RITIRO ON LINE
maggio - 2007  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

 

“Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso di Giovanni Paolo II, 25 Luglio 2002]

 

“Il Dio, diventato agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini.”

[S. Messa di inizio del Ministero Petrino, Omelia di Benedetto XVI, 24 Aprile 2005]

 

Invoco lo Spirito Santo:

 

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

 

Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

 

LECTIO          Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano

            Dal vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)

 

            1 Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

 

            3 “Beati i poveri in spirito,

       perché di essi è il regno dei cieli.

            4 Beati gli afflitti,

            perché saranno consolati.

            5 Beati i miti,

            perché erediteranno la terra.

            6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

            perché saranno saziati.

            7 Beati i misericordiosi,

            perché troveranno misericordia.

            8 Beati i puri di cuore,

            perché vedranno Dio.

            9 Beati gli operatori di pace,

            perché saranno chiamati figli di Dio.

            10 Beati i perseguitati per causa della giustizia,

            perché di essi è il regno dei cieli.

 

            11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

 

Parola del Signore

 

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!

“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.

È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.

 

MEDITATIO      Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

Introduzione:

 

Un autore che ha segnato certi percorsi del pensiero contemporaneo, ha scritto: "Bisognerebbe che i cristiani mi cantassero canti più lieti, per insegnarmi a credere al loro Salvatore; bisognerebbe che i suoi discepoli avessero un'aria da salvati". Eppure Gesù ha detto della "sua" gioia che "nessuno potrà rapire" (cfr Gv 16,22).

Nel vangelo di Matteo, all'interno-cuore del discorso della montagna (che si estende per ben tre capitoli (cap. 5 - 7), dà dei criteri di beatitudine (= gioia, contentezza). Certo sono eversivi nei confronti della mentalità mondana, ma irradiano grande luce. Per non essere fraintesi vanno chiariti. I poveri, i miti, gli afflitti, i puri di cuore e perfino i perseguitati a causa della giustizia sono beati (in greco Mackaroi = felici) però in ordine a un "perché" che all'interno di ogni beatitudine è esplicativo della ragione profonda per cui davvero può verificarsi, già qui e ora, un clima di gioia.

Bisogna dunque anzitutto dire che la beatitudine, anche se in pienezza riguarda la vita eterna, è già nell'ottica cristiana una dimensione possibile quaggiù. Se infatti la gioia cristiana dovesse concepirsi solo in funzione del "dopo", si cadrebbe facilmente nel pericolo (già incorso) di passar sopra alle ingiustizie e a certe condizioni miserabili della vita presente, in nome di una retribuzione in quella futura.

Quella martellante ripetizione: beati, beati… esprime da parte di Gesù, la volontà di persuadere chi lo ascolta in ordine allo stile stesso della vita cristiana. La parola "beati" è dunque una espressione chiave, insieme però a un’altra. Si coglie che la prima e l'ottava beatitudine sono all'insegna dell'espressione: “Regno dei cieli”, quasi a dire che il Regno dei cieli (= Regno di Dio) fa da cornice agli otto versetti. Si tratta dunque della seconda parola-chiave.. Bisognerà dunque capire e gustare in modo contemplativo il senso profondo, ampio e chiarificante di queste due espressioni, dilatare il cuore in esse.

Beati, martellato più e più volte riguarda una gioia grande. Ricordiamo la gioia che segue l'accoglienza di Elisabetta a Maria: "Beata te fra le donne…..e benedetta colei che ha creduto" (cfr Lc 1,41-45); la gioia a cui allude Gesù rispondendo alla donna che proclama beata sua madre. "Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (cfr Lc 11,27-28). La parola chiave "beati" costituisce un criterio di fondo dell'antropologia cristiana. Dice chi è per davvero l'uomo autentico, contento, realizzato, secondo Gesù.

L'espressione Regno dei cieli (=Regno di Dio) non riguarda un territorio ma, nel termine originale greco, indica l'azione del regnare. Riguarda dunque "l'azione potente di Dio che viene incontro all'uomo, alle sue sofferenze, ai suoi problemi, con un "regnare che è sovrabbondanza d'amore-salvezza. Non c'è linguaggio umano che riesca a descrivere adeguatamente la straordinaria grandezza e forza di questo regnare di Dio"  (card. C. M. Martini).

