RITIRO ON LINE
aprile - 2009  
 

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

 

                         

 

Invoco lo Spirito Santo:

 

Spirito di Dio, che agli inizi della creazione ti libravi sugli abissi dell'universo,

e trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose,

scendi ancora sulla terra e donale il brivido dei cominciamenti.

Questo mondo che invecchia, sfioralo con l'ala della tua gloria.

 

Dissipa le sue rughe.

Fascia le ferite che l'egoismo sfrenato degli uomini ha tracciato sulla sua pelle.

Mitiga con l'olio della tenerezza le arsure della sua crosta.

Restituiscile il manto dell'antico splendore, che le nostre violenze le hanno strappato e riversa sulle carni inaridite anfore di profumo.

 

Permea tutte le cose, e possiedine il cuore.

Facci percepire la tua dolente presenza nel gemito delle foreste divelte, nell'urlo dei mari inquinati, nel pianto dei torrenti inariditi, nella viscida desolazione delle spiagge di bitume.

Restituiscici al gaudio dei primordi. Riversati senza misura su tutte le nostre afflizioni.

 

Librati ancora sul nostro vecchio mondo in pericolo.

E il deserto, finalmente, ridiventerà giardino, e nel giardino fiorirà l'albero della giustizia, e frutto della giustizia sarà la pace.

 

Spirito di Dio,

che presso le rive del Giordano sei sceso in pienezza sul capo di Gesù

e l'hai proclamato Messia, dilaga su questo Corpo sacerdotale raccolto davanti a te.

 

Adornalo di una veste di grazia.

Consacralo con l'unzione, e invitalo a portare il lieto annunzio ai poveri,

a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi,

la scarcerazione dei prigionieri, e a promulgare l'anno di misericordia del Signore.

 

Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del cenacolo,

gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri.

Riempi di amicizie discrete la loro solitudine.

Rendili innamorati della terra, e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze.

Confortali con la gratitudine della gente e con l'olio della comunione fraterna.

 

Ristora la loro stanchezza,

perché non trovino appoggio più dolce per il loro riposo se non sulla spalla del Maestro.

Liberali dalla paura di non farcela più.

Dai loro occhi partano inviti a sovrumane trasparenze.

Dal loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza.

 

Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano.

Fa' risplendere di gioia i loro corpi.

Rivestili di abiti nuziali. E cingili con cinture di luce.

Perché, per essi e per tutti, lo sposo non tarderà.

 

(don Tonino Bello, vescovo)

 

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

LECTIO          Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano dalla lettera ai Romani

 

Rm 7,15-25

15 Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. 16 Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; 17 quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 18 Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 19 infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. 20 Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 21 Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. 22 Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, 23 ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. 24 Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? 25 Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.

 

Rm 8,1-11

1 Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. 2 Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3 Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, 4 perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito. 5 Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. 6 Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. 7 Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. 8 Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. 9 Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 10 E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. 11 E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Parola di Dio

 

 

MEDITATIO            Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

Contesto:

Qui la lettera tocca un vertice altissimo e drammatico. C'è chi ha tentato di squalificare il cristianesimo dicendo che la fede in Cristo spegne l'aspetto tragico che pure è una componente ricca e splendida della vita umana.

Si direbbe che quei tali non abbiano approfondito quanto dice San Paolo. Non distrugge ciò che è potenza di contrasto, ma c'è piuttosto l'elevazione, la trasfigurazione di una lotta tra due tendenze insite in noi e in totale contrasto tra loro. Così ieri, oggi, sempre!

"Io non riesco neppure a capire ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto" (7,15-16). "Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo" (7,18).

Qui Paolo vede affacciarsi il superamento del contrasto; però ancora non lo possiede a pieno, perché "così stanno le cose: io, lo stesso uomo, servo con la mia ragione la legge di Dio, ma con la carne, io, lo stesso uomo, seguo la legge del peccato" .

C'è dualismo, c'è dissidio insuperabile, c'è infelicità. Il balzo nella luce avviene all'apertura del capitolo 8: un capitolo importantissimo che è totalmente dominato dalla forza liberante dello Spirito.

 

Approfondimento del testo:

v. 2  Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato?

