RITIRO ON LINE - maggio 2024 |
Venero
la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia
persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla
presenza del Signore che vuole parlarmi.
Ho smesso di cercarti, Signore,
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
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I SALMI INSEGNANO A PREGARE
Continua la piccola serie di Lectio suggerite dalla lettura di alcuni salmi. Per
fare ciò prendiamo liberamente spunto da alcune riflessioni di padre Ubaldo
Terrinoni, (OFM cappuccini), raccolte nel suo libro “I salmi insegnano a
pregare”.
LECTIO
Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
Salmo 23 (22)
vv. 1-4: immagine del pastore
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
2Su
pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
3Rinfranca
l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
4Anche
se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
v. 5 – immagine dell’ospite
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
v.6 – conclusione
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della
Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga
del nostro Ritiro On Line: il grande
silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"
Salmo 23 – Il Signore è il mio pastore
Premessa
e
struttura letteraria
È
un autentico gioiello del Salterio; è uno dei
più celebri
salmi. È una lirica che si snoda delicata e
serena come un
ruscello di montagna
che si fa
strada tra le rocce. Pur
nella
semplicità del messaggio e delle immagini,
il salmo riesce sempre a
suscitare, in colui che lo prega e lo celebra,
profonde
emozioni
e
un’esperienza
sempre
nuova
di
un
abbandono
pieno e fiducioso in Dio: come la
pecorella
si
fida
e
segue
il
suo
pastore.
San Charles de Foucauld dichiarava di «essere
intimamente felice nel sapersi guidato dalla dolce
presenza
di
un
tale
pastore!».
Approfondiamo
brevemente la struttura
letteraria
di questa
composizione.
Secondo
l’interpretazione più
comune,
la
struttura
è
fondata
su
due immagini:
a)
quella
del
pastore
(vv.
1-4)
e
b)
quella
dell’ospite
(vv.
5-6).
Immagine
del
pastore
nel
v. 1
Si annuncia il tema: Dio è pastore, e,
dunque,
da
parte
nostra
fiducia
assoluta
in
lui.
nei
vv.
2-3
Si
descrive
con
tre verbi
l’opera
del
pastore: «pasce»,
«fa riposare»,
«guida».
Si
noti che in Oriente il pastore è molto di più di
una semplice guida delle pecore; egli è il costante e fedele compagno; le ore
del gregge sono le sue
stesse ore, e così anche i rischi, i disagi,
la fame
e
la
sete.
nel
v. 4
Si
afferma che il pastore
conforta (rassicura)
in ogni momento il proprio gregge. Il bastone
e
il vincastro danno sicurezza: probabilmente il
bastone ha una sfumatura di comando,
il
vincastro
invece
ha
lo
scopo
di
difesa.
Immagine
dell’ospite
nel
v.5
Si
illustra la premura dell’ospitante, che è Dio: «davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei
miei nemici. Ungi di olio il
mio capo, il mio calice trabocca».
Dio applica qui le leggi della cordialissima ospitalità
orientale. La
mensa
imbandita indica comunione
di
vita
e
anche
assistenza
e
asilo sicuro contro i nemici. L’olio
sul capo è segno di
gioia e di predilezione. Il
vino nel calice, versato
in
abbondanza,
dice
amicizia
gioiosa.
nel
v. 6
Si
ha
la
conclusione: il
salmista,
uscendo
daIl’immagine, presenta Dio che si premura di donare felicità e grazia e riposo
sereno e
sicuro
senza
fine:
«per
lunghissimi
anni».
Commento
vv.
1-4
immagine
del
pastore
Vestito
a
festa,
accompagnato da
familiari,
parenti
e
amici, va a
offrire con gioia la vittima per il
sacrificio. Qui
giunto, invita i presenti ad ascoltare la sua
storia e a unirsi a lui nel
ringraziare
Dio.
