RITIRO ON LINE - luglio 2023 |
Venero
la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia
persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla
presenza del Signore che vuole parlarmi.
Vienimi a cercare nell’angolo più nascosto di me, là dove io sono io.
Là dove ci siamo incontrati la prima volta.
Là dove ci siamo innamorati.
Guardami con occhi di Padre, chiamami con la voce del Verbo,
accarezzarmi il cuore con la dolcezza dello Spirito.
Ovunque io sia, vienimi a cercare, mio Dio
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
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INCONTRI DI
GESU’ LUNGO
LE STRADE
POLVEROSE DELLA
PALESTINA
In parrocchia recentemente è stata proposta una serie
di Lectio incentrata sugli incontri di Gesù con alcuni “personaggi” colti nella
concretezza della loro vita quotidiana, narrati nel Vangelo di Luca. Sono dei
“ritratti dal vivo”! In questi personaggi si possono riscontrare molti
aspetti presenti anche nella vita di ciascuno
di noi, nonostante la distanza temporale.
Sono spazi di concreta umanità ma anche di
svelamento della verità.
LECTIO
Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
Lc
19,1-10
1Entrò
nella città di Gerico e la stava attraversando,
2quand’ecco
un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,
3cercava
di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era
piccolo di statura.
4Allora
corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva
passare di là.
5Quando
giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito,
perché oggi devo fermarmi a casa tua».
6Scese
in fretta e lo accolse pieno di gioia.
7Vedendo
ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
8Ma
Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che
possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
9Gesù
gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è
figlio di Abramo.
10Il
Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della
Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga
del nostro Ritiro On Line: il grande
silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"
GESÙ IN CASA DI ZACCHEO
GESU’ A GERICO
Gesù si trova a Gerico. Il viaggio verso Gerusalemme
ormai sta per arrivare al termine; a Gerico esso segna la penultima
tappa. Da qui comincia la dura salita che
dalla valle del Giordano, attraverso il deserto di Giuda, conduce alla città
santa.
Nel brano sono posti in rilievo due personaggi: Gesù e Zaccheo. Sullo sfondo sta
la folla numerosa. Ci si chiede quale sia il protagonista dell’episodio, se Luca
cioè voglia mettere in primo piano Zaccheo oppure Gesù; descrivere anzitutto e
soprattutto la conversione di Zaccheo, oppure mostrare il mistero di Cristo, la
sua misericordia verso il capo dei pubblicani e attraverso di lui verso tutti i
peccatori?
L’IDENTITÀ DI
ZACCHEO
É bene soffermare lo sguardo in primo luogo su Zaccheo, per meglio vedere, in un
secondo momento, la figura di Gesù.
Luca scrive di lui che è un uomo. Poi indica il nome, Zaccheo, un soggetto
concreto.
L’evangelista predilige esporre gli incontri
interpersonali di Gesù. Non va dimenticato che egli scrive il Vangelo a una
persona, un certo «Teofilo», per questo il suo modo di procedere ha una
dimensione fondamentalmente personale per suscitare o confermare l’impegno di
ciascuno a credere e seguire Cristo. Per colmo di ironia Zaccheo porta un nome,
che nel gergo locale vuol dire «il puro», lui che illibato certamente
non è. Infatti si dice di lui che è «capo dei
pubblicani».
I PUBBLICANI
I pubblicani erano al servizio del potere pagano di occupazione, per gestire le
esattorie; cercavano di trarre il maggior profitto possibile; passavano senza
scrupolo sopra le prescrizioni ufficiali quando ne potevano trarre vantaggio. Ad
essi erano attribuiti generalmente avidità e comportamenti scorretti, e per
questo venivano odiati e disprezzati. Erano anche ritenuti peccatori di
professione, in quanto nell’esercizio del loro lavoro facevano causa comune con
i pagani e con tipi di ogni genere. Non erano semplicemente trasgressori della
legge di Dio, ma costanti operatori di iniquità per il loro stesso mestiere che
li metteva necessariamente in conflitto con la legge, similmente alle meretrici
e agli uomini corrotti. Facevano parte così dei pubblici peccatori.
