RITIRO ON LINE                                                                                                   
maggio
2013  

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

Ascolta, Signore, la mia voce.

Il mio cuore ripete il tuo invito:

«Cercate il mio volto!».

Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto,

non respingere il tuo servo.

Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,

non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

 

Mostrami, Signore, la tua via,

guidami sul retto cammino.

Sono certo di contemplare

la bontà del Signore

nella terra dei viventi.

Spera nel Signore, sii forte,

si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

(dal salmo 27)

 

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

  DIROTTAMENTI DELLO SPIRITO

  Gesù passa per le strade nel quotidiano della vita di donne e uomini, sfiora i loro sguardi, parla al cuore, suscita interrogativi e desideri profondi, spinge a fare della vita una ricerca insonne, mai conclusa.

 NICODEMO

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto   (Gv 3, 1-21)

 1Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». 3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».

4Gli disse Nicodemo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

9Gli replicò Nicodemo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».   

Parola di Dio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITAZIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

Il contesto

 Il racconto della notte di Nicodemo ha una specie di prologo nei versetti del capitolo che lo precede, dove è scritto di Gesù:

“Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo” (Gv 2,23-25).

 Gesù ha celebrato le nozze a Cana e al compimento del segno è detto: "E i suoi discepoli credettero in lui" (Gv 2,11). Poi eccolo purificare il tempio. E seguono, nel vangelo, alcuni incontri.

 Ora incontra in Nicodemo un credente giudeo, poi incontrerà al pozzo di Sicar una donna scismatica, in seguito un ufficiale regio, un pagano. Siamo nel grande orizzonte di una salvezza universale, che si offre a tutti, alle più diverse condizioni dello spirito.

 

Nicodemo

 "Molti - è scritto - vedendo i segni ... credettero nel suo Nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro ... Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo".

Gesù sa che cosa vive nel cuore di Nicodemo. Nel cuore di ciascuno di noi.

Ecco il caso di un uomo che sembra aver fede, ma pretende di credere dietro visioni di segni imponenti.

 "Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodemo, uno dei capi dei giudei". È "tra i farisei", appartiene dunque a un movimento laicale nato verso la fine del II secolo a.c. I farisei sono degli osservanti, i "separati", i "divisi", credono nella resurrezione dei morti, sono studiosi della Torà, molti di loro sono dottori della Legge. Sono degli "impegnati", diremmo noi oggi.

Nicodemo appartiene al gruppo dei farisei ed è un capo, ha una carica importante, non è uno qualunque, è membro del sinedrio, è nella minoranza dei farisei accolta dai sacerdoti nel potere del tempio, non è solo uno tra gli osservanti, ma è uno tra i militanti. 

 

Di notte

 "Andò da Gesù, di notte". Perché di notte? Forse per paura, per non compromettersi. Di notte, non nella visibilità del giorno. Forse nel suo cuore aveva dato tante volte ragione al profeta di Nazaret, ma apertamente no. Di Gesù conosceva le parole, i gesti, i segni. Ma era un capo. Non doveva sbilanciarsi. Di "Nicodemi", di uomini e donne della notte, che non osano apertamente, ce ne sono sempre, in tutti i tempi!

 

Sappiamo

 Va da Gesù. E usa il plurale: "Rabbi, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui". "Sappiamo" è un plurale corporativo, un' opinione condivisa in un gruppo. Ed è sincero. Riconosce i segni e li interpreta. Quasi dicesse: a fronte di quello che vedo, dei segni che vedo, devo concludere che sei un maestro venuto da Dio". Quasi una confessio fidei.

 Confessione di fede, ma di una fede fondata sui segni abbaglianti, una fede abbagliata dai miracoli. Segni che non diventano "segno". Il miracolo finisce per avvitarsi su se stesso, per abbagliare, se non diventa segno di altro, se non allude ad altro. Sono sotto gli occhi di tutti le corse spasmodiche ai luoghi del miracolo, le mille e mille incursioni verso il miracoloso. Ebbene secondo il vangelo, questo pruriginoso rincorrere i miracoli ha un disincanto: lo si voglia o no ha come esito una fede “abbagliata”.