Un'ultima notazione introduttiva. Gesù sale sul monte, vede le folle, gli si avvicinano i discepoli (cfr Mt 5,1-2). Parla dunque solo ai discepoli come agli unici destinatari delle beatitudini? Questa asserzione è smentita da quello che leggiamo in chiusura del discorso della montagna dove è detto: "Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite dal suo insegnamento: Egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi" (Mt 7, 8-29). La gioia proclamata, dunque, anche se così rivoluzionaria, non è per una piccola accolta di eletti, ma per tutti. E' quello che vedremo.

 

 

Da notare subito: questa prima beatitudine come l'ultima, ha come motivazione e riferimento il Regno di Dio. Sarò dunque beato/a, nella mia vera povertà, se il mio essere povero è spazio al regnare di Dio nella mia vita, nel senso forte e consolante che è stato detto. Vogliamo però capire bene il senso di questa beatitudine dei poveri in spirito che non significa affatto disprezzo dei beni di questa terra ed esaltazione della miseria e dell'indigenza. Non entriamo nelle discussioni che, lungo i secoli, a causa di questa beatitudine, molti suscitarono nella Chiesa di Dio. Vogliamo penetrare invece certe espressioni di Gesù insieme a Maria, la Vergine povera di Nazareth che, nel Magnificat, canta i poveri come coloro che Dio colma di beni. (cfr Lc 1,53). Mediante la Lectio Divina, pregheremo questa beatitudine cercando di diventare capaci di viverla.

 

Chi sono dunque i poveri di cui Gesù parla? Luca, nel suo testo delle beatitudini dice: "Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio" (Lc 6,20). Bisogna dire che Luca spesso fa menzione dei poveri (cfr Lc 4,18; 6,20: 7,22; 14,13.21; 18, 22 ecc.). Matteo invece parla raramente dei poveri e circa quelli "in spirito" (To pneumati) ci rende avvisati del senso ampio e profondo che va dato a questa espressione. Se poi il termine "ptochoi", tradotto con la parola "poveri", significa la massima indigenza, privazione dei beni su tutti i fronti, si capisce come certe traduzioni recitino così: "Beati i poveri di cuore", "Beati coloro che hanno un'anima da poveri", "Beati quelli che sono poveri di fronte a Dio", "Beati quelli che scelgono di essere poveri per Dio". Del resto, per afferrare in profondità il senso della prima beatitudine, basta lasciar risuonare altre espressioni bibliche, circa il senso vero dell'essere poveri. Dice il profeta Sofonia: "Cercate il Signore voi tutti poveri della terra che eseguite i suoi ordini, cercate la giustizia, cercate l'umiltà" (Sof 2,3). Da notarsi: qui "poveri" nel senso ebraico del termine, significa "umili". Per Sofonia e per altri profeti dell'AT chi erano dunque questi poveri (o umili)? Si trattava degli Israeliti che avevano perduto libertà politica e ricchezza a causa delle invasioni straniere. Vivevano però questa loro condizione, fiduciosi in Jahvè , nella certezza che da Lui sarebbero stati soccorsi. Questo atteggiamento, impregna tutta l'interiorità del vero credente e lo evidenziano molti salmi:

"Io sono povero e infelice, ma di me ha cura il Signore" (Sal 40,18).

"Io sono povero e infelice. Vieni presto mio Dio. Tu sei mio aiuto e mio Salvatore" (Sal 70,6).

"I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano" (Sal 22,27).

"Volgiti a me e abbi misericordia perché sono solo e povero" (Sal 24,14-16).