Annuncia
l’argomento:
«Il
Signore è
il
mio
pastore,
non
manco
di
nulla»;
«Venite,
ascoltate
voi
tutti
che
temete
Dio e
narrerò
quanto
per
me
ha
fatto»
Dio
ha cura
del gregge
e della
singola
pecorella;
anzi,
ognuna è custodita e protetta come fosse la
sua unica. Per questo, giustamente notiamo che nel
salmo risuona il pronome possessivo «mio»
sulle labbra del salmista: «Il Signore
è
il
mio
pastore».
Con
lui
accanto,
si
sta bene
al
sicuro; in lui
si ha
tutto ciò di cui ha bisogno il nostro cuore: «nulla manca a coloro per i quali Dio è tutto»,
ammonisce
un
padre
del
deserto.
nei
vv. 2 e 3
viene la parte essenziale, centrale del ringraziamento,
che è il racconto di quanto è avvenuto nella sua vita; narra come si è trovato nel
pericolo e come Dio è
intervenuto. C’è uno stretto e commovente
binomio «pastore-gregge»,
che
viene
precisato
dal
salmista
con
quattro
verbi concreti: «fa riposare»,
«conduce»,
«rinfranca»,
«guida».
Anche
il
profeta
Isaia
evoca
questa
tenera
immagine:
Abbiamo già affermato che il
pastore vive e condivide tutto
con il suo gregge: il sole e la
pioggia, le acque ristoratrici e l’afa bruciante, il
verde manto erboso del prato e la landa sterile e desolata del deserto.
Egli è a un tempo guida e compagno
inseparabile, sa difendere
e sa proteggere, sa tenere in mano
il bastone
e anche
nel
v. 4
il salmista afferma che anche se, con il sopraggiungere della notte, dovesse
attraversare
l’oscurità fonda
di una valle, non teme nulla e nessuno, perché
sa di avere
vicino il pastore: «Tu
sei con me».
E questa è anche la rassicurante certezza di ogni orante: nessuno ti è
vicino come
sa esserlo il Signore, pastore forte e tenero; nel
momento
della prova, della stanchezza, del buio, dello
smarrimento interiore egli non ti abbandona alla
sorte o alla notte. Inoltre,
la
sua
voce
inconfondibile
la
riconosci
fra
mille
e
mille
e ti
chiama per
nome, con il
tuo proprio nome; il
suo tocco
è sempre puro e delicato. Mentre quello dei
mercenari macchia,
sciupa,
trattiene,
prende.
.
.
Dopo
la narrazione
del
beneficio
ricevuto,
di
solito
seguiva
l’offerta
del
sacrificio.
Nel
nostro
salmo
non
è
espresso
chiaramente questo
momento,
ma
lo
troviamo
esplicitato e articolato in altri salmi, ad
esempio, nel salmo
116,17-19:
«A
te offrirò
un
sacrificio
di
ringraziamento
e
invocherò
il
nome
del
Signore.
v.
5
immagine
dell’ospite
Dopo
il sacrificio
offerto
nel
tempio
dal
pio
israelita, veniva,
come
necessario compimento,
il
banchetto
sacro
nel
quale
erano
consumate
dai
familiari
e
dagli
amici
e
parenti
in
festa
le
parti
non
offerte
in
olocausto:
In altri salmi
di ringraziamento si dichiara che Dio «hai
mutato il mio lamento in danza, hai tolto
l’abito di sacco e
mi hai rivestito di gioia»
(Sal 30,12).
Qui si afferma che Dio
stesso ha imbandito un banchetto, ha preparato
una mensa ospitale con le squisite premure che son proprie
della cultura orientale. Partecipando a questa festa di ringraziamento, si rinsaldano i
vincoli familiari e di amicizia,
ed
è
fugato
per
sempre
l’incubo
della
tremenda
prova.
L’esplicita menzione nel salmo dell’olio profumato
(che
tonifica
e
conferisce
splendore ai
capelli
e
al
volto)
e
del
calice spumeggiante
(offerto al primo arrivo in
segno di
amicizia) faceva parte integrante del rituale
dell’ospitalità
e si svolgeva prima che gli ospiti si
disponessero a mensa.