Vivere il proprio battesimo vuol dire aver chiuso con il peccato. Sappiamo di essere pur sempre peccatori:"Chi dice di essere senza peccato è un bugiardo" (1Gv 1,8) perché dobbiamo fare i conti con la nostra fragilità. Ma se siamo consapevoli di quello che è avvenuto nel battesimo: siamo entrati nel regime della grazia che, come è stato detto, "è contro il peccato e lo divora". Morti dunque al potere del peccato, come potremmo vivere ancora a suo servizio? C'è assoluta in-compatibilità tra le due cose.

Qualche necessaria precisazione di fondo:

Paolo parla di carne e spirito che sono termini della filosofia greco-ellenistica; però li usa in senso diverso. Non si tratta delle parti da cui è costituito l'uomo. Piuttosto Paolo parla di due possibilità esistenziali che si escludono a vicenda. L'uomo in quanto "spirito" (= giusto) è autenticamente se stesso vivendo sotto lo sguardo di Dio e nella sua grazia. In quanto "carne" perde se stesso proprio cercando di realizzare se stesso e la propria felicità ma da solo, autonomamente da Dio, con le sue sole forze. Si tratta dell'egoismo o egocentrismo di ogni specie. Sei sotto il dominio della "carne" non solo quando compi azioni contrarie al sesto e nono comandamento o quando ti abbuffi in preda al vizio della gola. È la "carne" che vince in te anche quando pretendi di compiere opere buone per garantirti agli occhi di Dio, mediante una tua "giustizia". Anche voler apparire bravo, santo, impeccabile (quanto siamo farisei) è vivere secondo la carne: trionfo di quei desideri che portano alla morte (Rm 8,5-6). Al contrario, se tu vivi secondo lo spirito, cioè se vivi spiritualmente tutta la tua realtà (anche la corporeità), i tuoi desideri ti conducono alla vita e alla pace. E non sono vita e pace ciò che il cuore desidera di più?

 

vv. 1-2      Non c`è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Poiché la legge dello Spirito che dá vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte.

La prima affermazione di Paolo spalanca un orizzonte affidabile. Quanti vivono in Cristo Gesù, secondo i suoi insegnamenti e vivono così in forza della grazia, vivono una nuova condizione umana, un nuovo modo di essere che è l'immediata conseguenza di quella giustizia di Dio manifestatasi in Gesù. Come vi si accede? Mediante la fede. Nella sfera di Cristo Gesù c'è infatti un movimento liberatorio azionato dallo Spirito. Lo Spirito è chiamato Spirito della vita e ha sostituito alla prigionia del peccato un clima di piena libertà. Così la vita di cui è portatore è spirito e libertà dal predominio del peccato portatore di morte.

 

vv. 3-5      Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito.

L'uomo che viveva sotto il regime del peccato puoi paragonarlo a uno che vorrebbe salire una splendida montagna ma non ce la fa, perché è costituzionalmente fragile e debole a causa di un virus insito nella sua realtà genetica. Paragoniamo la legge a una bel sentiero tracciato. Buono, ma del tutto insufficiente! La potenza di quel virus, insito nell'uomo che da esso è reso debole, è vinta solo perché nel codice genetico dell'uomo peccatore è entrata ora la potenza della vita morte e resurrezione del Verbo di Dio. Come? Il Verbo di Dio ha assunto "la condizione umana" segnata dalla "carne" e dunque dal peccato. La potenza del peccato è stata colpita proprio nella sua radice che è l'esistenza carnale decaduta e asservita al proprio centro devastante, in balia del proprio egoismo. Così Gesù ha potuto sanarci, liberarci e potenziarci! Perché la grazia (ottenuta dalla sua vita, morte e resurrezione) ci abiliti a realizzare le opere della legge: quel sentiero montano (per riprendere la metafora) tutt'altro che inutile per chi voglia "respirare" vita e luce. Se la smetti di camminare "secondo la carne" (egoismo), ma cammini invece secondo la benevola luce dello Spirito, tu diventi un "uomo nuovo". Pienamente rinvigorito dalla grazia sei capace di affrontare, lieto, il sentiero cioè quegli insegnamenti e dettami della legge di Dio nell'A. e N. T., che ti porterà sulla montagna, dentro orizzonti di vita piena.

 

vv. 6-8      Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.

