RITIRO ON LINE                                                                                                   
novembre 2016

Il Ritiro On Line di questo mese vuole essere un "omaggio" e una "preghiera" per i popoli che, schiacciati da opposte fazioni, soffrono in modo indicibile e sono letteralmente a rischio di essere annientati. Popolazioni civili continuano ad essere, come sempre, martoriate perchè la profezia di Isaia (Prima Lettura della prima Domenica di Avvento) non è ancora stata realizzata.

Lo sarà mai? Si potrebbe dire di no...: di stragi efferate ne è piena la storia.

Ma non possiamo non avere il "sogno di Isaia" !  Ciascuno di noi deve alzarsi e testimoniare che è possibile che una nazione non alzi più la spada contro un'altra nazione! che è possibile non imparare più l'arte della guerra! che è possibile camminare nella luce del Signore!

                                                                                                                                                                                                                                                

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

Signore, insegnaci

a sostenere il tuo silenzio,

quando l’ombra si aggira

e il fuoco scema.

Signore, insegnaci

a consumare l’attesa,

per trarne

l’alba che ci attende.

Signore, insegnaci

ad ascoltarti,

tu che vieni alle nostre labbra

quando preghiamo.

Signore, insegnaci

 a parlarti,

il fuoco sia nella nostra lingua

di frone alla notte.

Signore, insegnaci

a chiamarti padre nostro:

una preghiera

che ha il gusto del pane.

Una preghiera

che sia la nostra dimora.

Signore, insegnaci a pregare.

 

                        (Pierre Emmanuel, poeta francese)

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

MEDITARE, CIOÈ COMPORRE IL MOSAICO DI DIO

Proseguiamo la riflessione/preghiera che parte da alcuni Salmi, aiutati da spunti di padre Moretti, dehoniano.  Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.  (Salmo 107)

1Rendete grazie al Signore perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.

2Lo dicano quelli che il Signore ha riscattato,

che ha riscattato dalla mano dell’oppressore

3e ha radunato da terre diverse,

dall’oriente e dall’occidente,

dal settentrione e dal mezzogiorno.

4Alcuni vagavano nel deserto su strade perdute,

senza trovare una città in cui abitare.

5Erano affamati e assetati,

veniva meno la loro vita.

6Nell’angustia gridarono al Signore

ed egli li liberò dalle loro angosce.

7Li guidò per una strada sicura,

perché andassero verso una città in cui abitare.

8Ringrazino il Signore per il suo amore,

per le sue meraviglie a favore degli uomini,

9perché ha saziato un animo assetato,

un animo affamato ha ricolmato di bene.

10Altri abitavano nelle tenebre e nell’ombra di morte,

prigionieri della miseria e dei ferri,

11perché si erano ribellati alle parole di Dio

e avevano disprezzato il progetto dell’Altissimo.

12Egli umiliò il loro cuore con le fatiche:

cadevano e nessuno li aiutava.

13Nell’angustia gridarono al Signore,

ed egli li salvò dalle loro angosce.

14Li fece uscire dalle tenebre e dall’ombra di morte

e spezzò le loro catene.

15Ringrazino il Signore per il suo amore,

per le sue meraviglie a favore degli uomini,

16perché ha infranto le porte di bronzo

e ha spezzato le sbarre di ferro.

17Altri, stolti per la loro condotta ribelle,

soffrivano per le loro colpe;

18rifiutavano ogni sorta di cibo

e già toccavano le soglie della morte.

19Nell’angustia gridarono al Signore,

ed egli li salvò dalle loro angosce.

20Mandò la sua parola,

li fece guarire e li salvò dalla fossa.

21Ringrazino il Signore per il suo amore,

per le sue meraviglie a favore degli uomini.

22Offrano a lui sacrifici di ringraziamento,

narrino le sue opere con canti di gioia.

23Altri, che scendevano in mare sulle navi

e commerciavano sulle grandi acque,

24videro le opere del Signore

e le sue meraviglie nel mare profondo.

25Egli parlò e scatenò un vento burrascoso,

che fece alzare le onde:

26salivano fino al cielo, scendevano negli abissi;

si sentivano venir meno nel pericolo.

27Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi:

tutta la loro abilità era svanita.

28Nell’angustia gridarono al Signore,

ed egli li fece uscire dalle loro angosce.

29La tempesta fu ridotta al silenzio,

tacquero le onde del mare.

30Al vedere la bonaccia essi gioirono,

ed egli li condusse al porto sospirato.

31Ringrazino il Signore per il suo amore,

per le sue meraviglie a favore degli uomini.

