RITIRO ON LINE                                                                                                   
marzo
2012  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

Mi ami Tu?

Lo so che mi ami

ma vorrei che tu me lo dicessi

quando mi sento abbandonato

sulle zolle ruvide della terra.

Vorrei sentire la tua voce,

il tuo abbraccio,

il tuo respiro.

Non mi interessa sapere se ci sei

voglio solo sentire che ami

proprio me.

Anche me.

In mezzo a tutta questa gente.

In questo remoto angolo di universo.

Io lo so che tu mi ami

ma mi piace sentirtelo dire.

Anche oggi, Signore.

Anche adesso.

 

(da “Hai un momento, Dio?”)

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

  

LA CASA DI CANA

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO   Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto.   (Gv 2,1-10)

«Vi  fu una  festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora". Sua madre disse ai servitori: Qualsiasi cosa vi dica, fatela "». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore",  e le riempirono fino all’ orlo. Disse loro di nuovo: "Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto". Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti mettono in tavola il vino buono all' inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono; tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora"» .

Parola di Dio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITAZIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza.Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

Il sapore del vino

«La bellezza di una donna allieta il volto e sorpassa ogni desiderio dell'uomo.

Se sulla sua lingua vi è bontà e dolcezza suo marito non è un comune mortale.

Chi si procura una sposa, possiede il primo dei beni,

un aiuto adatto a lui e una colonna d'appoggio.

Dove non esiste siepe, la proprietà viene saccheggiata,

ove non c'è donna, l'uomo geme randagio.

Chi si fida di un agile ladro che corre di città in città?

Così è per l'uomo che non ha un nido, che si corica là dove lo coglie la notte»

(Sir 36,24-27).

 

Sono struggenti le parole del Siracide sull'uomo che è solo, senza una donna: sguarnito, abbandonato a se stesso, costretto ad andare ramingo di qua e di là, senza un rifugio, un approdo, una meta. Sempre in cerca di un calore che non trova mai, come un cane randagio, mai sazio di affetto. Monco e zingaro senza un futuro, né una casa, né speranza. L'uomo solo è triste, consegnato all'impotenza e a una vita che non troverà piena realizzazione e, specialmente, privato della luce dell'amore di una donna che sola può fare di lui il più felice tra i mortali. Una verità proposta anche dalla sensibilità orientale: «No, la mia realizzazione non è nella rinuncia, sento fiorire la mia vita in mille vincoli di amore», dice il  poeta indiano R. Tagore.

 

Per quanto il Qoèlet scriva che: «Amara più della morte è la donna: essa è tutta lacci, una rete il suo cuore, catene le sue braccia» (7,26), pur tuttavia anche in quel libro si assolve la vita di coppia e si riconosce che è: «Meglio essere in due che uno solo, perché otterranno migliore compenso per la loro fatica. Infatti, se cadono, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre, se si dorme in due, si sta caldi; ma uno solo come fa a riscaldarsi? Se uno è aggredito, in due possono resistere: e una corda a tre capi non si rompe tanto presto» (4,9-12). E ancora si invita l'uomo dicendo: «Godi la vita con la donna che ami per tutti i giorni della tua fugace esistenza che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua parte nella vita e nelle fatiche che sopporti sotto il sole» (9,9).

 

Dobbiamo rilevare che la Bibbia giunge a dipingere con estrema positività la vita della coppia e della famiglia. Quando vuole parlare simbolicamente di una condizione di felicità spesso si trova a dire che quell'uomo prese moglie ed ebbe figli e figlie; o, al contrario, per descrivere la più nera disperazione, che un uomo perdette i figli e le figlie, come nel  caso del povero Giobbe. Tanto buona è la concezione della coppia e della famiglia che la bellezza di queste rappresenta, addirittura, la ricompensa dell'uomo giusto: chi ama il Signore e osserva la sua legge avrà come contraccambio da Dio una moglie e dei figli. Essi non sono nient' altro che il segno tangibile della benedizione del cielo.

 

L'avere tale fortuna costituisce un privilegio, un'autentica consolazione, un modo per essere felici, che Dio stesso ha concesso all'uomo che Egli ama. Ne è poema sublime il Salmo 128: 

«Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.

Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda nell'intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti di ulivo intorno alla tua mensa.

Ecco com'è benedetto l'uomo che teme il Signore.

Ti benedica il Signore da Sion.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita!

Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!».

 

Le dolcezze del vino

 Chi di noi se la sentirebbe di negare tale bellezza? Chi potrebbe dire il contrario? Chi di noi, prima ancora di trovare un fidanzato/a o di avere dei figli, non ha sognato tutto ciò come una cosa bellissima?

