RITIRO ON LINE - marzo 2024 |
Venero
la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia
persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla
presenza del Signore che vuole parlarmi.
O Gesù, Via Verità e Vita,
sostieni i nostri passi su di Te,
rivelaci il Tuo sguardo
misericordioso su di noi,
e vivi in noi affinché la nostra
vita sia la Tua
ma soprattutto la Tua sia la
nostra.
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
==========================================================
I SALMI INSEGNANO A PREGARE
Continua la piccola serie di Lectio suggerite dalla lettura di alcuni salmi.
Per fare ciò prendiamo liberamente spunto da alcune riflessioni di padre Ubaldo
Terrinoni, (OFM cappuccini), raccolte nel suo libro “I salmi insegnano a
pregare”.
LECTIO
Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
v. 1 (la guida dei pellegrini domanda):
1 Signore,
chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sulla tua santa
montagna?
vv. 2-5 a (il sacerdote risponde):
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel
cuore,
3non sparge calunnie
con la sua lingua,
non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo
vicino.
4Ai suoi occhi è
spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Anche se ha giurato a proprio
danno,
mantiene la parola;
5non presta il suo
denaro a usura
e non accetta doni contro
l’innocente.
v. 5b
(la conclusione a sorpresa):
Colui che agisce in questo
modo
resterà saldo per
sempre.
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della
Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga
del nostro Ritiro On Line: il grande
silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"
Premessa
Il
salmo ci invita a trasferirci spiritualmente davanti
alle porte alte e solenni del tempio di Gerusalemme, dove
è arrivato un corteo di pellegrini e, prima di entrare, la
loro
guida chiede al sacerdote in servizio alle porte
del tempio, precise risposte sulle adeguate disposizioni spirituali
per essere
degni di
essere ammessi
alla presenza di Dio. È quasi un esame di coscienza per il singolo pellegrino
che intende
oltrepassare la soglia
della divina
dimora.
In realtà, presso tutti i popoli più antichi si
registra questa esigenza di esaminarsi prima di entrare in dialogo con la divinità.
Sul pronao dei templi egiziani si potevano leggere iscrizioni
del seguente tenore: «Colui che qui entra deve essere puro;
all’ingresso del tempio del gran dio occorre purificarsi come
si conviene».
Anche nel trattato delle “benedizioni”
nel Talmud viene rivolto l’invito al pio ebreo di entrare libero nel luogo
sacro: «non ascenda l’uomo sul monte del tempio né con le scarpe, né con la
borsa, né con la polvere nei piedi»
(Berakhòt, IX,5).
Nelle chiese cristiane si incidevano
iscrizioni come la
seguente sull’orlo
delle pile
dell’acqua santa:
«Lava le
colpe e
non solo
il volto».
Il salmo 15, come il 24, rappresentano un esempio della
«liturgia d’ingresso o liturgia
della porta o liturgia
penitenziale». Anche il profeta Isaia
dichiara di avvertire profondamente le esigenze della santità di Dio e fa
affiorare il bisogno irresistibile di
purificarsi da ogni
colpa:
Il profeta Michea coglie dalla
bocca del popolo di Dio l’amaro ricordo delle ripetute ribellioni e dei
peccati. Così il popolo, non potendo dichiarare la
propria innocenza, si appella all’espiazione attraverso vari
sacrifici. Ma Dio non si placa con i sacrifici; egli non ricerca le
opere di culto, bensì la conversione e la pratica della giustizia;
non l’umana alterigia né
l’arroganza, ma
la modestia
e l’umile
sentire di
sé:
«Con
che cosa
mi presenterò
al Signore,
mi prostrerò
al Dio
altissimo?
Mi presenterò a
lui con
olocausti, con vitelli
di un
anno?
Gradirà il
Signore migliaia
di montoni
e torrenti
di olio a miriadi?
Gli offrirò forse il
mio primogenito per la mia colpa,
il frutto
delle mie
viscere per
il mio
peccato?
