Il Ritiro On Line di questo mese vuole essere un "omaggio" e una "preghiera" per i popoli che, schiacciati da opposte fazioni, soffrono in modo indicibile e sono letteralmente a rischio di essere annientati. Popolazioni civili continuano ad essere, come sempre, martoriate perchè la profezia di Isaia (Prima Lettura della prima Domenica di Avvento) non è ancora stata realizzata.
Lo sarà mai? Si potrebbe dire di no...: di stragi efferate ne è piena la storia.
Ma non possiamo non avere il "sogno di Isaia" ! Ciascuno di noi deve alzarsi e testimoniare che è possibile che una nazione non alzi più la spada contro un'altra nazione! che è possibile non imparare più l'arte della guerra! che è possibile camminare nella luce del Signore!
Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
Signore, insegnaci
a sostenere il tuo silenzio,
quando l’ombra si aggira
e il fuoco scema.
Signore, insegnaci
a consumare l’attesa,
per trarne
l’alba che ci attende.
Signore, insegnaci
ad ascoltarti,
tu che vieni alle nostre labbra
quando preghiamo. |
Signore, insegnaci
a parlarti,
il fuoco sia nella nostra lingua
di frone alla notte.
Signore, insegnaci
a chiamarti padre nostro:
una preghiera
che ha il gusto del pane.
Una preghiera
che sia la nostra dimora.
Signore, insegnaci a pregare.
(Pierre Emmanuel, poeta francese) |
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
MEDITARE, CIOÈ COMPORRE IL MOSAICO DI DIO
Proseguiamo la riflessione/preghiera che parte da alcuni Salmi, aiutati da
spunti di padre Moretti, dehoniano.
Buona meditazione e buona preghiera.
LECTIO Apro
la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
(Salmo
107)
1Rendete
grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
2Lo
dicano quelli che il Signore ha riscattato,
che ha riscattato dalla mano dell’oppressore
3e
ha radunato da terre diverse,
dall’oriente e dall’occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno. 4Alcuni vagavano nel deserto su strade perdute,
senza trovare una città in cui abitare.
5Erano
affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.
6Nell’angustia
gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angosce.
7Li
guidò per una strada sicura,
perché andassero verso una città in cui abitare.
8Ringrazino
il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini,
9perché
ha saziato un animo assetato,
un animo affamato ha ricolmato di bene. 10Altri abitavano nelle tenebre e nell’ombra di morte,
prigionieri della miseria e dei ferri,
11perché
si erano ribellati alle parole di Dio
e avevano disprezzato il progetto dell’Altissimo.
12Egli
umiliò il loro cuore con le fatiche:
cadevano e nessuno li aiutava.
13Nell’angustia
gridarono al Signore,
ed egli li salvò dalle loro angosce. 14Li fece uscire dalle tenebre e dall’ombra di morte
e spezzò le loro catene.
15Ringrazino
il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini,
16perché
ha infranto le porte di bronzo
e ha spezzato le sbarre di ferro.
17Altri,
stolti per la loro condotta ribelle,
soffrivano per le loro colpe;
18rifiutavano
ogni sorta di cibo
e già toccavano le soglie della morte.
19Nell’angustia
gridarono al Signore,
ed egli li salvò dalle loro angosce.
20Mandò
la sua parola,
li fece guarire e li salvò dalla fossa.
21Ringrazino
il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini.
22Offrano
a lui sacrifici di ringraziamento,
narrino le sue opere con canti di gioia. |
23Altri,
che scendevano in mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
24videro
le opere del Signore
e le sue meraviglie nel mare profondo.
25Egli
parlò e scatenò un vento burrascoso,
che fece alzare le onde:
26salivano
fino al cielo, scendevano negli abissi;
si sentivano venir meno nel pericolo.
27Ondeggiavano
e barcollavano come ubriachi:
tutta la loro abilità era svanita.
28Nell’angustia
gridarono al Signore,
ed egli li fece uscire dalle loro angosce.
29La
tempesta fu ridotta al silenzio,
tacquero le onde del mare.
30Al
vedere la bonaccia essi gioirono,
ed egli li condusse al porto sospirato.
31Ringrazino
il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini.
32Lo
esaltino nell’assemblea del popolo,
lo lodino nell’adunanza degli anziani.
33Cambiò
i fiumi in deserto,
in luoghi aridi le fonti d’acqua
34e
la terra fertile in palude,
per la malvagità dei suoi abitanti.
35Poi
cambiò il deserto in distese d’acqua
e la terra arida in sorgenti d’acqua.
36Là
fece abitare gli affamati,
ed essi fondarono una città in cui abitare.