La povertà, nel grido dei Salmi, si rivela così come una "lucidità" riguardo a se stessi: un cogliere la propria esistenziale indigenza che diventa "sete" di "altro" che solo Dio può dare. Comprendiamo così che, soprattutto nell'accentuazione fatta da Matteo, i poveri sono quelli che la smettono di contare solo sulle proprie forze. Però, pur essendo pienamente consapevoli della loro indigenza, non si deprimono, ma pongono in Dio ogni loro speranza. Così si evidenzia con forza la seconda parte del versetto: "perché di essi è il Regno dei cieli" (= regno di Dio). Proprio perché consapevoli del proprio "vuoto" di ricchezze e di tutto, si sono rivolti a Dio facendo affidamento su di Lui; ed ecco che Egli esercita la potenza del suo Regno su di loro. E che cos'è il Regno se non anzitutto "l'ampiezza, la larghezza, l'altezza e la profondità del suo amore?" (cfr Ef 3,18) che libera dall'angoscia, rassicura, conforta e salva?

 

 

Meditiamo attualizzando:

"L'uomo - dice Dostoevskyij - ha un assoluto bisogno di adorare; s'inginocchia quindi o davanti a Dio o davanti a un idolo: non potete servire contemporaneamente Dio e mammona (le ricchezze)".

Gesù stesso, come dice San Paolo, "da ricco che era si è fatto povero, perché diventassimo ricchi della sua povertà" (2 Cor. 8,9). Anche qui c'imbattiamo nell'enorme novità del Vangelo: la radice della "lieta notizia" (che è l'annuncio della salvezza) sta qui: non solo "Dio ascolta il grido del povero" e "difende la causa dei miseri” ma Egli stesso in Gesù, si è fatto povero. "Svuotò se stesso" (cfr Fil 2,7) fino alla povertà estrema della croce, ma per tutta la vita fu povero di denaro, di cose, di appoggi. Proclamò "Beati i poveri perché di essi è il Regno dei cieli" perché Lui, che è il regnare sovrabbondante dell'amore di Dio tra gli uomini, aveva vissuto per primo questa beatitudine. Il Regno di Dio! Non è simile a un tesoro, come ha detto Gesù, talmente prezioso che, se lo trovi, vendi tutto pur di avere il tesoro? Allora ecco un punto fermo: non divento povero per trovare il Regno, ma anzitutto perché l'ho trovato. Dopo lo cercherò ulteriormente. Ma intanto se sono così persuaso che la vera ricchezza è il regnare di Dio e del suo amore nella mia vita, io mi sbarazzo volentieri delle altre ricchezze perché m'intasano, a lungo andare mi soffocano e spengono.

Questa meditatio acquista il senso di una sciabolata di luce sulla nostra società dove tutto, dall'economia alla politica, alla produzione editoriale e degli spettacoli e di tutto il resto, perfino i prodotti farmaceutici (e la salute!), tutto è in funzione del denaro. In questo grande "ipermercato", andare in profondità nella beatitudine dei poveri in spirito, vuol dire riscoprire sostanzialmente l'urgenza di gestire in modo nuovo e libero (voglio dire autenticamente cristiano) ogni tipo di ricchezza. Il denaro, ma anche ogni proprietà, compresa l'intelligenza, le proprie qualità psicofisiche, la cultura, il proprio tempo. Tutto mi è stato dato in uso, non in proprietà.

L'avido attaccamento è segno di errore esistenziale, ma è anche fonte di chiusura all'amore, d'inquietudine, paura, depressione, a volte vera fonte di follia. R. Hobbs, un economista inglese, ha scritto: "Il denaro è qualcosa che macchia. L'unico modo per non lasciarmene macchiare è considerarlo un mezzo che Dio mi ha dato, non per la mia esclusiva sicurezza, ma per fare del bene agli altri. Sono solo un amministratore e alla fine della vita sarò giudicato sulla mia amministrazione, non sulla mia ricchezza. Guai a me se uso il denaro per corrompere un giudice o qualsiasi altro! Posso solo usarlo per l'unica ricchezza che conta: l'amore". (R. Cantalamessa, Povertà, Ancora 1996, p. 88-89)

 

 

 

La Parola m’interpella

*      Un "test" per conoscermi, per capire se sto battendo veramente la via di Cristo. Mi chiedo: quando sono lieto/a, a causa di che cosa lo sono? E quando mi addoloro, perché sono triste?