32Lo esaltino nell’assemblea del popolo,

lo lodino nell’adunanza degli anziani.

33Cambiò i fiumi in deserto,

in luoghi aridi le fonti d’acqua

34e la terra fertile in palude,

per la malvagità dei suoi abitanti.

35Poi cambiò il deserto in distese d’acqua

e la terra arida in sorgenti d’acqua.

36Là fece abitare gli affamati,

ed essi fondarono una città in cui abitare.

37Seminarono campi e piantarono vigne,

che produssero frutti abbondanti.

38Li benedisse e si moltiplicarono,

e non lasciò diminuire il loro bestiame.

39Poi diminuirono e furono abbattuti

dall’oppressione, dal male e dal dolore.

40Colui che getta il disprezzo sui potenti

li fece vagare nel vuoto, senza strade.

41Ma risollevò il povero dalla miseria

e moltiplicò le sue famiglie come greggi.

42Vedano i giusti e ne gioiscano,

e ogni malvagio chiuda la bocca.

43Chi è saggio osservi queste cose

e comprenderà l’amore del Signore.

 

(salmo 107)

 

 

(chiesa ad Aleppo, oggi)

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

RINGRAZIARE È GODERE DUE VOLTE

«Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia»  (dal Sal 107)

 

Abbiamo perduto il senso del dono

Un'abitudine sociale vecchissima, che sopravvive solo in forme stereotipe e consuetudinarie, è quella del "dono". Oggi si sono moltiplicate le occasioni in cui "è di prassi" fare doni: Natale, Pasqua, compleanno, matrimonio, nascita di un figlio, raggiungimento di un titolo di studi, ecc. Si tratta di feste inventate (o alimentate) dal mercato per incrementare le vendite sotto il titolo di "dono". Ma il dono, per definizione, è qualcosa di assolutamente libero e spontaneo e non condizionato da convenzioni sociali. È bello proprio perché è libero e spontaneo, perché è manifestazione di un autentico sentimento di benevolenza . 

In inglese e in tedesco "pensare" e "ringraziare" hanno la stessa radice verbale (thinking e thanking per l'inglese, e denken e danken per il tedesco), cioè si assomigliano molto. Pensare e ringraziare si avvicinano molto; il dono è un modo di pensare, di ricordare una persona. La gratitudine è la prospettiva che ci colloca nel pensiero premuroso di un altro. Il dono può essere piccolo o grande, ma ciò che dice la sua vera misura  è l'attenzione riservata  alla persona. 

Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? (l Cor 4,7)

È san Paolo che ci richiama questa visione della vita: tutto quello che siamo e abbiamo è anzitutto dono: «Che cosa mai possiedi  che  tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché   te ne vanti come non l'avessi ricevuto?»  L’orgoglio spinge  l'uomo   moderno   a   ignorare   o rimuovere questa  situazione base  della vita  come fosse una condizione  umiliante.  "Ciascuno  è l'artefice  della propria fortuna" afferma uno slogan che abbiamo  sentito ripetere  fin dalla scuola elementare. 

La separazione e l’incontro

Il figlio giovane della parabola (per intenderci il prodigo ) dice a suo padre: «Padre dammi la parte del patrimonio che mi spetta» . Patrimonio sono i beni che ci vengono dal "padre" (patrimonio deriva dal latino pater ); non sono una conquista ma un dono. Il racconto prosegue dicendo: «Dopo non molti giorni il figlio più giovane... partì per un paese lontano»: aveva reciso le radici  della sua storia e della sua   appartenen-za (il padre, la terra, gli amici...) ed era andato "altrove" (in latino alius, da cui alienazione). Non aveva riconosciuto suo padre come fonte dei doni avuti, ma lo aveva visto come un'ombra che pesava sulla sua vita, per questo aveva deciso di tagliare i  ponti.  Solamente  quando  "rientrerà" («allora rientrò in se stesso...» ) capirà progressivamente chi era il padre e chi era egli stesso, e che profondo legame c'era fra loro. La festa finale, che concluderà l'incontro (con il vitello grasso ucciso,  il vestito  più  bello, l'anello al dito...) non sarà che il suggello di questo bellissimo incontro.

 

La pretesa

Purtroppo alcuni sentimenti parassiti si accompagnano anche a questi momenti belli, guastandoli : "pretesa del dono" invece che rendimento di grazie, "avidità del possedere" invece che stupore per il dono avuto. Sono gli atteggiamenti del  figlio  maggiore  che  ha  deciso di non prendere parte alla festa. «Io ti ho sempre servito... non mi hai mai dato nemmeno un capretto per far festa con gli amici. Questo tuo figlio invece...» . Il fratello maggiore del prodigo, divorato dalla cupidigia che lo aveva illuso  di ereditare ormai  tutto  quello  che  dell'eredità era rimasto, accecato dalla pretesa di averne "diritto" («Io ti ho sempre servito... ma non mi hai mai dato neppure un capretto per  fare festa con gli  amici...») si era autoescluso  dalla festa che il padre aveva preparato: «Non voleva entrare...» .

