Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?
Le lacrime sono il mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: «Dov’è il tuo Dio?». |
Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
Dirò a Dio: «Mia roccia! Perché mi hai dimenticato?». Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
(dal salmo 42) |
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
DIROTTAMENTI DELLO SPIRITO
Gesù passa per le strade nel quotidiano della vita di donne e uomini, sfiora i loro sguardi, parla al cuore, suscita interrogativi e desideri profondi, spinge a fare della vita una ricerca insonne, mai conclusa.
LA DONNA SAMARITANA
LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto (Gv 4, 1-42)
1Gesù venne a sapere che i farisei avevano sentito dire: «Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni» – 2sebbene non fosse Gesù in persona a
battezzare, ma i suoi discepoli –, 3lasciò allora la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. 4Doveva perciò attraversare la Samaria. 5Giunse così a
una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque,
affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da
bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a
me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è
colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il
pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui
con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non
avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –,
dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui».
17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è
tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi
invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a
Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene
l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito,
e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci
annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che
cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che
ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.
31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si
domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e
compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che
già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca
insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato;
altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i
Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna
dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del
mondo».
Parola di Dio
MEDITAZIO Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio ! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".
Il dirottamento di strade
Leggendo il racconto della donna del pozzo, ci rimane in cuore lo stupore.
Per l'intensità, il brivido, la freschezza di quell'incontro al pozzo di Sicar. La donna si scioglie, ma si scioglie anche Gesù, si mette a sognare: finalmente si respira!
Veniva da un' aria soffocante, irrespirabile. Da dove veniva? Dalle solite beghe dei potenti. (leggete i primi versetti del capitolo…)
Viene dalla Giudea. E di cosa si discuteva in Giudea? Del fatto che lui battezzava più di Giovanni. Meschinità, piccinerie, i soliti sondaggi…
Il racconto dice: "Lasciò allora la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria". Stranezza del verbo "doveva". Non era una necessità di strada, era normale anzi che dalla Giudea alla Galilea si andasse non passando dalla Samaria ma lungo il Giordano: viaggio più sicuro soprattutto per un giudeo che era guardato dai samaritani come un nemico. La cosa era reciproca, tant'è che somma offesa presso i giudei era dare a qualcuno del "samaritano". "Sei un samaritano!": somma offesa per bollare Gesù. E glielo dicono: "Sei un samaritano!", come se gli dicessero: "Sei un meticcio, in fatto di religione".
Eppure è scritto: "Doveva perciò attraversare la Samaria". Era dunque un' altra necessità che lo spingeva, una necessità dettata dal di dentro e questo è bellissimo. Era una necessità dettata, potrei dire, dal cuore. Una necessità non geografica, ma di cuore.
Questo dirottamento di strade ci rimane come un pungolo nel cuore, perché viene a chiederci se anche noi come Gesù siamo - quasi per una necessità interiore - spinti, irresistibilmente spinti ad andare fuori dai percorsi abituali, ad attraversare territori dello Spirito giudicati spuri, presso pozzi in territori samaritani. Per incontrare chi? Una donna dai cinque mariti?
L’ora inconsueta
Improbabile l'ora! Perché la samaritana esce a quell'ora? Forse perché a mezzogiorno lei non sarebbe stata sotto gli occhi di tutti?
Il sole splendeva alto, e Giovanni, l'evangelista, lo annota. C'è come una cornice temporale al racconto: "Era circa mezzogiorno" , il tempo del sole alto. Come a dire che, se Dio siede stanco al pozzo dove è attesa la donna samaritana, dove è atteso ciascuno di noi, un Dio sfinito per questo suo incontenibile inseguire, se Dio è stanco per noi, allora puoi dire che il sole splende alto.
Così come sarà mezzogiorno - dirà l'evangelista Giovanni - e il sole splenderà alto, quando Pilato sederà nel tribunale e Gesù sarà condannato alla morte di croce. Se il Figlio di Dio, per amore di questa nostra umanità smarrita, si lascia condannare a una morte infame, allora è proprio vero che tutti noi siamo illuminati e che il sole splende alto.