Uomo, ti è stato insegnato
ciò che è buono e ciò che
richiede il
Signore da
te:
praticare la
giustizia, amare
la bontà,
camminare umilmente
con il
tuo Dio»
(Mi 6,6-8).
Struttura letteraria
La struttura letteraria del
salmo è lineare e chiara. Si
apre con
una domanda
(v.1), che molto probabilmente la
guida
dei
pellegrini rivolge
ai
custodi
del
tempio.
Segue
la
risposta
(vv.2-5b) costituita da un piccolo codice morale,
dove sono enunciati alcuni principi in chiave
positiva, altri invece in chiave negativa. Si
evidenzia chiaramente il loro
carattere etico:
chi sa coltivare il rapporto col prossimo si trova
nelle condizioni
di avere
facile
accesso
alle dimore
del Signore.
I
maestri d’Israele
vedevano in questo salmo
un compendio dell’intera Legge data da Dio al
suo popolo
per
meritare
di
entrare
nella
«sua
terra».
Il salmo termina con una conclusione
(v.5c) un po' a sorpresa. La
risposta del custode del tempio doveva garantire l’ingresso
dei pellegrini nel sacro
recinto e invece
questi si
sentono dichiarare che
colui che pratica il
piccolo codice sociale sta saldo
nella vita,
senza paure
e senza
incertezze.
«Signore,
chi abiterà
nella tua tenda? Chi
dimorerà sulla
tua santa
montagna?».
I
pellegrini
che sono giunti
alle porte del tempio
non chiedono semplicemente di
«visitare» la casa di Dio come farebbe un
turista, ma
avanzano la
richiesta di
potervi «dimorare» e «piantare
la tenda» (cioè abitare, fermarsi a
lungo).
I due corrispondenti verbi ebraici (“essere ospite
temporaneo”) e (“soggiornare sotto la tenda”) erano i verbi ai quali si
appellava lo straniero per ottenere il
diritto di cittadinanza. Anche Dio
dichiara di voler avere
stabile dimora in
un preciso spazio della terra:
Io sono il
Signore degli
eserciti che
abita
sul monte
Sion
(Is
8,18);
Io sono il
Signore vostro
Dio che
abita in
Sion
(Gl 4,17);
Ricordati del popolo...,
del monte Sion,
dove hai
preso
dimora
(Sal 74,2).
In considerazione di questa lodevole aspirazione da parte dei pellegrini,
l’apostolo Paolo dichiarerà più tardi
alla comunità di Efeso che i cristiani
sono realmente «concittadini di Dio»: «voi non siete più stranieri o ospiti, ma siete
cittadini dei santi e familiari di Dio»
(Ef
2,19).
Paolo vuol dire che giudei e
pagani, una volta diventati cristiani, sono
inseriti in
Cristo e risultano un solo
popolo in
profonda comunione
con il Signore e tra di loro.
La duplice provenienza (giudaismo e
paganesimo) scompare e tutti si considerano
e si
sentono «a
casa» col
Signore.
Nella domanda ricorre il termine
«tenda»:
era il luogo dell’incontro
di Dio con Mosè e Aronne durante il pellegrinaggio verso la terra promessa. Era
il santuario «mobile»
d’Israele. Veniva designata anche come «tenda del convegno» per sottolineare
l’intima familiare amicizia tra Dio e l’uomo, tra Dio e Mosè ricoperti e protetti dalla stessa tenda.
Il termine poi rimase in uso anche dopo la costruzione del tempio per lasciare intatta l’esperienza della cordialissima
ospitalità orientale.
Il piccolo codice morale che il custode propone ai pellegrini, i quali aspirano
ad
«abitare» in comunione di vita con
Dio, si
apre con
un’affermazione generale, di principio, che risulta
come il presupposto essenziale: cioè è degno di varcare la soglia del tempio
«colui che cammina senza colpa e pratica la
giustizia»
(v. 2a).