*      Desidero il regnare di Dio come sovrabbondare di amore e salvezza in me, nella coppia, nella famiglia o è ancora un'espressione astratta, avulsa dalla vita?

*      Conosco, anzi, sono riconoscente a Gesù perché scelse per me di essere povero?

*      Mi rendo conto che il tipo di società in cui vivo tende a schiavizzare me e la mia famiglia col sollecitarmi nel mondo dei bisogni, anche con quelli fasulli, "indotti" dalle transnazionali e multinazionali?

*      Sono "lucido" in ordine ai disastri provocati dalla cattiva gestione delle ricchezze? Ho poi il coraggio di educarmi ed educare a una vita semplice e sobria (libera da pretese egoistiche e da spese inutili), dove il di più viene dato a chi non ha?

*      Rispetto alle "imposizioni" subdole di radio, TV, internet, giornali, pubblicità come mi comporto? So prendere il largo, anche con un sapiente uso del tempo che mi è donato e non è mio?

*      Come singolo, come comunità e come famiglia, che cosa faccio per venire incontro a tanta miseria dei miei fratelli, nel mio paese e nel 3° e 4° mondo?

 

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

ORATIO        Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

Nel silenzio della preghiera contemplativa.

Scendo nelle profondità del cuore abitato dal Signore.

Prego: "Che cosa cerco in cielo e sulla terra,

se vado lontano da Te, Signore? Dammi la tua gioia e vivrò".

 

Prego queste espressioni salmiche:

"Fuori di Te, Signore, che cosa cerco in cielo e sulla terra?

Vengono meno la mia carne e il mio cuore.

Ma la Roccia del mio cuore è Dio.

E' Dio la mia ricchezza per sempre".

(Sal 73,25ss)

Prego: "Rendimi lieto (=beato) perché libero da ogni attacco nel cuore.

Dammi, Signore di privarmi di qualcosa per chi ha meno di me"

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!

 

 

JJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJ

 

 

Ritiro On Line in lingua inglese

ON LINE RETREAT

MAY 2007

 

I worship the Word of God, the Icon and Crucifix.

 

I trace the Sign of my faith, the Sign of the Cross, on myself. It is the Sign which was given to me in Baptism and distinguishes me as Christian.

 

“Now that we are about to welcome his glorious Cross, the Cross that has accompanied young people on the roadways of the world, let this consoling and demanding word echo in the silence of your hearts: <Blessed are they…>”.

[XVII World Youth Day in Toronto, Welcoming Ceremony to the Young People, Address of John Paul  II, 25 July 2002]

 

“God, who became a lamb, tells us that the world is saved by the Crucified One, not by those who crucified him. The world is redeemed by the patience of God. It is destroyed by the impatience of man.”

[Mass for the beginning of the Petrine Ministry, Homily of Benedict XVI, 24 April 2005]

 

I invoke the Holy Spirit:

 

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

I contemplate the signs of the Passion which are impressed in the Crucifix.

“Gathered around the Lord's Cross, we look to Him…”

[XVII World Youth Day in Toronto, Welcoming Ceremony to the Young People, Holy Father's Address, 25 July 2002]

 

LECTIO          I open the Word of God and, standing, read the passage.

            From the Gospel according to Matthew (Mt 5,1-12)

 

            1 Seeing the crowds, he went onto the mountain. And when he was seated his disciples came to him. 2 Then he began to speak. This is what he taught them:

 

            3 “How blessed are the poor in spirit,

       the kingdom of Heaven is theirs.

            4 Blessed are the gentle,

            they shall have the earth as inheritance.

            5 Blessed are those who mourn:

            they shall be comforted.

            6 Blessed are those who hunger and

            thirst for uprightness:

            they shall have their fill.

            7 Blessed are the merciful:

            they shall have mercy shown them.

            8 Blessed are the poor in heart:

            they shall see God.

            9 Blessed are the peacemakers:

            they shall be recognised as children of God.

