RITIRO ON LINE
gennaio - 2008  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

 

“Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso di Giovanni Paolo II, 25 Luglio 2002]

 

“Il Dio, diventato agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini.”

[S. Messa di inizio del Ministero Petrino, Omelia di Benedetto XVI, 24 Aprile 2005]

 

Invoco lo Spirito Santo:

 

O Spirito Santo,

anima dell'anima mia,

in Te solo posso esclamare: Abbà, Padre.

 

Sei Tu, o Spirito di Dio,

che mi rendi capace di chiedere

e mi suggerisci che cosa chiedere.

 

O Spirito d'amore,

suscita in me il desiderio di camminare con Dio:

solo Tu lo puoi suscitare.

 

O Spirito di santità,

Tu scruti le profondità dell'anima nella quale abiti

e non sopporti in lei neppure le minime imperfezioni:

bruciale in me, tutte, con il fuoco del tuo amore.

 

O Spirito dolce e soave,

orienta sempre Tu la mia volontà verso la Tua,

perché la possa conoscere chiaramente,

amare ardentemente e compiere efficacemente.

Amen

(San Bernardo)

 

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

 

 

Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

 

 

LECTIO           Apro il Vangelo e leggo in piedi il brano dal Vangelo secondo Marco 14,32-42

 

32Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: “Sedetevi qui, mentre io prego”. 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Gesù disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate.” 35Poi, andato un po’ innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell’ora. 36E diceva: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”. 37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione: lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. 39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. 40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne la terza volta e disse loro: “Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”.

 

Parola del Signore

 

 

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!

“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.

È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.

 

MEDITATIO               Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

Questo brano presenta l'altissimo dramma di Gesù che vive una notte di agonia al Getsemani: quella parte del monte degli olivi, in direzione del Calvario. Sono tre le grandi notti di cui parla la Bibbia. La prima è quella del caos primordiale da cui l'onnipotenza creatrice di Dio trasse il mondo; la seconda è quella in cui Giacobbe, al guado del fiume, lottò con Dio che creò il suo popolo chiamandolo Israele. La terza è questa in cui Gesù, il "vero" Israele, pronuncia il vero nome di Dio: Abbà Padre e gli consegna la sua vita perché nasca la nostra. "L'agonia del Getsemani è la finestra sull'io più intimo di Gesù: le sue stesse parole ci rivelano il suo modo di rapportarsi da Figlio al Padre nel momento decisivo della sua vita" (Silvano Fausti).

  

Contesto:

Gesù, nel cenacolo, ha appena istituito l'Eucaristia, ha profetizzato lo "scandalo" della sua morte e della sua resurrezione. Pietro, sempre ingenuamente sicuro di sé, ha proclamato che lui non si scandalizzerà di quanto sta per accadere. Gesù gli profetizza il triplice tradimento. Lui, a cui fanno coro gli altri, insiste: a costo della morte non lo tradirà. Al termine siamo immediatamente catapultati sull'azione violenta della soldataglia a cui dà il via il segno dell'amore diventato segno del tradimento: il bacio di Giuda.

 

 

Approfondimento del testo:

Una introduzione e 4 nuclei

v. 32 Introduce il brano il nome del podere: Getsemani e l'invito di Gesù ai discepoli perché rimangano lì mentre lui si inoltra nel campo a pregare.

vv. 33-34 Sceglie Pietro, Giacomo e Giovanni chiamati a "dimorare" vicino a Lui, per contemplare più da vicino la sua mortale agonia in riscatto del mondo.

vv. 35-36 In stato di angoscioso rifiuto della sofferenza, Gesù si rivolge a Dio, chiamandolo col tenerissimo nome "Abbà". Gli chiede di esimerlo da quel dolore mortale, però chiede che sia la volontà del Padre, non la sua a compiersi.

vv. 37-40 Per due volte raggiunge i tre che invece di pregare dormono. Constata la loro incapacità a condividere la sua fatica mortale e li esorta a vegliare e a pregare."

vv. 41-42 Per la terza volta ritorna dai tre che sono ancora in preda a un sonno pesante. Dice loro che è arrivata l'ora (quella del suo estremo supplizio e della nostra liberazione) Dice del suo essere "consegnato". E addita anche colui che lo "consegna": Giuda.

 

 

 

La struttura:

GESÙ                                        DISCEPOLI

Prostrato                                          Seduti

Veglia e Prega                                   Dormono

Forza dello spirito                            Debolezza della carne             

Volontà di Dio                                   Volontà propria                                   

 

Ma in Gesù c'è in preghiera la totale consegna della sua volontà alla volontà del Padre.

 

v. 32          Getsemani - significa "torchio". Qui l'umanità di Gesù è torchiata per noi. Egli "spremerà" la sua essenza divina di Figlio consegnandosi "all'Abbà".

v. 32b             "Fin che io preghi". Oltrepassa i discepoli. Da solo s'immerge in preghiera. Anche Mt 26,36 sottolinea che è Gesù ad aver bisogno di pregare: lui nella sua piena umanità così sofferente e torchiata.

v. 33               "Prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni". Si tratta dei tre che hanno visto la forza della sua divinità nella risurrezione della figlia di Giairo (cfr Mc 5,37ss). Qui prendono contatto con la sua piena umanità. Gesù si scosta anche da loro in preghiera, però li chiama più vicini a lui. Desidera che almeno i più intimi gli siano più prossimi in questa ora terribile.

v. 33b         Cominciò ad avere terrore. Cominciò ad essere afferrato dal "thambos" (testo originale) che significa: tremore, timore, stupore, venir meno, grande indebolimento, paura della morte. Attenzione: questa paura è proprio ciò che tiranneggia di più l'uomo. Condividendo in pieno il terrore della morte, Gesù si accinge "a ridurre all'impotenza, tramite la sua morte, colui che della morte ha il potere e cioè il diavolo, e liberare così quelli che per paura della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita” (Eb 2,14ss). Gesù nell'agonia guarda in faccia lucidamente la morte: questa sua morte che è estremamente violenta quanto estremamente ingiusta. Gesù agonizza dentro questa lucida consapevolezza. E angoscia - siamo oltre il terrore: si tratta dell'inabissarsi nel vuoto e nel nulla. Quando l'uomo ha orrore e rifiuta la volontà del Padre, va verso questo estremo male. Perché il male estremo (che Gesù per noi ha voluto sperimentare) è l'abbandono di Dio, la sua "assenza".

v. 34          "La mia vita è triste fino a morirne". "Peri lypos"- questo è il termine originale di efficacissima espressione. "Peri" è rafforzativo di "lypos": indica una tristezza che solo è pari a quella di chi percepisce l'imminenza del suo morire. Veramente qui Gesù si è addossato ogni dolore e ogni morte, essendosi addossata quella realtà di peccato che è solo nostra e che è l'unica vera causa della sua morte.

v. 34b         "Dimorate qui e vegliate". Come i discepoli, siamo chiamati a vivere in stato di veglia. Il nostro dimorare è di fatto il diventare sempre più consapevoli di quanto il Signore ci ha amato fuori di ogni misura. E' questo che ci salva.

v. 35          "E progredendo un po' oltre, cadeva per terra e pregava". Come uno che entra in una zona buia e inciampa continuamente, Gesù sta inoltrandosi nel mistero della volontà del Padre. Il male che si è addossato è tenebra che implode ed esplode: dentro e fuori di lui. Qualche esegeta interpreta perfino questo cadere come un rotolarsi per terra, nell'angoscia più terribile. Gesù ora non ha più alcun punto di riferimento, niente che, come uomo, lo sostenga. Unico, assolutamente unico appiglio: la preghiera. "Se è possibile passi quell'ora". Gesù non è un superuomo, ma è uomo fino in fondo, fino al ribrezzo del dolore e della morte. In tutto come noi, tranne che per il peccato. Luca dice che entra in agonia e suda sangue (Lc 22,24). Gesù aveva detto: "A Dio tutto è possibile" (10,27) e anche "tutto quello che domandate nella preghiera abbiate fede di averlo già ottenuto e vi sarà accordato" (11,23). E' sacrosanta verità, ma proprio per questo il Padre "non risparmiò il proprio figlio, ma lo ha dato per tutti noi" (Rm 8,12) E dunque "come non ci donerà ogni cosa insieme con Lui?" Il disegno del Padre, e dunque del Figlio, è darci (a caro prezzo!) la salvezza e tutto ciò che ad essa conduce.

v. 36          "Diceva: Abbà, Padre". Siamo nel cuore della nostra fede. E' nella disperazione assoluta di questa ora che Gesù si abbandona, con assoluta fiducia al Padre, chiamandolo col più tenero appellativo: Abbà, quello usato nel linguaggio infantile, nell'intimità delle famiglie ebraiche.
Questa fede nel suo Amore-Salvezza proprio nel momento in cui sperimenta non solo che non ci sono percepibili prove, ma che tutto è contro ogni possibile speranza, è la nostra guarigione dal peccato originale. Adamo non credette a Dio e ruppe la sua relazione filiale con Lui. Gesù credette contro ogni speranza, e divenne fratello di tutti noi peccatori e dolenti. Essendo il Figlio per eccellenza che grida Abbà a Dio, ce lo svela Padre. "La parola Abbà, infatti, rivela tutto il segreto di Dio: nell'unico Amore costituisce il Figlio ed esprime il Padre" (S. Fausti).

v. 36b         Tutto è possibile a te; togli questo calice da me, non però ciò che voglio io, ma tu. Prima aveva chiesto che passasse l'ora, adesso il calice. L'ora indica il momento, il calice la modalità. Anche quando ci diciamo disponibili alla volontà di Dio, noi vorremmo che almeno il tempo e il modo fossero come piace a noi. Anche Gesù ha provato questa tentazione, dentro la sua terribile agonia. Anch'egli, nella sua natura di uomo, ha vissuto la lotta con Dio, perché nel clima di peccato-ribellione instaurato da Adamo noi percepiamo Dio come il vero nemico. Ed è questa l'essenza del peccato! Gesù, l'assoluta innocenza, se n'è fatto carico come tentazione-maledizione (cfr 2Cor 5,21; Gal 3,13), ma ha riportato vittoria perché ha pregato e si è consegnato alla Volontà che - pur senza prove - era la Volontà dell'Amore - Salvezza. Si è consegnato dunque interamente al "come" e al "quando" di Dio.

vv.37-42                     Dopo lo scontro con l'apparente assenza di Dio, Gesù affronta la concreta assenza dei discepoli. Dice loro: "Vegliate e pregate" perché non diventino preda del tentatore. Essi però non sono disponibili: "i loro occhi erano appesantiti". E' la stessa nota che s'incontra nel racconto della Trasfigurazione. Sono gli occhi del cuore, appesantiti da ciò che non è verità d'amore, che non è vera sequela di Gesù. Così Gesù, come si è inoltrato gradualmente nell'accettare la volontà di Dio, così si inoltra anche gradualmente nell'accettazione realistica che i suoi più intimi non erano in grado di dargli conforto. E quando torna a loro per la terza volta col dire: "Dormite pure", non è sarcasmo il suo, ma accettazione della loro "assenza". “Svegliatevi, andiamo”, "egeiresthe" è il verbo che gli evangelisti usano per la Risurrezione. Come se Gesù dicesse: "Ecco, sto affrontando la morte per voi. Proprio perché svegliati da un sonno di morte, voi risorgiate a vita". E in quell'"andiamo" è sotteso un invito: venite con me a salvare. "Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

 

 

La Parola m’interpella

 

·         Forse fino ad oggi non mi sono inoltrato/a nell'abissale profondità della parola "Abbà". Voglio ora lasciarmi provocare dal "prezzo" che Gesù ha pagato per mio amore, perché capissi il senso di una relazione con Dio che è la relazione del più autentico amore filiale?

·         Vivo veramente il "vigilare" o mi lascio appesantire e chiudere gli occhi del cuore da troppi interessi solo materiali e dalla facilità a scoraggiarmi?

·         E il "pregare" come si colloca nelle mie giornate? E' in ordine all'accettazione piena di ciò che il Padre vuole?

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

ORATIO          Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Chiudo gli occhi e visualizzo il Getsemani.

Con l'aiuto dello Spirito Santo lascio entrare nel mio cuore la preghiera di Gesù.

Ripeto più volte: Abbà con adesione di cuore,

con penetrazione di Spirito Santo.

"Non la mia ma la tua Volontà".

 

 

CONTEMPLATIO         Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!