RITIRO ON LINE                                                                                                   
maggio
2015  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

Nella mia comunità


Signore aiutami ad amare,


ad essere come il filo


di un vestito.


Esso tiene insieme


i vari pezzi


e nessuno lo vede se non il sarto


che ce l'ha messo.


Tu Signore mio sarto,


sarto della comunità,

rendimi capace di


essere nel mondo


servendo con umiltà,

 

perché se il filo si vede tutto è


riuscito male.


Rendimi amore in questa


tua Chiesa, perché


è l'amore che tiene


insieme i vari pezzi.

 

 (Madeleine Delbrel)

 Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

Facciamoci “provocare” da alcune considerazioni di don Paolo Scquizzato della comunità dei sacerdoti

 

del Cottolengo, che analizza alcuni brani evangelici noti ma li rilegge sotto una luce un po’ diversa da

 

quella alla quale siamo in genere abituati.

 

Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto. (Lc 5,27-35)

27Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.

29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

33Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». 34Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

 

Il pubblicano

Nel Vangelo la figura del pubblicano (dal latino publicanus, dalla radice publicum che significa  tesoro  pubblico,  imposte)  assume una caratterizzazione fortemente negativa. Nell'antica Roma, era detto pubblicano un dipendente del governo d'occupazione romano. In ambito evangelico, la loro cattiva fama era dovuta anzitutto al fatto che fossero alleati e collusi col dominatore romano, quindi con la forza d'occupazione, e inoltre al fatto che godevano della fama di persone dedite ad abusi e sfrenatezze. Si può capire come queste persone, lontane da Dio, non fossero proprio l'immagine della correttezza e della santità immaginata dalla mentalità religiosa del  tempo.

Nell'Antico Testamento si afferma che chi si allontana da Dio subisce l'annientamento da parte di Dio: «Tu distruggi chiunque ti è infedele».

Ora, leggendo con attenzione il Vangelo, si può notare  come Gesù avesse una passione proprio per questo tipo di persone. Levi-Matteo il pubblicano contribuirà a formare quel gruppo improbabile di apostoli del Cristo, e poco  più  avanti Gesù si fermerà proprio dinanzi ad un ricco capo dei pubblicani, dicendogli: «Oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,2).

 

Una vicinanza maggiore

E questo perché il Vangelo è buona notizia, e non può che affermare che l'essersi allontanati da Dio ha provocato una vicinanza maggiore e straordinaria da parte di Dio stesso. Con l'incarnazione di Dio, con l'avvento di Gesù di Nazareth, l'amore va a cercare proprio questi casi disperati. La misericordia è sempre e solo attratta dalla miseria, come i chiodi dalla calamita.

Ma, d'altra parte, l'uomo si è allontanato da Dio - perdendosi - fìn dalle origini. Adamo è stato il primo perduto della storia, rappresentando così l'umanità intera. L'uomo, fatto per la comunione con Dio, paradossalmente vive lontano da Dio fìn da quando andò a nascondersi da lui per paura.

È la paura di Dio l'origine di ogni  male.

 

Allontanarsi da Dio

Ci s'allontana  da lui,  che è la vita e il fondamento,  perché se ne ha  timore, se non  il terrore,  e ci si dispera nel  cercare vita da un'altra  parte.

Il peccato, infatti, altro non è che ricerca di vita, di felicità, di compimento fuori dalla relazione con Dio, un volersi dissetare a pozzanghere insalubri. Un amore infinito per qualcosa di finito.

«Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché  sono nudo, e mi sono nascosto»: il vero peccato consiste dunque nel nascondersi da Dio, nel non farsi trovare da lui che viene a cercarci, nel non credere alla misericordia.

È disperare dell'amore.

L’unico nostro vero male è non credere all'amore.

«Adamo, dove sei?»: ognuno metta il suo nome al posto di quello di Adamo.

«Sono qui, abbracciami!»: in questo grido sta la nostra salvezza.

Questa è la vita!

 

Dove possiamo incontrare Dio

Quando Gesù dirà all'adultera: «Va' e non peccare più», vuole dirle di non disperare più dell'amore, perché quando cadrà di nuovo, quando peccherà, quando scenderà all'inferno, sappia che lui è già lì ad attenderla per abbracciarla e farla sentire  figlia.

Per questo noi crediamo che l'unico luogo dove possiamo incontrare Dio è il nostro peccato, il nostro inferno, il nostro sepolcro.