Si
tratta non
di una normativa
legalista, bensì di un preciso elenco di esigenze
etico-religiose che
coinvolge il mondo interiore
del singolo
pellegrino.
«Contrariamente alla prassi delle altre
religioni orientali e anche ad
alcuni testi giuridici
biblici che esigevano solo una
purità esteriore e imponevano
una sequenza di
norme rituali e di abiti liturgici,
il salmo
15 avanza, invece, la richiesta di un serio esame di coscienza sul
Decalogo, cioè sull’impegno nei
confronti di Dio e del prossimo, sulla
coerenza quindi
tra fede
professata e morale
praticata!» (G.
Ravasi).
Prima indicazione:
nei vv. 2b-5a
segue la serie delle prescrizioni e si nota,
con gradita sorpresa, che tutte riguardano le relazioni che ogni giorno si intrecciano
con il prossimo e coinvolgono l’intero arco della vita del singolo. Tre
indicazioni si riferiscono ai
pericoli della
lingua: la prima è “parlare lealmente” (purità
di cuore) (vv. 2b-3).
Dunque, al primo posto sussiste
l’impegno di produrre dal cuore unicamente messaggi che
onorano la verità; essere persone vere, proferendo sempre la verità. Il cuore, secondo l’antropologia biblica, è la sede
delle scelte, è sinonimo di coscienza, è il centro unificante
della persona nella sua totalità. In conclusione,
il pellegrino deve fare un serio e severo esame di coscienza partendo
dal suo
intimo:
dal cuore.
Seconda e terza
indicazione.
Vi sono poi altri due pericoli da
evitare attentamente, dato che
incidono in modo significativo
nella vita familiare
e comunitaria:
la
calunnia o
diffamazione e
l’insulto
al prossimo (v. 3a);
l’esperienza insegna che calunnia e insulto,
con i loro strali
velenosi, causano
sovente intimi,
profondi dolori e pesanti umiliazioni, e determinano
scompiglio e tensione nella
famiglia. Perciò è necessario evitarli
accuratamente e coltivare
invece sincerità di parola e verità
di vita, perché garantiscono serenità e rispetto nei rapporti
sociali.
Seguono poi altre indicazioni
dalle precise connotazioni sociali.
Chi desidera sentirsi accolto
nella tenda del Signore deve scegliere di stare con gli
amici di Dio, prendendo
decisamente le distanze dai suoi nemici (v. 4a «onora chi teme
il Signore»);
deve rimanere
fedele al
giuramento fatto a qualunque costo, anche se dovesse rivelarsi
difficile e oneroso oltre misura (v.
4b «anche
se ha giurato a proprio
danno, mantiene
la parola»).
Inoltre, deve esprimere
aperta condanna nei confronti
del prestito a interesse, cioè dell’usura (v. 5) «non presta il suo
denaro a usura», perché questa è all’opposto del
principio di solidarietà, che deve vigere tra i
membri dello stesso popolo, come
viene confermato in
vari testi biblici: «Se
tu presti denaro
a qualcuno del mio popolo. . . Voi
non dovete imporgli alcun interesse»
(Es 22,24); «non
prendere
[del
tuo fratello]
interessi né utili»
(Lv 25,36; cf. Dt 23,20-21; Ez
18,2.13.17; Pr 28,8;
Ne 5,2-12).
Vi è un’ultima importante indicazione di ordine sociale
per i pellegrini alle porte del tempio: è
la corruzione di testimoni o di giudici
a danno dell’innocente. Si
sa che la fonte biblica è tutt’altro
che tenera
nei confronti
di costoro;
la corruzione
morale viene
ripetutamente condannata dalla
normativa d’Israele. I profeti
e i sapienti non perdono occasione per
riprovare e denunciare
regali,
«bustarelle»
e
«tangenti»:
«Guai
a coloro che assolvono per regali un colpevole e privano del suo diritto
l’innocente» (Is 5,23; 33,15);
«l’iniquo accetta regali sotto banco per deviare il corso della giustizia» (Pr 17,23);
addirittura il deuteronomista lancia un’amara maledizione per colui che si lascia corrompere:
«maledetto chi accetta un regalo per condannare
a morte un innocente. Tutto
il popolo
dirà: Amen»
(Dt 27,25).
