Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
Basílica de Montserrat – Cataluña - España
Non ti ho detto di non sfuggirmi? Mi troverai come una sorgente ovunque vai in quel miraggio. Persino se mi abbandoni con rabbia per centomila anni, alla fine ritornerai visto che sono la tua casa. Non ti ho detto di non farti ingannare dai lustrini della vita? Io sono la tua realizzazione finale. Non ti ho detto che io sono il mare e tu sei il pesce piccolo? Meglio che rimani con me, non avventurarti sulle sponde secche.
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Non ti ho detto che altri spegneranno il tuo fuoco? Rimani con me che ti metterò in fiamme e scalderò la tua anima. Se sei illuminato tramite la lanterna del tuo cuore che ti guida verso casa, guardami: potrei essere la strada.
(Rumi, mistico e poeta persiano – XIII secolo)
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Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
Facciamoci “provocare” da alcune considerazioni di don Paolo Scquizzato della comunità dei sacerdoti
del Cottolengo, che analizza alcuni brani evangelici noti ma li rilegge sotto una luce un po’ diversa da
quella alla quale siamo in genere abituati.
Buona meditazione e buona preghiera.
LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto. (Lc 5, 12-16)
12Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». 13Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. 14Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». 15Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. 16Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.
MEDITATIO Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio ! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".
IL SOGNO DI DIO
Dio ha un sogno: che l'uomo possa essere felice, compiuto, realizzato. Perché l'uomo è la sua creatura.
Sant'Ireneo di Lione ha formulato una frase diventata celebre e molto citata: «La gloria di Dio è l'uomo vivente».
La felicità di Dio è l'uomo vivente, l'uomo felice, l'uomo in pienezza. Gesù è venuto nel mondo perché il sogno del Padre potesse compiersi.
GLI ULTIMI DEGLI ULTIMI
Come i pastori, al tempo di Gesù i lebbrosi appartenevano a loro volta alla feccia della società. Anzi, la loro condizione era peggiore: il lebbroso era relegato in uno
stato di non esistenza, considerato come un morto vivente; solo Dio avrebbe potuto guarire un lebbroso, perché solo Dio può dare la vita.
Nell'Antico Testamento sono narrati due soli casi di guarigione di lebbrosi da parte di Dio: Maria, sorella di Mosè, e Naamàn il Siro, risanato per opera del profeta
Eliseo.
Vigeva infatti l'idea secondo cui le malattie e le sventure erano conseguenza dei peccati commessi, come viene lungamente spiegata nel libro di Giobbe dagli amici del
protagonista. Ora, se Dio ti manda la malattia perché hai peccato, per quale motivo dovrebbe poi guarirti? Quando Giobbe si professava innocente, gli amici
ribattevano: «Se soffri, significa che hai peccato!».
COSA HO FATTO DI MALE?
È interessante notare che, in fondo, questa mentalità non è mai scomparsa nell'orizzonte religioso, compreso quello cristiano.
Proviamo a pensarci un attimo; se siamo colpiti da una malattia, da un incidente, da una disgrazia, la prima cosa che pensiamo è: «Cosa ho fatto di male?». Il
collegamento perverso tra la sofferenza provata e la colpa inflittaci è forte anche in noi.
Anche i discepoli di Gesù erano imbevuti di questa mentalità. Quando incontrano il cieco dalla nascita chiedono a Gesù: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori,
perché egli nascesse cieco?».
I lebbrosi erano rifiutati dalla famiglia, cacciati dai villaggi, vivevano emarginati, non potevano avvicinarsi a nulla e a nessuno. Erano dei morti viventi, tenuti lontano da
Dio, dalla religione, dagli affetti: lontani da se stessi.
Non potevano avvicinarsi al tempio, cioè al luogo dove abita Dio; ma con Gesù di Nazareth, Dio si è avvicinato a loro.
IL CASO IMPOSSIBILE
Quando il lebbroso sente che vicino alla sua città c'è un uomo buono, che può guarirlo, corre da lui e gli si getta dinanzi. Questo gesto è di un'audacia impressionante,
perché avvicinarsi così a un puro vuol dire commettere una trasgressione inaccettabile, tale da incorrere nelle cinquanta terribili maledizioni prescritte nel libro del
Deuteronomio e destinarlo così alla morte.
