RITIRO ON LINE - dicembre 2024     










Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

  

Non ho paura del buio ma ho paura di diventare una notte senza lune.

Non temo l’oscurità che mi avvolge. Temo l’oscurità che potrei diventare.

Dal profondo a Te grido…

(Patrizio Righero – Un minuto con Dio)

                                                          

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

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I SALMI INSEGNANO A PREGARE

Continua la piccola serie di Lectio suggerite dalla lettura di alcuni salmi. Per fare ciò prendiamo liberamente spunto da alcune riflessioni di padre Ubaldo Terrinoni, (OFM cappuccini), raccolte nel suo libro “I salmi insegnano a pregare”.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.   

Salmo 139 (138)

 

vv. 1- 6 Dio onniscente

1Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Signore, tu mi scruti e mi conosci,

2tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri,

3osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie.

4La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta.

5Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano.

6Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile.

 

vv. 7 - 12 Dio onnipresente

7Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza?

8Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti.

9Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare,

10anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.

11Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte»,

12nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno;

  per te le tenebre sono come luce.

  

vv. 13 - 18 Dio onnipotente

13Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.

14Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda;

   meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia.

15Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto,

   ricamato nelle profondità della terra.

16Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni

   che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno.

17Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio!

18Se volessi contarli, sono più della sabbia. Mi risveglio e sono ancora con te.

  

vv. 19 – 24 Dio santo

 19Se tu, Dio, uccidessi i malvagi! Allontanatevi da me, uomini sanguinari!

20Essi parlano contro di te con inganno, contro di te si alzano invano.

21Quanto odio, Signore, quelli che ti odiano! Quanto detesto quelli che si oppongono a te!

22Li odio con odio implacabile, li considero miei nemici.

23Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri;

24vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"

 

SALMO 139 «Signore, tu mi scruti e mi conosci»

Premessa e struttura letteraria

 È uno dei salmi più belli del Salterio! Questo è il concorde giudizio degli studiosi. È un maestoso e solenne inno al Creatore che, quale insuperabile artista, ha plasmato l’uomo come capolavoro della creazione. È un testo altamente suggestivo e di rara profondità. L’intera composizione è una commossa professione di fede, una meditazione in chiave sapienziale e una riconoscente preghiera.

J. Weiser afferma che l’autore «esprime lo stupore dell’uomo, il quale scopre che in tutte le sue vie egli è coinvolto in relazioni che restano nascoste all’occhio naturale. Egli scopre che non appartiene interamente a se stesso né vive esclusivamente la sua vita per se stesso, perché dappertutto scopre invisibili legami che lo vincolano a Dio». Dio infatti, come precisa il salmista in quattro strofe, è onnisciente (nei vv. 1-6), onnipresente (vv. 7-12), onnipotente (vv. 13-18) e santo (vv. 19-24). L’intera composizione consta di quattro parti, di sei versetti ciascuna.

Però l’autore non presenta questi attributi in modo astratto, teorico e distaccato; li riferisce invece al concreto, al contesto dell’esperienza personale. Del resto, sappiamo che in tutta la Bibbia Dio non è presentato mai come oggetto di speculazione intellettuale, ma come persona divina che entra di continuo in rapporto con l’uomo, in «un io e un tu» per un amichevole dialogo.

La certezza di questa divina presenza tutelare era ben nota anche alle antiche culture extrabibliche (egiziana, babilonese, sumerica...) ed è costantemente ricordata nella letteratura biblica. Così, per esempio, Giobbe ascrive a Dio l’origine e l’appassionata elaborazione della sua esistenza: «Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto integro in ogni parte [...). Come argilla mi hai plasmato; mi hai colato come latte e fatto cagliare come formaggio. Di pelle e di carne mi hai rivestito, di ossa e di nervi mi hai intessuto» (Gb 10,8-11).

Il saggio Siracide sollecita il popolo d’Israele a rendere gloria a Dio per le meraviglie profuse nel creato: «Potremmo dire molte cose e mai finiremmo, ma la conclusione del discorso sia: “Egli è il tutto!”. Come potremmo avere la forza per lodarlo? Egli infatti, il Grande, è al di sopra di tutte le sue opere. Il Signore è terribile e molto grande, meravigliosa è la sua potenza» (Sir 43,29-32).

Probabilmente questo salmo risale al periodo post-esilico (VI sec. a.C.). L’intenzione dell’autore è di insegnare ai giovani del popolo dell’alleanza a rivolgersi a Dio nel dialogo orante, pensandolo non come severo giudice, distante e disinteressato, bensì come un Dio amabile, premuroso e costantemente presente nella vita e nel cammino del singolo.