Così, l’olio, balsamo odoroso, e la coppa traboccante
contribuivano a creare e ad alimentare
un clima di festa che raggiungeva tutto e tutti e coinvolgeva in modo
irresistibile
nella
serenità
e
nella
gioia.
Ma da
questa festa restano decisamente
esclusi i nemici, i quali si aggirano nei
dintorni come una
presenza malefica e lanciano sguardi fugaci e
sdegnati verso il protagonista esultante, che vive intensamente
con parenti e amici una
comprensibile
soddisfazione.
v. 6 conclusione
Ed
è giunto anche il
momento di lasciare il
tempio.
Però, per la gioia e la pace sperimentata,
egli promette di
tornare ancora: «abiterò
ancora nella casa del Signore, per
lunghi giorni».
In
definitiva, prima era perseguitato dai
suoi nemici, ora invece si sente accompagnato
e protetto
dalla
benevolenza e
dalla
grazia
del
Signore.
Attualizzazione - pregare il salmo oggi
Il
Dio-pastore
Proprio così amabile, forte e premuroso è il Signore-pastore, come lo descrive il profeta Isaia: «Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto, e conduce dolcemente le pecore madri»
(Is
40,11).
È
ancora Isaia che nel capitolo 49 ai vv. 9-10
presenta
Dio-pastore
che garantisce pascoli
abbondanti
per il
suo
popolo: «Essi pascoleranno lungo tutte le
strade, e su ogni
altura troveranno pascoli. Non
avranno né fame né sete e
non
li
colpirà
né
l’arsura
né il
sole,
perché
colui
che
ha
misericordia di
loro
li
guiderà,
li
condurrà
alle
sorgenti
d’acqua».
In
riferimento
al Dio-pastore
si noti un
particolare: egli tiene presente il gregge e
la singola pecorella; cioè è oggetto delle sue
cure
e
premure
sia
il
singolo
come
la collettività,
sia
il
popolo
di
Dio
come
l’individuo.
Egli
non
massifica, non
generalizza,
ma ha
costantemente
presenti tutti e ciascuno.
Il
Signore
si
prende
cura
della
mia
vita;
egli
provvede a
tutto ciò di cui ho bisogno. Anzi, a ben
pensarci, lui è tutto per me e con lui ho tutto. «Ogni realtà che non sei tu è
cenere per me»,
così dichiarava il grande Agostino con gioia
e
profonda
convinzione.
Gesù buon pastore
Il
Nuovo Testamento ci aiuta a fare una lettura più precisa del
salmo
con
l’aiuto
della
splendida
figura
di
Gesù
buon pastore.
Qui
ovviamente il pastore assume un volto
umano
e un nome
ben noto! Egli si presenta
come
pastore
e dichiara di conoscere singolarmente tutte le
sue pecorelle: «Io sono il buon pastore, conosco le mie
pecore e le mie
pecore
conoscono
me»
(Gv
10,11.14).
Non dice «io sono
come
il buon pastore» e neppure dice «conosco il
mio
gregge»,
bensì
«conosco
le
mie
pecore»!
Ebbene,
queste
parole
tracciano
il
programma
di Gesù
e
riassumono
la
sua
intera
missione
terrena.
Egli
è il
pastore che ricerca la pecorella smarrita (Lc
15,4-7), cioè è
colui che ricerca i peccatori, i poveri, gli
ultimi, i malati, gli
esclusi,
gli abbandonati,
i dimenticati. . . Per cui l’apostolo
Pietro
può
scrivere
parole
rassicuranti
alle
prime
comunità cristiane: «Eravate
erranti come pecore, ma ora siete
stati ricondotti
al pastore e custode
delle
vostre
anime»
(IPt
2,25).
Il
pastore
oggi
Sono
molti a spacciarsi come «pastori».