È il medesimo atteggiamento che farà proprio l'emorroissa.
Sono sempre i casi impossibili che si avvicinano a Dio.
Il lebbroso non ha altra "ricchezza" da presentare che la sua morte, il suo essere perduto, la sua miseria: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi» (v. 12). La purificazione
gli avrebbe consentito almeno di entrare nel tempio. Gesù tende la mano e lo tocca dicendo: «Lo voglio» (v. 13).
Per Luca il gesto di stendere la mano ha un valore inestimabile: Gesù è Dio, e nella storia ogni volta che Dio stende la mano compie prodigi. Ma nell'Antico
Testamento, con questo gesto può anche punire, castigare, fulminare, distruggere, incenerire. Nel vedere Gesù stendere su di sé la mano, il lebbroso può aspettarsi
una maledizione. Invece su di lui scende, inaspettatamente, la benedizione: «Sii purificato» (v. 13).
ENTRAMBI IMPURI
Subentra qui un altro elemento importante. Anche il gesto di toccare il lebbroso costituisce una contravvenzione alla legge e rende lo stesso Gesù passibile delle
cinquanta maledizioni deuteronomiche. In Gesù, Dio disobbedisce alla sua stessa legge!
Ebbene, per Gesù l'uomo è più importante della stessa legge di Dio.
Per l'uomo pio, il fariseo, la legge di Dio è più importante dell'uomo.
Questa logica è mostrata in maniera esemplare dalla parabola del buon Samaritano: passano vicino al disgraziato, vittima dei briganti, un sacerdote e un levita, due
uomini pii e religiosi che non possono toccarlo perché secondo la legge il contatto col sangue li estrometterebbe dal tempio; quindi, obbedienti alla Parola, tradiscono
l'uomo: lo scostano e vanno oltre.
La logica evangelica invece si può definire così: se tradisci l'uomo nel nome di Dio, ti estranei da Dio e dagli uomini; se tradisci la Parola di Dio a favore dell'uomo, sei
con Dio e con gli uomini. È evidente che la cosa si fa molto delicata, perché il discernimento è difficile. Ma Dio viene in nostro soccorso identificandosi con l'uomo nelle
parole di Gesù: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». Come a dire: tu prenditi cura dell'uomo, servi sempre
l'uomo e non sbaglierai: in quel momento starai servendo anche il Signore.
UN NUOVO MISSIONARIO
Nel passo parallelo del Vangelo di Marco (vv. 1,40-45) viene sottolineato un aspetto importante che Luca tace. Dopo che il lebbroso è stato sanato con il tocco di
Gesù, Marco scrive che Gesù «non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti» (v. 45b). Del lebbroso, invece, dice: «Quello
si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto» (v. 45a).
È avvenuta un'inversione di ruoli: dopo il tocco proibito, il lebbroso si è fatto missionario, proclamando a tutti l'accaduto, la buona notizia, e Gesù è divenuto lebbroso,
costretto a stare fuori, in luoghi deserti. Si realizza il canto del servo sofferente di Isaia: «Si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori». È la
compassione: prendere su di sé il male dell'altro.
RELAZIONI FERITE CHE CI SEPARANO
Gesù porta sulla croce la nostra lebbra, metafora del male che ci abita. È importante ricordare sempre che, quando Gesù guarisce le malattie, non intende far
concorrenza alla medicina del tempo: il miracolo non riguarda solo il livello fisico del male. Tali guarigioni sono in qualche modo tipologiche: la malattia contiene un
messaggio più profondo. Come abbiamo visto, la lebbra teneva il lebbroso fuori dal rapporto con Dio, con gli uomini e con se stesso, rappresentando quindi ciò che
rovina le nostre relazioni.
Poiché viviamo di relazioni, ogni volta che abbiamo relazioni ferite con Dio, con gli altri ma soprattutto con noi stessi, siamo lebbrosi, ed è da questo che Dio ci salva.
Gesù non vuole l'uomo ferito, perciò lo guarisce, perché la possibilità di vivere relazioni sane è ciò che ci fa figli simili al Padre, a Dio stesso che è Relazione; siamo
stati infatti creati ad immagine e somiglianza di questo Dio. Per cui Gesù ci ridona la piena immagine di Dio, offesa dal nostro relazionarci malato.
