Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
La Tua Misericordia più di un miracolo, più ancora. |
Carezza inattesa per chi si sente condannato, per chi è senza speranza. (Fraternità di Romena) |
Veni,
Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
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L’INCONTRO CON LA MISERICORDIA
La lectio di oggi prende spunto dall’ episodio evangelico narrato da Luca dove Gesù, recatosi nella sinagoga di Nazaret, annuncia di
essere stato mandato dallo Spirito Santo.
Buona meditazione e buona preghiera.
LECTIO
Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
Venne a Nazaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a
proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore”.
(Lc 4,16-19)
Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia
del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti. (Is 61,1-2)
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio ! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza.
Se ascoltiamo attentemente la Parola potremo entrare in rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso “cuore”.
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"IL PADRE VI DARÀ UN ALTRO CONSOLATORE"
Lo Spirito Santo e la misericordia divina
L’unzione dello Spirito Santo
Era grazie all'unzione dello Spirito Santo che Gesù predicava la buona novella, guariva i malati, consolava gli afflitti, e compiva tutte le sue opere
di misericordia. «Lo Spirito Santo, scrive san Basilio, fu il compagno inseparabile di Gesù in tutte le sue opere». Lo Spirito Santo, che nella
Trinità è l'amore personificato, è anche la misericordia di Dio personificata; è il "contenuto" stesso della misericordia divina. Senza lo Spirito Santo,
misericordia sarebbe una parola vuota.
Il nome di Paraclito (Consolatore) lo indica chiaramente. Gesù annunciando la sua venuta, dice: «Il Padre vi darà un altro Paraclito perché
rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16).
«Un altro», s'intende, dopo avervi dato me. Lo Spirito Santo è dunque colui attraverso il quale Gesù continua, da risorto, la sua opera di passare
«beneficando e risanando tutti…, perché Dio era con lui» (At 10,38).
Le parole: « Egli (il Paraclito) prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. » (Gv 16,14), si applicano anche alla misericordia: lo Spirito Santo
aprirà ai credenti di tutti i tempi i tesori della misericordia di Gesù. Farà che la misericordia di Gesù non sia soltanto ricordata, ma anche
sperimentata.
Il Paraclito è all'opera, anzitutto, nel sacramento della misericordia. «Lui stesso è la remissione di tutti i peccati», dice una preghiera della Chiesa.
Per questo, prima di conferire l'assoluzione al penitente, il confessore pronuncia le parole: Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il
mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero
della Chiesa, il perdono e la pace.
Alcuni Padri hanno visto simboleggiato nell'olio che il Samaritano versa sulle piaghe del ferito, lo Spirito Santo. Un bel canto spiritual esprime questo
stesso pensiero con l'immagine suggestiva del balsamo di Gilead: « C'è un balsamo in Gilead che guarisce le anime ferite ».
Gilead, o Galaad, è una località menzionata nell'Antico Testamento e famosa per i suoi profumi (cfr. Ger 8,22). Ascoltando questo canto, viene
quasi da pensare a un venditore ambulante che passa per le strade gridando il nome e i pregi della sua mercanzia. La Chiesa intera dovrebbe
essere questo "venditore ambulante". Il balsamo che oggi la Chiesa offre non è più quello fisico di Galaad: è lo Spirito Santo.
Lettera e Spirito, legge e misericordia
Lo Spirito Santo è la chiave per risolvere il problema, così delicato, del rapporto tra la legge e la misericordia. Commentando il detto paolino sulla
lettera che uccide e lo Spirito che dà la vita (2Cor 3,3.6) « È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con
inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani. Proprio questa è la fiducia che abbiamo
per mezzo di Cristo, davanti a Dio. Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità
viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera
uccide, lo Spirito invece dà vita. », San Tommaso d'Aquino scrive:“Per lettera si intende ogni legge scritta che resta al di fuori dell'uomo; per
cui anche la lettera del Vangelo ucciderebbe, se non si aggiungesse, dentro, la grazia della fede che sana”.
Lo stesso san Tommaso spiega cosa egli intende con l'espressione «la grazia della fede»; scrive: «La legge nuova è principalmente la stessa
grazia dello Spirito Santo che è data ai credenti».
Se fosse bastato proclamare le beatitudini e gli altri insegnamenti morali del Vangelo per avere la vita eterna, non occorreva che Gesù morisse e
risuscitasse per ottenerci il dono dello Spirito. Per questo motivo egli dice agli apostoli che è bene che lui se ne vada, per poter inviare su di essi
il Paraclito (Gv 16,7).
