RITIRO ON LINE - aprile 2023 |
Venero
la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia
persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla
presenza del Signore che vuole parlarmi.
Osservo la tua Parola che disegna il Tuo
volto nelle pieghe di questa vita. La tua Parola mi cerca, mi trova, mi prende per mano e mi conduce
oltre ogni notte, oltre ogni morte verso
la pienezza dell’amore, verso la Vita
(Luca Rubin)
|
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
==========================================================
INCONTRI DI
GESU’ LUNGO
LE STRADE
POLVEROSE DELLA
PALESTINA
In parrocchia recentemente è stata proposta una serie
di Lectio incentrata sugli incontri di Gesù con alcuni “personaggi” colti nella
concretezza della loro vita quotidiana, narrati nel Vangelo di Luca. Sono dei
“ritratti dal vivo”! In questi personaggi si possono riscontrare molti
aspetti presenti anche nella vita di ciascuno
di noi, nonostante la distanza temporale.
Sono spazi di concreta umanità ma anche di
svelamento della verità.
LECTIO
Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
Lc
24,13-35
13Ed
ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di
nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme,
14e
conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
15Mentre
conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con
loro.
16Ma
i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
17Ed
egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo
il cammino?». Si fermarono, col volto triste;
18uno
di loro, di nome Cleopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non
sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?».
19Domandò
loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu
profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;
20come
i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo
condannare a morte e lo hanno crocifisso.
21Noi
speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono
passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.
22Ma
alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla
tomba
23e,
non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una
visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
24Alcuni
dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne,
ma lui non l’hanno visto».
25Disse
loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!
26Non
bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua
gloria?».
27E,
cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò
che si riferiva a lui.
28Quando
furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare
più lontano.
29Ma
essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al
tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
30Quando
fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro.
31Allora
si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista.
32Ed
essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli
conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
33Partirono
senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici
e gli altri che erano con loro,
34i
quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!».
35Ed
essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto
nello spezzare il pane.
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della
Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga
del nostro Ritiro On Line: il grande
silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"
GESÙ CON I DUE DISCEPOLI
VERSO EMMAUS
L’EPISODIO
Il racconto dei discepoli di Emmaus è l’episodio più significativo nel Vangelo
di Luca per quanto riguarda le apparizioni del Risorto.
Il brano si articola in due momenti: il primo (24,13-27) considera il cammino
fisico e interiore che due discepoli compiono per giungere alla fede piena nel
Cristo risorto. Essi passano dalla disperazione alla speranza, dalla delusione a
una nuova attesa, dal buio alla luce, da un cuore indurito e sfiduciato a un
cuore che incomincia ad ardere.
Due momenti entrambi fondamentali
e necessari in quanto uno non può esistere
senza l’altro, per giungere a un’autentica scelta di fede in Cristo morto e
risorto.
Il brano non contiene soltanto il resoconto di un’esperienza pasquale che ha
toccato due discepoli, né la semplice attestazione della risurrezione di Cristo,
ma offre una profonda luce sul mistero cristologico, per far emergere la duplice
componente dell’azione salvifica compiuta da Gesù: quella umiliante e
fallimentare della morte in croce e quella gloriosa e trionfante della
resurrezione.
Due elementi inscindibili, poiché secondo la testimonianza della Scrittura: il
Salvatore doveva passare attraverso la sconfitta della morte per ottenere la
pienezza della vita. Questa è la strada unica della redenzione messianica.
Luca intende presentare con plasticità e vigore questa verità attraverso la viva
descrizione di un insolito percorso di due discepoli che vanno e tornano da
Gerusalemme a Emmaus in una medesima giornata.
LA SITUAZIONE CONCRETA
Nei vv. 13-16 Luca presenta la situazione.
«Ed
ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di
nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra
loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano
insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano
impediti a riconoscerlo.»
Precisa subito il tempo e il luogo. Per quanto riguarda il tempo, si tratta del
primo giorno dopo il sabato, cioè il primo giorno lavorativo dopo il riposo; per
i cristiani diventerà il giorno di Pasqua.