Presunzione e miseria vanno mano nella mano. La miseria nasce inevitabilmente dal credere che possiamo controllare ogni cosa e che meritiamo tutto ciò che abbiamo. La miseria è tale perché non  sa che cosa significhi apprezzare  i beni  ricevuti, ma è alla continua ricerca di beni nuovi. Chi non ha la gratitudine non possiede i beni ma è posseduto  da essi.

 

La premura di Dio

Il ringraziamento è una preghiera che nasce dalla  capacità  di vedere  la premura  di Dio  nella nostra vita. Non è la preghiera che si  fa  quando si ritiene di aver avuto dei favori, ma la preghiera che si fa quando i nostri occhi  si aprono al mistero della presenza di Dio nel mondo, nella creazione, nelle vicende degli uomini. Chi non sente il bisogno di ringraziare dà segno di non avere ancora aperto gli occhi sull'insonnia di Dio verso le sue creature. Dio stesso si è preso la briga  di educarci  alla gratitudine offrendoci, nei Salmi, delle splendide piste educative (es. Salmo 18/17, Salmo 30/29,  Salmo 40/39, Salmo 65/64, Salmo 66/65, Salmo 107/106, Salmo 118/117, Salmo  124/123,  Salmo 138/137).

 

Il premio  alla gratitudine

Essere "grati" vuol dire riconoscere di essere stati oggetto di un gesto gratuito, essere consapevoli di dipendere dalla generosità di chi ci circonda. Oggi sembra umiliante il riconoscimento del dono ricevuto, a meno che non si tratti di un riconoscimento sociale che dà prestigio (ma allora non sarebbe più dono ma merito). Noi viviamo abitualmente con le difese allertate nei confronti di chi ci sta attorno; accettare una iniziativa gratuita significa creare una zona franca senza difese, una zona dove regnano non le convenien-ze sociali del "do ut des" , dello scambio di convenienza, ma la gratuità e la fiducia. Questo spazio creato dalla generosità  e dalla  gratitudine  viene immediata mente occupato da Dio, perché Dio è gratuità assoluta .

Gesù consigliava ai suoi discepoli: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti» .

Quelli della gratuità sono spazi infiniti  perché sono gli spazi di Dio; quelli delle misure interessate, del calcolo o della furbizia... hanno i limiti di ogni calcolo umano,  non  lasciano  nessuno spazio al "divino".  

Elie Wiesel, ("Nobel per la pace" nel 1986 per i suoi scritti), sopravvissuto all'Olocausto, ricevendo il premio riassumeva così l'esperienza della gratitudine: "Nessuno è tanto capace di gratitudine quanto chi è emerso dal regno delle tenebre. Sappiamo allora che ogni momento è un momento di grazia, ogni ora un'offerta; non fare partecipi gli altri di queste sensazioni vorrebbe dire tradirle. La nostra vita non appartiene solo a noi, ma a tutti coloro che hanno disperatamente bisogno di noi". Era il suo modo di dire che gratitudine vuole che il dono ricevuto diventi dono anche per gli altri.

 

Salmo 107: un Salmo per dire grazie coralmente

Partiamo dall'ambientazione storica. Sono molti coloro che, in un momento di angoscia, non sapendo più a chi ricorrere, si affidano a Dio e fanno qualche voto. Dopo essere stati esauditi, si sentono in dovere di adempiere la promessa  fatta e, magari approfittando di qualche festa particolarmente solenne, si  reca-no  in  pellegrinaggio al santuario  del Signore.

Siamo nel Tempio di Gerusalemme. I pellegrini sono numerosi: i più devoti conoscono già l'ambiente e sanno come muoversi, ma qualche altro si trova piuttosto spaesato e non conosce quali procedure bisogna seguire per adempiere un voto. Alla porta d'ingresso nel piazzale del Tempio ci sono comunque dei leviti incaricati dell'accoglienza. Ad essi ci si deve rivolgere: basta esporre il proprio caso e chiedere istruzioni sul rito da compiere.

