RITIRO ON LINE - dicembre 2024 |
Venero
la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia
persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla
presenza del Signore che vuole parlarmi.
Non ho paura del buio ma ho paura di
diventare una notte senza lune.
Non temo l’oscurità che mi avvolge. Temo
l’oscurità che potrei diventare.
Dal profondo a Te grido…
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
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I SALMI INSEGNANO A PREGARE
Continua la piccola serie di Lectio suggerite dalla lettura di alcuni salmi. Per
fare ciò prendiamo liberamente spunto da alcune riflessioni di padre Ubaldo
Terrinoni, (OFM cappuccini), raccolte nel suo libro “I salmi insegnano a
pregare”.
LECTIO
Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
Salmo
139 (138)
vv. 1- 6 Dio onniscente
1Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Signore, tu mi scruti e mi conosci,
2tu
conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri,
3osservi
il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie.
4La
mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta.
5Alle
spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano.
6Meravigliosa
per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile.
vv. 7 - 12 Dio onnipresente
7Dove
andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza?
8Se
salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti.
9Se
prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare,
10anche
là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.
11Se
dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte»,
12nemmeno
le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
vv. 13 - 18 Dio onnipotente
13Sei
tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
14Io
ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda;
meravigliose sono le tue opere, le riconosce
pienamente l’anima mia.
15Non
ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.
16Ancora
informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni
che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno.
17Quanto
profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio!
18Se
volessi contarli, sono più della sabbia. Mi risveglio e sono ancora con te.
vv. 19 – 24 Dio santo
20Essi
parlano contro di te con inganno, contro di te si alzano invano.
22Li
odio con odio implacabile, li considero miei nemici.
23Scrutami,
o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri;
24vedi
se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità.
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della
Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga
del nostro Ritiro On Line: il grande
silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"
SALMO
139
«Signore,
tu mi scruti e mi conosci»
Premessa e struttura letteraria
J. Weiser afferma che l’autore «esprime lo stupore dell’uomo, il quale scopre
che in tutte le sue vie egli è coinvolto in relazioni che restano nascoste
all’occhio naturale. Egli scopre che non appartiene interamente a se stesso né
vive esclusivamente la sua vita per se stesso, perché dappertutto scopre
invisibili legami che lo vincolano a Dio». Dio infatti, come precisa il salmista
in quattro strofe, è onnisciente (nei vv. 1-6), onnipresente (vv. 7-12),
onnipotente (vv. 13-18) e santo (vv. 19-24). L’intera composizione consta di
quattro parti, di sei versetti ciascuna.
Però l’autore non presenta questi attributi in modo astratto, teorico e
distaccato; li riferisce invece al concreto, al contesto dell’esperienza
personale. Del resto, sappiamo che in tutta la Bibbia Dio non è presentato mai
come oggetto di speculazione intellettuale, ma come persona divina che entra di
continuo in rapporto con l’uomo, in «un io e un tu» per un amichevole dialogo.
La certezza di questa divina presenza tutelare era ben nota anche alle antiche
culture extrabibliche (egiziana, babilonese, sumerica...) ed è costantemente
ricordata nella letteratura biblica. Così, per esempio, Giobbe ascrive a Dio
l’origine e l’appassionata elaborazione della sua esistenza: «Le
tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto integro in ogni parte
[...).
Come argilla mi hai plasmato; mi hai colato come latte e fatto
cagliare come formaggio. Di pelle e di carne mi hai rivestito, di ossa e di
nervi mi hai intessuto»
(Gb 10,8-11).
Il saggio Siracide sollecita il popolo d’Israele a rendere gloria a Dio per le
meraviglie profuse nel creato: «Potremmo
dire molte cose e mai finiremmo, ma la conclusione del discorso sia: “Egli è il
tutto!”. Come potremmo avere la forza per lodarlo? Egli infatti, il Grande, è al
di sopra di tutte le sue opere. Il Signore è terribile e molto grande,
meravigliosa è la sua potenza»
(Sir 43,29-32).
Probabilmente questo salmo risale al periodo post-esilico (VI sec. a.C.).
L’intenzione dell’autore è di insegnare ai giovani del popolo dell’alleanza a
rivolgersi a Dio nel dialogo orante, pensandolo non come severo giudice,
distante e disinteressato, bensì come un Dio amabile, premuroso e costantemente
presente nella vita e nel cammino del singolo.
Commento
vv. 1-6 Dio onnisciente
Notiamo il tono intimo interpersonale di questa preghiera; si tratta di un
rapporto «io-tu»
o meglio «Tu-io»;
e si noti il «tu» enfatico del v. 2: «tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo».