            10 Blessed are those who are persecuted

           in the cause of uprightness:

            the kingdom of Heaven is theirs.

 

            11 Blessed are you when people abuse you and persecute you and speak all kinds of calumnity against you falsely on my account. 12 Rejoice and be glad, for your reward will be great in heaven; this is how they persecute the prophets before you.

 

The Word of the Lord

 

The Word of God written in the Bible should be read with the help of a pen, not just with the eyes!

“Reading” also involves underlining the text so as to highlight the important parts.

It's a very simple thing, but must be done with a pen, it should not just be thought of.

 

MEDITATIO      While sitting, I read the Word slowly, several times. Reading the Word of God is also praying. We have entered the most sacred and longest phase of our on-line retreat: “The Great Silence”! The Holy Spirit is the protagonist.

Introduction:

 

An author who has marked certain paths of contemporary thought wrote: "Christians should sing more cheerful songs to teach me to believe in their Saviour; his disciples should look as saved". Yet Jesus spoke of "his" joy which "no one shall take from you" (cf Jn 16,22).

In the Gospel of Matthew, the core of the Sermon of the Mount – which is dealt with in a good three chapters (5 - 7), indicates a few criteria of beatitude (= joy, gladness). They are certainly at odds with the world's mentality, but they radiate great light. They need to be explained carefully in order not to be misunderstood. The poor, the gentle, those who mourn, the pure in heart and even those who are persecuted in the cause of uprightness are indeed blessed (from Greek Mackaroi = happy), but for a profound reason which lies at the basis of each beatitude and  explains why a climate of joy can really come about right now.

First of all, although the beatitude, in its entirety, regards eternal life, it can, from a Christian viewpoint, also be achieved in this world. In fact, should Christian joy only be conceived as something to be reached in the future, we would easily run the risk (already run) of overlooking the injustices and certain miserable conditions of current life in view of a future reward.

Jesus, by continuously repeating the word “blessed”, intends to shed a new light upon the Christian lifestyle to be adopted. "Blessed" is, therefore, a key word, but in combination with another one. The first and eighth beatitude are tightly linked with the expression “Kingdom of heaven”, as if to say that the Kingdom of heaven (= Kingdom of God) is the setting of the eight verses. It is therefore the second key word.. So we need to understand and contemplate with taste the profound, broad and clarifying meaning of these two expressions and open up our hearts accordingly.

The word blessed, hammered home repeatedly, regards a great joy. Let us remember the joy of Elizabeth receiving Mary: "Of all women you are the most blessed…..and blessed is she who believed" (cf Lk 1,41-45); it is the joy Jesus refers to when replying to the woman who deems her mother blessed. "Blessed are those who hear the word of God and keep it" (cf Lk 11,27-28). The key word "blessed" is a basic criterion of Christian anthropology. It reveals who is the real, happy, fulfilled man according to Jesus.

The expression kingdom of heaven (=Kingdom of God) does not refer to a territory but, in the original Greek meaning, indicates the action of reigning. It is therefore "the powerful action of God accepting man, his sufferings, his problems through a "kingdom which is love and salvation in superabundance. There is no human language capable of properly describing the extraordinary greatness and power of God's kingdom"  (card. C. M. Martini).

As a last introductory note, Jesus goes onto the mountain, sees the crowds, the disciples come to him (cf Mt 5,1-2). Does he address solely to the disciples as the only beatitude receivers? This assertion is denied at the end of the Sermon of the Mount: "Jesus had now finished what he wanted to say and his teachings made a deep impression on the people because he taught them with authority, unlike their own scribes" (Mt 7, 8-29). Therefore, the proclaimed joy, albeit so revolutionary, is not destined for a small elite group, but for everyone. It is what we will see.

 

It should be noted that this first beatitude, like the last one, is motivated by and refers to the kingdom of God. I will therefore be blessed, in my true poverty if my being poor lets the kingdom of God come into my life, in the strong and consoling sense mentioned earlier. Let us try to understand the real meaning of this beatitude of the poor in spirit, which is not contempt for this earth's goods and exaltation of misery and indigence. We will overlook the controversies which many, over the centuries, raised in the Church of God. Instead, we want to thoroughly analyse certain expressions of Jesus together with Mary, the poor virgin of Nazareth who, in the Magnificat, praises the poor as those who God fills with good things (cf Lk 1,53). Through the Lectio Divina, we will pray this beatitude trying to implement it in our lives.