La lebbra è ciò che ci rende, in qualche modo, separati: da Dio, dagli altri, da noi stessi. Il separatore per eccellenza è il demonio. Il demonio che ci portiamo dentro
sono le nostre relazioni ferite, malate, le nostre incapacità di relazione, i nostri pesi interiori, la nostra poca autostima.
Gesù entra nel sepolcro per tirarne fuori l'uomo, conosce la morte per ridarci la vita, viene ferito per guarire le nostre ferite: questo è l'amore. L’amore salva dal
didentro. Dio assume tutto ciò che di maligno è nell'uomo per guarirlo e lo assume in maniera definitiva. Prendendo il male su di sé, portandolo sulla croce e
guarendolo, ha ristabilito l'unione tra Dio e l'uomo.
San Gregorio Nazianzeno diceva: «Ciò che non è stato assunto non è stato salvato; ma ciò che è congiunto con Dio, ciò è anche redento», perciò Gesù ha assunto
tutto di noi per redimere tutto, per guarire ogni male.
ACCOGLIERE E FARSI ACCOGLIERE
L’azione straordinaria compiuta dal lebbroso è stata accogliere, semplicemente, l'amore. Si è messo a terra e ha detto: «Signore, io sono questo: ti permetto di
guarirmi».
Per Dio non ci sono uomini impuri: «Non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo» (At 10,28), ma solo creature bisognose d'essere ricuperate.
Quest'uomo non aveva nulla di speciale da vantare. Con Gesù decade la categoria del merito. Ed è bene ripeterci la domanda: l'amore, la grazia, la benevolenza di
Dio nei nostri confronti è questione di premio o di regalo? Il premio viene dato in base a un merito, il regalo è un dono al di là dei meriti; dalla risposta a questa
domanda ci giochiamo tutto.
VA’
L’ultimo gesto di Gesù nei confronti del lebbroso purifìcato è l'invio: «Và» (v. 14). Gli chiede di collaborare a distruggere la falsa immagine di Dio che la religione
ufficiale ha contribuito a costruire.
Sono state le leggi degli uomini a dividere gli uomini tra puri e impuri: Dio non può discriminare.
Noi, malati di manicheismo, tendiamo a dividere il mondo tra buoni e cattivi, credenti e non credenti, santi e maledetti.
Il lebbroso andrà dai capi religiosi per rivelare loro il Dio che ha conosciuto e di cui ha sperimentato l'amore, che ha una qualità diversa da quello fìno ad allora
presentato. Il potere religioso reagirà duramente, perché viene messa in crisi l'idea di Dio che con tanta fatica si è sedimentata lungo i secoli. Il fatto che trasgredendo
la legge non si venga colpiti da una maledizione ma benedetti è per molti inaccettabile. Infatti, come visto, la lebbra che Gesù ha preso su di sé lo porterà a morire da
maledetto su una croce.
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ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Perché restiamo indietro nella vita? Perché andiamo indietro nella vita? Oggi Signore della storia ci regali ancora senza mai stancarti l’unica certezza: Tu non si venuto per abolire la Legge ma per darne compimento. Che bello! Chi soffre, chi è malato, chi è sporco, chi è diverso, chi è straniero, chi non è come la razza umana occidentale democratica politica partitica economica europea americana lavoratrice, non può stare qui … Sia cacciato fuori fino alla sua “purificazione” fatta di regole certificati lavoro casa tasse famiglia scuola. |
Ma Tu ancora capovolgi la nostra testa e rimetti in piedi chi è malato carcerato nudo affamato straniero non della razza occidentale e lo rendi Tua immagine. Che bello! Molto più della razza occidentale! Ancora una volta noi umani troppo umani ci scopriamo miseri desiderosi solamente di dividere le razze di uomini e farci un vanto, eppure Tu scegli le razze più scacciate per renderle la Tua pelle! E noi restiamo infelici, loro gridano di gioia. La Verità. Che bello desiderare di essere l’ultima razza!
(liberamente tratto da una preghiera di Alberto Signorini)
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CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(spunti da una riflessione di don Paolo Scquizzato)