A ben considerare questo esame di coscienza, si nota con
sorpresa che i singoli articoli non chiedono pratiche ascetiche ardue,
non esigono preghiere, sacrifici e
penitenze al
limite dell’impossibile. Tutt’altro! Avanzano invece delle richieste alla
portata di tutti,
in quanto puntano
esclusivamente sulla
qualità morale
delle relazioni
umane.
«La
ricerca di Dio
—
precisa B. Maggioni
— si
gioca nel modo di relazionarsi
con gli uomini. Sorprende che la figura del credente
che il salmo
tratteggia sia semplicemente la figura di un uomo vero (...). Quest’uomo credente è
semplicemente caratterizzato da
qualità profondamente umane. …la
volontà di
Dio è che siamo
veramente uomini».
v.
5b la
conclusione
Il singolo pellegrino che ha
sostato devotamente all’ingresso del
tempio, per
procedere a
un serio
esame di
coscienza, si sente rassicurato da una promessa finale riassuntiva:
«Colui che agisce in questo modo resterà saldo per
sempre».
Il sacerdote afferma che la traduzione in pratica di vita del codice
morale non farà vacillare
l’edificio della
personalità del
giusto, perché
questi sarà
sostenuto e
benedetto da
Dio.
La garanzia
di una vita stabile,
sicura, che non corre rischi né incertezze di alcun genere riassume dunque l’articolato
esame di coscienza presentato ai pellegrini. La loro
vita (come è per una casa) non
deve essere fondata sulla sabbia,
bensì sulla
roccia monolitica, come insegna
Gesù stesso nel Vangelo di
Matteo (Mt 7,24-27).
Altri autori dei salmi
confermano che Dio
è la roccia salda su cui si può
costruire la
propria vita;
«(o Dio)
mia rupe e mia
fortezza tu sei» (Sal 31,4);
«lui
solo è mia roccia e mia salvezza, mia
difesa: mai potrò vacillare» (Sal 62,3);
«Dio
è roccia del mio cuore,
mia parte
per sempre»
(Sal 73,26).
Attualizzazione: pregare il salmo oggi
– il grazioso episodio di una bimba sensibile
Si racconta che una
bambina del
villaggio di
Taizè, in Francia,
dove risiede
la nota comunità religiosa
ecumenica, ha appreso
la notizia
che nella
residenza di
quei monaci è
giunta da Roma una importante personalità: il
superiore generale dei frati
cappuccini. La
notizia è sulla bocca di tutti.
In realtà,
questo superiore
si è recato là
per trascorrervi del tempo
dedicato esclusivamente alla
preghiera.
Lei non resiste alla curiosità di vedere questa
personalità di cui si
parla tanto
nel villaggio. Va
a cercarlo, s’informa, lo individua
e una mattina
lo trova tutto solo in
ginocchio davanti al Tabernacolo.
Crede che davvero
sia il
momento buono
per... lei.
Gli si avvicina
in punta di piedi e si inginocchia
accanto a
lui per
pregare come
prega lui.
Il buon
frate cappuccino intuisce
subito l’innocente curiosità della
piccola e, in
un gesto di squisita paternità,
apre il suo lungo e ampio mantello e vi nasconde la bambina e per qualche minuto
pregano insieme. Lei, felicissima
per questo gesto di predilezione,
torna a casa e racconta ai genitori e
alle amichette l’insperata gradita sorpresa. E poi ferma nel suo diario il memorando incontro con queste parole: «Oggi
per la
prima volta
ho pregato
sotto la
tenda di
Dio».