Il peccato diviene perciò il luogo dove viviamo l'epifania di Dio: «Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri».  Se non ci sentiamo mai all'inferno, se non abbiamo la consapevolezza di esservi entrati, e lì dimorare, non potremo mai fare esperienza di Dio, non potremo mai conoscere Dio.

Levi, il pubblicano,  era un daziere: raccoglieva le tasse per conto dei Romani. Era perciò considerato un venduto, un traditore, un collaborazionista degli invasori. E, ovviamente, faceva la cresta sulle tasse, quindi era anche ladro. Una somma di caratteristiche tali da attirare su di sé inequivocabilmente la maledizione di Dio.

Eppure Gesù lo chiama tra i suoi.

 

Il seguito di Gesù

Diamo uno sguardo d'insieme al seguito di Gesù: c'è Pietro, che lo rinnegherà; troviamo Giuda, che lo tradirà; Simone lo Zelota, che ha sempre il pugnale con sé; ci sono tutti gli altri, che lo abbandoneranno sotto la croce. I suoi discepoli sono così, e ciò è bellissimo, perché ci permette di identificarci pienamente in essi. Anch'io sono dei suoi, anch'io son stato scelto per essere tra i suoi, così come sono.

 

Lo sguardo di Gesù

Narra l'evangelista: «Gesù uscì e vide un pubblicano  di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!"» (v. 27). Gesù vede e chiama.

Lo sguardo di Gesù raccolto dai Vangeli  è di  una  portata straordinaria.

Gesù guarda Levi e non vede un ladro, un approfittatore, un venduto, bensì un uomo bisognoso di fiducia.

D'altronde nella casa di Giàiro, il capo della  sinagoga  di Cafarnao, tutti vedono una bambina morta; Gesù vede semplicemente una bambina addormentata. Quando gli portano una donna scoperta in flagrante adulterio, tutti la vedono peccatrice meritevole di morte; Gesù vede una donna già nella sua riacquisita dignità e libertà. Mentre cena in casa del fariseo, entra una prostituta che gli lava i piedi: lui vi vede una santa. E, davanti alla tomba di Lazzaro morto, Egli vede già l'amico risuscitato.

Il suo sguardo vede sempre oltre. L’amore vede sempre oltre.

Ciò significa che anche noi siamo visti così. Quando ci guardiamo dentro e vi troviamo soltanto sporcizia, cattiveria, ingratitudine, incapacità, Dio ci sta guardando in maniera diversa, come i figli prediletti, amati!

Se imparassimo a guardarci con gli occhi di Dio, impareremmo anche ad accettarci, ad amarci un po' di più, a stimarci un po' di più, trasformando così la nostra vita.

 

Le parole di Gesù

Nelle parole di Gesù, Dio dice e trasforma, perché Dio compie ciò che dice, la sua Parola è creatrice: «Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu».

Dio pronuncia la Parola e le cose sono!

«Seguimi», ed egli lo seguì: Levi è stato ricreato.

La Parola di Dio pronunciata su di noi ha il potere di ricrearci. Per quanto malvagi, cattivi, sporchi possiamo essere, la Parola ci fa nuovi, ogni giorno.

Nei Vangeli, alla chiamata di Gesù segue quasi sempre una risposta immediata. È naturale: quando ci si sente amati, si cambia vita. L'amore trasforma. Gesù guarda Levi, lo fissa, lo ama ed egli cambia vita. «Si alzò» è il verbo della risurrezione: l'amore fa risorgere.

Nell'alzarsi di Levi si rispecchia l'alzarsi del paralitico. È uscire dal blocco del peccato per tornare a stare in piedi, in piena dignità.

 

Celebrare la vita

Questa è l'ora di celebrare la vita! Infatti la scena successiva si svolge intorno a una tavola imbandita, per fare festa. E ciò avviene in un luogo impuro: la casa di Levi. Intorno a quella mensa non siedono i santi, ma i colleghi di Levi, disgraziati come lui, con Gesù in mezzo a loro.

La salvezza è sedersi alla tavola dei peccatori, l'essenziale è che al centro vi sia Cristo.

Nella sacra Scrittura, fin dall'Antico Testamento, il banchetto è segno della realizzata comunione di Dio con gli uomini. Lì si consumano le nozze tra l'umanità e la divinità. Ebbene, se Gesù si siede alla tavola dei peccatori vuol dire che la salvezza è giunta, è a portata di mano. Le nozze si sono finalmente celebrate: Dio s'è finalmente potuto unire al suo amato, l'uomo. Il fatto che nei Vangeli Gesù venga descritto spesso seduto a tavola, è perché questo testimoniava l'avvenuta comunione tra l'uomo e la divinità.