 

Rinascere dall’alto

 "Gli rispose Gesù" : così è scritto ma in effetti Gesù non risponde, Nicodemo non gli ha ancora fatto una domanda, forse è Nicodemo la domanda. Ed è bello che sia lui una domanda. Gesù ha suscitato in lui domande. Suscitare domande è arte stupenda, arte delle arti.

 "Gli ripose Gesù: 'In verità, in verità ti dico, se uno non nasce dall' alto, non può vedere il regno di Dio"'. Non risponde Gesù, ma lo intriga; lo intriga con un enigma: Che cosa è rinascere dall'alto" e "Che cosa è 'vedere il regno di Dio"'?

 Il vero problema è "vedere il regno di Dio", ma per vederlo occorre "nascere dall' alto" . . Dirà Gesù: "Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio" . Nascere da acqua e Spirito, dunque una nascita difficile da capire. Lo Spirito è come il vento, è impalpabile, agisce pur essendo senza volto. Lo vedi negli uomini condotti dallo Spirito. Imprevedibili come il vento. Non sai di dove vengono e dove vanno. Come è del vento, che "non sai da dove viene né dove va".

 

Non sai da dove viene né dove va

 È una dimensione, questa dell'imprevedibilità, che appartiene agli uomini e alle donne dello Spirito. Noi purtroppo siamo molto “programmati”. Non è forse vero che coloro che ci conoscono, potrebbero facilmente immaginare, indovinare che cosa faremmo e che cosa diremmo, in determinate occasioni?

Lo Spirito sconfina, dice Gesù, ma sconfinano anche i credenti. Anzi questo, paradossalmente, sembra il loro segno. Non l'inquadramento - forse che lo inquadri o lo catturi il vento? - ma lo sconfinamento. Gesù dice a Nicodemo che i nati dallo Spirito sono come il vento, che "non sai da dove viene né dove va". Ma allora se siamo troppo prevedibili, se tutti intorno a noi indovinano da dove veniamo e dove andiamo con i nostri pensieri, con le nostre scelte, con i nostri progetti, se tutti sanno, c'è da mettere più di un dubbio sulla nostra testimonianza cristiana. Il vento "non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito".

Pensiamo all’immagine delle imbarcazioni in rada. Niente regata, non soffia il vento, vele afflosciate. Se siamo fermi, sempre allo stesso punto, sempre attorcigliati alla stessa riva, non sarà forse perché non fiutiamo il vento, da dove spira e dove va, e non gli facciamo spazio nelle vele, perché si gonfino e possiamo uscire finalmente allargo?

Ma questa dimensione di imprevedibilità è possibile o no?

 

Tu sei maestro?

 Nel brano del nostro racconto c'è un ripetersi impressionante del verbo "potere" o "non potere". Noi dall'alto rinasciamo. E’ possibile, ma per opera dello Spirito. Possiamo osservare come questo dialogo notturno che stiamo esaminando, abbia un vero conduttore, ripercorrendolo ce ne accorgiamo, ed è Gesù. Nicodemo è l'uomo che presume di "sapere".  Alla fine - ecco l'ironia di Giovanni - lui, l'uomo che presume di sapere sarà messo di fronte al suo non sapere.  “Ma come può accadere questo?" , obietta Nicodemo. E Gesù di rimando: "Tu sei maestro d'Israele e non conosci queste cose?" .

 A questo punto del discorso molto probabilmente alle parole di Gesù sono state aggiunte le parole della Chiesa, parole di Gesù approfondite da un vissuto ecclesiale. Dall'''io'' si passa al "noi". Eccole: "Noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto" .

