celebrando la Pasqua ultima, il sabato definitivo, la liberazione totale. È sulla Croce che si realizza questa liberazione definitiva: per noi, cristiani, il Cantico è davvero l'annuncio della Pasqua!

Per comprendere bene questo Libro, bisogna essere passati attraverso il crollo di tutte le illusioni, aver messo in ginocchio la propria persona, la propria anima di fronte a Dio; solo così, in umiltà profonda, in radicale abbandono, si può assaporare nel Cantico il preannuncio della Pasqua, la liberazione che tutti attendiamo. Per questo la lettura del Cantico ha bisogno di molta interiorità, per intuire oltre il buio, la notte, la devastazione e lo spogliamento di tutte le illusioni che sta sorgendo la prima stella e che nell'amore di Gesù, fino alla fine, vi è il definitivo annuncio pasquale, la vita piena, la vittoria definitiva: la tua, la mia, quella di tutti!

Il tema centrale del Cantico è quindi il tema dell'amore.

 

L'amore al centro del Cantico è quello di due giovani innamorati, Salomone e la Sulammita. Quest'ultima è la protagonista, una donna coraggiosa, intraprendente, spudorata; parla quasi sempre lei in tutto il poema poiché, di fatto, è lei che possiede e manovra le chiavi dell'amore.  

 

Potremmo chiederci a questo punto perché, se questa collezione di poesie parla di amori umani, la definiamo “Parola di Dio”.

Mentre i Padri della Chiesa hanno letto il Cantico in chiave allegorica, noi pensiamo invece che esso racconti dell'amore laico di due giovani. Questa è l’immagine più vera e più autentica del rapporto che c'è tra Dio e il popolo d'Israele: proprio l'esperienza dell'amore di coppia, dell'amore amicale, dell'amore per un ideale, per una comunità ci consente di dire che tutti gli amori sono “Parola di Dio”. Leggendo le dinamiche dell'amore umano, si scoprono le dinamiche dell'amore di Dio per il suo popolo.

Giovanni della Croce, il più mistico dei santi, ha amato talmente il Cantico dei Cantici da aver fondato la sua spiritualità proprio sull'esperienza della relazione con Dio.

Se è vero dunque che l'amore umano è un’immagine dell'amore di Dio, è altrettanto vero che l'amore di Dio passa attraverso il concreto amore di una persona: quando qualcuno mi vuole bene, Dio mi sta amando. Non per allegoria, non per immagine; Dio mi ama realmente, così!

 

L’intenzione non è di offrirvi un momento intellettuale, di approfondimento della Bibbia, ma piuttosto che la lettura/preghiera/meditazione del testo possa costituire un aiuto all'incontro personale con Dio; un supporto nell'attivazione di quei sensi interiori, “gemelli” dei sensi esterioricome dicono i Padri della Chiesa che ci predispongono all’ascolto più attento della Parola.

L'augurio è che questa lettura venga preceduta e seguita da un congruo tempo personale di silenzio e di preghiera, in modo che la conoscenza non sia solo “sapere”, ma diventi “amare” e “fare” la Parola ascoltata.

 

 

Non vi è amore autentico che non passi attraverso questa realtà intrisa di fuoco di passione e discernimento, specialmente nell'esperienza della coppia dove il fuoco da un lato è amplesso, unione, passione; dall'altro è fatica, spoliazione, perdita.

Questo è il fuoco di cui parla il Cantico dei Cantici!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

Padre mio, ecco la mia vita: sia incarnazione del vangelo.

Tu sai che io non ne sono capace,

ma con Te tutto si realizza, anche l’impossibile.

E così assomiglio un po' di più a Te,

Padre di misericordia.

 

(Luca Rubin - Un minuto con Dio)

 

 

CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente, 

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti

i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.   Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!  Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!                                                                   

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