I farisei, i loro più accaniti nemici, ritenevano
addirittura che i pubblicani non potessero far penitenza ed emendarsi, per la
quantità immensa di uomini da essi ingannati, e che fossero incapaci di riparare
tutto il male commesso; pertanto erano considerati fuori dalla possibilità
di conversione.
LA SALVEZZA IN LUCA
Da questo punto di vista Zaccheo è uno che sta ai margini della società,
disprezzato da quanti reggevano il bene comune.
Luca tratta sovente della conversione dei pubblicani, come quando questi vanno
da Giovanni Battista per farsi battezzare e sono invitati «a
non esigere nulla di più di quanto è stato fissato»
(3,13), a essere cioè onesti nel lavoro.
Egli evidenzia anche l’atteggiamento di amore e di bontà di Gesù nei loro
confronti. Al capitolo 5 scrive che il Maestro sceglie Levi il pubblicano tra i
suoi discepoli, un gesto ardito e innovatore. Più volte Luca presenta il Maestro
come «colui
che mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori»
(5,30); d’altra parte questi si avvicinano a Gesù per ascoltarlo e sono da lui
accolti.
Ciò si vede bene all’inizio del capitolo 15, dove sono riportate tre parabole
per manifestare la misericordia di Gesù e, in lui, del Padre verso i peccatori.
Al capitolo 18, come ricordiamo, Gesù, nel confrontare il fariseo e il
pubblicano, dichiara che costui torna a casa giustificato a differenza
dell’altro.
LA SALVEZZA ANCHE PER I RICCHI
Dal Vangelo di Luca traspare dunque che la salvezza portata da Cristo può
raggiungere anche i pubblicani.
Nella presentazione di Zaccheo, l’evangelista non soltanto lo identifica quale
capo dei pubblicani, ma anche lo definisce «ricco».
A questo punto, quasi per naturalezza, tornano in mente gli innumerevoli
richiami, riportati da Luca, contro coloro che amano le ricchezze.
Maria canta nel Magnificat che Dio «ha
ricolmato di beni gli affamati e rimandato i ricchi a mani vuote»
(1,53). Il Battista predica alle folle: «
Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia
altrettanto
»
(3,11).
A sua volta, Gesù apostrofa: «
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a
voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
»
(6,24-25).
Al capitolo 12, si trova la figura del ricco, che dice a se stesso: «
Anima mia, hai a disposizione molti beni per molti anni; riposati, mangia, bevi
e divèrtiti»,
mostrando così la sua insensatezza, poiché in quella stessa notte muore.
Al capitolo 14, Gesù esorta a non scegliere tra gli invitati a pranzo né amici,
né fratelli, né parenti, né i ricchi vicini (cf. v. 12).
Nella parabola del ricco epulone, al termine del capitolo 16, si vede bene la
fine miseranda di costui.
Al capitolo 18
Luca
riporta l’episodio di un notabile che non segue Gesù perché era molto ricco.
Dopo di che, il Maestro mette in guardia i suoi seguaci sul pericolo delle
ricchezze:
«
Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di
Dio».
E la gente aveva domandato: «
E chi può essere salvato?».
«Ciò
che è impossibile agli uomini è possibile a Dio»,
risponde Gesù, per sottolineare l’azione onnipotente della grazia divina.
Così è per Zaccheo: riceve la salvezza solo da Dio, per mezzo di Gesù. Quindi il
brano evangelico costituisce un’esplicita rivelazione che anche un ricco può
convertirsi, con la consapevolezza che tale cambiamento è possibile soltanto per
l’intervento della potenza divina e dell’amore misericordioso di Cristo.
Infine va notato che Luca descrive anche l’aspetto fisico di quest’uomo: «
piccolo di statura».
Tale considerazione tuttavia serve solo a spiegare la motivazione per cui
Zaccheo è salito sul sicomoro. Luca non intende dare importanza alla forma
corporea, annota invece altri elementi, soprattutto quelli interiori e
psicologici. Forse anche attraverso la sua bassa statura il pubblicano svela
l’ansia e il dinamismo che lo spinge a salire sull’albero per vedere Gesù che
passa.
