RITIRO ON LINE - febbraio 2024 |
Venero
la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia
persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla
presenza del Signore che vuole parlarmi.
Fammi strada, Signore, conducimi Tu lungo
il cammino,
che da sempre hai pensato per me!
Sono passi duri, faticosi… spesso mi
lasciano senza forze,
sfiduciato e disorientato.
Proprio in quei momenti, Signore, fammi
strada e stringimi forte la mano,
invitami a guardare le tue meraviglie, a
toccare con mano il tuo amore.
Fammi strada, Signore, e la tua strada
sia la mia, per sempre.
(Luca
Rubin – Un minuto con Dio)
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
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I SALMI INSEGNANO A PREGARE
Continua la piccola serie di Lectio suggerite dalla lettura di alcuni salmi.
Per fare ciò prendiamo liberamente spunto da alcune riflessioni di padre Ubaldo
Terrinoni, (OFM cappuccini), raccolte nel suo libro “I salmi insegnano a
pregare”.
LECTIO
Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
2Fino
a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?
Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?
3Fino
a quando nell’anima mia addenserò pensieri,
tristezza
nel mio cuore tutto il giorno?
Fino a quando su di me prevarrà il mio nemico?
4Guarda,
rispondimi, Signore, mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
5perché
il mio nemico non dica: «L’ho vinto!»
e non esultino i miei avversari se io vacillo.
6Ma
io nella tua fedeltà ho confidato;
esulterà il mio cuore nella tua salvezza,
canterò al Signore, che mi ha beneficato.
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della
Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga
del nostro Ritiro On Line: il grande
silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"
Premessa
e
struttura
letteraria
È il lamento di un fedele che ha
la netta e amara impressione di essere abbandonato dal
Signore in un terribile momento di prova. Il
salmo è anche l'eco di dolore che ogni giorno si leva dalla terra verso il cielo
con infinite modulazioni.
Certo, qui si nota che il salmista eleva un accorato lamento, ma non
c’è
un minimo accenno alla ribellione, alla rivolta. Colui
che si lamenta sa di aver gettato
«l'ancora» della sua vita in Dio e che può sempre contare
su
di
lui.
La
conferma
si
ha dal
v.
4,
dove
lo
invoca
«mio
Dio!».
Il
suo
cuore
è
agitato
dalla
terribile
prova
e
dalla
paura e, tuttavia, Dio è invocato come sostegno, come indiscusso punto di
riferimento, come ultima spiaggia.
Oltre
alla prova schiacciante,
l'orante paventa un nemico sempre incombente: la morte; la morte che, come uno
spirito malefico, aleggia su tutto il salmo.
«La
morte nell'Antico Testamento non viene vista come un semplice evento biologico,
bensì come un potere» (G. Ravasi), sul
quale può agire solo Dio.
La struttura letteraria del
salmo è semplice, lineare,
esemplare:
vv. 2-3: l’orante si lamenta, si sfoga con Dio (quattro volte ricorre
«fino a quando»);
v. 5-5: poi l’orante passa alla preghiera;
v. 6: si abbandona fiducioso in Dio.
vv. 2-3
l'orante
si
sfoga
in
un
lamento
Da lungo tempo
il salmista si trova attanagliato da
una prova (un
male fisico
o morale).
È all'orlo
della resistenza: le forze
gli stanno venendo meno. Egli
si sente ancora più desolato,
perché, da
una parte
c'è l'inspiegabile silenzio di Dio,
il nascondersi
di Dio;
dall'altra vi sono i
nemici, pronti
a tripudiare sulla vittima sfinita.
Perciò, non potendone più, prorompe in un accorato lamento:
«Fino a quando? ».
Se Dio si facesse sentire in qualche modo...!
Se ci fosse un barlume di speranza che la situazione
potesse risolversi...!
Questo già basterebbe a infondergli un po’ di coraggio.
E, invece, quel silenzio,
queIl'impressione di essere dimenticato
da Dio,
riducono il povero
tribolato all'orlo
della disperazione.
Un'eco di
questa situazione
la troviamo nel
salmo 27, dove, nei vv. 8-11, l'orante prega:
«Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il
tuo volto, non respingere
con ira
il tuo
servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non
abbandonarmi, Dio
della mia
salvezza. Mio padre e mia madre
mi hanno abbandonato, ma il Signore mi
ha raccolto.
Mostrami, signore, la tua via, guidami sul retto cammino, perché mi tendono insidie».
L'orante, raggiunto dallo
sconforto, ripete quattro volte
il «fino a quando».
Il numero quattro nella simbologia biblica
indica la
totalità dei
punti cardinali
e, dunque,
qui si riferisce all'invasione del
dolore da ogni parte,
da tutte le direzioni. In breve, la sua persona è tutta un dolore. E
quindi il «fino a quando»
intenderebbe mettere un limite al suo dolore.
vv.
4-5
il
salmista
prega
Dopo aver dato via libera allo sfogo, il salmista si
ricompone e prega, offrendo nuovi elementi del suo caso: le pupille ormai sono
spente, la morte è vicina, è come sull'uscio di casa, il probabile trionfo dei
nemici, la probabile partita vinta del nemico. Egli pensa con quale
gioia cattiva il nemico lancerebbe il
grido di trionfo finale:
«L'ho
vinto!».
«La
luce degli occhi è il desiderio di vivere intensamente la vita, ma anche il
desiderio di vedere le cose con occhi nuovi, nella luce giusta. Per lui non si
tratta solo di essere liberato dalla prova, ma di
riuscire a vederla con occhi
nuovi, diversi»
(B. Maggioni).
In questa preghiera, «nessun pensiero di
odio o di rancore; anche se si
rivolge al Signore
sa che i nemici lo stanno spiando, godono del suo dolore e pregustano il
trionfo che per loro rappresenta la sua morte. Nessun desiderio, dunque,
di vendetta
o di castigo.
Non si
dice al
Signore di colpire il nemico,
ma semplicemente che il nemico non possa
dire: “L'ho vinto!”. Il salmista chiede di essere salvato,
non che il suo nemico sia punito» (B.
Maggioni).
v. 6 il salmista si abbandona
in
Dio
Alla preghiera
segue uno
spiraglio di
luce. L'orante
ha la chiara percezione che Dio s'interessi a lui, che gli abbia rivolto
di nuovo il suo sguardo e che lo abbia
ascoltato. Ha la felice, gioiosa
impressione di essere già fuori del pericolo. In realtà, qui si ha l'ennesima
conferma che tutte le preghiere arrivano al cuore di Dio, tutte sono da lui
attentamente ascoltate. Egli poi nella sua infinita sapienza sa quando, dove e
come risponderci.
Ed è in grazia dell'ascolto della preghiera da parte di Dio
che nel
salmo viene
cambiato il tono;
si verifica
nell'orante un triplice radicale passaggio: dalla disperazione alla
preghiera, dalla preghiera alla fiducia e, addirittura, dalla fiducia al canto.
Vi
sono momenti nella nostra vita in cui realmente si fa l'angosciosa
esperienza del silenzio di Dio o del suo abbandono; si chiama Dio ed egli non risponde, si cerca
con estrema urgenza il suo aiuto e non arriva; si invoca il suo soccorso, ma il
cielo è chiuso. E ci si sente sempre più soli, più deboli,
fragili, smarriti…
Ed è a
questo punto che affiora con forza
l'interrogativo: «Fino a quando, Signore?».
Se mi guardo intorno, vedo snodarsi una processione interminabile di
persone che portano tutte una croce pesante,
una
croce
che
da
un
momento all'altro
minaccia
di schiacciarli. È una
processione composta da sfiduciati, delusi, stanchi, smarriti, amareggiati,
traditi...; è una
processione costituita da
gente che
è giunta al
limite dell' impossibile,
gente che
ha rinunciato
all'appuntamento con
la speranza, gente
che
si
sente
addosso
solo
sospetti, critiche, maldicenze,
calunnie, isolamento...
Si pensi alle tremende tragedie che colpiscono ora una famiglia,
ora un'altra...;
si pensi
ai genitori
ai quali
è stata
sequestrata e uccisa
l'unica figlia...;
ai genitori il
cui figlio di 11 anni è stato sciolto nell'acido;
si pensi al malato al quale
restano i giorni contati, all'ergastolano per il quale non c'è un
domani di libertà, alla signora il cui marito
è alcolizzato ed
è scandalo
per la
famiglia, disonore per i figli,
dissesto nell'economia; si pensi all'anziano che si avvia al tramonto della vita
consumato da una mortificante solitudine; si pensi a tutti coloro che puntano il
dito verso di me e di te (che abbiamo il dono della fede) e ci interpellano
sullo scandalo del male, sul prosperare del cattivo, sulla sofferenza
dell'innocente...
Il
salmista
ricorre
alla
preghiera
Con animo accorato, come a unica
tavola di salvezza, egli si
aggrappa alla preghiera: prega il Signore che si affretti a intervenire, perché
qualcosa «dentro» sta per cedere.
Però, notiamo che
la fiducia
in lui
resta immutata, anche se tanti gli
dicono che è inutile pregare, anche se la ragione non trova giusti motivi,
motivi ragionevoli per continuare a
pregare. La sua speranza resta
ancorata in Dio!
S. Paolo si sintonizza su questa lunghezza d'onda ed esorta i cristiani a
dedicarsi alla preghiera:
Col 4,2
«perseverate
nella preghiera»;
Ef 6,18
«pregate
continuamente»;
lTs 5,17
«pregate
senza interruzione».
Soprattutto
in
alcuni
salmi
viene
dichiarata
l'esigenza
insopprimibile
di
Dio,
avvertita
da
tutto
il
nostro
essere:
-
«Come
la cerva anela ai corsi 'acqua, così
l'anima mia anela a te, o Dio.
L'anima
mia ha
sete di
Dio, del
Dio vivente»
(Sal
42,2-3);
-
«Solo
in Dio
riposa l'anima
mia; lui
solo è
mia roccia
e mia
salvezza»
(Sal 62,2-3);
-
«O
Dio, tu sei
il mio Dio, dall'aurora io ti cerco; ha
sete di te l'anima mia,
desidera
te la
mia
carne,
in terra
arida, assetata,
senz'acqua»
(Sal
63,2-3).
S. Agostino
nelle
Confessioni ci ha
lasciato un'esperienza
incomparabile:
«Ci
hai fatti per te ed è inquieto il
nostro cuore finché non riposa in te»
(Confessioni 1,1).
Ora si comprende meglio perché il salmista continui a pregare,
pur trovandosi alle prese con un Dio
che tace e non risponde. La preghiera, per lui e per noi, è l'ultima
spiaggia, è l'unica
tavola di salvezza.
È
giusto porci questa domanda, perché il
salmista chiude la
sua preghiera
con l'accenno
alla gioia
e al
canto:
«esulterà
il mio cuore nella tua salvezza,
canterò al Signore, che mi ha
beneficato».
Dunque, certamente
il Signore gli si è fatto
presente. Ha sottratto concretamente
il salmista alla morte; ha liberato i suoi occhi
dalle lacrime (glieli ha asciugati), ha preservato i suoi piedi dalla caduta, ha
cambiato la sua
afflizione in gioia.
La prova ha la finalità di
maturare la persona, di purificarla, di
temprarla, di renderla più profonda e più ricca interiormente.
Possiamo precisare anche un'altra importante finalità: «Dio
talvolta si nasconde per farci sottolineare com'è angoscioso perderlo e
com'è urgente ritrovarlo. Dio si nasconde, Dio
tace, non
perché si
è dimenticato di noi,
ma affinché noi dimenticando
noi stessi, ricerchiamo soltanto lui» (cf. G.
Albanese).
Egli, infine, ci sottopone alla prova anche per non farci abituare ai suoi
doni. L'esperienza ci conferma largamente che si apprezza un bene solo quando lo
si è perduto. Egli, che è
il Bene, si sottrae, si nasconde affinché l'uomo avverta
la differenza tra la
sua assenza
e la sua
presenza.
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Guarda che questa volta ci devi mettere tutta la Tua forza
per riportarmi in piedi.
Sono arrivato al limite prima di accorgermi di essere diventato
un cumulo di macerie.
Ho tirato fino all’ultimo e poi mi sono ritrovato per terra:
mucchietto di ossa, anima in frantumi, vita che non è più vita.
Quindi dovrai fare gli straordinari, mio Signore,
e metterci tanto di quell’amore che nemmeno immagini.
La mia mano è tesa verso Te (e questo è tutto quello che posso
fare).
Al resto pensaci Tu. (Patrizio Righero - Un minuto con Dio) |
–
Un minuto con Dio)
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci
precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo
mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti
i secoli dei secoli. Amen
ACTIO
Mi
impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita.
Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al
momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
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