Chi non ha desiderato che un amore speciale, unico, definitivo arrivasse come un ciclone a rapirci via, come nel cavo di una ventata calda, catturandoci dentro un mulinello incantato? E chi non ha desiderato che questo incantesimo non si sciogliesse mai?

E ancora, chi potrebbe dire che non è bello vivere insieme, ritrovarsi la sera in una casa animata della presenza di un marito o di una moglie, riscaldata dalla sua voce che rassicura e accarezza; del suo passo amico e atteso che ancora non giunge alla soglia del portone e già l'abbiamo riconosciuto?

Chi potrebbe negare la bellezza del mangiare insieme e non da soli davanti alla televisione, ingollando frettolosamente un boccone di surgelati riscaldati? Mangiare insieme, perderci tempo, mentre accanto al cibo si pasteggiano parole, sorrisi, allusioni, si ammiccano domande o si suggeriscono risposte a un discorso già iniziato. Dormire insieme e bere del latte e miele che c'è sull' orlo delle sue labbra? Essere complici di un segreto piacere la cui chiave nessun altro possiede? Fuggire dal mondo per perdersi in esclusive praterie di intimità? Condividere quel fascio di segreti di parole in codice che fanno "unico" "l'unico" per l'altra?

«Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro?» (Ct 5,9).

 

E poi, uscire la domenica tutti insieme, con i bambini, per una gita distensiva ed eccitante? Festeggiare il compleanno, sorprendersi a vicenda con un regalo inaspettato e gradito, con un gioiello nuovo ... piccole grandi dolcezze della vita di famiglia!

L'uomo e la donna trovano nella coppia il loro luogo di parola, di incontro, di gioia, di libertà, di realizzazione dei sogni; come il sogno dei figli, boccioli stupendi della pianta dell' amore tanto che, nella famiglia, godono di un trattamento e di un'attenzione speciali. I genitori stravedono per le loro creature e le ricoprono di tutto l'affetto possibile.

 

Chi non direbbe che essi sono una delle cose più belle - se non addirittura la più bella - della vita?

L'esperienza "normale" di famiglia, insomma, ci fa gustare la gioia. Ma come mai, allora, questa dolcezza viene disprezzata da molti, e la coppia e la famiglia diventano sempre più realtà fragili, esili vasi di cristallo? Come mai sempre di più questo biblico luogo di felicità viene considerato superato, rifiutato, disprezzato, temuto, tenuto a una sempre maggiore distanza? Cosa è successo, dove si è infranto il sogno bello del matrimonio e della famiglia? 

 

Quando finisce il vino ... 

«Vi  fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino"» .

Anche Giovanni utilizza l'occasione di un matrimonio per parlare della gioia e della bellezza della vita. Egli quasi apre il suo Vangelo con le nozze di Cana, come se nella storia delle nozze fosse già contenuto il suo "lieto" annunzio. Ma è proprio l'interruzione della festa che subito entra nel racconto.

 

Siccome il banchetto si prolungava per almeno una settimana, poteva succedere che, a un certo punto, venisse a mancare il vino. Così accadde: ma senza vino non si può più banchettare!

In questo apparente incidente c'è un messaggio simbolico, che è questo: la festa di un matrimonio può finire! La gioia data dalla "vite feconda", che abbiamo letto nel Salmo 128, può tradursi in amarezza o diventare insipida, come l'acqua! E, allora, moglie e marito smetteranno di godere del loro legame e diranno: «Non ci provo alcun gusto!» (Qo 12,1).

 

Quando il vuoto dell'orcio spegnerà il gusto profondo dell'amarsi, non sarà più facile neppure continuare a vivere sotto lo stesso tetto. Cosa fare, allora?

 

Un altro vino 

«Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore"» .

Innanzitutto, affinché la festa continui c'è bisogno di un terzo. Di un amico, di qualcuno che si prenda cura del destino di quel matrimonio. La coppia da sola scoppia ... non ce la farà mai ad avere vino fino alla fine! Una donna saggia, esperta di nozze, la madre di Gesù, invece di chiedere dell'altro vino allo sposo, al padrone di casa, mette in mezzo un invitato: suo figlio ... Una cosa in effetti strana, tanto che lo stesso Gesù, di primo acchito, le obietta: «Donna, che vuoi da me?» . Come a dire: ma cosa c'entro io? Invece Maria aveva ragione. Gesù c'entra. Non solo: quell'amico della coppia, quell'invitato al banchetto, troverà del vino nuovo, permetterà alla festa di compiersi!