Ciò vuol dire che l’uomo è aperto a Dio e vive una costante tensione verso di
lui; per cui l’uomo è e si realizza nella proporzione in cui coltiva il dialogo
orante con Dio. L’uomo è un essere in relazione a Dio. La conferma si ha anche
dal fatto che, in tutte le culture antiche, il primo tipo di uomo è quello
religioso; è un uomo che parla più con Dio che di Dio; è un uomo ricco di miti e
di riti.
L’autore, inoltre, esprime la continua divina presenza, Ricorrendo al binomio «sedersi
e alzarsi»:
è il classico binomio della cultura biblica che intende racchiudere,
circoscrivere qui l’intera esistenza dell’uomo. Per di più, nel salmo ci si
imbatte ben sette volte nel verbo conoscere riferito a Dio («tu
mi scruti e mi conosci»).
È una conoscenza profonda, totale, piena, perché l’uomo è una creatura di Dio.
Tutto l’uomo dunque è conosciuto da Dio e resta permanentemente sotto il suo
sguardo paterno e affettuoso. Anzi, Dio segue anche il corso dei suoi pensieri,
e quando questi sono ancora per «strada», dal fondo dell’anima verso la
chiarezza per essere poi pronunciati, egli già li conosce. La sua divina
presenza però non è di controllo ispettivo e di giudizio, è invece presenza
amabile, benevola, protettiva, difensiva.
Dunque presenza temuta da Giobbe, però presenza accolta e vissuta da s. Agostino
nelle Confessioni:
«Dio
mio, fa’ ch’io ricordi per ringraziarti e ch’io confessi gli atti della tua
misericordia nei miei riguardi
[. ..].
Penetrate stabilmente nelle mie viscere le tue parole, da te assediato da ogni
parte, possedevo la certezza della tua vita eterna»
(Libro VIII,1,1).
Sì, Dio circonda l’uomo da ogni parte in segno di tenera, affettuosa protezione
e stende su di lui la sua mano tutelare (v. 5). Il salmista è profondamente
commosso per tanta squisita premura, per cui se ne esce in una ammirata
esclamazione: «Meravigliosa per me la tua conoscenza,, troppo alta, per me
inaccessibile!»
(v. 6); di troppo sorpassa le possibilità umane per poterne penetrare, misurare
e comprendere il mistero.
vv. 7-12
Dio
onnipresente
In questa seconda strofa, l’autore mette ali alla sua fantasia e immagina di
volare per una fuga da tutto e da tutti, Dio compreso, ma... è un’illusione!
Egli stesso deve confermare la presenza di Dio in ogni luogo, con le quattro
dimensioni dell’universo: altezza (cielo), profondità (inferi), aurora
(oriente), mare Mediterraneo (occidente). Dio è dovunque!
Sopraffatto dalla consolante certezza della continua presenza di Dio, si chiede
dove tentare di nascondersi per sottrarsi al suo sguardo, dove fuggire per avere
la certezza di essere solo, dove ritagliarsi uno spazio che sia soltanto suo e
di nessun altro. Impossibile! Dio è in ogni luogo. Per lui non esiste spazio
lontano o vicino, notte o giorno, tenebra o luce: «nemmeno
le tenebre per te sono tenebre, e la notte è luminosa come il giorno; per te le
tenebre sono come luce»
(v. 12).
vv.
13-18
Dio
onnipotente
Richiamando le tematiche delle due strofe precedenti, possiamo affermare che Dio
sa tutto; Dio è dappertutto; Dio può tutto. Certo, l’intera creazione canta le
meraviglie di Dio profuse nell’universo; ogni realtà è così splendida da muovere
all’ammirazione. L’autore di questo salmo vuole considerarne in particolare
qualcuna, e non va molto in là; si ferma a contemplare la meraviglia delle
meraviglie che è lui stesso.
«Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai affidato al seno
di mia madre;
al mio nascere, a te fui consegnato, dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio»
(Sal 22,10-11);
«Mi fu rivolta questa parola del Signore: “Prima di formarti nel
grembo materno ti ho conosciuto; prima che tu uscissi alla luce, ti ho
consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni“»
(Ger 1,4-5);
Ovviamente, la scoperta di essere oggetto dell’infinita attenzione di Dio, lo fa
esclamare con intima profonda commozione: «hai
fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere»
(v. 14).
Ogni uomo è un autentico miracolo, un vero capolavoro di Dio. Ed è proprio per
questo che lode, stupore, ammirazione e ringraziamento sono i sentimenti che si
affollano nella mente del salmista. Egli si arresta estasiato di fronte
all’insondabilità dei pensieri e dei progetti di Dio; sono innumerevoli e
indecifrabili alla mente umana; sono cose da capogiro! «Quanto
profondi per me i tuoi pensieri
[. ..].