IL CONTATTO CON GESÙ
Luca mette in evidenza che Zaccheo
«cercava
di vedere chi era Gesù
». Tale ricerca probabilmente manifesta un interesse più profondo; l’evangelista
non aggiunge altro, non ne determina la motivazione:
- per curiosità?
- a causa di uno stato di conflitto interiore?
- perché amareggiato dalla vita?
- forse coinvolto nell’interesse comune della folla?
Non lo sappiamo. Tutto considerato è bene così, poiché le movenze dell’animo
sono conosciute solo dal Signore, che scruta i cuori.
L’evangelista inserisce
un
particolare
significativo:
Zaccheo «
Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia
», e accoglie Gesù a casa sua. Non fa un’accoglienza fredda, formale o
esteriore, bensì gioiosa; il suo animo si apre all’esultanza, dovuta
all’iniziativa di Gesù di autoinvitarsi; la felicità promana dalla presenza
dell’ospite.
Il tema della gioia è uno dei più caratteristici del Vangelo di Luca; basta
leggere i primi due capitoli (Vangelo dell’infanzia) per rendersene conto. E’ un
richiamo, rivolto in prevalenza ai pagani, per far capire che il messaggio di
Gesú é fonte di contentezza: conoscere, credere, amare e seguire il vangelo
conduce a una vita segnata dalla letizia, pur in mezzo alle tribolazioni e
sofferenze. Si tratta di una esultanza profonda, interiore, spirituale, viva.
I due atteggiamenti del capo dei pubblicani, quello di cercare di vedere Gesú e
quello di essere pieno di gioia, si traducono in gesti esterni e concreti, lo
inducono all’azione, lo mettono in movimento.
L’INIZIATIVA DI ZACCHEO
Spinto interiormente alla ricerca di Gesú, corre innanzi e sale sul sicomoro.
Certo non si addice alla dignità di un ricco correre e salire su un albero. Così
fanno di solito i bambini.
Zaccheo, basso di statura, accetta il suo stato di piccolo e non ha timore di
rendersi ridicolo. Scende con rapidità, senza indugi o incertezze. Esce così dal
suo nascondiglio sull’albero e si mostra in tutta la sua realtà. Gesù stesso lo
spinge alla fretta: «Affrettati,
scendi»
e lui «in
fretta»
accoglie Gesú.
In Luca la fretta ha sempre un carattere religioso, esprime il desiderio di
vedere la realizzazione di un annuncio salvifico. Maria, dopo l’annunciazione, «in
fretta»
si dirige verso la casa di Elisabetta. I pastori «in
fretta»
raggiungono la mangiatoia dopo che gli angeli avevano portato loro il lieto
annuncio della nascita di Cristo. Anche Zaccheo, per nulla statico o pigro, anzi
assai dinamico e svelto, é mosso da una sincera aspirazione del suo animo.
Sospinto da esigenze autenticamente religiose, anche lui si avvia
«in
fretta»
all’incontro con Gesú.
Dopo aver accolto gioiosamente il Signore a casa sua, egli, nella posizione «eretta»,
in segno di solennità e di importanza, pronuncia la dichiarazione riguardante il
cambiamento che assumerà la sua vita nel futuro: «Vedi,
Signore, do la metà dei miei beni ai poveri e se ho estorto qualcosa a qualcuno,
restituisco il quadruplo».
Dichiarazione rivolta non a se stesso come fosse un suo proposito, nemmeno agli
altri come per giustificarsi, ma unicamente al Signore Gesù, la persona dalla
quale si é sentito amato, perdonato e non giudicato.
Il contatto con Gesù fa uscire il pubblicano dall’ombra e lo fa emergere,
causando in tutti l’interrogativo attorno alla sua persona. Per questo dal
racconto lucano si possono desumere alcune pennellate incisive per delineare
come tale personaggio sia posto davanti alla gente, quale raffigurazione abbia
di se stesso e come sia considerato da Gesú.
Chi è Zaccheo davanti all’opinione pubblica?
Cosa pensano gli altri di lui?