37Seminarono
campi e piantarono vigne,
che produssero frutti abbondanti.
38Li
benedisse e si moltiplicarono,
e non lasciò diminuire il loro bestiame.
39Poi
diminuirono e furono abbattuti
dall’oppressione, dal male e dal dolore.
40Colui
che getta il disprezzo sui potenti
li fece vagare nel vuoto, senza strade.
41Ma
risollevò il povero dalla miseria
e moltiplicò le sue famiglie come greggi.
42Vedano
i giusti e ne gioiscano,
e ogni malvagio chiuda la bocca.
43Chi
è saggio osservi queste cose
e comprenderà l’amore del Signore.
(salmo 107) |
(chiesa ad Aleppo, oggi)
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente.
Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona
più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line:
il grande
silenzio ! Il protagonista è lo Spirito
Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso
"cuore".
RINGRAZIARE È GODERE DUE VOLTE
«Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna
è la sua misericordia»
Abbiamo perduto il senso del dono
Un'abitudine sociale
vecchissima, che sopravvive solo in forme stereotipe e consuetudinarie, è quella
del "dono". Oggi si sono moltiplicate le occasioni in cui "è di prassi" fare
doni: Natale, Pasqua, compleanno, matrimonio, nascita di un figlio,
raggiungimento di un titolo di studi, ecc. Si tratta di feste inventate (o
alimentate) dal mercato per incrementare le vendite sotto il titolo di "dono".
Ma il dono, per definizione, è qualcosa di assolutamente libero e spontaneo e
non condizionato da convenzioni sociali. È bello proprio perché è libero e
spontaneo, perché è manifestazione di un autentico sentimento di benevolenza .
In inglese e in tedesco "pensare" e "ringraziare"
hanno la stessa radice verbale (thinking e thanking per l'inglese, e denken e
danken per il tedesco), cioè si assomigliano molto. Pensare e ringraziare si
avvicinano molto; il dono è un modo di pensare, di ricordare una persona. La
gratitudine è la prospettiva che ci colloca nel pensiero premuroso di un altro.
Il dono può essere piccolo o grande, ma ciò che dice la sua vera misura
è l'attenzione riservata
alla persona.
Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?
(l Cor 4,7)
È san Paolo che ci richiama questa visione della
vita: tutto quello che siamo e abbiamo è anzitutto dono: «Che
cosa mai possiedi
che
tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto,
perché
te ne vanti come non l'avessi ricevuto?»
L’orgoglio spinge
l'uomo
moderno
a
ignorare
o rimuovere questa
situazione base
della vita
come fosse una condizione
umiliante.
"Ciascuno
è l'artefice
della propria fortuna" afferma uno slogan che
abbiamo
sentito ripetere
fin dalla scuola elementare.
La separazione e l’incontro
Il figlio giovane della parabola (per intenderci il
prodigo ) dice a suo padre: «Padre
dammi la parte del patrimonio che mi spetta»
. Patrimonio sono i beni che ci vengono dal "padre" (patrimonio deriva dal
latino pater ); non sono una conquista ma un dono. Il racconto prosegue dicendo:
«Dopo
non molti giorni il figlio più giovane... partì per un paese lontano»:
aveva reciso le radici
della sua storia e della sua
appartenen-za (il padre, la terra, gli
amici...) ed era andato "altrove" (in latino alius, da cui alienazione). Non
aveva riconosciuto suo padre come fonte dei doni avuti, ma lo aveva visto come
un'ombra che pesava sulla sua vita, per questo aveva deciso di tagliare i
ponti.
Solamente
quando
"rientrerà" («allora
rientrò in se stesso...» ) capirà
progressivamente chi era il padre e chi era egli stesso, e che profondo legame
c'era fra loro. La festa finale, che concluderà l'incontro (con il vitello
grasso ucciso,
il vestito
più
bello, l'anello al dito...) non sarà che il
suggello di questo bellissimo incontro.
La pretesa
Purtroppo alcuni sentimenti parassiti si
accompagnano anche a questi momenti belli, guastandoli : "pretesa del dono"
invece che rendimento di grazie, "avidità del possedere" invece che stupore per
il dono avuto. Sono gli atteggiamenti del
figlio
maggiore
che
ha
deciso di non prendere parte alla festa. «Io
ti ho sempre servito... non mi hai mai dato nemmeno un capretto per far festa
con gli amici. Questo tuo figlio invece...»
. Il fratello maggiore del prodigo, divorato dalla cupidigia che lo aveva illuso
di ereditare ormai
tutto
quello
che
dell'eredità era rimasto, accecato dalla
pretesa di averne "diritto" («Io
ti ho sempre servito... ma non mi hai mai dato neppure un capretto per
fare festa con gli
amici...»)
si era autoescluso
dalla festa che il padre aveva preparato: «Non
voleva entrare...» .