È un giorno di grande festa. Coloro che richiedono la cerimonia di ringraziamento per grazia ricevuta sono troppi ed il levita vuole sbrigarsi. "Oggi - dice - non si fanno cerimonie per i singoli. Chi è riconoscente al Signore perché è stato guarito da una grave malattia si metta di qui; quelli che hanno rischiato di affogare in mare di là; quelli che si sono persi nel deserto e, per grazia di Dio, hanno ritrovato la strada attendano vicino a quella colonna; coloro che hanno ricevuto un'amnistia e sono scampati alla galera qui vicino a me".

Quando i gruppi sono ormai costituiti da un numero ragionevole di pellegrini, il levita li invita a seguirlo in processione verso il santuario dove ad attenderli ci sono i sacerdoti avvolti nei loro  sacri  paramenti  ed  i  cantori  che hanno già scelto il canto adatto: il Salmo 107, naturalmente.

 

Vediamone la struttura

C'è una breve introduzione (vv. 1-3), una parte centrale (vv. 4-32) e una conclusione che ha la forma di una riflessione sapienziale (vv. 33-43). Il corpo del Salmo è costituito di quattro scene nettamente distinte. In ognuna di esse si racconta la storia della grazia  ricevuta  da  ciascun  gruppo  (vv. 4-9; 10-16; 17-22; 23-32). Ogni strofa si conclude con un ritornello in cui si esortano i fedeli beneficati a ringraziare  il Signore.

 

Percorso del Salmo

Introduzione (vv. 1-3) Il Salmo si  apre con un invito che il sacerdote rivolge ai pellegrini:

«Rendete grazie al Signore perché è buono!» (v. 1). Non ha bisogno di aggiungere le ragioni: tutti i presenti hanno avuto la prova della sua bontà. In coro essi rispondono entusiasti: «Perché eterna è la sua misericordia».

Il celebrante continua: voi che siete giunti dai quattro punti cardinali, che abitate in paesi lontani e avete fatto l'esperienza di quanto sia grande e forte l'amore del nostro Dio: «Lodatelo!» (vv. 2-3).

 

Simboli o realtà?

Iniziano i quattro stupendi quadretti che compongono questo Salmo.

La descrizione è molto realistica: presenta quattro gruppi di persone che sono state liberate da pericoli mortali e che vogliono ringraziare Dio per i benefici ricevuti. Scegliamo di interpretare il Salmo nel suo sen-so più ovvio ed immediato. In seguito cercheremo di coglierne anche l'aspetto simbolico e accenneremo a qualche applicazione alla nostra vita.

 

Scampati  dai pericoli  del  deserto  (vv. 4-9)

 Il primo gruppo di pellegrini che intende ringraziare il Signore per la salvezza ottenuta è costituito da un gruppo di viandanti ai quali è capitato di perdersi nelle piste  del  deserto.

Il solista inizia il suo canto e racconta la loro drammatica avventura: vagavano  nel  deserto ormai senza meta, avevano il volto bruciato dal sole, erano sfiniti dalla fatica di tanto camminare  invano, avevano fame e, più  ancora, sete. Nella loro disperazione invocarono il Signore ed egli li guidò nella direzione giusta. Quasi risvegliandosi da un incubo, improvvisamente essi scorsero davanti a loro un luogo abitato dove persone ospitali e generose li  accolsero (vv. 4-7).

Al termine del racconto che gli altri gruppi hanno ascoltato con il fiato sospeso, un levita invita tutti a lodare il Signore per le meraviglie da lui operate in favore degli uomini (vv.  8-9).

 

Liberati dalla prigione (vv. 10-16)

Viene ora il turno del secondo gruppo: i  prigionieri che sono stati graziati  e liberati.

Il solista che aveva cantato la prima strofa racconta ora la loro storia. Dice: "Questi uomini che vedete qui davanti, compunti e devoti, nel santuario del Signore, non sono dei  santerelli, no. Sono persone che si erano allontanate dalla legge di Dio. Erano state giustamente condannate per le loro malefatte: vivevano da anni incatenate nel fondo di umide prigioni dove non filtrava nemmeno un raggio di luce. A stento ormai si reggevano in piedi. Questa sventura però le riportò alla ragione, le fece riflettere. Riconobbero i crimini commessi e chiesero aiuto al Signore che le liberò e le fece uscire dalle tenebre in cui erano precipitate"  (vv. 10-14).

Di nuovo interviene il levita, intona il ritornello ed invita tutti a ringraziare il Signore per la grazia che ha loro elargito (vv. 15-16).

