Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. Anche il passero trova una casa e la rondine il nido |
dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio. Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi. Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore. (dal salmo 84) |
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
L’ORA IMPIGLIATA NELLA MEMORIA
Gesù passa per le strade nel quotidiano della vita di donne e uomini, sfiora i loro sguardi, parla al cuore, suscita interrogativi e desideri profondi, spinge a fare della vita una ricerca insonne, mai conclusa.
LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto (Gv 1, 19-42)
«19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a
interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero:
«Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi
sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:
«Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi,
se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno
che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
28Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
29Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del
mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”.
31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di
lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale
vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che
questi è il Figlio di Dio».
35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava,
disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si
voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto,
significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava
e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo
condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato
Cefa» – che significa Pietro. »
Parola di Dio
MEDITAZIO Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio ! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".
L'ORA IMPIGLIATA NELLA MEMORIA
Nel testo si tratta di due discepoli. Di uno c'è il nome, dell'altro no. E, anche se dal punto di vista esegetico forse è una forzatura, si può pensare che sia bello così, che non ci sia il nome dell'altro, perché quell'innominato, quel senza nome, potrebbe ricevere il nome di ciascuno di noi. Sei tu, sono io su quella strada, in quella casa.
Sarebbe bello che la nostra avventura spirituale prendesse la figura di quella strada, di quella casa e di quelle parole. E di noi si potesse dire: "Videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui".
Sosta. Sosta breve, perché poi si ritorna nel mondo. Non si possono costruire le tre tende (sarebbe un sequestro), come in un primo momento avevano pensato i tre discepoli nel giorno della trasfigurazione sul monte. Bisogna scendere, ritornare nel mondo, dove ci chiama la nostra vocazione, che è una vocazione "secolare", nel senso di una vocazione nel mondo. Ma c'è questa sosta nell'eremo: "Videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui".
Nel vangelo è scritto: "Il giorno dopo" (v. 35)· Quello era "il giorno dopo". Il terzo giorno. Dopo che cosa? Il terzo giorno del Battista.
Il primo giorno fu quello della delegazione inviata dai farisei. E il Battista ebbe parole inequivocabili sulla propria identità: “Io non sono il Cristo” (v. 20), sono solo una voce.
Ed era come se volesse farli morire di curiosità: "In mezzo a voi - dice - sta uno che voi non conoscete" (v. 26). Chi sarà?
Il secondo giorno lo indica e lo indica ai discepoli. Vede Gesù venire a sé. Dice: "Ecco, è lui. È su di lui che ho visto scendere lo Spirito" (v. 32). Ma i discepoli non si muovono.
Siamo al terzo giorno. Gesù passa. Giovanni fissa lo sguardo, come se tentasse di dirottare lo sguardo dei suoi discepoli: "Fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: 'Ecco l'agnello di Dio!'" ( v 29).
"Su Gesù che passava": notate questo verbo, che dice un tempo che si prolunga, "passava", si prolunga fino a noi. Oggi passa, in questi giorni passa. E notate i luoghi del passaggio, o se volete del suo manifestarsi, prima al fiume, ora in una casa, fuori dai luoghi religiosi, in un pomeriggio qualsiasi. Ma per quei due non fu più un pomeriggio qualsiasi! Quell'ora rimase impigliata per sempre nella memoria: "Erano circa le quattro del pomeriggio" (v. 39).
LA STRADA, LA CASA E LO SGUARDO
Si parla della casa, ma prima ancora si parla della strada. Nel Vangelo di Giovanni Gesù entra in scena così, sulla strada. E’ un Gesù che passa per strade. E scritto: "Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l'agnello di Dio” (v. 29). E ancora: "Il giorno dopo ... fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: 'Ecco l'agnello di Dio!"'.
E’ un Gesù che passa, sulle strade di tutti.
La strada, la casa, luoghi comuni, luoghi della manifestazione, luoghi del passaggio. Penso che non abbia cambiato stile il Signore: passa, per le strade.
Ma c'è qualcuno che lo indichi per le strade? O Siamo tutti occupati a indicarlo solamente nelle chiese?
E non seminiamo più il dubbio che, ancora oggi, passi nel quotidiano, nel quotidiano più quotidiano: la strada, la casa.
C'è ancora qualcuno che scruta i segni del tempo, i segni del passaggio di Gesù? Come è scritto: "Fissando lo sguardo su Gesù che passava" .