La folla, che in un primo momento impedisce la visuale a quest’uomo basso di
statura, in seguito pone in rilievo il suo aspetto moralmente negativo. Essendo
pubblicano non è altro che un pecca- tore. Solo questo sanno gli uomini e solo
questo sono capaci di evidenziare. Non entrano per nulla nel suo animo, non si
accorgono dei suoi impulsi interiori. Egli è schedato come non osservante della
legge di Dio e come tale deve essere tenuto a distanza. Zaccheo risente di
questo giudizio e si reputa un emarginato, per questo sale su un sicomoro, per
tenersi in disparte dalla folla, invece di chiedere un poco di spazio e giungere
in prima fila a veder passare Gesù.
Si può dire che la folla rappresenti un impedimento sia all’inizio, quando si
frappone tra Zaccheo e Gesù, sia dopo, quando mormora contro il Maestro che va
ad alloggiare da un peccatore, quasi per ostruire l’incontro salutare con
Zaccheo. Frapposizione fisica nella prima situazione, ostacolo per la salvezza
nella seconda.
Cosa pensa Zaccheo di se stesso?
Egli ha una chiara concezione di sé e delle sue miserie; è sincero, non si
autogiustifica né si nasconde, dopo che Gesù lo ha scovato sulla pianta. Sa di
aver fatto il male. La sua personalità si rivela soprattutto quando in casa sua,
alzatosi, professa le sue intenzioni. Egli prende la parola e si rivolge a Gesù,
chiamandolo «Signore».
Questo termine nel medesimo versetto è riportato per due volte. E’ un titolo
cristologico caro a Luca, Gesù è il Signore, Kyrios.
Zaccheo vede in lui, in quella persona venuta a casa sua, il Signore, con lo
stesso sguardo di fede dei discepoli e dei credenti di tutti i tempi.
Con le sue parole, rievoca il passato e informa il suo salvatore su ciò che farà
in futuro,
mentre Gesù insiste sul presente, l’oggi della salvezza.
Per il passato, segnato dal peccato, afferma: «Se
ho estorto a qualcuno»,
che andrebbe meglio inteso: «Dal
momento che ho estorto a qualcuno».
Egli ricorda il suo passato non con un senso di avvilimento e di angoscia, ma
con il cuore toccato dalla grazia e dall’amore di Cristo. È alla luce di questa
esperienza che egli fa l’esame di coscienza, vede i suoi peccati con coraggio e
li manifesta sinceramente alla misericordia di Dio.
Poi informa il suo Signore su ciò che farà in futuro: nel testo greco i due
verbi sono al presente per esprimere un’intenzione risoluta e determinata: «restituisco».
Presi insieme, essi comportano due elementi inseparabili: la liberalità nel
donare ai poveri e la contrizione per osservare le prescrizioni della legge
nella restituzione della frode.
Per primo è posto lo slancio del donare, poi viene l’adempimento legale. L’amore
ritrovato in Gesù spinge il pubblicano anche ad essere ossequioso della legge.
Ci si chiede, a questo punto, se nel primo gesto, dare la metà dei beni ai
poveri, sia troppo poco, rispetto a quanto Gesù aveva detto: «Chiunque
non rinuncia a tutto ciò che gli appartiene non può essere mio discepolo»
(14,33).
Da tener presente che Zaccheo deve restituire quello che ha rubato. Per questo
si dichiara contrito per il peccato di frode, con la promessa della
compensazione al quadruplo degli abusi commessi, secondo le norme della legge.
Chi è quell’uomo per Gesù?
Anzitutto è una persona che porta un nome: «
Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua»
». Gesù lo chiama con il suo appellativo
personale. Non si tratta di uno sconosciuto o di individuo anonimo. L’amore di
Cristo e la sua chiamata salvifica raggiungono il soggetto nella sua situazione
particolare e nella sua singolarità. Interpellato con il proprio nome, Zaccheo
si sente riconosciuto e quindi amato.
Da qui la sua prontezza e la sua disponibilità: «Scese
in fretta e lo accolse pieno di gioia».
A casa sua, dopo che egli ha dichiarato i propri peccati e i propositi, il
Signore, con una sorprendente finezza d’animo, evita di ricordargli questa sua
realtà dolorosa e umiliante, mentre lo riporta al presente, al momento attuale
in cui gli dona l’oggi della salvezza.
Inoltre dice che «è
un figlio di Abramo»,
appartenente al popolo di Dio, erede delle promesse. Anche per lui esiste la
benedizione. Non può essere escluso per il semplice motivo che è un pubblicano.