 

Gesù comincia prendendo dell'acqua, quella riservata per le abluzioni rituali con cui i Giudei si facevano osservanti della Legge di Mosè. Quasi dell'acqua sacra. Anche qui c'è un messaggio simbolico: quell'acqua, con cui pure si mostrava ubbidienza alla Legge di Dio era, però, impotente a realizzare la festa di quelle nozze! Come a dire che neppure il credere e I'assolvere ai doveri religiosi può garantire la gioia e la riuscita di un matrimonio. Ci vuole il vino! Un altro vino, un nuovo vino.

 

Gesù trasforma l'acqua dei doveri religiosi matrimoniali nel vino della gioia dell'amore. Mentre l'acqua della Legge, infatti, può raggiungere e lavare solo l'esterno degli sposi, il vino va dritto al cuore, scende nell' anima e la fa risorgere, iniziandola a un altro Amore. Bella, dunque, è la vita di coppia e di famiglia, ma la sua festa deve nascere da dentro, deve liberare e non costringere l'anima di chi è in essa coinvolto. Questa libertà e questo piacere profondo viene regalato dal vino dell' amicizia di chi si è fatto Amore che trasforma.

 

 

Per la riflessione

 

Riempite d'acqua le anfore: riempio di acqua (umanità) l’anfora della mia vita, in modo che il Signore abbia modo di arricchirla in vino (grazia divina)? oppure trascuro anche l’umanità, accontentandomi delle poche “gocce” tanto per sopravviere?

 

Non hanno vino:  sono attento, come Maria, al “vino” dei fratelli che mi sono vicini in modo di poterli aiutare nel caso che… non ne abbiano più?

 

Donna, che vuoi da me?: permetto allo Spirito, a Gesù, a Maria di intervenire nella mia vita quando sto scivolando verso una situazione di stallo?

 

Fu invitato alle nozze anche Gesù: invito alle mie nozze anche Gesù? sono capace di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange?

 

Godi la vita con la donna che ami: vivo pienamente e con gioia la mia vocazione, sia essa al matrimonio, oppure al celibato, o alla vita consacrata, o al sacerdozio? Considero la mia vocazione come la strada benedetta che il Padre mi ha riservato per arrivare a Lui? 

 

Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene: considero il lavoro quotidiano come mezzo per contribuire alla crescita dell’umanità e al riscatto dalle povertà?

 

 

ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Maria, tu hai ben presente la mia vita,

la vita della mia comunità e di tutta la società:

ne cogli i drammi, le urgenze e le difficoltà.

Le carenze profonde di senso e di sicurezze:

carenza di fede, di punti fermi di verità,

di punti di appoggio affettivi,

perché non fondati sulla roccia dell'Amore, che è DIO.

Come facesti alle nozze di Cana,

così anche oggi, per me e per i miei fratelli,

rivolgi la tua preghiera a Gesù:

"Non hanno più vino".

Sì, non abbiamo più vino;

non ho più vino per il banchetto della vita.

Manca l'entusiasmo del Vangelo,

mancano le ragioni profonde del vivere.

Troppo spesso la mia fede è annacquata

dal "senso comune" e dal tarlo del minimalismo,

troppo spesso la mia fede è consumata

dall'abitudine e dal passare degli anni.

A Cana hai raccomandato ai servi:

"Fate quello che vi dirà".

In queste parole hai manifestato

il segreto più profondo della tua vita,

che è il sì pieno di gioia e di fiducia al Signore.

Con affetto materno, ripeti anche a me

la stessa raccomandazione:

"Sii pronto a fare qualunque cosa Gesù dirà.

Non farti troppe domande,

non farti prendere dalla paura dell'affidarti,

Gesù non abbandona mai.

Quello che lui dirà è per la tua felicità,

le sue richieste sono dettate solo dall'amore".

 

Il comando di Gesù è molto semplice:

riempire di acqua le giare

e portare il contenuto al maestro di tavola.

Per avere il vino della gioia aiutami, Maria,

a riempire il vuoto che sento e che vivo

con la ricchezza che Gesù mi propone e mi offre.

Fa' che accolga la sua luce ed i suoi progetti,

facendogli credito, fidandomi pienamente.

Solo allora la mia povera vita diventerà

ricchezza, meraviglia e stupore,

perché Gesù è il vino della festa,

Gesù è il gusto, il sapore della vita.

 

(don Canio Calitri)

 

 

   

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. AMEN

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

 

(spunti da una riflessione della biblista Rosanna Virgili)