Oggi c’è chi si lascia guidare da filosofi e chi da politici; chi confida nel
potere della scienza e chi nella potenza
del denaro; chi ricorre all’arte e chi
alle armi. Ma io mi affido
a Gesù: buon pastore!
Questo dato di fatto ci conferma
che nessuno può fare a meno di una guida: tutti
abbiamo bisogno di un pastore e di un
«pascolo». E
nella storia
vediamo
gli
uomini
ammassarsi come
greggi
dietro
a
questo o a quel capo, il quale però, presto o
tardi, scompare o
fallisce
o
diventa
un
despota,
un
dittatore,
un
oppressore.
Il
Signore invece mi conduce in
verdi pascoli: i pascoli
della
sua Parola
che danno
senso e gusto
alla mia
persona
e alla mia vita; che rendono preziosa anche la
più modesta
esistenza
e luminosa anche l’opera
più nascosta.
Vi
sono
poi i
pascoli della sua
grazia,
che rendono
sempre più forte il
mio spirito, più robusta la
mia
volontà,
più sicuro e fermo
il
mio
passo:
Nessuno mi è vicino come lui; nessuno ha squisite premure
per me come le ha lui. Conosco la sua voce perché mi chiama per nome; lo riconosco dal
tocco, che è puro, affettuoso e protettivo.
Non
mi lascia solo nel momento della
prova,
della
stanchezza e
dello
smarrimento; non
mi
abbandona
alla sorte. Egli dà la vita per me;
mi guida a fonti di sollievo e nell’ovile
sicuro mi
fa
riposare. Le altre guide, gli altri capi sono
dei mercenari al confronto con lui: nell’ora della prova, dello smarrimento e
del dolore,
scompaiono!
La
scienza,
la
filosofia,
la
politica si
tirano indietro,
impotenti...!
Egli
invece mi resta vicino e mi circonda di ogni premura. Stando
alle
immagini
bibliche,
dobbiamo
dire
che
pastore e gregge, pastore e pecorelle sono
costantemente in
simbiosi;
vivono
e
condividono tutto.
Egli
fa
pascolare,
provvede a dissetare, a far riposare e a
riprendere il cammino con sempre nuove e sorprendenti delizie. È così presente e
premuroso per ogni pecorella che non c’è da
temere neppure quando il sentiero si fa
impraticabile, neppure
quando
si
procede
sull’orlo
di
un
precipizio.
Ha
cura di
ognuna delle pecorelle; ha cura di te, come se
tu fossi la sua
unica.
Non
perde
occasione
per farti gustare
la
dolcezza
della sua
amicizia e della
sua
intimità,
e non ti
fa
mancare
le
sorprese
dato
che
ti
sei
affidato
pienamente
a
lui.
Ben
sicuro di
questa
verità, l’apostolo Paolo,
nell’Epistola ai
Romani,
esplode
in
un grido
di
vittoria:
«Chi
ci
separerà
dall’amore di Cristo? Forse la
tribolazione,
l’angoscia,
la
persecuzione,
la
fame,
la
nudità,
il
pericolo,
la
spada?
. . .
In tutte queste cose
noi siamo più che vincitori
grazie
a
colui che ci ha amati. Io sono infatti
persuaso
che
né morte, né vita, né angeli, né principati,
né presente, né
avvenire,
né potenze, né profondità,
né alcun’altra
creatura
potrà mai
separarci dall’amore
di Dio, che è in
Cristo Gesù,
nostro
Signore»
(Rm
8,35.37-39).
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Resta ancora un pò insieme a me, Signore Gesù,
perché non ce la faccio ad affrontare da solo questo giorno.
Oggi ho bisogno della tua luce per vedere
attraverso le ombre della quotidianità.
Oggi ho bisogno del tuo calore per voler bene
anche a chi non fa nulla per lasciarsi amare.
Oggi ho bisogno di sentirti vicino. Oggi ho bisogno di te.
|
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci
precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo
mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre
Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti
i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO
Mi
impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita.
Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al
momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
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