Per quanto riguarda il luogo si tratta della strada che va da Gerusalemme al
villaggio di Emmaus.
La vicenda dei due discepoli è descritta tenendo conto delle circostanze
concrete nelle quali essa accade e che gradualmente permettono ad essi di
riconoscere con certezza Gesù risorto.
IN CAMMINO
I due, di cui uno viene indicato con il nome di Cleopa, («
uno di loro, di nome Cleopa…»)
non avevano creduto all’annuncio della risurrezione fatto dalle donne; si
mettono così in cammino, con animo pensoso e triste, discutendo tra loro. Sono
presi totalmente dagli avvenimenti accaduti in quei giorni a Gerusalemme e li
vanno ricordando.
Di fatto sono
“ricurvi sul
passato”, e pur allontanandosi dalla
città, il loro cuore è rimasto ancorato a quella realtà sconcertante del venerdì
scorso, a Gesù di Nazaret crocifisso e poi sepolto prima del tramonto del sole.
Sono profondamente delusi a causa della crocifissione di quell’uomo. Essi
commemorano un morto, uno che, pur avendo promesso tante cose, è rimasto vittima
della cattiveria altrui e ha fatto la fine di un fallito o di un illuso.
Tutto
sembra fermo a quel momento triste, dopo il quale non c’è stato altro
avvenimento di speranza.
I due discepoli hanno atteso fino al terzo giorno dopo la crocifissione, ma
inutilmente.
UN COMPAGNO DI
VIAGGIO
Mentre così discutono, Luca racconta che Gesù, il Risorto in persona, si accosta
e cammina con loro, si fa ad essi vicino.
«Mentre
conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con
loro.»
Ma subito aggiunge: «I
loro occhi erano impediti a riconoscerlo».
Non si tratta tanto di vederlo, ma di «riconoscerlo».
Il loro desiderio di vedere Gesù è forte, ma non basta la visione fisica,
occorre ravvisare la sua presenza di Risorto. Per i due discepoli, Gesù è come
se non ci fosse, pur essendo in loro compagnia. Egli è vivo, prossimo ad essi,
per i quali però è come se fosse ancora morto.
Lo sguardo dei due uomini, chiuso nella tristezza di un ricordo doloroso del
passato e ripiegato verso un senso umano di considerare gli eventi messianici,
non poteva avere la luce sufficiente per comprendere l’uomo nuovo, il vincitore
della morte che era lì, accanto ad essi e parlava con loro come un amico.
Per vedere è necessaria la luce. Per riconoscere Gesù vivo e presente occorre
un’apertura di mente che consenta di superare le restrizioni terrene e di
cogliere il senso vero dell’essere nuovo di Cristo. Questa luce è la fede che
ancora non era germogliata nell’animo dei due compagni.
IL CAMMINO INSIEME
Nei vv. 17-24 i due raccontano allo sconosciuto quello che è capitato in quei
giorni a Gerusalemme e molto sinceramente fanno la confessione del loro stato
d’animo.
«
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi
lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa,
gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è
accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che
riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti
a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo
hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi
speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono
passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle
nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo
trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di
angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla
tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».»
Essi avevano creduto in Gesù di Nazaret e avevano sperato nel suo annuncio
messianico, ma invano, perché di lui non si sa più nulla.
In altre parole avevano compreso ciò che Gesù era e si prefiggeva, ma solo in
parte e secondo le loro intenzioni, che corrispondevano alla mentalità corrente
di un messianismo profetico e politico.
Gesù era considerato un profeta potente in parole e opere, colui che poteva
finalmente guidarli e aiutarli. Avevano riposto in lui le loro speranze
messianiche, pensando che avrebbe liberato Israele da tutti i nemici e avrebbe
stabilito apertamente e definitamente il regno di Dio.
Invece è stato crocifisso e sepolto.
SCANDALIZZATI
E
DELUSI
Essi erano rimasti scandalizzati della fine indegna di questo profeta, sebbene
continuino a credere che sia stato un grande profeta mandato da Dio, che abbia
subìto la sorte di tanti profeti. Ma quanto a riconoscerlo come Messia, per loro
il discorso è chiuso. Un uomo che è stato crocifisso ed è morto non può essere
il Messia.