 

Commento  vv. 1-6 Dio onnisciente

Notiamo il tono intimo interpersonale di questa preghiera; si tratta di un rapporto «io-tu» o meglio «Tu-io»;  e si noti il «tu» enfatico del v. 2: «tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo». Ciò vuol dire che l’uomo è aperto a Dio e vive una costante tensione verso di lui; per cui l’uomo è e si realizza nella proporzione in cui coltiva il dialogo orante con Dio. L’uomo è un essere in relazione a Dio. La conferma si ha anche dal fatto che, in tutte le culture antiche, il primo tipo di uomo è quello religioso; è un uomo che parla più con Dio che di Dio; è un uomo ricco di miti e di riti.

L’autore, inoltre, esprime la continua divina presenza, Ricorrendo al binomio «sedersi e alzarsi»: è il classico binomio della cultura biblica che intende racchiudere, circoscrivere qui l’intera esistenza dell’uomo. Per di più, nel salmo ci si imbatte ben sette volte nel verbo conoscere riferito a Dio («tu mi scruti e mi conosci»). È una conoscenza profonda, totale, piena, perché l’uomo è una creatura di Dio.

Tutto l’uomo dunque è conosciuto da Dio e resta permanentemente sotto il suo sguardo paterno e affettuoso. Anzi, Dio segue anche il corso dei suoi pensieri, e quando questi sono ancora per «strada», dal fondo dell’anima verso la chiarezza per essere poi pronunciati, egli già li conosce. La sua divina presenza però non è di controllo ispettivo e di giudizio, è invece presenza amabile, benevola, protettiva, difensiva.

 E tuttavia (strano a dirsi...!) questa presenza così rassicurante non è affatto gradita a Giobbe, perché la vive come una insopportabile oppressione, per cui implora Dio di lasciarlo morire in pace: «Se pecco, tu mi sorvegli e non mi lasci impunito per la mia colpa (...). Lasciami, che io possa respirare un poco prima che me ne vada, senza ritorno, verso la terra delle tenebre e de1I’ombra di morte» (Gb 10,14.20-21).

Dunque presenza temuta da Giobbe, però presenza accolta e vissuta da s. Agostino nelle Confessioni:

«Dio mio, fa’ ch’io ricordi per ringraziarti e ch’io confessi gli atti della tua misericordia nei miei riguardi [. ..]. Penetrate stabilmente nelle mie viscere le tue parole, da te assediato da ogni parte, possedevo la certezza della tua vita eterna» (Libro VIII,1,1).

Sì, Dio circonda l’uomo da ogni parte in segno di tenera, affettuosa protezione e stende su di lui la sua mano tutelare (v. 5). Il salmista è profondamente commosso per tanta squisita premura, per cui se ne esce in una ammirata esclamazione: «Meravigliosa per me la tua conoscenza,, troppo alta, per me inaccessibile!» (v. 6); di troppo sorpassa le possibilità umane per poterne penetrare, misurare e comprendere il mistero.

 

vv. 7-12 Dio onnipresente

In questa seconda strofa, l’autore mette ali alla sua fantasia e immagina di volare per una fuga da tutto e da tutti, Dio compreso, ma... è un’illusione! Egli stesso deve confermare la presenza di Dio in ogni luogo, con le quattro dimensioni dell’universo: altezza (cielo), profondità (inferi), aurora (oriente), mare Mediterraneo (occidente). Dio è dovunque!

Sopraffatto dalla consolante certezza della continua presenza di Dio, si chiede dove tentare di nascondersi per sottrarsi al suo sguardo, dove fuggire per avere la certezza di essere solo, dove ritagliarsi uno spazio che sia soltanto suo e di nessun altro. Impossibile! Dio è in ogni luogo. Per lui non esiste spazio lontano o vicino, notte o giorno, tenebra o luce: «nemmeno le tenebre per te sono tenebre, e la notte è luminosa come il giorno; per te le tenebre sono come luce» (v. 12).

 Altri testi biblici confermano la verità dell’ubiquità di Dio con smaglianti dichiarazioni:

 «Sono forse Dio solo da vicino? Non sono Dio anche da lontano? Può nascondersi un uomo nel nascondiglio senza che io lo veda? Non riempio io il cielo e la terra?» (Ger 23,23-24);

 «Abisso e regno dei morti sono palesi davanti al Signore, quanto più i cuori degli uomini!» (Pr 15,11);

 «Strappa dalle tenebre segreti e porta alla luce le ombre della morte» (Gb 12,22);

 «Egli tiene gli occhi sulla condotta dell’uomo e vede tutti i suoi passi. Non vi è tenebra, non densa oscurità, dove possano nascondersi i malfattori» (Gb 34,21-22).

