RITIRO ON LINE - gennaio 2021     













Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

 

(Santa Maria in Trastevere)

Ti benedico, o Padre. Accogli la mia lode

e il mio grazie  per tutti i tuoi doni.

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

 

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"PREGARE IL PADRE NOSTRO"

 

Gesù pregava come prega ogni uomo del mondo. Eppure, nel suo modo di pregare, vi era racchiuso un mistero, qualcosa che sicuramente non era sfuggito ai suoi discepoli, se nei vangeli troviamo quella supplica così semplice e immediata: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1).

Gesù mette sulle labbra dei suoi discepoli una preghiera breve, audace, fatta di sette domande – un numero che nella Bibbia non è  casuale,  indica  pienezza”.

 

Questa  presentazione  introduce  le  meditazioni  di  papa Francesco sul Padre Nostro, da lui tenute nelle udienze generali del mercoledì. Sono un  materiale  prezioso da approfondire nei nostri momenti di riflessione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.

 

« 15E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». 16Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. »  (Rom 8,15-16)

 « 6E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!» 7Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.» (Gal  4,6-7).

 « 11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.  ».   (Lc 15,11-24).

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 “Abbà, Padre!”

 

Nel nuovo Testamento la preghiera sembra voler arrivare all’essenziale, fino a concentrarsi in una sola parola: “Abbà, Padre”.

 Scrive San Paolo nella Lettera ai Romani: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “abbà! padre!”» (Rom 8,15).

E ai Galati l’apostolo dice: «e che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo spirito del suo Figlio, il quale grida: “abbà! padre!”» (Gal 4,6). Ritorna per due volte la stessa invocazione, nella quale si condensa tutta la novità del Vangelo.

 

Un Dio vicino, vicinissimo

Dopo aver conosciuto Gesù e ascoltato la sua predicazione, il cristiano non considera più Dio come un tiranno da temere, non ne ha più paura ma sente fiorire nel suo cuore la fiducia in Lui: può parlare con il creatore chiamandolo “padre”. L’espressione è talmente importante per  i cristiani che spesso si è conservata intatta nella sua forma originaria: “abbà ”.

 

Il “mondo” di Gesù

È raro che nel nuovo Testamento le espressioni aramaiche non vengano tradotte in greco. Dobbiamo immaginare che in queste parole aramaiche sia rimasta come “registrata” la voce di Gesù stesso: hanno rispettato l’idioma di Gesù.

Nella prima parola del Padre nostro troviamo subito la radicale novità della preghiera cristiana.

Non si tratta solo di usare un simbolo – in questo caso, la figura del padre – da legare al mistero di Dio; si tratta di avere, per così dire, tutto il mondo di Gesù travasato nel proprio cuore. Se compiamo questa operazione, possiamo pregare con verità il Padre nostro.

Dire Abbà è qualcosa di molto più intimo, più commovente che semplicemente chiamare Dio “padre”. ecco perché qualcuno ha proposto di tradurre questa parola aramaica originaria Abbà con  papà  o  babbo”. 

Invece di dire “padre nostro”, dire “papà, babbo, nostro”.

Noi continuiamo a dire “padre nostro”, ma con il cuore diciamo “papà”, cerchiamo di avere un rapporto con Dio come quello di un bambino con il suo papà, che dice “papà  e “babbo”.

 

Affetto, calore

Infatti queste espressioni evocano affetto, evocano calore, qualcosa che ci proietta nel contesto dell’età infantile: l’immagine di un bambino completamente avvolto dall’abbraccio di un padre che prova infinita tenerezza per lui. E per questo, cari fratelli e sorelle, per pregare bene, bisogna arrivare ad avere un cuore di bambino. Non un cuore “sufficiente”: così non si può pregare bene. Come un bambino nelle braccia di suo padre, del suo papà, del suo babbo.

 

Nei Vangeli il senso di questa parola

Ma sicuramente sono i Vangeli a introdurci meglio nel senso di questa parola. Cosa significa per Gesù, questa parola? Il Padre nostro prende senso e colore se impariamo a pregarlo dopo aver letto, per esempio, la parabola del padre misericordioso, nel capitolo 15 di Luca (cfr Lc 15,11-32).