Non tanto perché era inconcepibile la morte di un profeta, ma perché le autorità
religiose e politiche avevano prevalso su di lui. Dio non aveva impedito la sua
fine ingloriosa e non aveva accreditato la sua testimonianza.
Gesù
era morto e con lui era morta la loro speranza. Le stesse testimonianze di
alcune donne che hanno visto la tomba vuota e gli angeli, non riescono a
dissipare il loro dubbio, anzi portano maggior scompiglio e abbattimento.
Infatti alcuni discepoli erano andati al sepolcro: «Ma
lui non l’hanno visto».
Egli non esiste più, non c’è neanche parvenza di un suo ritorno in vita.
Tutto è finito.
DISPONIBILITA’
E
SCELTA
Per coloro che hanno compreso Gesù, il fatto del sepolcro vuoto è sufficiente
per credere alla sua resurrezione; per chi invece è fermo alla propria
mentalità, esso è solo motivo di disorientamento. L’annuncio della Pasqua fatto
dagli angeli: «Egli
è vivo»,
da solo non è bastante a creare la fede, occorre la disponibilità e la scelta
dei discepoli. E i due di Emmaus questa scelta non l’hanno fatta, rimanendo
legati al loro modo di pensare, alle loro attese umane. Lo sguardo retrospettivo
che essi rivolgono ai fatti avvenuti riferisce la storia di una grande speranza
e di una delusione ancora più grande. Questo non solo per quanto riguarda la sua
morte, ma anche per i fatti concernenti la resurrezione: «Lui
non l’hanno visto».
Tutto il loro pensare e dialogare continua a concentrarsi su di lui, non possono
dimenticarlo. Ciò manifesta l’interesse, il legame, l’amore che questi due hanno
per Gesù. Il loro discorso sembra non volersi fermare come un fiume in piena. Ad
esso tuttavia è necessario porre un margine.
LA
LUCE
DEL
“PELLEGRINO”
Per questo subentra la parola
del pellegrino. Ora è lui a intervenire con la
luce del suo ammaestramento.
Nei vv. 25-27 si inserisce la sua parola saggia.
«Disse
loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!
Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua
gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le
Scritture ciò che si riferiva a lui.»
Egli anzitutto rimprovera la loro durezza e chiusura di cuore, con una forza e
un’autorità che non è certamente quella di un estraneo e di un ignorante. La sua
figura assume gradualmente un aspetto dignitoso e magisteriale. Si pone infatti
come maestro in mezzo a loro, richiamandoli alla prospettiva del piano divino.
«Non
bisognava che il Cristo patire tutte queste sofferenze per entrare nella sua
gloria?».
E’ questo il disegno salvifico del Messia, che doveva
passare attraverso il dolore e l’umiliazione della morte per ottenere la
glorificazione, secondo la via voluta da Dio. In altre parole i due discepoli
non solo non credono alla resurrezione di Gesù, ma non hanno ancora capito
l’evento della morte in croce. Vedevano
nella croce solo la fine miserevole di questo
personaggio, contro cui si infrangeva e si disintegrava la loro speranza. Ne
erano rimasti totalmente scandalizzati.
RILEGGERE
LE
SCRITTURE
Dovevano rivedere e leggere la morte nell’ottica divina.
Le Scritture vengono in aiuto, illuminano, spazzano
via i dubbi. Esse liberano l’animo da strutture mentali preconcette o parziali.
La necessità delle sofferenze del Messia non è un fatto strano e
incomprensibile, perché si ricollega
a ciò che le Scritture affermavano
e che Gesù stesso in vita aveva più volte
ricordato. Il pellegrino comincia a spiegarle nel loro senso più profondo, che
confermano la concezione di una morte redentrice stabilita da Dio per gli
uomini. É questa la nuova luce che rischiara via via la mente dei due discepoli,
svincolandola dalla vecchia prospettiva terrena e aprendola all’accoglienza
dell’evento pasquale.