Presunzione e miseria vanno mano nella mano. La
miseria nasce inevitabilmente dal credere che possiamo controllare ogni cosa e
che meritiamo tutto ciò che abbiamo. La miseria è tale perché non
sa che cosa significhi apprezzare
i beni
ricevuti, ma è alla continua ricerca di beni
nuovi. Chi non ha la gratitudine non possiede i beni ma è posseduto
da essi.
La premura di Dio
Il ringraziamento è una preghiera che nasce dalla
capacità
di vedere
la premura
di Dio
nella nostra vita. Non è la preghiera che si
fa
quando si ritiene di aver avuto dei favori,
ma la preghiera che si fa quando i nostri occhi
si aprono al mistero della presenza di Dio
nel mondo, nella creazione, nelle vicende degli uomini. Chi non sente il bisogno
di ringraziare dà segno di non avere ancora aperto gli occhi sull'insonnia di
Dio verso le sue creature. Dio stesso si è preso la briga
di educarci
alla gratitudine offrendoci, nei Salmi, delle
splendide piste educative (es. Salmo 18/17, Salmo 30/29,
Salmo 40/39, Salmo 65/64, Salmo 66/65, Salmo
107/106, Salmo 118/117, Salmo
124/123,
Salmo 138/137).
Il premio
alla gratitudine
Essere "grati" vuol dire riconoscere di essere stati
oggetto di un gesto gratuito, essere consapevoli di dipendere dalla generosità
di chi ci circonda. Oggi sembra umiliante il riconoscimento del dono ricevuto, a
meno che non si tratti di un riconoscimento sociale che dà prestigio (ma allora
non sarebbe più dono ma merito). Noi viviamo abitualmente con le difese
allertate nei confronti di chi ci sta attorno; accettare una iniziativa gratuita
significa creare una zona franca senza difese, una zona dove regnano non le
convenien-ze sociali del "do ut des" , dello scambio di convenienza, ma la
gratuità e la fiducia. Questo spazio creato dalla generosità
e dalla
gratitudine
viene immediata mente occupato da Dio, perché
Dio è gratuità assoluta .
Gesù consigliava ai suoi discepoli: «Quando
offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i
tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta
e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita
poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti»
.
Quelli della gratuità sono spazi infiniti
perché sono gli spazi di Dio; quelli delle
misure interessate, del calcolo o della furbizia... hanno i limiti di ogni
calcolo umano,
non
lasciano
nessuno spazio al "divino".
Elie Wiesel, ("Nobel per la pace" nel 1986 per i
suoi scritti), sopravvissuto all'Olocausto, ricevendo il premio riassumeva così
l'esperienza della gratitudine: "Nessuno
è tanto capace di gratitudine quanto chi è emerso dal regno delle tenebre.
Sappiamo allora che ogni momento è un momento di grazia, ogni ora un'offerta;
non fare partecipi gli altri di queste sensazioni vorrebbe dire tradirle. La
nostra vita non appartiene solo a noi, ma a tutti coloro che hanno
disperatamente bisogno di noi". Era il
suo modo di dire che gratitudine vuole che il dono ricevuto diventi dono anche
per gli altri.
Salmo 107: un Salmo per dire grazie coralmente
Partiamo dall'ambientazione storica. Sono molti
coloro che, in un momento di angoscia, non sapendo più a chi ricorrere, si
affidano a Dio e fanno qualche voto. Dopo essere stati esauditi, si sentono in
dovere di adempiere la promessa
fatta e, magari approfittando di qualche
festa particolarmente solenne, si
reca-no
in
pellegrinaggio al santuario
del Signore.
Siamo nel Tempio di
Gerusalemme. I pellegrini sono numerosi: i più devoti conoscono già l'ambiente e
sanno come muoversi, ma qualche altro si trova piuttosto spaesato e non conosce
quali procedure bisogna seguire per adempiere un voto. Alla porta d'ingresso nel
piazzale del Tempio ci sono comunque dei leviti incaricati dell'accoglienza. Ad
essi ci si deve rivolgere: basta esporre il proprio caso e chiedere istruzioni
sul rito da compiere.
È un giorno di grande
festa. Coloro che richiedono la cerimonia di ringraziamento per grazia ricevuta
sono troppi ed il levita vuole sbrigarsi. "Oggi - dice - non si fanno cerimonie
per i singoli. Chi è riconoscente al Signore perché è stato guarito da una grave
malattia si metta di qui; quelli che hanno rischiato di affogare in mare di là;
quelli che si sono persi nel deserto e, per grazia di Dio, hanno ritrovato la
strada attendano vicino a quella colonna; coloro che hanno ricevuto un'amnistia
e sono scampati alla galera qui vicino a me".