 

Who are the poor Jesus speaks of? Luke, in his passage on the beatitudes, says : "Blessed are you who are poor: the kingdom of God is yours" (Lk 6,20). Luke often mentions the poor (cf Lk 4,18; 6,20: 7,22; 14,13.21; 18, 22 etc.). Matthew, on the other hand, seldom deals with them and, with respect to the poor "in spirit" (To pneumati), advises us on the broad, profound sense which should be given to this expression. If the term "ptochoi", translated as "poor", means utmost indigence, privation of goods on all fronts, we understand why certain translations recite: "Blessed are the poor in heart", "Blessed are those who have a poor soul", "Blessed are those who are poor before God", "Blessed are those who choose to be poor for God". After all, in order to grasp the deep meaning of the first beatitude, we can quote other biblical expressions on the true sense of being poor. The prophet Zephaniah says: "Seek Yahweh, all you humble of the earth, who obey his commands: seek uprightness, seek humility" (Zep 2,3). It should be noted that here the word "poor" is replaced by "humble". Who were, according to Zephaniah and the other prophets of the old testament, these poor (or humble)? They were the Israelites who had lost their political freedom and wealth because of the foreign invasions.  However, they lived their condition, stayed faithful to Yahweh being certain that they would be saved by Him. This attitude pervades the innermost of the true believer's heart, as highlighted by many psalms:

"Poor and needy as I am, the Lord has me in mind" (Ps 40,18).

"Poor and needy as I am, God, come quickly to me!  Yahweh, my helper, my Saviour, do not delay" (Ps 70,6).

"The poor will eat and be filled, those who seek Yahweh will praise him" (Ps 22,27).

"Turn to me, pity me, alone and wretched as I am" (Ps 24,14-16).

In the psalms' cry, poverty turns out to be a sort of self-awareness: it is becoming aware of our existential indigence which, in turn, becomes thirst for “something else” that only God can give. Thus we see that, especially in the image emphasized by Matthew, the poor are those who give up relying on their strength. Although they are fully aware of their indigence, they do not get depressed, but place every hope in God. So the second part of the verse is very clear: "the kingdom of Heaven (= the kingdom of God) is theirs". Right because they are aware of their "emptiness", that is, their lack of wealth and everything, they prayed God placing their trust in Him; and He, as a result, exerts the power of His kingdom on them. The kingdom is, first of all,  "the breadth and the length, the height and the depth of his love" (cf Ep 3,18) which frees us from anguish, reassures, comforts and saves us.

 

Let us meditate the passage implementing it in today’s world:

"Man - says Dostoevskyj – has an absolute need to adore; so he kneels down either before God or before an idol. You cannot serve God and mammon (riches)".

Jesus himself, as St Paul says, "although he was rich, became poor for your sake, so that you should become rich of his poverty” (2 Cor. 8,9). Here too we run into the enormous novelty of the Gospel: the root of the "good news" (the announcement of salvation) is here: not only does "God hear the poor's cry" and "defend the poor’s cause”; He made Himself poor, in Jesus. "He emptied Himself" (cf Ph 2,7) up to the extreme poverty of the cross, but all through His life He was poor of money, things, support. He proclaimed "blessed are the poor, the kingdom of heaven is theirs"  because He, who is God's superabundant love reigning among humans, had lived this beatitude first-hand. The kingdom of God! Isn't it like a treasure, as Jesus said, which is so precious that, if you find it, you'd sell everything to obtain it? This is a key point: I don't become poor to find the kingdom, but mainly because I've found it. Afterwards I'll find it further. But in the meantime, I'm fully convinced that the true wealth is God and His love reigning in my life, to the extent that I'm glad to get rid of other goods which may choke me up, stifle and extinguish me in the long run.