C'è ancora qualcuno che dica quanto è notizia buona questo suo passare? Talvolta si cita Agostino d'Ippona che confessa il proprio timore per un Gesù "che passa" quasi che non facesse più ritorno. Il suo è un invito appassionato, più che comprensibile, a non perdere l' occasione della visita, ma sarebbe grave se lo fraintendessimo impallidendo il vero volto di Gesù, che rimane volto di un pastore che comunque fino alla fine "ritornerà", ritornerà in cerca della pecora smarrita, che sono io.
Colpisce questo verbo: "Fissando lo sguardo" verbo intrigante. Questo verbo lo troviamo due volte nel breve racconto, una volta riferito a Giovanni: "E fissando lo sguardo su Gesù che passava'" l'altra volta riferito a Gesù davanti a Pietro: "Fissando lo sguardo su di lui" (v. 42). Un verbo che ci viene proposto, quasi consegnato. Il verbo in greco significa "guardare con penetrazione, con intensità".
Che differenza ci può essere negli occhi, e in uno sguardo! Noi misuriamo tutta la differenza che passa dal sentirsi guardati superficialmente, sbrigativamente, o invece intensamente, appassionatamente. Pensiamo alle cerimonie distanti, in cui ti stringono le mani ma gli occhi sono già a guardare chi viene dopo di te. E, al contrario, alle occasioni di grazia in cui ti è dato sentire gli occhi dell'altro che ti penetrano, ti accarezzano.
Il Signore passa su tutte le strade, ma se il nostro è un guardare superficiale, frettoloso, non ce ne accorgiamo. E non illudiamoci di avere occhi penetranti con Dio, se non abbiamo occhi penetranti con la vita. Se sei distratto con la vita, sei distratto con tutto, anche con Dio.
E i due si muovono, Andrea e l'altro. E nasce il movimento: i due si muovono, i primi a incamminarsi dietro Gesù, i primi della carovana. Pensate: oggi ci siamo anche noi.
COSA CERCO?
E Gesù sente il rumore dei passi che lo cercano. "’Si voltò’ disse loro: 'Che cosa cercate?'" (v. 38). Pensate, la prima parola di Gesù nel Vangelo di Giovanni: "Che cosa cercate?". E una delle ultime del vangelo a Maria di Magdala in pianto, nell' alba stupita della resurrezione: "’Donna ‘, chi cerchi?" (Gv 20,15).
Noi troppo spesso incominciamo e finiamo con le nostre definizioni, Gesù inizia e finisce con la domanda. Una domanda che ti porta a interrogarti dentro, dentro i tuoi desideri più veri, più profondi: che cercate? Chi cerchi? E’ un verbo che racchiude tutto il vangelo, tutta la vita. Dall'inizio alla fine del vangelo, dall'inizio alla fine della vita, questo verbo cercare . Fare della vita una ricerca insonne, mai conclusa.
E Gesù con la sua domanda sembra rimandarti dentro. Vuole che tu ti interroghi dentro, sul desiderio che ti abita nel profondo, non quello più superficiale. In fondo tu che cosa cerchi? Interroga il tuo cuore. È dietro questa ricerca che arriverai a Gesù. Lasciati interrogare. Non temere le domande. È ben altro che noi dovremmo temere. Dovremmo temere una società che funge da narcotico per la domanda, che la cancella, la copre. Soffocandola con la magia delle cose, con lo stordimento del rumore, con il luccichio del successo.
Che cosa cerchi? Chi cerchi? Purtroppo la società e coloro che la governano hanno paura della domanda, preferiscono gente che va come un gregge senza porsi domande, con un' obbedienza cieca e assoluta: la domanda, la ricerca, sono troppo destabilizzanti. E quindi pericolose…
Può succedere purtroppo che anche la religione sospetti, veda con un certo disagio, con insofferenza, la domanda, la ricerca, e preferisca normalizzare con le regole...
Giovanni il Battista non indica se stesso. Indica un altro: "Ecco agnello di Dio" Lo indicò in Gesù che passava.
E notate la stranezza, l'apparente stranezza della risposta: "'Che cosa cercate?'. Gli risposero: 'Dove dimori?'" (v. 38). Era chiaro che cercavano lui. La risposta dei due è stupefacente. "Ma come? - avrebbe potuto obiettare Gesù - vi chiedo che cosa cercate e per tutta risposta mi dite: 'Rabbi, dove abiti?'. Ma vi interessa il mio indirizzo, vi interessa il mio appartamento? E poi il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo!".