Il pozzo
"Affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo". La fatica, stanco della fatica di cercarci. Sì, siamo anche noi a cercarlo. Ma il viaggio più lungo è il suo. Una fatica, questa della ricerca dell'uomo e della donna da parte di Dio, che inizia nei primi giorni della storia. I padri della chiesa dicono che dal giorno del grido: "Adamo, dove sei? Dove sei, uomo?", Dio è stato in ricerca, una ricerca insonne che ha attraversato tutta la storia, finché ci ha trovati sulla croce. La fatica della croce.
Improbabile l'ora dell'incontro, ma improbabile anche la domanda di Gesù, come se la richiesta del bere sottintendesse qualcos' altro: "Come mai tu, che sei un giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?" .
Come se il chiedere l'acqua fosse un pretesto e l'intenzione fosse un'altra, come se nelle parole di Gesù si nascondesse una vera e propria avance: la donna ci era abituata, la sua femminilità conosceva questi passaggi sinuosi. Era forse l'inizio di un corteggiamento?
Tutto poteva richiamarlo, perché nella Bibbia - e forse anche nell'immaginario della donna - l'incontro al pozzo è un classico, è una scena tipo, che diventa occasione di un fidanzamento.
Basterebbe scorrere la storia dei patriarchi, anche quella di Giacobbe - e qui siamo proprio al pozzo di Giacobbe - per sentire il racconto di uomini giunti da terre straniere che presso un pozzo incontrano una ragazza, e l'incontro conosce attenzioni e gesti. Giacobbe, per esempio, da solo rotola la pietra della bocca del pozzo e poi abbraccia Rachele. E la donna, nei racconti dei padri, corre poi ad annunciare a casa sua l'avvenuto incontro. Allo straniero è offerta ospitalità. E poi il fidanzamento, e poi il banchetto (cf. Gen 29, 1-22) .
E quindi il pozzo, anche quello di Sicar, è un luogo di corteggiamento.
I cinque mariti
Ma qui lo schema almeno parzialmente si rovescia. Qui la donna non è una ragazza nubile.
La donna di Samaria aveva conosciuto il corteggiamento nella sua vita. Ma aveva conosciuto anche l'inaridimento, cinque matrimoni falliti alle spalle; storia, la sua, di una brocca vuota. Aveva conosciuto questo andare, avanti e indietro, al pozzo, il pozzo dell'acqua ma anche quello dell'amore. Attingere e poi ritrovarsi con la brocca vuota. Perché i mariti, come accennerà Osea al capitolo terzo del suo libro, si sono rivelati dei Baal, cioè dei padroni.
Chi ti parla “sul” cuore
Ebbene anche alla donna samaritana vengono tolti i nomi dei Baal, i nomi di chi ti usa. Anche qui c'è uno che ti parla al cuore, anzi, “sul” cuore. La donna è incantata per quelle parole di Gesù che vanno al cuore. Sono tanti quelli che ti parlano, pochi quelli che ti parlano al cuore, rarissimi quelli che ti parlano sul cuore. Che è il parlarsi dell'amore. Degli innamorati si diceva una volta: "Si parlano".
E Gesù alla donna che le dice: "So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa", risponde: "Sono io che parlo con te". Qui c'è il Messia, ed è nell'immagine di uno che ti parla; non nell'immagine di uno che ti giudica, ma di uno che ti parla.
E la buona notizia non è una parola che ti svergogna o ti condanna, ma una parola che ti interpella, ti incuriosisce circa il desiderio di altro. Dietro le parole di quel profeta seduto al pozzo la donna incomincia a prendere contatto con una parte di sé che le era nascosta e ora le viene svelata.
L'acqua comincia a zampillare dentro di sé. Ora le sembra di intuire dove attingere l'acqua viva.
Tu puoi dare qualcosa a Dio
Vorrei indugiare sulla prima parola di Gesù alla donna: "Dammi da bere". L'indigente è Dio, l'indigente è Gesù: "Dammi da bere". Tu, donna, tu, uomo, puoi dare qualcosa a Dio. A questo Dio assetato. Anche questo appartiene allo stile di Gesù.
Appartiene al suo stile valorizzare qualcosa che è in te, qualcosa che è nelle tue mani. E se deve fare il miracolo del vino, chiede ai servi di portare l'acqua nelle giare. Se deve moltiplicare il pane per i cinquemila, chiede al ragazzetto di portargli i suoi cinque pani d'orzo e i suoi due pesci .