This meditatio becomes a bolt of light for our society where everything, from the economy to politics, to the publishing and the entertainment industry and all the rest, including even pharmaceuticals (and health!) is money-driven. In this "hypermarket", going deep into the beatitude of the poor in spirit means rediscovering the urgency of managing, in a new and free way (I mean, in a true Christian sense) every kind of richness. Not only money, but also any asset, including intelligence, our psycho-physical qualities, culture, our time. Everything has been given to me for use, not for possession.

Greed is indicative of an existential problem, but it is also an obstacle to love, a source of unease, fear, depression, at times real madness. R. Hobbs, an English economist, wrote: "Money is something that stains. The only way not to get stained by it is to look at it as a means given by God for my neighbour’s good, not for my sake. I’m just an administrator and at the end of my life I’ll be judged on my administration, not on my wealth. Woe to me if I use money to corrupt a judge or anyone else! I can only use it for the only richness that counts: love". (R. Cantalamessa, Povertà, Ancora 1996, pages 88-89)

 

The Word challenges me

·                     Here is a test to know myself, to understand if I am really going the way of Jesus. I ask myself: when I’m glad, what is the reason for it? And when I get distressed, why am I sad?

·                     Do I wish the kingdom of God as superabundance of love and salvation in myself, my marriage, my family, or is it still an abstract expression, something out of my life?

·                     Do I know, or better still, am I grateful to Jesus for choosing to be poor for my own good?

·                     Do I realise that the kind of society I live in tends to make me and my family slaves by luring us into a world of false needs, induced by transnational or multinational companies ? Do I have clear ideas in respect of the disasters caused by improper management of wealth? Do I have the courage to teach myself and others to live a simple, sober life, free from selfish claims and useless expenses, giving the surplus to the needy ?

·                     How do I react to the subtle messages of the radio, TV, Internet, newspapers, advertising? Am I able to steer away from them, also through a wise use of time, which has been given to me, it’s not mine ?

·                     As an individual and as a family, what do I do to relieve the poverty of my brothers, in my country and in the third and fourth world ?

 

 

Meditation is not a practice for its own sake. It tends to make me enter into a dialogue with Jesus, to become prayer.

  

ORATIO        I humbly pray for being consistent with the indications emerged from the meditatio. I express faith, hope, love. Prayer extends and becomes such for our friends, our community, for the Church, for all men and women. Prayer can also be recited by ruminating over some phrases of the passage, repeating that or those which struck me most for my meditation.

 

In silent contemplative prayer

I fathom the depths of the heart, where the Lord dwells.

I pray: "What am I looking for in heaven and on earth,

If I drift away from You, Lord? Give me Your joy and I will live".

 

I pray these expressions from the Psalms:

"What else have I in the heavens? None beside you delights me on earth.

Though my flesh and my heart fail,

God is the rock of my heart,

my portion forever".

(Ps 73,25)

I pray: "Make me happy (=blessed) freeing me from any attack to the heart.

My Lord, help me give up something and give it to those in need"

 

CONTEMPLATIO     I feel the need to concentrate on Jesus only, to let myself be reached by His mystery, to rest on Him, to receive His love for me. It is the perception of the Kingdom of God penetrating me, it is the certainty of touching Jesus.

 

It's Jesus who precedes us, accompanies us, who is close to us, Jesus alone! Let's contemplate this mystery in silence: God is close to every man!

 

Through Him, with Him and in Him,

in the unity of the Holy Spirit,

all glory and honour is yours, Almighty Father,

forever and ever.

 

ACTIO    I commit myself to living out a verse of this passage, the one which struck me most in my meditatio, which I repeated in my oratio,  I lived as silent prayer and adoration in my contemplatio and I now live in my actio.

 

The action I've done changes my heart round and causes a U-turn in my life. What has been meditated becomes life now!

 

I pray with the Liturgy of the Hours, the canonical hour of the day suitable for the specific moment.

 

I conclude my lectio, reciting peacefully the prayer we have learnt from Jesus: Our Father....

 

Bye for now!!