Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
O Gesù,
quando mi assale la paura e il dubbio,
mi chiudo in me stesso,
alla ricerca di una sicurezza,
che non arriverà mai.
Tu però sei il Risorto,
colui che ha vinto la morte,
e niente, neanche la mia paura,
ti impedisce di raggiungermi
e portarmi il dono della pace.
(don Canio Calitri)
CAMMINO DELLA FEDE E DELLA LIBERTA’
Mostrò loro le mani e il fianco
La serie di lectio, iniziata alcuni mesi fa, ci ha portati finalmente a
incontrare Gesù Risorto.
“Venne Gesù, stette in mezzo a loro”. Oggi meditiamo sul significato dello
“stare” di Gesù in mezzo ai discepoli: uno “stare” non giudicante, ma carico di
comprensione, di compassione, di speranza…
Buona meditazione e buona preghiera.
LECTIO Apro
la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
(Gv
20,19-29)
19La
sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del
luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in
mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
20Detto
questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il
Signore. 21Gesù
disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando
voi». 22Detto
questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo.
23A coloro a
cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete,
non saranno perdonati».
24Tommaso,
uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù.
25Gli
dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro:
«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel
segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
26Otto
giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso.
Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».
27Poi disse
a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e
mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».
28Gli
rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
29Gesù gli
disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e
hanno creduto!».
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente.
Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona
più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line:
il grande
silenzio ! Il protagonista è lo Spirito
Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso
"cuore".
Il cammino della fede e il cammino della libertà.
Vorrei radunare intorno a questi due temi una riflessione sulle pagine del
vangelo di Giovanni che ci ricordano le manifestazioni di Gesù risorto agli
apostoli, nel primo giorno di Pasqua, assente Tommaso e otto giorni dopo in sua
presenza.
A radunare tali pagine del vangelo è l'immagine del cammino, un’immagine
imprescindibile. Quasi a dire che se non è cammino, la fede non è, non può
essere fede; e se non è cammino, la libertà non è, non può essere libertà.
II cammino della fede.
Leggendo il racconto di Giovanni può venire di pensare come spesso si giochi
sulla fede un equivoco, questo: che il fatto di vedere per i credenti sia una
fortuna da privilegio: se fossimo stati ai tempi di Gesù, se l'avessimo visto,
se ci fossimo estasiati al timbro della sua voce, se fossimo stati presenti nei
giorni della Risurrezione, credere, pensiamo, sarebbe stata la cosa più facile,
quasi una cosa ovvia.
E invece nella pagina di Giovanni, ma non solo, in tutte le pagine che narrano
del Risorto, colpisce osservare
quanta fatica sia costato il cammino della fede proprio in quei giorni. E vedi
la fede inoltrarsi, non supponente come un cingolato o come una portaerei in
mare, ma umile come una barca, conscia di tutta la sua fragilità e debolezza.
Piccola umile barca della nostra fede, che non viene accecata da uno sguardo
indignato o inceneritore del Signore, ma confortata, sollevata dai suoi occhi,
colmi di comprensione, di compassione, di speranza.
«Venne Gesù, stette in mezzo».
«Stette
in mezzo»,
dunque non prese le distanze da quei discepoli barricati per la paura. Non li
spinse a credere con metodi bruschi o violenti, inveendo contro le loro paure,
contro le loro fughe nei giorni della sua passione e della sua morte.
Non alzò la voce contro la loro vigliaccheria.
«Venne
Gesù, stette in mezzo, disse
loro: "Pace a voi "». Non mostrò il volto abbuiato, come succede
a noi. Che cosa mostrò? «Mostrò
loro le mani e il fianco».
Che li contemplassero!
Dalla paura alla gioia
Che, ancora una volta, in quelle ferite, ferite di passione per noi, scoprissero
fino a che punto arriva l'amore. Ed ecco il cammino della fede: i volti che
erano un Iago di paura ora si stemperano, si stemperano in un Iago di gioia.
Il cammino di fede
Passi di un cammino. Da dove ha inizio un cammino di fede? Dal segno dei chiodi!
A volte ci interroghiamo: da dove partire per il nostro cammino di fede o per
quello di coloro che ci stanno a cuore? Non partire dai miracoli! Parti dal
segno dei chiodi del Signore Gesù, parti dal racconto del suo amore. E’ per
questo che Gesù è credibile, è affidabile. E dovremmo rifletterci. Riflettere
anche come chiesa, perché la cosa riguarda anche noi. Ma pensiamo di essere
credibili per gli altri? Per le nostre condanne o per le nostre scenografie?