UN ESSERE SMARRITO DA RITROVARE
Infine Gesù lo reputa un «perduto»:
«Il
Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare quello che era perduto».
Per la folla Zaccheo appare un peccatore, per Gesù è un essere smarrito da
ritrovare. Non è la medesima cosa.
L’occhio della gente è totalmente ostile, mentre lo sguardo di Gesù è pieno di
compassione e di amore; a dir meglio, è uno sguardo di predilezione, perché si
posa su di una creatura particolarmente bisognosa, per la cui salvezza il Figlio
dell’uomo è venuto sulla terra.
IL VERO PROTAGONISTA DEL RACCONTO
Ora l’attenzione si sposta su Gesù, il personaggio principale della narrazione.
Il primo versetto del brano descrive la sua azione: «
Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando
». Se Gesù non fosse andato a Gerico, Zaccheo non avrebbe potuto incontrarlo e
non avrebbe potuto raggiungere la salvezza.
I versetti seguenti (vv. 2-4) si soffermano sul pubblicano, di cui si è già
detto, ma il polo di attrazione resta la persona di Cristo, sia per la folla sia
per Zaccheo.
I movimenti fatti da costui sono determinati dalla volontà di vedere Gesù, dalla
presenza di lui, dal suo arrivo in città. Tutto gira attorno a questo evento.
Nell’insieme del brano, si nota l’importanza decisiva del v. 5: «
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi
subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua»
».
L’INIZIATIVA DI GESU’
Il pubblicano voleva solo vedere quell’uomo. Invece
succede qualcosa di imprevisto e di molto più vitale:
viene visto
da Gesù che alza lo sguardo verso di lui.
Se non ci fosse stato questo gesto di Cristo, che si è fermato, lo ha guardato e
lo ha interpellato, nulla sarebbe accaduto. Zaccheo avrebbe soddisfatto il
desiderio di vederlo, sarebbe sceso dall’albero e avrebbe continuato la sua
vita. Invece, grazie all’intervento del Salvatore, egli intraprende una vita
diversa.
L’iniziativa di Gesù ha mutato l’essere di quest’uomo. In altre parole, Gesù non
solo interviene casualmente nella trasformazione di Zaccheo, ma è lui che la
provoca efficacemente.
Dice: «devo»,
per
indicare una necessità, non ovviamente di costrizione, derivante dal disegno di
Dio, dall’amore del Padre. In lui si manifesta la misericordia divina, di cui
sente tutta l’urgenza e la tensione per la sua attuazione concreta. In questo
contesto salvifico si capisce come Gesù mangiasse con i peccatori e fosse loro
amico. Al v. 7 il mormorio dei testimoni non ha di mira il pubblicano che ha
accolto l’illustre ospite, ma il Maestro che è andato ad alloggiare da un
peccatore: «
Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!»
».
Se qualcosa di scioccante colpisce le folle, questo non è il comportamento di
Zaccheo, ma l’iniziativa
di Gesù. Non è possibile che un profeta agisca
in questo modo: anziché rimproverare o fustigare la cattiva condotta
dell’esattore, si intrattiene amichevolmente con lui in casa sua.
GESU’ “OGGI” ENTRA E DIMORA IN QUELLA CASA
Gesù non si difende dalle accuse, né pretende che Zaccheo intervenga in suo
appoggio. Solo alla fine del racconto appariranno chiare l’identità di Gesù e la
sua missione. In questo momento tutto rimane come sospeso. L’unica cosa che si
intravede e dona luce è l’amore di Cristo verso i peccatori, un amore che non fa
calcoli personali, ma si dona incondizionatamente.
Lo mostra anche il verbo «entrare, fare sosta» nel v. 7, e del verbo «fermarsi,
rimanere» del v. 5.
All’inizio del racconto i personaggi sono descritti in movimento: Gesù «entra»
in Gerico, Zaccheo «corre avanti, sale, scende». Ora è il tempo di sostare, ma
il luogo meno adatto è proprio l’abitazione colpita da divieto, contaminata da
un peccatore, dove nessuno di coloro che sono lungo la strada vorrebbe recarsi e
fermarsi. Invece Gesù entra e dimora in quella casa.