 

Guariti da malattia mortale (vv. 17-22)

La malattia era considerata dagli antichi un castigo di Dio. Ecco la ragione per cui il solista inizia il racconto dell'esperienza degli uomini del terzo gruppo dicendo: "Stolti per la loro condotta ribelle, soffrivano per le loro colpe". La malattia che li aveva colpiti era gravissima, da giorni rifiutavano ogni cibo, avevano gli occhi infossati e le gote scavate. Irriconoscibili, sembravano irrimediabilmente  incamminati  verso  le porte dell'Ade. Si ricordarono di invocare il Signore e furono liberati dalle loro angustie (vv. 17-20).

Il  levita  invita  tutti  a  ripetere  il  ritornello: «Ringrazino  il  Signore...»  (vv. 21-22).

 

Scampati dai pericoli del mare (vv. 4-9)

Il mare per gli Israeliti, che non erano un popolo di marinai, era solo una immensa massa d'acqua oscura e profonda. Era pericoloso, ma, per amore del guadagno, bisognava pur affrontarne le onde spaventose. Le imbarcazioni erano fragili, reggevano male le tempeste e le burrasche, per questo i naufragi  erano frequenti.

Il quarto gruppo di pellegrini è composto da uomini che sono venuti al tempio per ringraziare Dio di essere scampati dalla morte per affogamento. Il racconto inizia con la viva descrizione del sorgere della burrasca: il vento impetuoso, le acque agitate sollevano fino al cielo la piccola nave e poi sembrano farla inabissare. I marinai si sentono "venir meno nel pericolo" e si rendono conto che ormai la loro abilità ed esperienza sono incapaci di salvarli. Allora invocano il Signore e questi interviene per riportare la bonaccia: i venti tacciono, i flutti del mare si calmano ed una brezza leggera spinge dolcemente la nave verso il porto sospirato (vv. 23-30).

Per la quarta volta il levita intona il ritornello: «Ringrazino il Signore...» (vv. 31-32).

 

Riflessione sapienziale conclusiva (vv. 33-43)

Il coro dei cantori intona l'inno finale. Il tema che viene sviluppato non fa riferimento diretto agli episodi narrati, ma tratta in modo generale del modo di agire di Dio. Egli opera cambiamenti inattesi: riduce le terre irrigate da grandi fiumi in deserti inabitabili e cambia le aride steppe in giardini dove cresce ogni albero da frutto; riempie di beni coloro che vivevano in una situazione di miseria e di fame, moltiplica il loro bestiame, rende fecondi i loro campi e le loro vigne e dà loro una posterità numerosa; sui potenti invece fa scendere il disprezzo e rende deserta la terra  in cui  abitano.

 

Attualizzazione del Salmo

Questa meditazione sapienziale richiama facilmente altri brani biblici in cui ricorre lo stesso tema.

Anna, la madre di Samuele, ricorda nel suo canto gli stessi capovolgimenti di situazioni: la sterile partorisce sette volte e la ricca di figli sfiorisce, l'arco dei forti viene spezzato e i deboli sono rivestiti di vigore, i sazi divengono affamati ed i poveri abbondano di beni (1 Sam 2).

Maria di Nazareth nel Magnificat riprenderà questi motivi per tessere le lodi di "Colui che ha fatto grandi cose" e dichiarando Santo il suo nome (Lc 2,46-55). 

Ciascuno di noi ha vissuto i suoi momenti difficili dai quali è riemerso per un aiuto inatteso, del quale si è accorto a cose fatte. Per questo sentiamo il bisogno di dire grazie a colui che si è preso cura di noi. Pregando questo Salmo abbiamo l'opportunità di metterci in uno dei gruppi di oranti che compongono la processione della gratitudine. Sentiremo il piacere di essere avvolti dalla premura del Padre anche per il presente e per il futuro. Se ci lasciamo andare a questo ritmo danzeremo anche noi la danza della gratitudine.

 

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ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

Gridino a te con gioia

i voti e i desideri del mio cuore.

Ti cantino gloria i doni

delle tue grazie così multiformi.

Gridino a te con gioia i sospiri e i gemiti,

e ti benedicano, mio Dio,

mia attesa, mia speranza.

L’amore divino,

che previene il mio amore,

gridi con gioia a te al di sopra di tutto,

perché tu, o Dio, mio dolce amore,

sei l’unico Dio

benedetto per tutti i secoli.

 

(Gertrude di Helfta, santa, 1256-1302)

 

(profuga siriana)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

           

(spunti liberamente tratti da alcune riflessioni di padre Giuseppe Moretti, dehoniano)

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PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

 

(Aleppo, oggi)

2Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti…

4Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. 

5Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.    (Isaia 2,2-5)

 

(Aleppo sotto ai bombardamenti)

 

 …ci riusciremo, oggi, noi, io per primo, a realizzare la profezia di Isaia?...

 

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