Questa bambina, senza saperlo, ci
insegna che,
per celebrare
degnamente la liturgia
nella tenda
di Dio, occorre che ciascuno
viva e si senta in intimi rapporti fraterni con tutti i membri della comunità. E
questi rapporti non si
improvvisano in chiesa, ma vanno preparati «fuori».
Bisogna sentire
il vivo desiderio di
stare da
fratelli alla
presenza di
Dio, ricoperti
dall’unica «tenda»
del tempio
come una
sola famiglia.
Come celebrare la liturgia al tempio?
Nel piccolo codice di vita proposto ai pellegrini in
riferimento a Dio, tutte le prescrizioni riguardano
i rapporti con
il prossimo. Si capisce
chiaramente che il metro che regola i rapporti col
prossimo è lo stesso che poi ci ritroviamo applicato con Dio
nel tempio. L’apostolo Giovanni, più tardi, scriverà lapidariamente nella
Prima lettera:
«Se uno dice: “Io amo Dio” e odia
suo fratello, è un bugiardo. Chi
infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.
Chi ama
Dio, ami
anche suo
fratello»
(l Gv 4,20-21).
«È
paradossale
ma vero
—
scrive A. Pronzato
—;
a
colui che
intende essere
ospite gradito
di Dio
e si
informa su come deve condursi nel luogo
santo, gli viene risposto di
esaminarsi su come si conduce fuori del tempio. Cioè dal
tenore della serie delle prescrizioni del codice morale emerge con
chiarezza solare che ha diritto... di varcare la soglia
del sacro recinto soltanto chi sa stare “fuori”, intrecciando
cordiali rapporti con tutti; per rimanere con Dio, bisogna
dimostrare di
saper stare
con il
prossimo».
Solo così il pellegrino
può entrare per dialogare con Dio
e per celebrare solenni liturgie sotto la tenda. È così che si
può parlare di una vera festa
che parte dal cuore e di un edificante
spettacolo di raccoglimento e di devozione. Ed è
giusto che sia così, perché se si bara con la
vita, allora il culto liturgico
diventa una farsa; allora i gesti, i canti e le
parole della
liturgia hanno
una risonanza
negativa nel
nostro spirito.
«Se le
nostre mani non sono “pulite” tutti i gesti che si
compiono nella liturgia diventano una parodia; se la nostra lingua non è “pulita”,
la preghiera fatta con gli
altri diventa una... bestemmia;
se i nostri canti non risuonano dentro
di noi come armonie melodiose, diventano una orribile stonatura
alle orecchie
di Dio Padre»
(A.
Pronzato).
Dunque, è saggio presentarci
al tempio con le mani, con il
cuore e con
la bocca
perfettamente puliti. Del resto, è inutile
fingere! Dio sa
«quel che mi
porto in cuore nei riguardi del
prossimo: se porto
affetto o veleno, perdono o
vendetta, generosità o
gelosia, il
proposito di
comprendere o
di sopraffare, il desiderio di
dimenticare i torti o di farli pagare: occhio per occhio.
E in
queste condizioni d’animo chi
entrerà nel luogo santo? Come levare gli occhi e implorare
misericordia? E
come dire: “Rimetti a noi i nostri
debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori”, senza sentire la menzogna bruciare
le labbra?»
(G. Albanese).
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Ma come ti è saltato in mente, mio Dio, di dirci
“Ama il prossimo tuo come te stesso” ?
Se non riusciamo neppure a guardarci nello specchio,
a vedere davvero chi siamo, e ad amarci?
A scomoda verità preferiamo sempre bugie rassicuranti.
Bugie consapevoli perché in ognuno di noi
sussurra sempre la Tua voce…
……
Tirami fuori da questo baratro,
tirami fuori perché non è il mio mondo, quello per cui vivo e
sogno!
(Lalla Desiderato –
Un minuto con Dio)
|
–
Un minuto con Dio)
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci
precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo
mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti
i secoli dei secoli. Amen
ACTIO
Mi
impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita.
Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al
momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
==========================================================