 Un autorevole studioso si chiede se «il fatto che non esista un luogo dove l’uomo possa sottrarsi alla presenza di Dio è un motivo di gioia o di paura. Dipende da come si pensa Dio. Se lo pensi come giudice che scruta l’uomo per inquisirlo, la sua presenza è un tormento. Ma se lo pensi come un Dio che è amore, è una gioia» (B. Maggioni).

 «Non ci sono distanze che possano separarmi da te — scrive I. Larranaga rivolgendosi direttamente al Signore —. Non c’è oscurità che ti nasconda. Non sei tuttavia un poliziotto che controlla i miei passi, ma il Padre tenero che ha cura della sorte dei suoi figli. Quando ho la sensazione di essere un bimbo smarrito nel deserto, tu mi gridi col profeta: sono qui, sono con te, non aver paura».

 

vv. 13-18 Dio onnipotente

Richiamando le tematiche delle due strofe precedenti, possiamo affermare che Dio sa tutto; Dio è dappertutto; Dio può tutto. Certo, l’intera creazione canta le meraviglie di Dio profuse nell’universo; ogni realtà è così splendida da muovere all’ammirazione. L’autore di questo salmo vuole considerarne in particolare qualcuna, e non va molto in là; si ferma a contemplare la meraviglia delle meraviglie che è lui stesso.

 Nel v. 13 canta con infinita riconoscenza: «Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre». Dio ha plasmato, ha formato i suoi reni, cioè la struttura psicologico-affettiva; egli inoltre ha tessuto con amorevole imperscrutabile sapienza il suo organismo fisico nel misterioso sacrario del seno materno. Ha seguito il lento e progressivo sviluppo dell’embrione: dall’ovulo materno fino alla complessità della struttura fisica.

 Anche per questa specifica tematica vi è una ricca antologia di testi biblici:

«Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai affidato al seno di mia madre; al mio nascere, a te fui consegnato, dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio» (Sal 22,10-11);

«Mi fu rivolta questa parola del Signore: “Prima di formarti nel grembo materno ti ho conosciuto; prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni“» (Ger 1,4-5);

 «Il Signore dal grembo materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome [...]. Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno. ..» (Is 49,1-5).

 Dio non solo si è attivato nel misterioso cantiere materno, ma ha previsto anche tutto ciò che quell’esserino appena sbocciato avrebbe realizzato più tardi, durante la sua vita. Egli ha previsto anche la durata dei suoi giorni; è già determinata da lui: «Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno» (v. 16).

Ovviamente, la scoperta di essere oggetto dell’infinita attenzione di Dio, lo fa esclamare con intima profonda commozione: «hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere» (v. 14).

Ogni uomo è un autentico miracolo, un vero capolavoro di Dio. Ed è proprio per questo che lode, stupore, ammirazione e ringraziamento sono i sentimenti che si affollano nella mente del salmista. Egli si arresta estasiato di fronte all’insondabilità dei pensieri e dei progetti di Dio; sono innumerevoli e indecifrabili alla mente umana; sono cose da capogiro! «Quanto profondi per me i tuoi pensieri [. ..]. Se volessi contarli, sono più della sabbia» (vv. 17-18). Anche il più ardito calcolo matematico non riuscirebbe a numerare tali progetti della bontà divina.

 

vv. 18-24 Dio santo

 

Dio è santo! È l’Assoluto. L’Unico! Egli solo è! Tutto il resto... passa; non si può trattenere nulla. Ogni cosa creata è sotto il segno della provvisorietà; tutti i valori terreni sfuggono di mano, come l’acqua che filtra tra le dita, senza che la si possa trattenere.

L’uomo va declinando sempre più; «il nostro uomo esteriore si va disfacendo» afferma Paolo (2Cor 4,16). Solo lui è eterno e non passa mai. È l’eterno presente. È il Totalmente Altro in rapporto a ogni altra cosa creata. L’uomo è una creatura, egli è il Creatore. Egli è l’Infinito, mentre l’uomo si scopre con limiti da ogni parte. Ed è impossibile scrutare i suoi pensieri. «Chi si prova è un folle — annota G. Albanese — e ne rimarrà confuso. Perciò io credo, Signore, e non pretendo di vedere. Accetto i tuoi voleri non perché li comprendo, ma perché conosco da quale cuore provengono. Accetto i tuoi misteri non perché capisco, ma perché confido».