Ma guardiamo alla stessa esperienza degli apostoli: essi avevano ascoltato tutti i precetti dall'autore stesso del Vangelo, ma non furono in grado di
mettere in pratica nessuno di essi, finché non venne su di loro a Pentecoste lo Spirito Santo.
Lo Spirito non abolisce, né scavalca la legge; insegna però quando la legge deve farsi da parte e cedere il passo alla misericordia. Non ogni
"lettera" evidentemente uccide, ma solo quella che pretende di regolare, da sola e una volta per tutte, la vita, o di sostituirsi addirittura alla vita.
Lo Spirito Santo rivela il Padre misericordioso
Un'opera essenziale dello Spirito Santo nei confronti della misericordia è anche quella di cambiare, nel cuore degli uomini, l'immagine che essi
hanno di Dio, in seguito al peccato. Una delle cause, forse la principale, dell'alienazione dell'uomo moderno dalla religione e dalla fede, è
l'immagine distorta che esso ha di Dio. Questa è anche la causa di un cristianesimo spento, senza slancio e senza gioia, vissuto più come dovere
che come dono, per costrizione, anziché per attrazione.
Qual è infatti l’immagine “predefinita” di Dio nell’inconscio umano collettivo, che opera automaticamente? Basta, per scoprirlo, porsi questa
domanda: “Quali idee, quali parole, quali sentimenti sorgono spontaneamente in te, prima di ogni riflessione, quando, nella recita del Padre Nostro,
arrivi alle parole: “sia fatta la tua volontà”?” In genere, chi lo dice china interiormente la testa rassegnato, come preparandosi al peggio.
Inconsciamente, si collega la volontà di Dio a tutto ciò che è spiacevole, doloroso, a ciò che, in un modo o nell’altro, può essere visto come
mutilante la libertà e lo sviluppo individuali. È un po' come se Dio fosse il nemico di ogni festa, gioia, piacere. Non si pensa che la volontà di Dio
è chiamata nel Nuovo Testamento eudokia: « facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era
proposto per il governo della pienezza dei tempi » (Ef 1,9)
Dio avversario o alleato?
Dio è visto in genere come il Signore del tempo e della storia, cioè come un'entità che si impone all'individuo dall'esterno; nessun particolare della
vita umana gli sfugge. La trasgressione della legge, cioè la disobbedienza alla volontà divina, introduce inesorabilmente un disordine
nell'ordinamento voluto da Dio. Di conseguenza, l'infinita sua giustizia esige una riparazione: bisognerà dare a Dio qualcosa, al fine di ristabilire,
nella creazione, l'ordine perturbato.
Questa riparazione sarà costituita da una privazione, un sacrificio. Non potendo però mai avere la certezza che la "soddisfazione" sia adeguata,
nasce l'angoscia di trovarsi di fronte alla morte e al giudizio. Dio è un padrone che esige di essere pagato fino in fondo!
Certo, non si è mai ignorata la misericordia di Dio! Ma ad essa si è affidata soltanto l'incombenza di moderare gli irrinunciabili rigori della giustizia.
Era un correttivo, un'eccezione, non la regola. Anzi, nella pratica, si sono fatti dipendere spesso l'amore e il perdono di Dio dall'amore e dal
perdono che si dona agli altri: se perdoni chi ti reca l'offesa, Dio potrà, a sua volta, perdonarti. È venuto fuori con Dio un rapporto di
mercanteggiamento. Non si dice che bisogna accumulare meriti per guadagnare il Paradiso? (…i famosi “punti paradiso”…). E non si attribuisce
grande rilevanza agli sforzi da fare, alle messe da far celebrare, alle candele da accendere, alle novene da fare, alle “coroncine” da recitare?
Tutto questo, avendo permesso a tanta gente in passato di dimostrare a Dio il proprio amore, non può essere gettato alle ortiche, va rispettato.
Dio fa sbocciare i suoi fiori in ogni clima e i suoi santi in ogni stagione.
Non si può negare però che c'è il rischio di cadere in una religione utilitaria, del do ut des. Alla base di tutto c'è il presupposto che il rapporto con
Dio dipenda dall'uomo. L'uomo pretende inconsciamente di « pagare a Dio il proprio prezzo » (Sa 49,8), non vuole essere debitore, ma creditore
di Dio.