Questo è il modo - il modo di Dio - di togliere le distanze: è Dio che mi chiede qualcosa, e non chiede chissà che cosa. E’ un sorso d'acqua, sono cinque pani e due pesci, è un piccolo passo.
Guarda nel tuo pozzo
E’ la bellezza e la rivoluzione di Gesù. Che va a rivendicare l'importanza del pozzo che è scavato in ciascuno di noi. E’ come se dicesse alla donna samaritana: "C'è un'acqua nel tuo pozzo, scava nel tuo pozzo e sgorgherà". Lui, il maestro, l'aiuta a scavare dentro. E rivendica, anche questa è una rivoluzione che non vorrei avessimo ancora una volta tradito, rivendica il cuore, lo spirito. Per la vera adorazione. È a Gerusalemme o su questo monte che si deve adorare? È una religione o un' altra? Le religioni hanno bisogno di monti. Ma per Gesù i monti sono relativi, a confronto dell' adorazione in spirito e verità. Arrivati sulla cima del monte, non saremo più imprigionati. È il massimo dello sconfinamento.
E ti senti guardata tu, proprio tu, donna samaritana. Gesù rompe le distanze: chiede l'acqua a una donna di un popolo eterodosso, a una donna che viene da una vita tumultuosa.
C'è da incantarsi. Da incantarsi ancora oggi, davanti a uno che chiede, superando tutti i nostri preconcetti. Pensate a noi che, se dobbiamo chiedere qualcosa a qualcuno, abbiamo un lungo elenco di condizioni da certificare.
Di condizioni e di sottocondizioni, poco manca che gli facciamo l'esame del DNA. No! "Dammi da bere", e sapeva. Sapeva la storia dei cinque mariti.
Lo stile di Gesù
È lo stile di Gesù. E ne restano sconcertati perfino i discepoli. Ma non solo quelli di ieri, certe volte anche quelli di oggi. Ma questo è Gesù, è il suo stile, è il suo modo per dire che tu non sei un vaso vuoto, che la tua anfora non è senz'acqua.
Ed è nello stile di Gesù, uno stile che tocca la sostanza del suo modo di essere, di non minacciare - non c'è ombra di minaccia in questo incontro - ma di seminare una curiosità, di insinuare un desiderio: "L'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna".
Gesù ama “perdere tempo” con noi
La domanda ritorna a noi. Dopo millenni di storia cristiana, che cosa trovano gli altri presso di noi? Gli occhi del rabbi di Nazaret o trovano la freddezza e la rigidità delle pietre? "Da uno come te - sembriamo dire - non verrà mai nulla di buono!". In questa nostra sfiducia, lo si voglia o no, fa capolino il vecchio mondo della meccanicità: causa - effetto!
E’ il mondo della concatenazione: non c'è spazio per la sorpresa. Anzi c'è sorpresa per l'opposto, sorpresa che tu, rabbi di Nazaret, perda del tempo con una donna. Considerata da sempre poco. E la sorpresa dei discepoli: "Si meravigliavano che parlasse con una donna". Un modo di pensare, questo, che ci soffoca e ci rende a nostra volta soffocanti, ci fa roccia dura, roccia arida, roccia fredda. Glaciali!
Quante volte diamo l'impressione di essere ancora dalla parte di quei discepoli, di non essere ancora passati dalla parte del maestro. E sulle labbra abbiamo prediche, abbiamo comizi, abbiamo frasi fatte, parole lontane. Non parole sentite. Dentro c’è invece un bisogno di parole che vengano dal cuore: parole rare. Perché, se vengono dal cuore, le parole sono rare. E lunghi i silenzi.
E’ un Dio che parla alla donna per immagini, immagini vive: l'acqua, il pozzo. Ti incuriosisce. Sono immagini che conquistano il cuore della donna, ma anche il nostro cuore. Non sono le dissertazioni a conquistare il nostro cuore...
L’acqua zampillante
Anche questa è cosa bella, bellissima: il Figlio di Dio lega il suo nome all' acqua, all' acqua viva.
"L'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna".
Dio non è dove c'è l'acqua stagnante, l'aria asfittica, dove c'è la pesantezza e la noia. Dio è dove c'è l'acqua zampillante, che zampilla per la vita eterna. Se ti disseti a questo pozzo vero, a questa vera religione, se fai posto dentro di te allo Spirito di Gesù, anche in te si udrà il canto, il gorgogliare dell'acqua nuova, quella che non ristagna, ma zampilla per la vita eterna.
Il racconto profuma di bellezza. E ti chiedi come mai noi abbiamo poi l'arte di appiattire con le nostre prassi ciò che nel vissuto di Gesù è così vivo, così spontaneo, così bello. Già ci si mettevano i discepoli: "Perché parla con lei?". "Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?" . Tutto deve essere ricondotto all'ovvietà, tutto al codificato, cancelliamo la sorpresa.
Qui, nel racconto, non ci sono imprigionamenti, non ci sono recinti sacri. L'incontro, la grazia dell’ incontro, sfiora le cose comuni: il pozzo, la brocca, l’aria calda del giorno, la sete, le parole quotidiane, lo sguardo, il dialogo con lo sconosciuto. E tu non sai dove può portare questo dialogo che inizia dalle cose comuni, dalle cose della vita.
Stà anche tu dentro la vita. Ma non in modo pesante, soffocante, non con i pregiudizi: "Pensa un po', questa che ha avuto cinque mariti...”. Stà senza pesantezza. Quale intelligenza sarebbe passare sui terreni seminati - e Dio ha seminato! - con un cingolato, con passo pesante! Cerca di capire. Ma senza violentare per desiderio impaziente di capire subito. Vedi come fa Gesù con la donna samaritana. Non fa violenza e lei esce a poco a poco, come un germoglio dal terreno.
L'incontro è emozionante anche per Gesù tant'è che prima dimentica la sete, e poi dimentica la fame: quell'incontro al pozzo lo faceva sognare. A occhi aperti. Vedeva a occhi aperti cose che nessuno vedeva: lui, quattro mesi prima della mietitura, vedeva già biondeggiare i campi! E dimenticava la sete, dimenticava la fame. E sognava.
Un Dio che si perde negli incontri
Com'è diverso Dio da come a volte lo abbiamo immaginato noi: è un Dio che si perde negli incontri! Così strano per noi che abbiamo teorizzato l'essere impassibili, misurati, programmati.
E la donna si apre. Sente che non c'è un giudizio, quel giudizio che si era sentita addosso come un vestito per tutti quegli anni.
E mette a nudo la sua sete, che era quella di incontrare uno - un uomo di Dio - per il quale il fatto dei cinque mariti non fosse un pregiudizio. Agli occhi di quel profeta - lo sente! – lei conta di più. Più di tutti i suoi smarrimenti.
E anche lei dimentica la brocca. Dimentica la sete. "Chissà! - pensa - sarà questo il Messia?".
Si è trovata, dentro, un'altra sete, che aveva ingenuamente pensato di spegnere con una serie di pillole preconfezionate.
Com'è importante il tempo della sosta, la sosta al pozzo, la sosta dello spirito, un tempo che ci fa liberi dalle parole dei mille mercanti, liberi dalle loro formule magiche e ci fa camminare adagio adagio verso la fontana dell'incontro con Gesù.
Acqua vera è ogni incontro. Se poi l'incontro è con Dio, con Gesù, è acqua che zampilla.
Ma se non c’è incontro, anche la religione, la religione stessa, rischia di diventare piatto moralismo, etica arida, senz'anima.
Di che torrente sei?
"Di che torrente sei?" , chiedeva sempre il patriarca di Gerusalemme ai monaci che dal deserto salivano alla città santa. Di che torrente sei? Perché presso ogni torrente era fiorito un cenobio.
Di che torrente sei? Se sei del torrente di Cristo l'acqua ti fa fiorire, l'acqua che zampilla per la vita eterna. Ti fa fiorire. Tu vedi nel vangelo la samaritana fiorire.
Non meravigliarti allora del deserto. La nostra vita poco o tanto conoscerà sempre questo essere aridi, questo essere riarsi. E dunque il problema non è poi tanto quello di non aver sete, perché nella vita avremo sempre tanta sete!
Preoccupiamoci invece dell' acqua e che sia dolce e chiara e non quella delle cisterne screpolate e stagnanti. Come avvertono i profeti.