 

Il Figlio dell’uomo innalzato

 Dirà in seguito Gesù: "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque creda in lui abbia la vita eterna" . E’ il primo annuncio, in Giovanni, del Figlio di Dio innalzato. Innalzato, effonderà lo Spirito. Ne parlerà il vangelo in occasione della festa delle Capanne, quando Gesù ad alta voce prometterà lo Spirito, lo Spirito che, una volta innalzato, glorificato, "avrebbero ricevuto i credenti in lui" (Gv 7,39). Gesù poi, pochi giorni prima della morte, ricorderà quel suo innalzamento, attrazione universale: "Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32).

 

Nicodemo negli incontri successivi : davanti al gruppo dei farisei

 Ora sfioriamo un altro episodio del vangelo in cui è registrata una presenza di Nicodemo, al capitolo settimo del Vangelo di Giovanni. Il primo ritratto di Nicodemo nel vangelo ritraeva un uomo in cerca di segni, incapace di rinascere. Ora entra di nuovo in scena, nel cuore di una discussione su Gesù.

“Alcuni ... volevano arrestare Gesù, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: ‘Perché non lo avete condotto qui?’. Risposero le guardie: ‘Mai un uomo ha parlato così!’. Ma i farisei replicarono loro ‘Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!’. Allora Nicodemo, che era andato precedentemenre da Gesù, ed era uno di loro, disse: ‘La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?’. Gli risposero: ‘Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta’” (Gv 7,44-52).

 Nicodemo comincia a esporsi. C'è una dinamica della fede. C'è un progredire per gradi, che spesso ignoriamo, pretendendo tutto e subito. Gesù rispetta questo venire alla luce, alla fede, per gradi. Non il tutto subito.

Nicodemo ora prende una difesa di Gesù sia pure neutrale. E si ritrova, povero Nicodemo, sotto bersaglio da due postazioni diverse. Prima è stato sotto bersaglio da parte di Gesù che gli mosse il rimprovero: "Sei maestro e non sai questo?". Ora sotto bersaglio da parte dei suoi, quelli della sua cerchia, che lo mettono sotto accusa: "Studia - gli dicono - e vedrai”. Nicodemo, ovvero l'uomo che non sa.

 

Nicodemo negli incontri successivi : davanti a Pilato

 Ultimo sviluppo della storia di Nicodemo è al capitolo diciannovesimo di Giovanni.

“Giuseppe d'Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo - quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di aloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con tele, insieme ad aromi, come usano fare i giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù” (Gv 19,38-42).

Come Gesù muore, ciò che era nelle tenebre viene alla luce. Nicodemo si espone, esce dal nascondimento, va da Pilato, esce dalle tenebre, nasce, viene alla luce. Ora per Nicodemo Gesù è il nuovo tempio. Per la consacrazione del nuovo tempio, il tempio dei tempi escatologici, sarebbero servite cento libbre, qualcosa come trenta e più chili di unguenti. Si deve tenere presente che per un defunto ne sarebbe bastata mezza libbra. Ma Gesù è il tempio dei giorni ultimi e nuovi, e trenta chili di aromi sono giusti!

Gesù viene deposto in un giardino. Era tradizione che tutti i re di Gerusalemme venissero deposti in un giardino. E il giardino richiama alla nostra memoria il giardino del Cantico dei cantici , il giardino della ricerca, ma anche dell'incontro tra l'amato e l'amata. Quasi a dire che la storia della ricerca tra Nicodemo e Gesù, tra l'umanità e Dio, sfocia in questo giardino dove viene deposto Gesù.

 

L’esperienza spirituale di Nicodemo

 Ripercorriamo l'esperienza spirituale di Nicodemo: era un maestro, si lascia a poco a poco spogliare del suo convincimento di essere maestro e arriva a farsi interrogare come fosse un discepolo. Questa è un'altra conversione cui siamo chiamati: dal "sentirci maestri" al "farci discepoli". Chiamati a convertirci, abbandonando l'aria del "noi sappiamo" che ci fa ciechi e colpevoli. Colpevoli dell'unico peccato che rimane senza perdono. C'è infatti un peccato che rimane, peccato imperdonabile. Secondo il vangelo è quello di coloro che pensano di sapere, il peccato di coloro che presumono di vedere. E’ il vero peccato mortale.