Con i vv. 9-10, conclusivi del brano, il Maestro offre luce a tutto
l’avvenimento. «
«Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo.
Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»
»
Con le sue parole tutto diventa chiaro, acquista un senso nuovo, una
comprensione più profonda e vera non solo nei riguardi di Zaccheo, ma
soprattutto nei suoi riguardi.
Egli infatti esordisce dicendo: «Oggi»,
un termine importante nel Vangelo di Luca: «Oggi
è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore»
(2,11); «Oggi
si è compiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi»
(4,21); «Oggi
abbiamo visto cose prodigiose»
(5,26); «Prima
che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte
» 22,61; cf. 22,34); «In
verità ti dico: oggi sarai con me nel paradiso»
(23,43).
«
Oggi
» è usato due volte: «Oggi
devo fermarmi a casa tua»
(v. 5) e «
«Oggi per questa casa è venuta la salvezza
» (v. 9). Nel primo caso Luca non intende alludere a una sosta provvisoria, ma
all’urgenza del momento, a questa ora, che dev’essere vissuta senza indugio, in
opposizione a domani, a un tempo rimandato a dopo. Gesù vuole fermarsi da
Zaccheo con premura. Non aspetta neanche un cenno di corrispondenza, ma si
autoinvita, senza chiedersi quale sarebbe stato il risultato, cioè se Zaccheo si
fosse convertito o meno.
Nel secondo caso, diventa un oggi salvifico, in quanto la salvezza è ora
arrivata, è nata, si è manifestata. Indica il tempo dell’intervento di Dio, il
momento dell’attuazione del suo regno. Si passa così dalla prima fase, in cui
giunge il Salvatore, alla seconda, in cui si compie la salvezza. Zaccheo vuol
vedere il Signore, e trova la redenzione; lo accoglie in casa e viene rinnovato.
La salvezza esiste, si origina e si effettua là dove sta il Salvatore. Non è
possibile separare l’uno dall’altra.
E’ VENUTO
A
CERCARE… E A SALVARE
Con il v. 10 si chiude il racconto ed è proposto non il progetto di Zaccheo, ma
il piano salvifico di Gesù, il suo ruolo di Salvatore e le sue implicazioni.
Il titolo stesso «Figlio
dell’uomo»
è molto significativo per comprendere il mistero di Cristo. Esso risale alla
tradizione veterotestamentaria, in particolar modo ai profeti Daniele ed
Ezechiele. Gesù lo assume come sua autodefinizione, identificandosi propriamente
con il Figlio dell’uomo.
Enuncia poi che «è
venuto a cercare».
Il verbo «cercare»
compare all’inizio e ha come soggetto Zaccheo che cerca di vedere Gesù; alla
fine si dice che Gesù è venuto a cercare.
Si stabilisce un rovesciamento di prospettiva. Se in un primo momento può
sembrare che Zaccheo vada alla ricerca di Gesù, in realtà avviene il contrario.
Anzi egli può mettersi sulle tracce di Gesù perché questi è già in cerca di lui.
La ricerca missionaria di Gesù precede quella salvifica di Zaccheo e la suscita.
A sua volta il verbo «è
venuto»
(e i suoi composti) ricorre più volte e ha sempre come soggetto Gesù. Anche per
esso bisogna notare che si passa dall’aspetto semplicemente materiale di andare
e arrivare fisicamente, a quello spirituale e salvifico del giungere alla
grazia.
Il passaggio e la venuta di Gesù hanno come unico scopo quello di portare la
salvezza: «è
venuto a salvare».
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Le mie capacità sono Tuoi doni, da accogliere con gioia calma e semplice. Da accogliere con pace e gratitudine per trasformarli in canto a lode Tua, in servizio che crea comunione. ............
|
E' bello sapere che ho bisogno dell'aiuto degli altri, dei fratelli, nel quale si concreta, si esprime, il Tuo aiuto per me.
(Clementina Basso – Un minuto con Dio) |
(Eric Pearlman – Un minuto con Dio)
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci
precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo
mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre
Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti
i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO
Mi
impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita.
Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al
momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
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