Quando i gruppi sono ormai costituiti da un numero
ragionevole di pellegrini, il levita li invita a seguirlo in processione verso
il santuario dove ad attenderli ci sono i sacerdoti avvolti nei loro
sacri
paramenti
ed
i
cantori
che hanno già scelto il canto adatto: il
Salmo 107, naturalmente.
Vediamone la struttura
C'è una breve introduzione (vv. 1-3), una parte
centrale (vv. 4-32) e una conclusione che ha la forma di una riflessione
sapienziale (vv. 33-43). Il corpo del Salmo è costituito di quattro scene
nettamente distinte. In ognuna di esse si racconta la storia della grazia
ricevuta
da
ciascun
gruppo
(vv. 4-9; 10-16; 17-22; 23-32). Ogni strofa
si conclude con un ritornello in cui si esortano i fedeli beneficati a
ringraziare
il Signore.
Percorso del Salmo
Introduzione (vv. 1-3) Il Salmo si
apre con un invito che il sacerdote rivolge
ai pellegrini:
«Rendete
grazie al Signore perché è buono!»
(v. 1). Non ha bisogno di aggiungere le ragioni: tutti i presenti hanno avuto la
prova della sua bontà. In coro essi rispondono entusiasti: «Perché
eterna è la sua misericordia».
Il celebrante continua: voi che siete giunti dai
quattro punti cardinali, che abitate in paesi lontani e avete fatto l'esperienza
di quanto sia grande e forte l'amore del nostro Dio: «Lodatelo!»
(vv. 2-3).
Simboli o realtà?
Iniziano i quattro
stupendi quadretti che compongono questo Salmo.
La descrizione è molto
realistica: presenta quattro gruppi di persone che sono state liberate da
pericoli mortali e che vogliono ringraziare Dio per i benefici ricevuti.
Scegliamo di interpretare il Salmo nel suo sen-so più ovvio ed immediato. In
seguito cercheremo di coglierne anche l'aspetto simbolico e accenneremo a
qualche applicazione alla nostra vita.
Scampati
dai pericoli
del
deserto
(vv. 4-9)
Il
primo gruppo di pellegrini che intende ringraziare il Signore per la salvezza
ottenuta è costituito da un gruppo di viandanti ai quali è capitato di perdersi
nelle piste
del
deserto.
Il solista inizia il suo canto e racconta la loro
drammatica avventura: vagavano
nel
deserto ormai senza meta, avevano il volto
bruciato dal sole, erano sfiniti dalla fatica di tanto camminare
invano, avevano fame e, più
ancora, sete. Nella loro disperazione
invocarono il Signore ed egli li guidò nella direzione giusta. Quasi
risvegliandosi da un incubo, improvvisamente essi scorsero davanti a loro un
luogo abitato dove persone ospitali e generose li
accolsero (vv. 4-7).
Al termine del racconto che gli altri gruppi hanno
ascoltato con il fiato sospeso, un levita invita tutti a lodare il Signore per
le meraviglie da lui operate in favore degli uomini (vv.
8-9).
Liberati dalla prigione
(vv. 10-16)
Viene ora il turno del secondo gruppo: i
prigionieri che sono stati graziati
e liberati.
Il solista che aveva cantato la prima strofa
racconta ora la loro storia. Dice: "Questi uomini che vedete qui davanti,
compunti e devoti, nel santuario del Signore, non sono dei
santerelli, no. Sono persone che si erano
allontanate dalla legge di Dio. Erano state giustamente condannate per le loro
malefatte: vivevano da anni incatenate nel fondo di umide prigioni dove non
filtrava nemmeno un raggio di luce. A stento ormai si reggevano in piedi. Questa
sventura però le riportò alla ragione, le fece riflettere. Riconobbero i crimini
commessi e chiesero aiuto al Signore che le liberò e le fece uscire dalle
tenebre in cui erano precipitate"
(vv. 10-14).
Di nuovo interviene il levita, intona il ritornello ed invita tutti a
ringraziare il Signore per la grazia che ha loro elargito (vv. 15-16).
Guariti da malattia mortale
(vv. 17-22)
La malattia era considerata dagli antichi un castigo
di Dio. Ecco la ragione per cui il solista inizia il racconto dell'esperienza
degli uomini del terzo gruppo dicendo: "Stolti
per la loro condotta ribelle, soffrivano per le loro colpe".