La morte in croce non manifesta il fallimento del Messia, ma la sua
incondizionata fedeltà a Dio. Il suo cammino redentivo non finisce con la morte,
ma attraverso di essa conduce alla gloria. Gesù si rivela Messia proprio sulla
croce, dove si manifesta la pienezza della potenza di Dio. Gesù chiarisce quali
siano le attese destinate a cadere e all’opposto che cosa si possa attendere da
lui con la più grande fiducia.
Entrare comunque nella logica di un simile percorso, attendere Gesù vivo e
glorioso resta ancora nell’ambito della concettualità, non tocca la realtà, non
dice ancora dove concretamente egli si trovi, quando riconoscerlo e come
incontrarlo vivente e risorto.
Per giungere a questo, occorre ancora un segno concreto e sensibile, che avrebbe
portato a termine la conversione.
L’INCONTRO
DI
FEDE
CON
CRISTO
Nei vv. 28-31 il segno è avvenuto a Emmaus. Luca indica, ancora una volta, il
luogo preciso e il tempo, cioè la sera delle stesso giorno.
«
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse
andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il
giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a
tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla
loro vista.
»
Il segno è stato posto sia da parte dei discepoli che hanno invitato Gesù a
fermarsi sia da parte di Cristo che ha corrisposto con lo spezzare il pane.
Nell’accostamento di questi due gesti si è creata una vera comunione di spirito
che ha suscitato in essi la comprensione e l’accettazione dell’evento salvifico
del Risorto.
Luca scrive che i due pregano con insistenza il pellegrino di fermarsi: «Resta
con noi perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto»,
mentre egli sembra voglia proseguire il cammino. Gesù lascia che siano proprio
essi a chiedergli di sostare con loro.
Non vuole imporsi; la sua presenza e la sua vicinanza devono essere liberamente
sollecitate. In questo senso si può notare la sua esplicita volontà di muovere
il cuore dei discepoli a un segno di amore. Di fatto essi dimostrano di
desiderare un rapporto più lungo e profondo, di stabilire con lui una vera
amicizia, invitandolo a restare con loro quella sera, a trattenersi a mensa con
loro. Il mangiare insieme esprime molto bene l’intimità e la sincerità del
rapporto.
Inoltre i discepoli escono dalla loro chiusura interiore, aprendosi
all’accoglienza dell’altro, poiché si accorgono che il giorno sta per finire e
non è cosa buona proseguire il cammino nella notte. Non pensano più a loro
stessi, ma si preoccupano della situazione disagiata di quel pellegrino, le cui
parole hanno toccato profondamente il loro cuore. Non sono più prigionieri del
loro mondo interiore, ma si rendono disponibili a un nuovo modo di pensare e di
essere.
Per questo Gesù accetta l’invito. Si siede a mensa con loro e assume il compito
di spezzare il pane.
LO SPEZZARE
IL
PANE
Lo spezzare il pane, azione compiuta da ogni capofamiglia od ospite d’onore al
momento del pasto, indica il gesto di servizio e di amore di Gesù, segno di
comunione fraterna. Tale segno unisce il passato, vissuto dai discepoli fino
alla morte, al presente, all’evento nuovo della risurrezione.
Esso
rinvia non solo
all’ultima cena,
ma anche alla
moltiplicazione dei pani.
In questo modo i due sono consapevoli che è sempre lo stesso Signore e che essi
stessi sono quelli di sempre. Si afferma così la continuità della storia della
salvezza, che garantisce la concretezza e la realtà della visione di fede. Se
non fosse avvenuto tale segno, poteva nascere il dubbio di un evento fantastico
o puramente soggettivo.
LA
MANIFESTAZIONE
E
IL
RICONOSCIMENTO
Il gesto dello spezzare il pane non causa il riconoscimento del Risorto da parte
dei discepoli, ma ne è l’occasione. Essi, che avevano seguito Gesù sulle strade
della Palestina, avrebbero potuto riconoscerlo da molti altri segni. Se i loro
occhi si aprono proprio in quel momento, allo spezzare del pane, è perché Gesù
ha voluto così, egli ha deciso dove, quando, come manifestarsi.