 Nicodemo fece un primo passo verso la luce, quando si rese conto dell'assurdità di un mondo, il suo mondo, un mondo dove si è maestri senza ascoltare. Un mondo che purtroppo si riproduce nella storia.

 Ma Nicodemo a quelli della sua cerchia dirà una verità di una limpidezza estrema, dirà con coraggio l'importanza di ascoltare: "Come è possibile giudicarlo – e parlava di Gesù - se prima non lo si è ascoltato?". Diventa lui, Gesù, il maestro. È’ un altro ora il maestro da ascoltare.

 Alla fine del racconto della sua vita nel vangelo, lui, Nicodemo, maestro in Israele, non parlerà più. A parlare con Pilato, per avere il corpo di Gesù in vista della sepoltura, andrà Giuseppe d'Arimatea. Lui, Nicodemo, ora più non parla, ora fa, ora agisce: "Presero il corpo di Gesù, lo avvolsero, lo deposero". Sono i gesti per il maestro crocifisso.

Spogliatosi del "noi sappiamo" degli inizi, Nicodemo è arrivato alla pienezza della fede sotto la croce, una fede che non si fonda più sui miracoli, ma su ciò che è scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani, si fonda sulla potenza e sulla sapienza della croce, il vero grande unico segno.

 

Nuova sapienza

 Ora, come Paolo, Nicodemo non sa altro che Gesù, il Cristo crocifisso. Scrive Paolo nella Prima lettera ai Corinti: "lo ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso" (1 Cor 2,2).

Nicodemo ha conosciuto Gesù, ha conosciuto il suo volto nel crocifisso. Ed è rinato. Nuova sapienza, nuova potenza. Per Nicodemo e per chi crede.

 

 

 

ORATIO  Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

O Dio, immensamente glorioso e buono,

ti chiedo di accogliere la mia lode

e il mio grazie

per la fede che mi hai donato,

per la speranza

con cui conforti il mio cammino,

per l’amore e la misericordia

con cui avvolgi la mia vita.

Grazie, o Padre, perché la tua sapienza

mi ha voluto fin dall’eternità

e la tua potente parola

mi ha chiamato alla vita.

Grazie Gesù, dono del Padre,

perché per liberarmi dal peccato

e farmi condividere

la tua vita di Figlio,

non hai esitato ad abbracciare

la croce per me.

 

(don Canio Calitri)

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati)

   

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 Maria, donna feriale

(tratto da: don Tonino Bello – “Maria, donna dei nostri giorni”)

 

Chi sa quante volte l'ho letta senza provare emozioni. L'altra sera, però, quella frase del Concilio, riportata sotto un'immagine della Madonna, mi è parsa così audace che sono andato alla fonte per controllarne l'autenticità.

Proprio cosi. Al quarto paragrafo del decreto sull' Apostolato dei laici c'è scritto testualmente: «Maria viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro».

 

Intanto, «Maria viveva sulla terra».

Non sulle nuvole. I suoi pensieri non erano campati in aria. I suoi gesti avevano come soggiorno obbligato i perimetri delle cose concrete.

Anche se l'estasi era l'esperienza a cui Dio spesso la chiamava, non si sentiva dispensata dalla fatica di stare con i piedi per terra.

Lontana dalle astrattezze dei visionari, come dalle evasioni degli scontenti o dalle fughe degli illusionisti, conservava caparbiamente il domicilio nel terribile quotidiano.

 

Ma c'è di più: «Viveva una vita comune a tutti».

Simile, cioè, alla vita della vicina di casa. Beveva l'acqua dello stesso pozzo. Pestava il grano nello stesso mortaio. Si sedeva al fresco dello stesso cortile.