Risposta stranissima questa dei discepoli, eppure anche questa affascinante e intrigante perché è come se dicessero: "Ci interessi tu, ci interessa stare un po' con te, ci interessa vederti da vicino, ci interessa dove abiti con i tuoi pensieri, con le tue emozioni, con il tuo cuore, con i tuoi sogni".
E infatti, pensate: di quel giorno - di cui è detta anche l'ora precisa, tanto fu importante e decisiva per loro, le quattro del pomeriggio circa - di quel giorno non è detto che Gesù fece chissà che cosa. Semplicemente "videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui".
Pensate quale sconcerto provocherebbe, in una società come la nostra tutta sbilanciata sul fare, sul correre, sul produrre, uno che alla domanda: "Che cosa è successo? Che cosa ha fatto? Che cosa avete fatto?" rispondesse: "Che cosa abbiamo fatto? Ci siamo fermati, ci siamo fermati insieme e ci siamo guardati" .
IL PRIMATO DELLA PERSONA
Il primato della persona, il primato del volto di Dio, del volto dell'altro. E non c'è miracolo che lo sostituisca, non c'è miracolo che lo pareggi. "Venite e vedrete" (v. 39). E non ci sono più parole. Non si dice una parola dei discorsi della casa, se ce ne sono stati. Quale ribaltamento, del nostro modo di pensare, del nostro modo di intendere sia la fede, la nostra, sia la trasmissione della fede, del vangelo. Non c'è ombra di discorsi. I verbi sono: andare, vedere, rimanere.
Quasi il Signore dicesse: "Venite a vedere dove sto. Dalla casa capirete, passando qualche ora insieme capirete. Dimorando insieme capirete" .
"Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio" .
Non ci sono le nostre complicazioni, niente di organizzato, non ci sono proclamazioni, non ci sono parole: "Andarono e videro". E non è detto neanche che cosa videro.
Provate a rileggere l'episodio e osservate se non è vero che è tutto giocato sugli sguardi e non sulle parole. Il Battista: "Fissando lo sguardo su Gesù che passava" . Gesù: "Osservando che essi lo seguivano". I due discepoli: "Andarono e videro". E alla fine, Gesù: "Fissando lo sguardo su Simone". Ma chi - ditemelo voi -, chi ci ha mai insegnato che la fede, la missione è innanzitutto una questione di sguardi, sguardi che hanno il dono di penetrare? E non solo di prediche.
Potessimo ritornare a quest'aria della casa e della strada, in cui ci si racconta e si passa la parola! La parola che non passa sul filo talvolta noioso delle omelie ma sul filo dei legami, dell’amicizia, in un raccontare lontano dal "parlare come un libro stampato", dal parlare a memoria. Il racconto nasce da un' altra memoria: dalla memoria e dall'emozione del cuore.
Pensate se anche nelle nostre liturgie si potesse respirare l'aria delle case e delle strade, forse sarebbe un sussulto.
QUELL’ORA CAMBIO’ LA LORO VITA
E quella dimora li cambiò. Non tutte le ore della vita sono uguali. Loro segnarono nell' agenda della memoria quell'ora, le quattro del pomeriggio. Quell'ora cambiò la loro vita. Quali ore cambiarono la nostra vita? Potremmo chiedercelo.
E non potrebbero, per grazia, essere anche le ore di questa giornata? Come non augurarcelo? E come non pregare perché ciò avvenga? Per grazia.
ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio.
Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini.
La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Signore Gesù, ti prego: fa che anche oggi possa incontrarti sulla mia strada, fa che il tuo amore continui a modellare il mio cuore. L’ascolto della tua Parola mi faccia ritrovare la freschezza della decisione di seguirti ovunque tu mi conduci. Suscita in me il desiderio di incontrarti, sempre più gioia nello stare con te senza stare a misurare il tempo con il cronometro. |
Voglio ringraziarti per le persone buone che mi hanno parlato di te e mi hanno trasmesso in modo semplice la loro fede e la gioia di averti incontrato. Donami sempre attenzione e apertura di cuore perché la fede viene dall’ascolto. Aiutami a mettermi nel gioco della relazione con te.
(don Canio Calitri) |
CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo
a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.
AMEN
ACTIO Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati)