RITIRO ON LINE                                                                                                   
aprile 2017

                                                                                                                                                                                                                                                

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 


Porgi l’orecchio, Signore, alle mie parole:


intendi il mio lamento.

Sii attento alla voce del mio grido,

o mio re e mio Dio,

perché a te, Signore, rivolgo la mia preghiera.

Al mattino ascolta la mia voce;

ti espongo la mia richiesta

e resto in attesa.

Entro nella tua casa;

mi prostro verso il tuo tempio santo.

Guidami, Signore, nella tua giustizia
;

spiana davanti a me la tua strada.

Gioiscano quanti in te si rifugiano,

esultino senza fine.

Proteggili, perché in te si allietino

quanti amano il tuo nome.

Signore, come scudo li circondi

di benevolenza.


(dal Salmo 5)

 

 Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

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Nessuno è talmente avanzato nella conoscenza delle scritture da non poter ulteriormente progredire…poiché esse, anche quando sono spiegate in diverse maniere, conservano sempre occulti segreti” (san Gregorio Magno)

Proseguiamo la serie di lectio tratte da episodi del Vangelo di Matteo, nei quali il filone comune è la fede: fede povera, fede vacillante, fede messa alla prova, ma anche fede grande e fede vissuta nel quotidiano.

 Queste riflessioni sono liberamente tratte da alcune lectio di padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese.

 Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.   (Matteo 15,21-28)

 

« 21Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

UNA GRANDE FEDE      

« Pietà di me, Signore, figlio di Davide! »    « Donna, grande è la tua fede! »

(Mt 15,21-28)

 

In territorio pagano

È un testo breve ma molto intenso. Per contestualizzarlo possiamo fare riferimento alla lectio che riguardava l'episodio di Gesù che cammina sul mare (RitiroOnLine di gennaio 2017), dopo aver costretto i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra sponda. Quel brano si concludeva con l'approdo della barca in territorio pagano, a Genèsaret, dove la gente del luogo, riconosciuto Gesù, gli portò tutti i malati della regione. È una sottolineatura molto forte:

« E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti. » (Mt 14,35-36).

 

Questa pressione dei pagani sulla porta di Israele, questa loro insistenza nel poter toccare almeno l'orlo del mantello di un ebreo, fa parte dei segni messianici. Nel tempi messianici tutti i popoli della terra chiederanno di poter toccare almeno il lembo del mantello dei figli d'Israele, per stabilire una qualsiasi parentela con Colui che porta in sé l'elezione di Dio. Pensiamo a questo proposito anche all 'altra cananea pagana, Ruth, che non vuole rimanere nella sua terra, ma sceglie di seguire la suocera per continuare a vivere quel rapporto che grazie a suo marito aveva potuto stabilire con Israele. Viene poi accolta da Booz e proprio da lei uscirà Davide, il re d'Israele.

Occorre tener conto di  tutto  questo per poter entrare nel senso celato in questa pagina. Ci si può anche riferire a ciò che Gesù ha detto nella sinagoga di Nazareth a proposito della donna di Zarepta di Sidone, o a proposito di Naaman il siro, e così possiamo percepire questa visione straordinaria:

« Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. » (Is 2,3-4).

 

Oppure possiamo lasciarci colpire dalla contemplazione di quella folla numerosissima che si unì al popolo d'Israele nel momento in cui usciva liberato dalla schiavitù d'Egitto. C'è una costante insistenza, all'interno del Primo e del Nuovo Testamento, sul desiderio dei gentili di stabilire una qualsiasi parentela e comunanza di vita con Israele, per poter così partecipare della stessa elezione. Tutto il libro degli Atti degli apostoli corrisponde all'esplicitazione di questo desiderio nascosto eppure tanto impellente, che sarà esaudito da Dio prima ancora che ne prendano consapevolezza i suoi stessi inviati: gli Apostoli. Pensiamo all'osservazione  di Pietro:

« Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo? ». (At 10,47).

 

E quella osservazione di Pietro che poi diventa l'esclamazione  della Chiesa:

« Pietro allora prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. »  (At 10, 34-35).

 

Senza proselitismi

Dunque siamo di fronte a una pagina che si inserisce all'interno di una visione di apertura dell'elezione in tutte le direzioni della terra, e tuttavia sembra che per Gesù sia difficile vivere questa apertura durante la sua vita terrena. Vorrebbe impedirsi di aprire questa elezione prima dell'ora del suo innalzamento da terra. Come se Gesù avesse la preoccupazione di liberare se stesso e i suoi discepoli dalla tentazione di realizzare l'universalismo senza passare attraverso la volontà del Padre, accettando la morte e l'umiliazione della croce. L'attenzione di Gesù a non anticipare i tempi è il primo messaggio che possiamo ricavare da questa pagina.

In primo luogo occorre accettare l'itinerario di svuotamento e di adesione alla volontà del Padre fino alla morte di croce. Solo dopo aver toccato questo fondo si può vivere anche l'esperienza dell'esaltazione, dell'innalzamento e intronizzazione alla destra del Padre. Ciò che Gesù sperimenta nella propria vita diventa anche la strada da seguire, il metodo che la sua comunità deve perseguire.

In secondo luogo dobbiamo notare che lo Spirito precede colui che porta la bella notizia, e lo precede creando nel destinatario l'apertura della fede, la disponibilità a riconoscere l'energia della Parola salvifica che l'evangelizzatore dovrà portare.

Questa insistenza della donna cananea ci porta a riconoscere che lo Spirito prepara.

Nel Vangelo secondo  Giovanni,  nel  contesto  dell'incontro  di Gesù con la samaritana, abbiamo un'osservazione molto precisa da parte di Gesù: vedete i campi come già biondeggiano, ecco voi siete stati inviati a raccogliere ciò che non avete seminato, un altro ha seminato e voi siete subentrati con la gioia di chi è chiamato a raccogliere.

 

Dunque c'è una preparazione, una plantatio ecclesiae che precede la Chiesa stessa. È molto misterioso tutto questo. Pensiamo che perfino nella sensibilità moderna si riconosce a una Teresina di Gesù la qualità di missionaria, sebbene abbia consumato tutta la sua vita all'interno di un monastero, e questo perché la sua preghiera aveva preparato il cuore di coloro che avrebbero ricevuto il seme della parola di Dio.

È misteriosissimo questo lavoro dello Spirito. Questo criterio fornisce la linea da seguire nel nostro impegno di evangelizzazione. Anche quando « raccogliamo » dobbiamo farlo rendendo grazie con cuore riconoscente, perché un altro ha faticato prima di noi. Questa indicazione di fondo ci deve aiutare a cogliere il senso che si nasconde in questa pagina. Confrontando questo brano con il parallelo di Marco (7,24-30):

« Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato. », possiamo notare che Matteo concentra la sua attenzione sul dialogo tra Gesù e la  donna,  per  evidenziare  il modo  misterioso in cui si manifesta  la salvezza operata da Dio.

 

Solitudine  che attrae

In un primo momento Gesù tenta di allontanarsi dalla folla. Purtroppo nella traduzione italiana  non  si coglie  la preoccupazione  di Gesù di allontanarsi in solitudine, ma nel testo greco il verbo anachorein (chora è la campagna) lo mostra con estrema evidenza. L'anacoresi propria della tradizione monastica è il nascondersi nella solitudine della campagna, nel silenzio. Altre volte Gesù aveva tentato di nascondersi nella solitudine della montagna, oppure in un luogo appartato, ma dal momento che non si accende una luce per metterla sotto il letto ma sul candeliere  anche nella solitudine Gesù attrae. Di nuovo torniamo ad un riferimento alla vita monastica, nella quale l'evangelizzazione è esemplificata con l'immagine della lucerna, che irradia luce e calore nella profondità del suo silenzio e nella distanza della sua solitudine. Un modo molto particolare di evangelizzare. Se vogliamo fermarci a considerare la storia della Chiesa osserviamo che tutta l'evangelizzazione dell'Europa, a partire da Gregorio Magno in poi, si è realizzata con questo metodo. Un gruppo di monaci che si sposta da una comunità già fiorente ad un luogo deserto nel cuore di una regione pagana per vivere, in tutta semplicità, la vita apostolica, caratterizzata dall'avere un cuore solo ed un'anima sola. Non dunque un « andare » ma un « attrarre », dovuto al fatto che la luce autentica sprigiona luminosità e calore nell'umiltà, nel silenzio della solitudine. Dunque Gesù, compiuto il suo esodo, si è appartato entrando, di fatto, nella regione impura per eccellenza. In questo contesto la donna, a sua volta impura fin dalla nascita, avverte la novità di questa presenza e se ne sente irresistibilmente attratta. Capisce che in colui che si è reso solidale è presente  l'energia  stessa di  Dio:

« Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide!" »  (Mt 15,22).

 

Il grido dell'invocazione

È una vera e propria preghiera: eleson me, Kyrie yios David ; c'è già tutto. È la completezza di un'invocazione che già possiamo intuire come cristiana. Parte dalla percezione della propria miseria, della propria pochezza, del proprio peccato e grida verso Colui che è riconosciuto come il Signore. È già una confessione di fede completa. Immediatamente, dopo questa invocazione, subentra la certezza di essere stati ascoltati. La donna non chiede la guarigione della figlia, ma semplicemente indica una situazione concreta:

«  Mia figlia è molto tormentata da un demonio  » (v. 22)

È il grido di tutti coloro che vorrebbero vivere in pienezza e non ne sono in grado, perché si sentono in balìa di energie contrarie. Di fronte ad una preghiera così sincera, così profondamente attraversata  dall'angoscia  stupisce il silenzio di Gesù:

« Ma egli non le rivolse neppure una parola  » (v. 23).

 

Sembra non lasciarsi commuovere. È molto strano. Sappiamo che generalmente Gesù quando è messo di fronte a situazioni analoghe si sente « commuovere le viscere ». Spesso basta una situazione per commuovere Gesù e spingerlo a condiscendere.

Qui no. Se il racconto si fermasse qui resteremmo molto confusi. Forse proprio questo nasconde un criterio molto prezioso per la nostra evangelizzazione: è eliminata ogni tentazione proselitistica.

Gesù ci insegna ad essere estremamente distaccati e prudenti. Ci insegna a mortificare la nostra sete di guadagno anche spirituale. È duro. Talvolta siamo stati disposti a far violenza pur di far entrare nella Chiesa le persone che si pensava solo così si sarebbero potute salvare: compelle intrare, è un'espressione che san Agostino ha usato in un contesto molto preciso, e successivamente è diventata la norma di missionari troppo « focosi ». Gesù invece insegna a custodire il silenzio, a liberarci da pretese proselitiste di qualunque tipo, perché possa  emergere e maturare  la fede.

 

Farsi come loro

Di fronte al silenzio di Gesù vediamo l'intervento dei discepoli. Forse Gesù desiderava proprio questo. Aspettava una sollecitazione da parte dei suoi discepoli perché a loro volta si facessero carico delle necessità del prossimo. Il suo silenzio ha dunque una finalità ben precisa, e indica un concreto metodo di evangelizzazione: fatevi carico delle necessità della gente,  immedesimatevi con la loro stessa richiesta , con il loro stesso dolore, in modo che la risposta nasca da ciò che avete sperimentato con coloro ai quali siete stati mandati.

È questa la linea che sta emergendo all'interno della comunità cristiana universale. In questi ultimi tempi si è compreso che l'unico modo per preparare la strada al Vangelo è quella di condividere la situazione dei poveri: prima ancora di servire i poveri, farsi come loro:

« Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando! »  (v. 23).

Questa donna, si comporta come la  vedova che di fronte al giudice iniquo non riceve giustizia ma prosegue ad insistere, sapendo che alla fine se il giudice non si commuoverà la esaudirà almeno per allontanarla (Lc 18,1-8). Questa preghiera insistente realizza così, senza saperlo, un'indicazione precisa data da Gesù, perché Dio che è Padre  ad un figlio che chiede il pane non darà pietre. Pensiamo alla bellissima parabola dell 'uomo che va a bussare di notte al suo amico, perché gli sono arrivati ospiti e non ha nulla da offrire; se questi non vorrà alzarsi per amicizia, si alzerà dal letto e aprirà all'amico, purché smetta di bussare (Lc 11,9-13). Così ora la cananea di fatto, senza saperlo, è diventata preghiera e di fronte al silenzio di Gesù non smette di gridare perché i suoi amici lo costringano a dare ciò che lui non vorrebbe dare. È un'indicazione per noi. Quando non riusciamo ad ottenere qualcosa siamo invitati a coinvolgere la comunità. Matteo insisterà su questo nel cap. 18 quando si ritroverà non di fronte ad un  pagano ma di fronte a qualcuno che ha peccato all'interno della comunità ecclesiale. Dirà: se vuoi guadagnare il fratello e il tuo intervento  personale non è sufficiente cerca l'aiuto di due o tre e se non riuscirai a guadagnare il fratello neppure con l'aiuto di due o tre coinvolgi tutta la comunità in questa richiesta insistente. È un'apertura sconvolgente, perché coinvolge Dio stesso. Là dove non sei arrivato tu insieme con due o tre o con l'intera comunità, certamente arriverà  Dio. Dunque questo secondo passaggio di coinvolgimento della comunità che è quasi una necessità dovuta al fatto che chi ha bisogno non si dà mai per vinto, ma prosegue  a chiedere.

 

Alle pecore perdute d'Israele

La seconda risposta dopo il silenzio da parte di Gesù è una risposta che certamente l'evangelista utilizza per spiegare gradualmente ciò che poi si è verificato all'interno della comunità dei cristiani: come mai Gesù è rimasto all'interno dei confini d'Israele e poi Pietro e Paolo sono andati oltre i confini? Bisogna tener conto di questo per poter comprendere questa successiva risposta di Gesù dopo il silenzio:

« Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele » (v. 24).

 

Bisognerebbe soffermarsi su questo punto, perché vuole richiamare la fedeltà di Dio alla promessa  fatta  ad  Abramo,  a Davide  e alla  loro discendenza. La sua parola è parola di fiducia eterna, di fedeltà eterna perciò non può non rivolgere anzitutto la sua proposta di salvezza a Israele. Proprio perché sia rispettata fino in fondo questa fedeltà di Dio, Gesù sottolinea di essere stato mandato alle pecore della casa di Israele.  Questo è molto importante perché ci permette  di superare alcune delle difficoltà più gravi alle quali purtroppo anche la Chiesa non sempre è riuscita a sottrarsi, cioè il pensare che la Chiesa sia una sostituzione e che dunque Israele debba essere abbandonato del tutto. Non è così, anzi, solo entrando nella casa di Israele possiamo attingere e toccare il mantello che ci reca la salvezza. A questo punto l'obiettivo si sposta, non è più la donna che si deve convertire verso Gesù. La sua conversione la donna l'ha già dimostrata ripetutamente, l'ha dimostrata invocandolo come Signore e figlio di Davide, l'ha dimostrata insistendo a gridare e cercando di coinvolgere i discepoli di Gesù perché si facessero interpreti della sua situazione. Adesso è Gesù che deve convertirsi, è lui che è messo di fronte a un inaudito e misterioso invito pressante della donna, che si esprime perché dentro di sé è presente l'energia stessa di Dio. Ed essa precipitandosi lo adorò (prosekynei), si prostrò dinanzi a lui (v. 25).

 

Questo atteggiamento già fa avvertire il senso di un riconoscimento liturgico della presenza di Dio sotto le sembianze di questo uomo di Nazareth: precipitandosi lo adorò dicendo: Signore, aiutami! Gesù è spinto  a cambiare  direzione  al proprio itinerario, a rendersi conto, lui uomo di Nazareth, che ormai è arrivato il tempo di aprire tutti i confini al nuovo che viene dal di fuori, perché questa donna da fuori sta premendo contro la porta del cuore del Signore. È l'incontro di due persone, ma ormai la cananea è la personalità spirituale che interpreta l'atteggiamento dei popoli pagani che premono per entrare a far parte della casa di Israele. Gesù certamente si sente provocato da questa insistenza e tenta ancora di opporre un rifiuto, ma non sappiamo se si tratta di un vero rifiuto o di un'ulteriore provocazione perché la donna finalmente apra a lui tutta la sua vita:

« Ed egli rispose:  "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini"  » (v.26).

