RITIRO ON LINE
gennaio - 2009  
 

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

 

Invoco lo Spirito Santo:

 

Spirito di vita, per la cui opera il Verbo si è fatto carne

nel seno della Vergine, donna del silenzio e dell'ascolto,

rendici docili ai suggerimenti del tuo amore,

e pronti sempre ad accogliere i segni dei tempi

che Tu poni sulle vie della storia.

 

Vieni, Spirito d'amore e di pace!

 

A Te, Spirito d'amore,

con il Padre onnipotente e Figlio unigenito,

sia lode, onore e gloria

nei secoli senza fine.

Amen

(Giovanni Paolo II)

 

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

 

LECTIO          Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano dalla lettera ai Romani (3,21-26)

 

21Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti; 22giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono.

E non c'è distinzione: 23tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù.

25Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati, 26nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù.

 

Parola di Dio

 

MEDITATIO            Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

Contesto:

Quel che Paolo dice, in precedenza a questo brano del terzo capitolo, può sembrare opprimente. All'autore sta a cuore di mettere bene a fuoco la condizione dell'uomo che, in se stessa, è tutt'altro che rosea. Si tratta di un'opposizione a Dio, di una condizione trasgressiva e insieme distruttiva, una situazione di peccato con le sue mortifere conseguenze. E la legge di Mosè, dice Paolo, a questo è servita: a farci consapevoli del nostro essere peccatori! Nell'insieme, il testo paolino risulta come un cielo burrascoso e notturno che, a un certo punto, vede sorgere il sole, una luce di salvezza che è per tutti. Anche per noi, oggi. E non avviene forse sempre che, dal contrasto con le tenebre, più che mai si conosce e si apprezza la luce? In questa importante pericope sono riconoscibili due parti: la prima focalizza la giustizia di Dio e la fede in Cristo (vv. 21a-22). La seconda spiega la giustizia e la giustificazione di tutti (vv. 23-26).

 

            

 

Approfondimento del testo:

v. 21   Ora però, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti.

Quel "però" che si ripeterà subito dopo, è come uno squillo di campana o di tromba. E quell'"ora" dice che si è aperta un'altra condizione di vita, un altro tempo: il tempo della luce, il kajros della salvezza. Da che cosa l'uomo veniva e viene liberato? Per gli israeliti, la legge mosaica era tutto. Ma, proprio a suo riguardo, incombevano due pericoli. Costatandone la forza si poteva impostare la vita dentro un legalismo oppressivo credendosi poi salvati dalle proprie opere di giustizia compiute in ossequio alla legge. Oppure ci si poteva perdere per sempre nelle tenebre del peccato, uscendo dalla legge. Il testo dunque dice: "indipendentemente dalla legge". Così ha risalto l'idea-luce fondamentale: la volontà di Dio è volontà di salvezza offerta a tutti. È un Dio che dà un giro di volta alla storia. E gli manifesta la sua giustizia. Ma che cosa s'intende per giustizia di Dio? Il suo furibondo scagliarsi contro il male con fulmini e morte? Niente affatto. Dio si fa giustizia esercitando la sua misericordia. Quella giustizia, che è splendore di grazia promessa dalla legge e dai profeti, Dio l'ha manifestata nella venuta di Gesù. Isaia aveva detto: "Osservate il diritto e praticate la giustizia perché la mia salvezza sta per giungere e la mia giustizia sta per rivelarsi" (Is 56,1). Anche la comunità di Qumran aveva scritto: "Come il fumo svanisce, così svanirà per sempre la malvagità: la giustizia sarà rivelata come il sole che regola il mondo".

v. 22  Giustizia di Dio però per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c'è distinzione.

Ecco qui un altro "però" a sottolineare il contrasto enorme tra il tempo, per così dire, pieno di nebbia prima di Cristo e quello in cui la giustizia di Dio si manifesta come il sole per tutti quelli che credono, un sole che si identifica nelle braccia spalancate del Crocifisso Risorto. Che bello quel: "Non c'è distinzione"! Basta che tu creda, che ti apra a fiducia. E Lui è lì a volerti salvare. Che tu sia europeo o africano, ricco o povero, ignorante o colto, fa lo stesso. Ti è richiesto fondamentalmente una cosa: la fede come piena fiducia.

v. 23-24      Infatti tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù.