Quel gesto è uno degli atti più semplici, anche banali, certamente comuni.
Eppure ogni volta che il Vangelo ne parla, quell’atto provoca un grande
risultato, una eccezionale trasformazione.
Nella moltiplicazione dei pani, alla semplicità del gesto fa da contrasto
l’inaudito risultato: tantissima folla viene sfamata.
All’ultima cena quel pane spezzato da Gesù è il suo corpo dato, la sua vita
comunicata.
Adesso allo spezzare del pane segue la trasformazione dei discepoli, la loro
radicale conversione.
A questo punto «si
aprirono i loro occhi e lo riconobbero».
Non si dice che lo vedono, ma che
lo
riconoscono. É l’evento della loro fede
piena. Ma in quell’istante Gesù scompare dalla loro vista.
Venendo meno la visione terrena, si apre una visione spirituale che fa
riconoscere il Signore per quello che veramente è, e attua con lui un incontro
di amore e di unità. Egli ormai continua a vivere in coloro che credono in lui e
che diventano i suoi testimoni nel mondo. Pur essendo invisibile ai loro occhi
di carne, il Risorto resta presente e vivo: l’invisibilità non equivale
all’assenza o alla morte.
L’improvvisa scomparsa di Gesù, dopo il riconoscimento, avrebbe potuto lasciarli
tristi, interdetti, paralizzati. Invece neppure ne parlano, come se non li
riguardasse o fosse cosa di nessun rilievo. Anche da questo particolare si
mostra il loro cambiamento.
Infatti la loro comunione con Gesù è stata caratterizzata, fino alla sua morte,
dalla sua presenza fisica. Il Risorto ora non sarà più presente in modo visibile
presso di loro. Ma camminando con essi li ha introdotti a una nuova forma di
comunione con lui, segnata dalla consapevolezza della sua vita perfettamente
compiuta: «Davvero
il Signore è risorto».
Nei vv. 32-35 Luca descrive le due reazioni dei discepoli, dopo che hanno
riconosciuto il Risorto.
«
Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre
egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti
gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore
è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo
la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
»
La prima consiste in una esternazione dei propri sentimenti interiori: «…essi
dissero l’un l’altro…»,
aprono il cuore reciprocamente. Si raccontano a vicenda come Cristo abbia mosso
i loro sentimenti, come la sua parola, che «apriva» la Scrittura, abbia
riscaldato il loro animo. Si stabilisce fra di essi una sincera e fraterna
unione nel medesimo spirito di fede.
«Partirono
senza indugio…».
Essi partono subito per Gerusalemme, nonostante l’ora tarda. Sono ormai gli
annunciatori di Cristo risorto, senza limiti né di tempo né di spazio, nella
piena disponibilità di chi ha visto il Signore e vive unito a lui.
Ritornano pieni di gioia recando l’annuncio pasquale. Sono di nuovo al punto di
partenza, a Gerusalemme, non più come superstiti privi di coraggio e delusi, ma
messaggeri della risurrezione.
Quando giungono trovano gli undici e gli altri; erano partiti lasciando un
gruppo di persone rattristate, ora costatano una comunità gioiosa: «Il
Signore è risorto ed è apparso a Simone».
La testimonianza dei due, aggiunta a quella degli altri, è un’ulteriore conferma
che veramente Cristo
è risorto ed è vivo.
SCELTA DECISIVA
PER
CRISTO
L’idea centrale di tutto l’episodio è che
la fede vera
richiede una scelta decisiva per Cristo:
l’adesione totale alla rivelazione che attesta l’intervento liberatore di Dio in
Gesù, attraverso la morte in croce e la resurrezione. Questo atteggiamento porta
l’uomo a liberarsi da strutture mentali o attese umane, per partecipare al
movimento di salvezza che viene da Dio, adeguandosi al suo disegno salvifico e
non a quello proprio.
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Il mio tempo è vicino,
farò la Pasqua da te.
|
|
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci
precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo
mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre
Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti
i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO
Mi
impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita.
Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al
momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(tratto
da Lectio sul Vangelo di Luca proposte in parrocchia)
==========================================================