Anche lei tornava stanca alla sera, dopo aver spigolato nei campi.

Anche a lei, un giorno dissero: «Maria, ti stai facendo i capelli bianchi». Si specchiò, allora, alla fontana e provò anche lei la struggente nostalgia di tutte le donne, quando si accorgono che la giovinezza sfiorisce.

 

Le sorprese, però, non sono finite, perché venire a sapere che la vita di Maria fu «piena di sollecitudini familiari e di lavoro» come la nostra, ci rende questa creatura così inquilina con le fatiche umane, da far ci sospettare che la nostra penosa ferialità non debba essere poi così banale come pensiamo.

Sì, anche lei ha avuto i suoi problemi: di salute, di economia, di rapporti, di adattamento.

Chi sa quante volte è tornata dal lavatoio col mal di capo, o sovrappensiero perché Giuseppe da più giorni vedeva diradarsi i clienti dalla bottega.

Chi sa a quante porte ha bussato chiedendo qualche giornata di lavoro per il suo Gesù, nella stagione dei frantoi.

 

Come tutte le mogli, avrà avuto anche lei momenti di crisi nel rapporto con suo marito, del quale, taciturno com'era, non sempre avrà capito i silenzi.

Come tutte le madri, ha spiato pure lei, tra timori e speranze, nelle pieghe tumultuose dell'adolescenza di suo figlio.

Come tutte le donne, ha provato pure lei la sofferenza di non sentirsi compresa, neppure dai due amori più grandi che avesse sulla terra. E avrà temuto di deluderli. O di non essere all' altezza del ruolo.

E, dopo aver stemperato nelle lacrime il travaglio di una solitudine immensa, avrà ritrovato finalmente nella preghiera, fatta insieme, il gaudio di una comunione sovrumana.

 

Santa Maria, donna feriale, forse tu sola puoi capire che questa nostra follia di ricondurti entro i confini dell' esperienza terra terra, che noi pure viviamo, non è il segno di mode dissacratorie.

Se per un attimo osiamo toglierti l'aureola, è perché vogliamo vedere quanto sei bella a capo scoperto.

Se spegniamo i riflettori puntati su di te, è perché ci sembra di misurare meglio l'onnipotenza di Dio, che dietro le ombre della tua carne ha nascosto le sorgenti della luce.

Sappiamo bene che sei stata destinata a navigazioni di alto mare. Ma se ti costringiamo a veleggiare sotto costa, non è perché vogliamo ridurti ai livelli del nostro piccolo cabotaggio. E’ perché, vedendoti così vicina alle spiagge del nostro scoraggiamento, ci possa afferrare la coscienza di essere chiamati pure noi ad avventurarci, come te, negli oceani della libertà.

Santa Maria, donna feriale, aiutaci a comprendere che il capitolo più fecondo della teologia non è quello che ti pone all'interno della Bibbia o della patristica, della spiritualità o della liturgia, dei dogmi o dell' arte. Ma è quello che ti colloca all'interno della casa di Nazaret, dove tra pentole e telai, tra lacrime e preghiere, tra gomitoli di lana e rotoli della Scrittura, hai sperimentato, in tutto lo spessore della tua antieroica femminilità, gioie senza malizia, amarezze senza disperazioni, partenze senza ritorni.

Santa Maria, donna feriale, liberaci dalle nostalgie dell'epopea, e insegnaci a considerare la vita quotidiana come il cantiere dove si costruisce la storia della salvezza.

Allenta gli ormeggi delle nostre paure, perché possiamo sperimentare come te l'abbandono alla volontà di Dio nelle pieghe prosaiche del tempo e nelle agonie lente delle ore.

E torna a camminare discretamente con noi, o creatura straordinaria innamorata di normalità, che prima di essere incoronata regina del cielo, hai ingoiato la polvere della nostra povera terra.