Tendere a quei desideri, quelle aspirazioni che sono tipiche della natura umana non è discriminante. Studiamo, lavoriamo, facciamo sport, ci divertiamo, abbiamo buone relazioni, cerchiamo di assicurarmi una qualità buona di vita. Tutto questo lo posso fare da uomo spirituale, oppure da uomo carnale. Ciò che discrimina è l'intenzione e il risultato. Se intendo lasciarmi guidare da ciò che il mio "ego" vuole ad ogni costo, indipendentemente dall'amore di Dio e del prossimo (che è tutta la legge!) l'esito è "morte". Se invece mi lascio guidare dallo Spirito che instaura in me un regime d'amore che è in concreto docilità alla volontà di Dio espressa dalla sua legge, il mio vivere giunge a quel frutto dello Spirito (cfr Gal 5,22-23) di cui la vita e la pace sono espressioni eminenti.

 

v. 9  Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.

Un altro forte "però": una contrapposizione che dà risalto alla situazione vincente. Noi battezzati che ci siamo decisi per un cammino spirituale siamo abitati dallo Spirito di Dio. Apparteniamo a Lui; perciò siamo liberi. Perché "Dove è lo Spirito di Dio ivi è libertà" (Gal 5,20).

 

v. 10 E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Qui Paolo non usa la parola carne (sarx), ma corpo (soma). Perché questa novità? Un esegeta osserva che il corpo è morto nel senso che il peccato gli ha inferto un colpo mortale; l'intera persona umana, quando è dominata dal peccato, può ritenersi morta. Così, come nel contrapposto luce-tenebre, anche qui è di sommo risalto la contrapposizione: peccato (dominio totale della morte) e spirito (dominio e vittoria per sempre della vita nella sua interezza). Eccoci, al punto ultimo, estremamente consolante. La verità che anzitutto conta è questo vivere la certezza che se lo Spirito vive in noi e noi viviamo sotto il suo dominio, questo stesso Spirito che ci ha ottenuto in questa vita la "giustificazione" ci otterrà anche la glorificazione. Noi risorgeremo come Cristo è risorto da morte. La morte sarà vinta per sempre. È questo orizzonte di gloria per sempre che coltiva in noi la speranza teologale.

 

 

Meditiamo attualizzando:

L'approfondimento del testo, di per sé, ci spalanca orizzonti solari! Basterà considerare ora con lucida attenzione la situazione socio-culturale di oggi. Sembra, a un primo sguardo, che si voglia assolutamente la libertà. A livello personale, familiare, sociale, nazionale, internazionale. In realtà però domina il regime del più sfrenato egoismo. C'è chi prevarica sui più poveri perché è ricco e potente. Ma anche e specialmente il prevaricatore, a causa del regime egoistico in cui vive "secondo la carne" è schiavo del peccato e della paura, paura della morte e di tutti i suoi "satelliti".

L'uomo vorrebbe più che mai liberarsene. Invece, da solo, ne è sempre più sopraffatto. L'uscita di sicurezza? Guardare a Gesù crocifisso e risorto! Entrare, con l'esercizio di una vita operante l'amore, nell'ambito del suo esserci e donarsi. Aggrapparsi a Lui mediante la grazia dei sacramenti e la consapevolezza di poter essere illuminati, aiutati, potenziati dallo Spirito che è Spirito della vita e la infonde in noi insieme a quel frutto che la rende buona e vivibile: la pace.

 

La Parola m’interpella:

ü  Che idea ho della realtà di fondo della mia fede: la morte e resurrezione di Gesù. Di fatto, esistenzialmente? Ne avverto, per fede, l'indicibile potenza?

ü  Sono realista nell'ammettere che anch'io "vedo il meglio e lo approvo, però poi scelgo il peggio" (Orazio) perché è più facile, è più comodo, d'immediata piacevolezza ecc.?

ü  A tu per tu con l'idea imprescindibile e forte, l'idea-luce della libertà. Che cosa ne penso? Ho chiarezza in proposito? Quando e come mi sento libero?

ü  La legge (comandamenti di Dio e sintesi della legge nell'insegnamento di Gesù circa l'amore di Dio e del prossimo) m'incute timore oppure la voglio realizzare con le mie forze? La compio, dentro il mio quotidiano, con la grazia che è lo Spirito di Gesù abitante in me?

ü  Legge - peccato - morte

Legge -- vita nello Spirito - libertà - vita

Amore in Cristo Gesù. Come mi rapporto? Sono in cammino?

 

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

 

 

ORATIO        Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Invoco dallo Spirito la capacità di discernere

se so qual è la libertà vera e se,

con la sua grazia, la sto perseguendo.

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

 

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!