 

Commensale di Dio

Levi, quell'uomo maledetto  da tutti, è diventato commensale di Dio,  «concittadino  dei santi e familiare  di Dio», dirà Paolo. Ma i pii, i giusti, non solo non son seduti a tavola, a far festa con Dio; essi si trovano  a parte,  ingrugniti,  divorati  dal  livore,  tristi  e giudicanti:  «Come mai  mangiate  e bevete insieme  ai  pubblicani  e ai  peccatori?»  (v. 30). È la  tentazione perenne  degli  uomini religiosi : arrogarsi  il diritto  di  dividere  tutti  tra  buoni  e cattivi, tra giusti e ingiusti. Neanche i discepoli  ne erano esenti; pensiamo alle loro  parole  in  Lc 9,54:  «Signore, vuoi  che diciamo  che  scenda  un fuoco dal cielo e li consumi?». Di fronte a questi atteggiamenti, Gesù  replica  con  grande  chiarezza, senza lasciare equivoci:  «Non  sono  i  sani  che  hanno  bisogno  del  medico,  ma  i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

C'è poco da fare, l'unico modo per non essere salvati è non lasciarci salvare! È rinunciare al banchetto che è già imbandito per me, è voler stare fuori perché si considera impossibile che Dio "funzioni" così.

 

Se ti senti giusto…

Gesù ha fatto molta fatica con i farisei, perché erano impenetrabili. Ha avuto a che fare con indemoniati, con peccatori di ogni sorta, ma gli unici che lo hanno fatto veramente penare sono stati i pii e i religiosi, gli osservanti, quelli puliti, a posto.

Paradossalmente Dio fa più fatica con questi che con i grandi disgraziati. Perché se ti senti giusto, a posto, ti chiuderai sempre alla grazia: pensi  che siano  le tue opere a salvarti e non la fede.

 

Creatura “altra” da come Dio l’aveva pensata

Se Dio è "dispiaciuto" del mio peccato, è perché vede la sua creatura ferita, infangata, abbrutita, "altra” da come l'aveva pensata e sognata. Il peccato è un  male che  faccio  a me stesso, perché il male mi fa male. Il peccato mi consuma, è il grande inganno che, invece di donarmi la vita promessa, me la toglie distruggendomela. In questo senso l'uomo è malato e ha bisogno del medico; Gesù è venuto a togliere il peccato perché l'uomo possa tornare a rialzarsi e risorgere, a respirare e a risplendere.

 

Festa

Gesù è venuto a portare la festa. Dio è per l'uomo gioia, festa, ebbrezza, sovrabbondanza. 

Il dono che il Cristo risorto elargisce ai suoi, e quindi a ciascun uomo su questa terra, è gioia e pace, benevolenza, libertà, il frutto dell'amore insomma, quello che ha vinto la morte.

 

La presenza di Dio

Il regno di Dio, la presenza del Dio vivo nel mondo, è questione di giustizia, ovvero di un amore riabilitativo nei confronti dei fratelli. Lì si fa presente Dio e se ne fa esperienza. Dove si è costruttori di pace, lì c'è Dio. Dove si vive nella gioia, lì Dio è presente. Dove si è disposti a sacrificarsi per l'uomo, lì s'incontra il Dio della vita, il Risorto.

 

 

 

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ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Dove sei andato, Dio?

Fino ad un attimo fa

eri qui al mio fianco

e sulle mie labbra il tuo nome

suonava bene, come una parola familiare,

come una nota al posto giusto.

Ti sentivo vicino, Padre, amico.

Poi, tutto ad un tratto,

mi sono voltato

e non ti ho visto più.

Dove sei andato, Dio?

Mi hai forse abbandonato?

Ti cerco.

E' una fatica, ora, crederti qui.

ma sarebbe straziante

non continuare a cercarti:

mi perderei ancora di più.

Aspettami, Signore.

Sto arrivando.

Ma se mi smarrisco,

non arrenderti,

vieni tu a cerare me.

Se un pò ti conosco,

anche se non ti vedo,

anche se non ti sento,

so che lo farai.

 

(spunti da una preghiera di Eric Pearlman)

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

Amen

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

(spunti da una riflessione di don Paolo Scquizzato)