Da dove viene questa idea deformata di Dio? Il motivo fondamentale che spiega quella terribile immagine "predefinita" di Dio è “la legge”. Finché
l'uomo vive nel regime di peccato, sotto la legge, Dio gli appare un padrone severo, uno che si oppone al soddisfacimento dei suoi desideri terreni
con quei perentori: "Tu devi.., tu non devi".
In questo stato l'uomo accumula nel fondo del cuore un sordo rancore contro Dio, lo vede come un avversario della sua felicità e, se dipendesse
da lui, sarebbe ben felice che non esistesse.
La prima cosa che fa lo Spirito Santo, venendo in noi, è quella di mostrarci un diverso volto di Dio. Ce lo fa scoprire come alleato, amico, come
colui che, per noi, « non ha risparmiato il proprio Figlio » (Rm 8,32); insomma, come Padre tenerissimo che ci ha dato la legge per proteggere,
non per soffocare, la nostra libertà.
Sboccia allora il sentimento filiale che si traduce spontaneamente nel grido: Abbà, Padre! Come dire: «Io ti conoscevo solo per sentito dire; ora ti
conosco, so chi sei, so che mi vuoi bene davvero, che mi sei favorevole».
Il figlio ha preso il posto dello schiavo, l'amore quello del timore. E' così che avviene, sul piano soggettivo ed esistenziale, la «rinascita dallo
Spirito»: « In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla
carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole
e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito » (Gv 3,5.8).
Farsi paracliti
Il titolo di Paraclito non ci parla solo della misericordia di Dio verso di noi, ma apre tutto un campo di azione alla misericordia degli uni verso gli altri.
Bisogna diventare noi stessi dei paracliti! Se è vero che il cristiano deve essere un alter Christus, un altro Cristo, è altrettanto vero che deve essere
un "altro Paraclito".
Mediante lo Spirito Santo è stato effuso nei nostri cuori l'amore di Dio: « La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei
nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. » (Rm 5,5); cioè, sia l'amore con cui siamo amati da Dio, sia l'amore con cui siamo
resi capaci di amare, a nostra volta, Dio e il prossimo.
Applicata alla misericordia - che è la forma che l'amore prende davanti alla sofferenza e al peccato della persona amata - la parola dell'Apostolo
viene a dirci una cosa importantissima: il Paraclito non solo ci consola, ma ci spinge a consolare e ci rende capaci di consolare e di essere
misericordiosi. San Paolo scrive: «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione!
Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la
consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. » (2Cor 1,3-4)
La consolazione viene da Dio che è il «Padre di ogni consolazione». Viene su chi è nell'afflizione. Ma non si arresta in lui; il suo scopo ultimo è
raggiunto quando chi ha sperimentato la consolazione se ne serve, a sua volta, per consolare altri.
Ma consolare come? Con la consolazione stessa con cui lui è stato consolato da Dio; con una consolazione divina, non umana. Non contentandosi
di ripetere sterili parole di circostanza, ma trasmettendo l'autentica «consolazione che viene dalle Scritture», capace di «tener viva la speranza»
(cfr. Rm 15,4).
In un certo senso, lo Spirito Santo ha bisogno di noi, per essere Paraclito. Egli vuole consolare, difendere, esortare; ma non ha bocca, mani, occhi
per "dare corpo" alla sua consolazione. O meglio, ha le nostre mani, i nostri occhi, la nostra bocca. Come l'anima agisce, si muove, sorride,
attraverso le membra del nostro corpo, così lo Spirito Santo fa con le membra del "suo" corpo che è la Chiesa e che siamo noi. «Consolatevi a
vicenda», raccomandava san Paolo ai primi cristiani (1Ts 5,11) e tradotto alla lettera il verbo vuole dire "fatevi paracliti" gli uni degli altri. Se la
consolazione e la misericordia che riceviamo dallo Spirito non passano da noi ad altri, se vogliamo trattenerle egoisticamente solo per noi, esse
ben presto si corrompono.
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
La mia misericordia quell’infinita pazienza di accettare le mie miserie, di non covare l’odio, |
Un brivido precede i passi di un cuore misericordioso, di un cuore gioioso, di un cuore innamorato. (Fraternità di Romena) |
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO
Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più. Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita! Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro…
Arrivederci!
(tratto da una lectio sulla Misericordia proposta in parrocchia)