I cani sono i pagani, coloro che sono fuori, sono gli animali impuri per definizione. Come può un ebreo abituato a non contaminarsi mai, neppure lasciandosi toccare il lembo del mantello, come mai ha accettato una cosa del genere?

 

Le  briciole  dei cagnolini

È la risposta della donna il vertice di tutto il racconto:

« È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni » (v. 27).

Non pretende altro questa donna. È un riferimento molto preciso a tutti i gentili che sono invitati alla tavola imbandita di Israele. Tutt'altro che sostituire coloro che il Signore ha scelto nella sua imperscrutabile elezione. I pagani, i gentili, in tanto sono raggiunti dalla salvezza in quanto cercano di saziarsi delle briciole che cadono dalla tavola imbandita per Israele. Questa tavola imbandita è certamente la Torah, la tavola delle Scritture, ma soprattutto è la tavola dell'elezione, sulla quale Dio dimostra la propria eterna fedeltà a Israele. Dunque è solo conseguenza di questa fedeltà di Dio a Israele il nostro invito a entrare nella stessa casa per nutrirci di ciò che è sovrabbondante alla sua tavola: « E ne avanzarono dodici canestri, del pane che avevano mangiato e del quale si erano saziati ». È molto difficile per noi che proveniamo dai gentili, dai pagani, accettare questa pagina di Matteo, eppure dobbiamo tenerne conto. Solo quando riusciremo ad accettare fino in fondo questa nostra situazione, solo allora il Signore stesso si commuoverà e ci risponderà come ha risposto Gesù alla cananea:

« Donna, grande è la tua fede!  » (v.28).

La tua fede ti ha permesso di sperimentare la stessa onnipotenza che è propria di Dio, perché tutto è possibile a chi crede. Ormai la tua fede ti permette di identificare il tuo volere alla realizzazione del volere stesso di Dio: « Se avrete fede quanto un chicco di senape, potrete dire a questa montagna: spostati e gettati nel mare ...ed essa si sposterà ». Siamo stati introdotti in questo itinerario e ciò che ci è riservato è straordinario: possiamo tutto, proprio tutto ciò che vogliamo:

« Quando chiedete qualche cosa abbiate fede di ottenerla e vi sarà concessa ». Cosa possiamo chiedere con insistenza se non il dono dello  Spirito santo? (Lc 11,13).

Questa è la conclusione che trae Luca. È un'applicazione concreta di una invocazione insita nel Padre nostro: « Venga il tuo regno ». È la realtà di Dio, con tutto ciò che questa realtà comporta, di vita, di sostegno, di nutrimento. È lo stupore che Gesù sperimenterà di fronte all'ufficiale regio, di fronte al centurione. Anche per lui resta aperto lo stesso  interrogativo:

« Ma il Figlio dell'uomo quando verrà troverà la fede? ». Un interrogativo che riguarda certamente noi ma riguarda anche gli « altri », ecco perché gli uni e gli altri siamo posti di fronte a questo interrogativo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Anche noi alla ricerca.

Mi dicono che ho una vita tormentata,

e mi chiedono perché.

Per molti, Signore, sei una realtà

lontana dalla vita.

O al più, “aggiunta”.

E soprattutto, che poco aggiunge.

Ma a me, hai toccato il cuore.

Ho subito il tuo fascino.

Veramente mi “son lasciata sedurre”,

quando ho sentito che solo tu guarisci.

E fai “ardere il cuore” con le tue parole.

Di vita eterna.

.......

Donami, Signore, un cuore docile

e paziente,

che non abbia fretta di migliorare.

Per valutare dove si trova.

Una fede umile, che accetti

il ritmo quotidiano.

Dei piccoli passi continui.

Fa di me “un viandante”,

sempre in cammino,

e un “mendicante”,

povero di tutto,

ma in fiduciosa attesa del tuo dono d’amore.

Per tutta la vita.

(da “Strada Facendo” di Stefania Perna)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!  

 

(spunti liberamente tratti da alcune lectio di padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese)