RITIRO ON LINE - gennaio 2025     










Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

 

Quello che noi abbiamo udito,

quello che abbiamo veduto con i nostri occhi,

quello che contemplammo

e che le nostre mani toccarono

del Verbo della vita

noi lo annunciamo anche a voi.

(1Gv 1,1-4)

           

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

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I SALMI INSEGNANO A PREGARE

Oggi, al termine delle riflessioni/meditazioni che prendono spunto dai Salmi, ci soffermiamo sul Salmo 150 “Alleluja”. Prendiamo liberamente spunto da alcune riflessioni del cardinale Gianfranco Ravasi contenute nella sua poderosa opera I SALMI.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.   

Salmo 150

 

1Alleluia.

Lodate Dio nel suo santuario,  lodatelo nel suo maestoso firmamento.

2Lodatelo per le sue imprese, lodatelo per la sua immensa grandezza.

3Lodatelo con il suono del corno, lodatelo con l’arpa e la cetra.

4Lodatelo con tamburelli e danze, lodatelo sulle corde e con i flauti.

5Lodatelo con cimbali sonori, lodatelo con cimbali squillanti.

6Ogni vivente dia lode al Signore.

Alleluia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"

 

SALMO 150 «Hallelujah»

Testo e contesto

 L'ultima lirica del salterio è una fastosa, solenne, musicale dossologia il cui alleluia sembra quasi non spegnersi mai in una spirale sonora simile all'esaltante Hallelujah del Messia di Händel. Questo squillo di tromba accompagnato dall'orchestra del tempio chiude tutto il salterio.

Il Salmo 1 era stato una lezione sapienziale sull'opzione morale fondamentale da avere per percorrere la teoria dei salmi; si era poi snodato il filo sonoro delle liriche fatte spesso di lamenti, intrise di poche gioie e di molte lacrime, percorse dal respiro della vita, dal brusio del mondo e persino dalle urla delle battaglie; la «preghiera» diventava, però, sempre meno «supplica», e sempre più «lode».

Ora, con l'ultima parola del salterio è solo lode ed è questa la lezione di congedo del salterio: d'ora innanzi la preghiera dev'essere solo inno, lode pura, celebrazione della gloria divina, ringraziamento a Jahweh per il solo fatto che egli esiste. L'ultima parola della preghiera dev'essere sempre hallelujah come nella liturgia celeste dell’Apocalisse. É una lode che si esprime attraverso la poesia, il linguaggio dell'infinito, e attraverso la musica.

 

Giustamente gli esegeti hanno coniato per questo carme titoli musicali:

«sinfonia potente e irresistibilmente trascinante» (Calès),

«fanfare per strumenti a fiato, a corde e a percussione» (Lack),

«concerto di musica sacra» (Lancellotti),

«dossologia ardente e sonora come le trombe d'argento del tempio» (Brillet),

«l'umile genio d'Israele dalle risorse così limitate trascina sino allo zenit il genio musicale dalle risorse immense» di tutti i tempi (Jacquet)...

È per questo che il Salmo 150 è diventato uno degli spartiti fondamentali della musica di tutti i secoli.

Suzanne Haik Vantoura, César Franck,  Anton Bruckner,   I. Stravinsky, Benjamin Britten,…

 

Il canto del salmo 150 non poteva non pervadere tutta la liturgia, la meditazione, la gioia degli uomini del Libro, ebrei e cristiani, per i quali la presenza nella liturgia del canto e della musica è sempre stata massiccia, sontuosa e gloriosa.

La stessa tradizione cristiana ha alimentato per secoli la musica e ha sempre impedito che il culto fosse muto e sbiadito. Il concilio Vaticano II ha ribadito la necessità di una liturgia festosa e sonora attribuendo alla musica la forza di accrescere l’intensità della preghiera e di dare l’unanimità nell’assemblea.

 

LA STRUTTURA LETTERARIA

 E’ stata sempre notata la presenza dei dieci inviti alla lode, incorniciati dal tradizionale “hallelujah” iniziale e finale.

Indirizzato a tutti coloro che hanno in sé un particolare alito di vita. La vita stessa diventi lode: il respiro della vita che sale dalla terra e diventi preghiera. L’oggetto della lode che sale dal cosmo, dalla storia, dal tempio e dall’essere vivente è Jahweh-Dio.

Nel versetto 1 la lode sembra di stampo cosmico-trascendente e coinvolge il cielo; nel versetto 2 la lode è più di tono storico-salvifico; nel v. 6 è ancora di scena il cosmo nella sua articolazione terrestre e storica. Il v.6 è l’acme, il crescendo o fortissimo che con la sua potenza compensa la brevità.

 

La simbologia del carme

 

Poche osservazioni bastano ad esprimere la compattezza simbolica del carme che ruota interamente attorno allo schema della cosmicità nel senso etimologico greco (kosmein, «ordinare e ornare»). Non per nulla la creazione è espressa nel linguaggio simbolico biblico (vedi Gn 1) come una «separazione» della confusione caotica per ritrovare una trama perfetta ordinata e ornata, «estetica». L'essere e il bello si identificano senza esitazioni nella metafisica semitica.

 

L’armonia cantata dal salmo parte dall’infinito di Dio, il cui indizio simbolico è il cielo (v. 1), passa attraverso la storia santa (v. 2) e avvolge tutta l’umanità come emblema più alto e rappresentativo della vita (v. 6 e la lode del tempio), ma è particolarmente condensata in quel “microcosmo” che è il culto musicale gerosolimitano.

La “musica” del tempio è, quindi, il paradigma più degno per manifestare tutte le risorse della visione “estetica” del mondo e della storia e tutte le loro dimensioni teologiche (creazione, salvezza, rivelazione).

 

 

Lettura esegetica

 

Ecco davanti a noi questo testo liturgico. Gli echi dei suoi alleluia si diramano per l’universo e per i secoli, il loro crescendo ritmico conduce verso l’estasi come in una danza sacra. Lodare e cantare Dio è tutto per il salmista ed è tutto per il credente.

 

V. 1

La lode sale innanzitutto dal cosmo considerato nella sua dimensione più grandiosa e “trascendente”, quella celeste. Il primo nodo da cui si svolge il filo glorioso e religioso della lode è  “il suo santuario”. Il termine, che indica un’area sacra, pura, trascendente, con fine allusività rimanda al tempio celeste, da dove Dio governa tutto l’essere, ma contemporaneamente rimanda in modo implicito al tempio di Gerusalemme collegato attraverso un ideale canale di comunicazione col tempio infinito del cielo.

Il “sursum corda” proposto dal salmista ha i piedi nei cortili del tempio, ed ha il cuore e gli occhi nei cieli in un dialogo col Dio-Emmanuele trascendente.

 

V. 2

Il v. 2 fa partire la lode dalle opere di Dio, cioè i suoi interventi salvifici, segno della sua potenza liberatrice. Sono opere “forti”, sono manifestazioni della sua grandezza e abbracciano tutta la storia della salvezza, compresa la creazione. La creazione e la storia sono continua presenza di Dio e quindi devono essere “laus perennis”.

 

VV. 3-5

Adesso si entra nel cuore della sinfonia, nell’interno del tempio dove tutta l’assemblea partecipa alla liturgia in sintonia con l’orchestra e i cori levitici e in armonia coi cori cesti angelici. Sulla pedana si presentano sette strumenti che intoneranno il loro concerto sacro. Cerchiamo di cogliere in questa coreografia il valore laudativo, innico, spirituale fondamentale. I sette strumenti coprono i tre settori della strumentazione musicale: a corda, a fiato, a percussione.

 

1)    Il “corno” è celebre! E’ il corno di capra o di ariete usato tutt’ora nelle sinagoghe. Il corno, come la tromba, era originariamente il segnale militare delle cariche di guerra, ma era divenuto il segnale di culto soprattutto per scandire il tempo liturgico, gli inizi dei mesi lunari.

2)    L’ “arpa” è uno strumento a corda dotato di cassa di risonanza trapezoidale. E è spesso unita alla “cetra” della quale è affine.

3)    La “cetra” (o “lira”) è spesso citata nella Bibbia  da sola o in connessione con l’arpa. Il suonatore toccava le corde con un plettro trattenendo con le dita quelle che voleva bloccare.

4)    Il “tamburo”, Strumento più vicino al tamburello da tam-tam. Di uso “laico” accompagnava soprattutto le danze rituali e di vittoria, agitato da donne.

5)    Le “corde” è un termine molto generico per abbracciare gli strumenti a corda di vario genere, ammessi alle celebrazioni sacre.

6)    Il “flauto” indica qualcosa simile al flauto dolce (canna con fori) ma si estende anche ad abbracciare tutti gli strumenti a fiato.

7)    “Cembali”. Sotto questo termine possono essere catalogati tutti gli strumenti a percussione che con la loro sonorità squillante e stridente martellavano il ritmo dei canti e delle processioni.

 

Ecco una testimonianza di un monaco di Qumran:

 

“Canterò sull’arpa le salvezze, sulla lira la gioia, sul liuto l’allegria, sul flauto una lode senza fine. Chi, tra tutte le tue creature, può narrare le tue meraviglie?

Con la bocca di tutte loro sia lodato il tuo nome per sempre, in perpetuo.

Ti benedicano, secondo la loro intelligenza, facciano udire insieme una voce di giubilo”.

 

V. 6

Il culmine della sinfonia è l’uomo che può essere preghiera col suo stesso esistere. Per comprendere il valore di questa lode finale, che raccoglie quella celeste e quella del tempio, si deve fissare l’attenzione sul termine usato: “respiro”, ma anche “spirito” e “alito vitale”. Questi vocaboli nella Bibbia hanno una particolare connotazione essendo applicati solo all’uomo e a Dio.

 

 

ATTUALIZZAZIONI E RILETTURE

 

David Maria Turoldo (presbitero, teologo, filosofo, scrittore, poeta, membro dell'ordine dei Servi di Maria; 1916-1992)  in “Lo scandalo della speranza” attualizza così il suo inno al Signore:

 

“Lodato sia il mio Signore per l’unità delle cose:

ogni oggetto involge la sua parola, ogni forma è una sua epifania.

 

E la terra è il suo paese e tutti i volti degli uomini

insieme fanno il suo unico volto.

 

Lodato sia il mio Signore perché le cose sono buone

per gli occhi che ci ha dato per contemplare queste cose.

 

Lodato sia perché esistono i fanciulli e le donne:

perché l’uomo è grande e infinita come lui

è la sua inquietudine.

 

Lodato sia per le nostre case e per queste macchine e città:

poiché nulla vi è di profano nell’opera dell’uomo.

 

Lodato sia anche l’uomo fratello di ogni creatura,

aiuto e amico del mio Signore.

 

Lodatelo perché egli è ancora più grande, eppure mi parla e mi ama,

perché si è fatto uomo.

 

Lodatelo perché esiste e gioca nella creazione

e gode della mia stessa gioia.

 

Lodate il mio Signore per ogni tristezza e dolore,

Per ogni goccia di gioia nascosta nelle cose.

 

Amen”

 

 

Ecco la rielaborazione realistica e poetica di Ernesto Cardenal (poeta, presbitero, politico, teologo  nicaraguense; 1925-2020) in “Grido. Salmo degli oppressi”:

 

“Lodate il Signore nel cosmo suo santuario

dal raggio di centomila milioni di anni luce.

 

Lodatelo per le stelle e gli spazi interstellari,

lodatelo per le galassie e gli spazi intergalattici,

lodatelo per gli atomi e i vuoti inter-atomici.

 

Lodatelo con il flauto e il violino e con il sassofono,

lodatelo con i clarinetti e il corno,

con clarini e tromboni, con cornette e trombette,

lodatelo con viole e violoncelli, con piani e pianole,

lodatelo con blues e jazz e con orchestre sinfoniche,

con spiritual negri e con la Quinta di Beethoven,

con chitarre e marimbe,

lodatelo con giradischi e nastri magnetici.

 

Tutto ciò che respira lodi il Signore,

ogni cellula viva.

 

Alleluia!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

Il tuo mistero coinvolge tutti i miei cinque sensi,

e pur rimanendo mistero, ti riveli e mi conquisti.

Come posso tacere il mistero

se il mistero è tutta la mia vita?

(Un minuto con Dio)

 

 

CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente, 

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti

i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.   Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!  Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!                                                                   

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