Non si tratta di spegnere la sete ma, se mai, di alzare il livello della sete, o meglio di chiarire a se stessi che la sete, quella ultima, la storia della nostra sete, non la possiamo chiudere con la storia dei nostri cinque mariti.
Il problema, anche quello religioso, non è quello di spegnere la sete con le nostre facili, troppo facili risposte. Il problema è il pozzo a cui ti disseti, il torrente a cui ti disseti. Di che torrente sei?
Ma accanto a questa c'è anche un'ulteriore domanda: "A quale torrente conduci, a quale pozzo conduci?".
In un midrash a commento di Esodo 17,1-7, dove si narra di Mosè che con la sua verga fece scaturire acqua dalla dura roccia dell'Oreb, la tradizione rabbinica parla di un pozzo che accompagnava il popolo nel deserto. Quando il popolo si fermava, ogni principe scavava un solco con il proprio bastone e ciascuno faceva affluire l'acqua in direzione della propria tribù o della propria famiglia, come è detto: "Pozzo che i principi hanno scavato, che i nobili del popolo hanno aperto, con lo scettro, con i loro bastoni!" (Nm 21,18).
Bellissima questa immagine dei bastoni che scavano un solco tra il pozzo e la città perché l'acqua arrivi dappertutto e faccia fiorire tutto e tutti. Sono una grazia gli umili canali che portano l'acqua e i bastoni che scavano i solchi alle acque.
La samaritana fu uno di questi bastoni benedetti. Scavò un solco tra il pozzo e la città di Sicar e l'acqua che zampilla arrivò ai suoi concittadini. Scavò un solco, pensate, con una domanda! Non illudiamoci di scavare solchi con proclamazioni roboanti o assordanti. "Venite a vedere - disse -, che sia lui il Cristo?" .
Quante volte mi capita di pensare con emozione e simpatia allo stuolo di coloro che sanno dire una parola sola, ma quella giusta, sanno passare una fotocopia, ma quella giusta, o un invito, ma quello giusto o sanno fare la domanda, quella giusta e l'acqua arriva lungo i solchi che hanno scavato con il loro umile bastone.
Cerchiamo qualcosa di vivo
L'acqua viva è Gesù. Lo diciamo con gioia a noi stessi che cerchiamo nella vita qualcosa di vivo, qualcuno di vivo, non cerchiamo mummie, cariatidi, cerchiamo qualcosa di vivo.
Ditemi voi come avrebbe potuto tenere per sé quell'incontro la donna? Non sappiamo a chi l'ha raccontato. Sappiamo che era troppo l'incanto perché non giungesse fino a noi.
Ebbene la samaritana, lei che un giorno rientrò trasfigurata nella sua città, entra oggi nella nostra città e ci viene a raccontare la sua sorpresa, la sorpresa di aver trovato l'uomo dell' acqua viva. "Venite a vedere". E noi accogliamo il suo invito. Usciamo. A vedere.
ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore.
La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini.
La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Ti contemplo, o Gesù, mentre con i tuoi apostoli avanzi per le stradine polverose della Samaria; avverto il sole cocente, l'aria che evapora, il caldo che si appiccica alla pelle.
Al pozzo di Sicar, tu, o Gesù, siedi, stanco; stanco di cercarmi e di elemosinare la mia attenzione.
Dall'alto della croce, un giorno griderai: "Ho sete". Sì, o Gesù, hai sete, sete della mia anima, sete della mia fede. Il desiderio di amarmi e di essere amato ti brucia dentro, più dell'arsura del deserto.
Anch'io, o Gesù, ho sete, anch'io avverto il bisogno di qualcosa di necessario; bisogno di vita e di senso, di amore e di felicità. |
Cerco con ogni mezzo di calmare la mia sete.
Continuamente ingoio pillole, dette miracolose: sono risposte facili e preconfezionate, esperienze appaganti e soluzioni pronte all'uso.
A causa dei tanti surrogati non riesco a decifrare le esigenze vere e profonde.
Ti prego, Gesù, vinci le mie reticenze, i miei sospetti e i miei dubbi; aiurami a riconoscere i miei fallimenti, le mie ferite e le mie infedeltà.
Nella tua misericordia, dammi l'acqua viva, l'acqua che zampilla per la vita eterna.
(don Canio Calitri) |
CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo
a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.
AMEN
ACTIO Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati)