RITIRO ON LINE - febbraio 2021     










Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

 

Signore,

aiutami a non pensare solo

a noi stessi o a chi ci vuole bene,

ma a pensare agli altri

soprattutto imparando ad amare

chi non ci ricambia o chi

ha… perso se stesso.

Signore,

aiutami perché io possa avere

ogni giorno qualcuno a cui far compagnia.

Signore, fa’ che io veda

sempre te riflesso in

ogni mio fratello o sorella.

(Caritas Italiana)

 

 
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

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"PREGARE IL PADRE NOSTRO"

 

Gesù pregava come prega ogni uomo del mondo. Eppure, nel suo modo di pregare, vi era racchiuso un mistero, qualcosa che sicuramente non era sfuggito ai suoi discepoli, se nei vangeli troviamo quella supplica così semplice e immediata: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1).

Gesù mette sulle labbra dei suoi discepoli una preghiera breve, audace, fatta di sette domande – un numero che nella Bibbia non è  casuale,  indica  pienezza”.

 Questa  presentazione  introduce  le  meditazioni  di  papa Francesco sul Padre Nostro, da lui tenute nelle udienze generali del mercoledì. Sono un  materiale  prezioso da approfondire nei nostri momenti di riflessione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.

 

1State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. 2Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

5E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

7Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. 8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.

(Mt 6,1-7)

 

29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

(Lc 5, 29-32)

 

40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

(Mt 35,40)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

Padre di tutti noi

Continuiamo il nostro percorso per imparare sempre meglio a pregare come Gesù ci ha insegnato.

Un incrocio di sguardi

Lui ha detto: quando preghi, entra nel silenzio della tua camera, ritirati dal mondo e rivolgiti a Dio chiamandolo

padre!”. Gesù vuole che i suoi discepoli non siano come gli ipocriti che pregano stando dritti in piedi nelle piazze per essere ammirati dalla gente: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro…» (cfr Mt 6). Gesù non vuole ipocrisia. La vera preghiera è  quella che si compie nel segreto della coscienza, del cuore, imperscrutabile, visibile solo a Dio. Io e Dio. Essa rifugge dalla falsità: con Dio è impossibile fingere. È im- possibile, davanti a Dio non c’è trucco che abbia potere, Dio ci conosce così, nudi nella coscienza, e fingere non si può.

Alla radice del dialogo con Dio c’è un dialogo silenzioso, come l’incrocio di sguardi tra due persone che si amano: l’uomo e Dio incrociano gli sguardi, questa è preghiera. Guardare Dio e lasciarsi guardare da Dio. Questo è pregare. “Ma, padre, io non dico parole. Guarda Dio e lasciati guardare da Lui: è una preghiera, una bella preghiera!

Nel cuore, le persone e le situazioni

Eppure, nonostante la preghiera del discepolo sia tutta confidenziale, non scade mai nell’intimismo. Nel segreto della coscienza, il cristiano non lascia il mondo fuori dalla porta della sua camera,  ma porta nel cuore le persone e le situazioni, i problemi, tante cose, tutte le porto nella preghiera.

 

La parola che manca

C’è un’assenza impressionante nel testo del Padre nostro. Se io domandassi a voi qual è l’assenza impressionante nel testo del Padre nostro, non sarà facile rispondere. Manca una parola. Una parola che ai nostri tempi ma forse sempre tutti tengono in grande considerazione. Qual è la parola che manca nel Padre nostro che preghiamo tutti i giorni? Per risparmiare tempo la dirò io: manca la parola “io”. Mai si dice “io”. Gesù insegna a pregare avendo sulle labbra anzitutto il “Tu”, perché la preghiera cristiana è dialogo: «sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà». Non il mio nome, il mio regno, la mia volontà. Io no, non va. E poi passa al noi”. Tutta la seconda parte del Padre nostro è declinata alla prima persona plurale:

«dacci il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, non abbandonarci alla tentazione, liberaci dal male». Perfino le domande più elementari dell’uomo come quella di avere del cibo per spegnere la fame sono tutte al plurale. Nella preghiera cristiana, nessuno chiede il pane per sé: dammi il pane  di oggi,  no, dacci, lo supplica per tutti, per tutti i poveri del mondo. Non bisogna dimenticare questo, manca la parola “io”. si prega con il tu e con il noi. È un buon insegnamento di Gesù, non dimenticatelo.