Immaginiamo questa preghiera pronunciata dal figlio prodigo, dopo aver sperimentato l’abbraccio di suo padre che lo aveva  atteso  a lungo, un padre che non ricorda le parole offensive che lui gli aveva detto, un padre che adesso gli fa capire semplicemente quanto gli sia mancato.

Allora scopriamo come quelle parole prendono vita,  prendono  forza.  E ci chiediamo:

“È mai possibile che Tu, o Dio, conosca solo amore? Tu non conosci l’odio?”. No – risponderebbe Dio – io conosco solo amore.

“Dov’è in Te la vendetta, la pretesa di giustizia, la rabbia per il tuo onore ferito?”.

E Dio risponderebbe:  io conosco  solo amore.

 

Padre e Madre

Il padre di quella parabola ha nei suoi modi di fare qualcosa che molto ricorda l’animo di una madre. Sono soprattutto le madri a scusare i figli, a coprirli, a non interrompere l’empatia nei loro confronti, a continuare a voler bene, anche quando questi non meriterebbero più niente.

Dio è non solo un padre: è come una madre che non smette mai di amare la sua creatura.

D’altra parte, c’è una “gestazione” che dura per sempre, ben oltre i nove mesi di quella fisica; è una gestazione che genera un circuito infinito d’amore.

Basta evocare questa sola espressione – Abbà – perché si sviluppi una preghiera cristiana. E San Paolo, nelle  sue lettere, segue questa stessa strada, e non potrebbe essere altrimenti, perché è la strada insegnata da Gesù: in questa invocazione c’è una forza che attira tutto il resto della preghiera.

Dio ti cerca, anche se tu non lo cerchi.

Dio ti ama, anche se tu ti sei dimenticato di Lui.

Dio scorge in te una bellezza, anche se tu pensi di aver sperperato inutilmente tutti i tuoi talenti.

 

Con fiducia

Per un cristiano, pregare è dire semplicemente “abbà”, dire “papà”, dire “babbo”, dire “padre  con la fiducia  di un bambino.

Può darsi che anche a noi capiti di camminare su sentieri lontani da Dio, come è successo al figlio prodigo; oppure di precipitare in una solitudine che ci fa sentire abbandonati nel mondo;  o, ancora, di sbagliare ed essere paralizzati da un senso di colpa.

In quei momenti difficili, possiamo trovare ancora la forza di pregare,

ricominciando dalla parola “padre”, ma detta con il senso tenero di un bambino: “abbà, “papà”.

 

Il volto del Padre

Lui non ci nasconderà il suo volto. Ricordate bene: forse qualcuno ha dentro di sé cose brutte, cose che non sa come risolvere, tanta amarezza per avere fatto questo e quest’altro…

Lui non nasconderà il suo volto. Lui non si chiuderà nel silenzio. Tu digli “padre” e Lui ti risponderà.

Tu  hai  un  padre.  “Sì,  ma  io  sono  un  delinquente…”.

Ma hai un padre che ti ama!

Digli “padre”, incomincia a pregare così, e nel silenzio ci dirà che mai ci ha persi di vista.

“Ma, padre, io ho fatto questo…”

Mai ti ho perso di vista. Ma sono rimasto sempre lì, vicino a te, fedele al mio amore per te.

Quella sarà la risposta. Non dimenticatevi mai di dire “padre  grazie”.

 

 

(catechesi di Papa Francesco del 16 gennaio 2019)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Padre mio che sei nei cieli,

com’è dolce e soave il sapere

che tu sei mio Padre,

e che io sono figlio tuo!

Sento il bisogno di ripeterti:

Padre, credo al tuo Amore per me!

Sì, credo che tu mi sei Padre

ogni momento della vita

e che io sono tuo figlio!

 

 

Credo che mi ami

con Amore infinito!

Credo che vegli giorno

e notte su di me!

Credo che puoi trarre il bene

anche dal male!

Insegnami ad abbandonarmi

a te, come un bimbo

nelle braccia della mamma.

 

 ( estratto da preghiere di madre Eugenia )

   

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!  Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!            

 

(tratto dalle catechesi di Papa Francesco )

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