Se volessi contarli, sono più della sabbia»
(vv. 17-18). Anche il più ardito calcolo matematico non riuscirebbe a numerare
tali progetti della bontà divina.
vv.
18-24 Dio
santo
Dio è santo! È l’Assoluto. L’Unico! Egli solo è! Tutto il resto... passa; non si
può trattenere nulla. Ogni cosa creata è sotto il segno della provvisorietà;
tutti i valori terreni sfuggono di mano, come l’acqua che filtra tra le dita,
senza che la si possa trattenere.
L’uomo va declinando sempre più; «il
nostro uomo esteriore si va disfacendo»
afferma Paolo (2Cor 4,16). Solo lui è eterno e non passa mai. È l’eterno
presente. È il Totalmente Altro in rapporto a ogni altra cosa creata. L’uomo è
una creatura, egli è il Creatore. Egli è l’Infinito, mentre l’uomo si scopre con
limiti da ogni parte. Ed è impossibile scrutare i suoi pensieri. «Chi
si prova è un folle — annota G. Albanese —
e ne
rimarrà confuso. Perciò io credo, Signore, e non pretendo di vedere. Accetto i
tuoi voleri non perché li comprendo, ma perché conosco da quale cuore
provengono. Accetto i tuoi misteri non perché capisco, ma perché confido».
In questo mirabile e sapientissimo concerto della creazione, affiora una vistosa
stortura: il persistere del malvagio, il quale si chiude ermeticamente all’amore
di Dio; anzi lo combatte in ogni modo e lancia verso il Cielo insulti e
bestemmie. La fonte biblica riferisce alcune dichiarazioni insensate di costoro:
«Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore: Dio non ne chiede
conto, non esiste! Questo è tutto il suo pensiero»
(Sal 10,4); lo stolto pensa: «Dio
non c’è»
(Sal 14,1); «Oracolo del peccato nel cuore del malvagio: non c’è paura di Dio
davanti ai suoi occhi: le sue parole sono cattiveria e inganno, rifiuta di
capire di compiere il bene» (Sal 36,2.4); «lo
stolto pensa: “Dio non c’è”. Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo per
vedere se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio»
(Sal
53,2-3).
Proprio il riaffiorare di questa constatazione nella mente del salmista devoto e
leale è motivo di una reazione di forte indignazione e di rivolta e, pervaso da
santo zelo, prega il Signore di annientarli dalla terra. Egli li odia
cordialmente perché sta dalla parte di Dio, difende la causa di Dio. Perciò,
prega con tutto il cuore: «Se tu, Dio, uccidersi i malvagi!».
E poi aggiunge: «Quanto odio, Signore, quelli che ti odiano! Quanto detesto quelli che
si oppongono a te! Li odio con odio implacabile, li considero miei nemici»
(vv. 19-22).
Si noti bene: il salmista non si scaglia con furia contro i suoi nemici
personali, bensì contro i nemici di Dio. Si tratta di insensati di ieri e di
oggi che ignorano di essere in vita come frutto dell’amore di Dio e lanciano
insulti, bestemmie e stupidità verso l’Alto. È appunto per questo che nel salmo
viene contrapposto uno stridente contrasto: alla sublimità delle opere
deIl’Altissimo, alcuni stolti rispondono con atteggiamenti blasfemi.
Dopo questo sfogo
il
salmista si ricompone, si riappropria del suo ritmo spirituale e termina la sua
preghiera in un atteggiamento di abbandono in Dio, disponendosi davanti a lui
come un libro aperto, e lo prega di volerlo ben vagliare per vedere se mai si
celi, anche in lui, qualche ombra; è deciso a lasciarsi guidare da lui sulla via
della vita: «vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità»
(v. 24).
Attualizzazione - pregare il salmo oggi: solo Dio conosce l’uomo
Un preciso interrogativo aleggia in tutto il salmo: che cosa sa l’uomo di se
stesso? Dell’altro? Del vicino? Poco o nulla.
Nessuno può penetrare nella sua sapientissima mente e nessuno può scrutare il
corso dei suoi pensieri e dei suoi progetti.
Perciò, l’uomo saggio accetta umilmente il suo mistero, non perché capisce, ma
perché sa che in Dio non c’è né inganno né violenza; in Dio vi è soltanto verità
e amore. Il saggio sa che quaggiù non è tanto questione di capire quanto di
amare. Anzi, nella misura in cui ama, comincia a capire qualcosa. Dunque amare
per conoscere, amare per gustare tutto ciò che Dio ha dispiegato nella creazione
per noi.
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Attendo quei giorni più dell’aria che respiro.
So che Tu sei il Dio del compimento
come chi ha tra le mani
Vieni Signore Gesù.
Eric Pearlman - Un
minuto con Dio)
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci
precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo
mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre
Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti
i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO
Mi
impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita.
Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al
momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
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