Potessimo anche noi mostrare i segni dei chiodi, segni evidenti che abbiamo
amato e amiamo! Forse anche per questo Tommaso stentava a credere. Che cosa
vedeva sul viso dei suoi amici barricati? Se non il gesto di chiudersi per
garantire se stessi, gesto di una logica vecchia e risaputa, non il gesto del
loro Maestro che la vita l'aveva rischiata. A caro prezzo. A prezzo di croce.
Quando allora una chiesa diventa credibile nel suo annuncio? Gesù insegna.
Tenerezza paziente.
Abbiamo visto come furono lenti i primi passi dei discepoli e quanta tenerezza
da parte del Signore risorto per
quel loro lento progressivo cammino. Poi, ecco la lettura degli Atti degli
Apostoli: era intervenuta la Pentecoste, ora non sono più al chiuso, la loro è
una fede sulle strade. E non per sbandierare se stessi. Ci tengono a dire che,
se quello storpio che sostava alla porta Bella si era rialzato, non era stato
certo per merito loro. Era in forza di un altro, che invisibile ancora operava:
«Nel
nome di Gesù Cristo, il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha
risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato».
Gesù è vivente
Ecco il cammino della fede: credere che Gesù è risorto significa arrivare a
pensare che Gesù è vivente ancora oggi e che ancora
oggi opera in mezzo a noi.
Ma vorrei aggiungere che se la fede si mette in cammino, in cammino si mette
anche la libertà. Erano barricati, prigionieri delle loro paure. Certo a
barricarli era il timore dei Giudei. Ma a barricarli nell'anima era anche il
timore dei loro tradimenti. Penso che sia anche per questo che Gesù risorto «soffiò
e disse loro: ricevete lo Spirito Santo» e lo diede <per il perdono dei peccati».
Quasi dicesse loro: «Non lasciate nessuno sotto la condanna del peccato,
altrimenti lo lasciate sotto l'incubo del timore e del fallimento, come
sequestrato in una prigione. Perdonate. Fate camminare, liberate. Alzati e
cammina!».
Il cammino della libertà.
E’ entusiasmante vedere il progresso nella libertà dei primi discepoli. Loro che
erano barricati per timore dei
Giudei, ora stanno a testa
alta. Davanti a chi? Ma, pensiamo, davanti al sinedrio, davanti ai capi dei
sacerdoti, davanti agli anziani,
loro che erano degli illetterati. E quelli si meravigliano e non sanno più come
tenere loro testa. Incredibile! E’ scritto: «Vedendo
la
franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici
e senza istruzione, rimanevano stupiti».
La fede in Gesù li aveva liberati da ogni soggezione, da ogni obbedienza a
un'autorità che diventa autoritarismo. All'ordine di tacere rispondono: «Se
sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicate voi. Noi non
possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Così
liberi! Liberi davanti a un'autorità che, non potendo affidarsi alla forza della
ragione passa alla forza delle minacce!
Capita, capita in tutti i tempi, ad ogni stagione. Di contro c’è la bellezza di
gente semplice e senza istruzione che resiste.
Il cammino della fede, lo abbiamo
visto, se
è vero, se è autentico,
porta a un cammino di libertà. Vorrei dire che la libertà nei tuoi occhi e sul
tuo viso è il segno che tu sei un vero credente. C'è da stupire e c'è da
pregare. Per il cammino della nostra fede, per il cammino della nostra
libertà.
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ORATIO
Domando
umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio.
Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i
propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La
preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più
volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Mi piace san
Tommaso, santo del dubbio, Signore.
Come me, spesso incapace
di «stare con loro», i compagni di fede,
perché troppo preso dai suoi pensieri.
Non è facile «rallegrarsi con chi è nella gioia
e piangere con quelli che sono nel pianto».
E forte è la tentazione di isolarsi.
Ma tu appari «tra loro»: nella Tua chiesa!
Mi piace san Tommaso, Signore,
per la sua capitolazione finale.
«Mio Signore e mio Dio»;
il “mio” di chi, più che possedere,
si sente posseduto
da un Amore forte,
fatto di ferite che salvano.
Ho bisogno del tuo Spirito, Signore,
perché possa «piegare ciò che è rigido» in me,
perché vinca le mie resistenze a riconoscere
che «dalle tue piaghe siamo stati guariti».
Voglio imparare a «piegarmi»,
rendimi flessibile!
«Come un atleta disciplinato in tutto»
non per essere il migliore,
ma perché la tua Grazia
gli ha fatto comprendere
che nel tuo nome, Signore,
si piega ogni ginocchio
e tu solo puoi aiutarci a «piegare il cuore»
ai tuoi insegnamenti.
E il cuore dei figli a quello dei genitori.
E il corpo al servizio dei fratelli.
(Stefania Perna – da “50 preghiere per i cercatori di speranza”)
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È
Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in
silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO
Mi impegno
a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si
compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che
si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati, della Chiesa
di Milano)