Ecco l'assoluta novità dell'annuncio cristiano! Non è che la storia sia cambiata e a un certo punto gli uomini si siano decisi a vivere bene. È avvenuto invece qualcosa di più nascosto ma esplosivo: "Il Verbo si è fatto carne". Non in una reggia, ma in una grotta di pastori, non con grandi annunci sonori ma nel silenzio di un neonato cullato da una donna vergine e povera. Sì, tutti hanno peccato e sono stati privati di bellezza di armonia di luce; ma in questo evento è avvenuto il riscatto. Gesù è venuto a redimere, a salvare. La sua grazia ha un prezzo: il suo sangue. E la novità esplosiva è qui: Dio, in Gesù, con questa grazia fa giustizia, cioè rende giusto l'uomo. Non a caso Paolo, nella lettera a Tito, aveva scritto: "Quando si sono manifestati la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia" (Tt 3,4-5). Quando Lutero scoprì che l'espressione "giustizia di Dio" non significava il suo castigarci, il suo vendicarsi, ma semplicemente l'opposto: il rendere giusto l'uomo, scrisse: "Mi sentii rinascere. Fu come se si spalancassero per me le porte del paradiso".

v. 25-26a     Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati, nel tempo della divina pazienza.

Capire bene queste parole vuol dire immergersi nella luce. Capire superficialmente è andare a tastoni. Dopo precipiti, inevitabilmente! Ecco è ben chiaro che la giustizia di Dio consiste nel rendere 'giusto' l'uomo, nel rifare capace di luce lui che era tenebra di peccato. Il tempo della pazienza di Dio è proprio questo dilazionare l'attesa, preparare i cuori a ricevere Colui che salva. Patriarchi, profeti e i grandi sapienti dell'Antico Testamento hanno avuto questo compito. Questa parola di Paolo è in piena sintonia col vangelo. È venuto il Figlio di Dio in terra? E dunque: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al vangelo" (Mc 1,15). Sì, il Regno di Dio è l'iniziativa salvifica di Dio, il suo amore totalmente gratuito a favore di ogni uomo. È il suo venire e stare con noi. "Regno di Dio", dice Gesù. "Giustizia di Dio", dice Paolo. Sono la stessa sorprendente realtà. Del resto Gesù li accosta, dicendo: "Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia" (Mt 6,33). È questa la dinamica di una conversione permanente.

v. 26b Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù.

Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati, nel tempo della divina pazienza. "Giustizia" "Giusto" "giustificare": è sostanzialmente un sovrabbondare di Grazia: dunque di amore, di vita, di bellezza, di armonia: veramente di tutto ciò che è positivo e ha densità divino-umana. A quale patto? Che tu abbia fede (= illimitata fiducia) in Cristo Gesù. E la tua fede sia così viva da convertire il cuore perché tu operi il bene.

 

 

Meditiamo attualizzando:

Il tempo, tutto il tempo: dal giorno in cui Dio creò il mondo fino alla venuta di Gesù - Salvatore, è stato il tempo della pazienza di Dio. L'incompatibilità tra luce e tenebre (che è immagine dell'incompatibilità tra Dio e il peccato) fu superata dal pazientare di Dio. Ci pensi? Questo fluire di amore-pazienza dentro i flutti burrascosi della storia ti dà un'idea (sia pur pallida) dell'amore di Dio per l'uomo. Ma questa pazienza trova sbocco nel dono più grande: la venuta di Gesù che è potenza di Dio nel fare giustizia usando misericordia. È con la venuta di Gesù che questa pazienza ha toccato il diapason dell'amore. Ed è una pazienza che ancora chiama il nostro cuore con tutto quello che di viscerale e materno (oltre che paterno) è nell'Amore di Dio che è l'EMMANUELE: Gesù, il Dio con noi. Successo, soldi, seduzione, potere: idoli di oggi e di sempre che sembrano darti un radicamento, invece ti destabilizzano e, che tu te ne accorga o no, t'iniettano la paura della morte. La liberazione è il lasciarsi far giusti da un Amore paziente. Che però - sembra, ma non è contrasto! - impazientemente ti chiama a lasciarti giustificare da un Dio che ha dato la vita perché tu sia libero in Lui. Credere dunque in Lui, avere totale fiducia nella sua grazia non vuol certo dire voltare le spalle all'impegno di una vita secondo i comandi di Dio e il vangelo di Gesù. Proprio l'opposto! "Giustificati", resi giusti da Gesù, siamo abilitati dalla nostra fede a impegnarci con Lui perché la "giustizia" (nel senso più ampio, di cui si è detto) renda nuova l'umanità, vivibile la terra.

 

La Parola m’interpella:

ü     Che idea ho e ho avuto finora della Giustizia di Dio?

ü     Ci sono forse ancora remore, paura di Dio in me?

ü     Mi apro allo stupore della 'pazienza' di Dio che avvolge passato e presente e tenerissimamente abbraccia anche me?

ü     La mia fede in Gesù crocifisso e risorto è viva, tale da generare in me fiducia e coraggioso impegno a operare quello che Dio vuole da me?

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

ORATIO        Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Immerso/a nel silenzio,

chiedo allo Spirito Santo

che accresca in me la fede-certezza che Gesù opera

in me la giustizia di Dio rendendomi 'giusto',

spiritualmente bello davanti al Padre,

e suo testimone tra i fratelli.

Chiedo la forza di operare,

con Gesù, secondo il progetto del Padre.

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!