La malattia che li aveva colpiti era gravissima, da giorni rifiutavano ogni
cibo, avevano gli occhi infossati e le gote scavate. Irriconoscibili, sembravano
irrimediabilmente
incamminati
verso
le porte dell'Ade. Si ricordarono di invocare
il Signore e furono liberati dalle loro angustie (vv. 17-20).
Il
levita
invita
tutti
a
ripetere
il
ritornello: «Ringrazino
il
Signore...»
(vv. 21-22).
Scampati dai pericoli del mare
(vv. 4-9)
Il mare per gli Israeliti, che non erano un popolo
di marinai, era solo una immensa massa d'acqua oscura e profonda. Era
pericoloso, ma, per amore del guadagno, bisognava pur affrontarne le onde
spaventose. Le imbarcazioni erano fragili, reggevano male le tempeste e le
burrasche, per questo i naufragi
erano frequenti.
Il quarto gruppo di pellegrini è composto da uomini
che sono venuti al tempio per ringraziare Dio di essere scampati dalla morte per
affogamento. Il racconto inizia con la viva descrizione del sorgere della
burrasca: il vento impetuoso, le acque agitate sollevano fino al cielo la
piccola nave e poi sembrano farla inabissare. I marinai si sentono "venir
meno nel pericolo" e si rendono conto
che ormai la loro abilità ed esperienza sono incapaci di salvarli. Allora
invocano il Signore e questi interviene per riportare la bonaccia: i venti
tacciono, i flutti del mare si calmano ed una brezza leggera spinge dolcemente
la nave verso il porto sospirato (vv. 23-30).
Per la quarta volta il levita intona il ritornello:
«Ringrazino
il Signore...»
(vv. 31-32).
Riflessione sapienziale conclusiva
(vv. 33-43)
Il coro dei cantori intona l'inno finale. Il tema
che viene sviluppato non fa riferimento diretto agli episodi narrati, ma tratta
in modo generale del modo di agire di Dio. Egli opera cambiamenti inattesi:
riduce le terre irrigate da grandi fiumi in deserti inabitabili e cambia le
aride steppe in giardini dove cresce ogni albero da frutto; riempie di beni
coloro che vivevano in una situazione di miseria e di fame, moltiplica il loro
bestiame, rende fecondi i loro campi e le loro vigne e dà loro una posterità
numerosa; sui potenti invece fa scendere il disprezzo e rende deserta la terra
in cui
abitano.
Attualizzazione del Salmo
Questa meditazione
sapienziale richiama facilmente altri brani biblici in cui ricorre lo stesso
tema.
Anna, la madre di
Samuele, ricorda nel suo canto gli stessi capovolgimenti di situazioni: la
sterile partorisce sette volte e la ricca di figli sfiorisce, l'arco dei forti
viene spezzato e i deboli sono rivestiti di vigore, i sazi divengono affamati ed
i poveri abbondano di beni (1 Sam 2).
Maria di Nazareth nel
Magnificat riprenderà questi motivi per tessere le lodi di "Colui che ha fatto
grandi cose" e dichiarando Santo il suo nome (Lc 2,46-55).
Ciascuno di noi ha vissuto i suoi momenti difficili dai quali è riemerso per un
aiuto inatteso, del quale si è accorto a cose fatte. Per questo sentiamo il
bisogno di dire grazie a colui che si è preso cura di noi. Pregando questo Salmo
abbiamo l'opportunità di metterci in uno dei gruppi di oranti che compongono la
processione della gratitudine. Sentiremo il piacere di essere avvolti dalla
premura del Padre anche per il presente e per il futuro. Se ci lasciamo andare a
questo ritmo danzeremo anche noi la danza della gratitudine.
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ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Gridino a te con gioia
i voti e i desideri del mio cuore.
Ti cantino gloria i doni
delle tue grazie così multiformi. Gridino a te con gioia i sospiri e i gemiti,
e ti benedicano, mio Dio,
mia attesa, mia speranza. |
L’amore divino,
che previene il mio amore,
gridi con gioia a te al di sopra di tutto,
perché tu, o Dio, mio dolce amore,
sei l’unico Dio
benedetto per tutti i secoli.
(Gertrude di Helfta, santa, 1256-1302) |
(profuga siriana)
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È
Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in
silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO
Mi
impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò
che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(spunti liberamente tratti da alcune riflessioni di padre Giuseppe Moretti,
dehoniano)
PRIMA DOMENICA DI AVVENTO
(Aleppo, oggi)
2Alla
fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti…
4Spezzeranno
le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione
non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte
della guerra.
5Casa
di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.
(Isaia
2,2-5)
(Aleppo sotto ai bombardamenti)
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