Perché? Perché non c’è spazio per l’individualismo nel dialogo con Dio. Non c’è ostentazione dei propri problemi come se noi fossimo gli unici al mondo a soffrire. Non c’è preghiera elevata a Dio che non sia la preghiera di una comunità di fratelli e sorelle, il noi: siamo in comunità, siamo fratelli e sorelle, siamo un popolo che prega, “noi”.

 

La parola contraria a “io”

Una volta il cappellano di un carcere mi ha fatto una domanda: “Mi dica, padre, qual è secondo lei la parola contraria a ‘io’?”. E io, ingenuo, ho detto: “tu”. “Questo è l’inizio della guerra. La parola opposta a ‘io’ è ‘noi’, dove c’è la pace, tutti insieme”.

È un bell’insegnamento che ho ricevuto da quel prete!

 

I dolori che ho incrociato

Nella preghiera, un cristiano porta tutte le difficoltà delle persone che gli vivono accanto: quando scende la sera, racconta a Dio i dolori che ha incrociato in quel giorno; pone davanti a Lui tanti volti, amici e anche ostili; non li scaccia come distrazioni pericolose. Se uno non si accorge che attorno a sé c’è tanta gente che soffre, se non si impietosisce per le lacrime dei poveri, se è assuefatto a tutto, allora significa che il suo cuore… com’è? appassito? no, peggio: è di pietra.

In questo caso è bene supplicare il Signore che ci tocchi con il suo Spirito e intenerisca il nostro cuore: intenerisci, Signore, il mio cuore”. È una bella preghiera: “Signore, intenerisci il mio cuore, perché possa capire e farmi carico di tutti i problemi, tutti i dolori altrui.

 

Compassione

Il Cristo non è passato indenne accanto alle miserie del mondo: ogni volta che percepiva una solitudine, un dolore del corpo o dello spirito, provava un senso forte di compassione, come le viscere di una madre.

Questo sentire compassione” – non dimentichiamo questa parola tanto cristiana: sentire compassione – è uno dei verbi-chiave del Vangelo: è ciò che spinge il buon samaritano ad avvicinarsi all’uomo ferito sul bordo della strada, al contrario degli altri che hanno il cuore duro.

 

Il grido di tante persone

Ci possiamo chiedere: quando prego, mi apro al grido  di tante persone vicine e lontane? Oppure penso alla preghiera come a una specie di anestesia, per stare più tranquillo? Butto lì la domanda, ognuno si risponda. In questo caso sarei vittima di un terribile equivoco.

Certo, la mia non sarebbe più una preghiera cristiana. Perché quel “noi”, che Gesù ci ha insegnato, mi impedisce di stare in pace da solo, e mi fa sentire responsabile dei miei fratelli e sorelle.

Ci sono uomini che apparentemente non cercano Dio, ma Gesù ci fa pregare anche per loro, perché Dio cerca queste persone più di tutti. Gesù non è venuto per i sani, ma per i malati, per i peccatori: « Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; » (cfr Lc 5)   cioè per tutti, perché chi pensa di essere sano, in realtà non lo è.

Se lavoriamo per la giustizia, non sentiamoci migliori degli altri: il Padre fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i cattivi (cfr Mt 5,45). Ama tutti il Padre! Impariamo da Dio che è sempre buono con tutti, al contrario di noi che riusciamo a essere buoni solo con qualcuno, con qualcuno che ci piace.

 

Amore compassionevole e concreto

Fratelli e sorelle, santi e peccatori, siamo tutti fratelli amati dallo stesso padre.

E, alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore, su come abbiamo amato. Non un amore solo sentimentale, ma compassionevole e concreto, secondo la regola evangelica non dimenticatela! –: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Così dice il Signore.

 Grazie.

 

(catechesi di Papa Francesco del 13 febbraio 2019)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Signore Gesù,

tu ci hai insegnato che

dobbiamo essere di aiuto a

tutti coloro che vorrebbero pregare

ma non sanno farlo.

 Accetta il loro desiderio di

pregare anche solo ascoltando

il loro silenzio, incontrandoli

nel deserto del loro cuore.

Ti chiedo, Signore Gesù,

che io stessa diventi ogni

giorno verità da dire,

vita da vivere, luce da accendere,

amore da donare, strada da percorrere,

pace da diffondere e sacrificio

da offrire al mio prossimo.

 

 

( Caritas Italiana )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

  Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!  Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!            

 

(tratto dalle catechesi di Papa Francesco )

 

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