In questo mirabile e sapientissimo concerto della creazione, affiora una vistosa stortura: il persistere del malvagio, il quale si chiude ermeticamente all’amore di Dio; anzi lo combatte in ogni modo e lancia verso il Cielo insulti e bestemmie. La fonte biblica riferisce alcune dichiarazioni insensate di costoro:

«Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore: Dio non ne chiede conto, non esiste! Questo è tutto il suo pensiero» (Sal 10,4); lo stolto pensa: «Dio non c’è» (Sal 14,1); «Oracolo del peccato nel cuore del malvagio: non c’è paura di Dio davanti ai suoi occhi: le sue parole sono cattiveria e inganno, rifiuta di capire di compiere il bene» (Sal 36,2.4); «lo stolto pensa: “Dio non c’è”. Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio»  (Sal 53,2-3).

Proprio il riaffiorare di questa constatazione nella mente del salmista devoto e leale è motivo di una reazione di forte indignazione e di rivolta e, pervaso da santo zelo, prega il Signore di annientarli dalla terra. Egli li odia cordialmente perché sta dalla parte di Dio, difende la causa di Dio. Perciò, prega con tutto il cuore: «Se tu, Dio, uccidersi i malvagi!». E poi aggiunge: «Quanto odio, Signore, quelli che ti odiano! Quanto detesto quelli che si oppongono a te! Li odio con odio implacabile, li considero miei nemici» (vv. 19-22).

Si noti bene: il salmista non si scaglia con furia contro i suoi nemici personali, bensì contro i nemici di Dio. Si tratta di insensati di ieri e di oggi che ignorano di essere in vita come frutto dell’amore di Dio e lanciano insulti, bestemmie e stupidità verso l’Alto. È appunto per questo che nel salmo viene contrapposto uno stridente contrasto: alla sublimità delle opere deIl’Altissimo, alcuni stolti rispondono con atteggiamenti blasfemi.

Dopo questo sfogo  il salmista si ricompone, si riappropria del suo ritmo spirituale e termina la sua preghiera in un atteggiamento di abbandono in Dio, disponendosi davanti a lui come un libro aperto, e lo prega di volerlo ben vagliare per vedere se mai si celi, anche in lui, qualche ombra; è deciso a lasciarsi guidare da lui sulla via della vita: «vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità» (v. 24).

 

 

Attualizzazione - pregare il salmo oggi: solo Dio conosce l’uomo

Un preciso interrogativo aleggia in tutto il salmo: che cosa sa l’uomo di se stesso? Dell’altro? Del vicino? Poco o nulla.

 È pur vero che la scienza ha fatto passi da gigante in questo campo negli ultimi decenni, e tuttavia si deve ammettere che si è ancora agli inizi. La mente e il cuore dell’uomo sono vasti e profondi più di un oceano! Sono ancora avvolti nel mistero. Nessuno è sceso in quegli abissi vertiginosi; nessuno mai è riuscito a illuminare a giorno le zone misteriose dell’uomo, dove si tesse il suo destino.

 Solo Dio illumina con la sua luce smagliante le zone più profonde del nostro essere; solo Dio conosce pienamente l’uomo dalla prima divisione cellulare fino a tutte le sue successive evoluzioni e connessioni. Solo Dio conosce perfettamente il cosmo nel suo formidabile e armonioso  complesso, dal suo inizio al suo permanere nell’esistenza. Sì, ogni realtà creata, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, è presente a lui. In lui e per lui ogni cosa esiste e si muove.

Nessuno può penetrare nella sua sapientissima mente e nessuno può scrutare il corso dei suoi pensieri e dei suoi progetti.

Perciò, l’uomo saggio accetta umilmente il suo mistero, non perché capisce, ma perché sa che in Dio non c’è né inganno né violenza; in Dio vi è soltanto verità e amore. Il saggio sa che quaggiù non è tanto questione di capire quanto di amare. Anzi, nella misura in cui ama, comincia a capire qualcosa. Dunque amare per conoscere, amare per gustare tutto ciò che Dio ha dispiegato nella creazione per noi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

Attendo quei giorni più dell’aria che respiro.

So che Tu sei il Dio del compimento e ti incammini verso di me

come chi ha tra le mani un regalo per i suoi piccoli.

Vieni Signore Gesù.  

Eric Pearlman - Un minuto con Dio)

 

 

CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente, 

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti

i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.   Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!  Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!                                                                   

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