RITIRO ON LINE
APRILE - 2007
Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.
Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.
“Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.
[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Giovanni Paolo II, 25 Luglio 2002]
“Il Dio, diventato agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini.”
[S. Messa di inizio del Ministero Petrino, Omelia del Santo Padre Benedetto XVI, 24 Aprile 2005]
Invoco lo Spirito Santo:
SPIRITO SANTO, DONO DEL CRISTO MORENTE
Spirito Santo, dono del Cristo morente,
fa' che la Chiesa dimostri di averti ereditato davvero.
Trattienila ai piedi di tutte le croci.
Quelle dei singoli e quelle dei popoli.
Ispira le parole e i silenzi,
perché sappia dare significato al dolore degli uomini.
Così che ogni povero comprenda che non è vano il suo pianto,
e ripeta con il salmo: "le mie lacrime, Signore, nell'otre tuo raccogli".
Rendila protagonista infaticabile di deposizione dal patibolo,
perché i corpi schiodati dei sofferenti trovino pace sulle sue ginocchia di madre.
In quei momenti poni sulle sue labbra canzoni di speranza.
E donale di non arrossire mai della Croce,
ma di guardare ad essa come all'antenna della sua nave,
le cui vele tu gonfi di brezza e spingi con fiducia lontano.
(don Tonino Bello, vescovo)
Veni, Sancte Spiritus
Veni, per Mariam.
Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.
“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II, 25 Luglio 2002]
Dal libro di Giuditta (Gdt 8,1-35)
1In quei giorni venne a conoscenza della situazione Giuditta figlia di Merari, figlio di Oks, figlio di Giuseppe, figlio di Oziel, figlio di Elkia, figlio di Anania, figlio di Gedeone, figlio di Rafain, figlio di Achitob, figlio di Elia, figlio di Chelkia, figlio di Eliàb, figlio di Natanaèl, figlio di Salamiel, figlio di Sarasadai, figlio di Israele. 2Suo marito era stato Manàsse, della stessa tribù e famiglia di lei; egli era morto al tempo della mietitura dell'orzo. 3Mentre stava sorvegliando quelli che legavano i covoni nella campagna, il suo capo fu colpito da insolazione. Dovette mettersi a letto e morì in Betulia sua città e lo seppellirono con i suoi padri nel campo che sta tra Dotain e Balamon. 4Giuditta era rimasta nella sua casa in stato di vedovanza ed erano passati già tre anni e quattro mesi. 5Si era fatta preparare una tenda sul terrazzo della sua casa, si era cinta i fianchi di sacco e portava le vesti delle vedove. 6Da quando era vedova digiunava tutti i giorni, eccetto le vigilie dei sabati e i sabati, le vigilie dei noviluni e i noviluni, le feste e i giorni di gioia per Israele. 7Era bella d'aspetto e molto avvenente nella persona; inoltre suo marito Manàsse le aveva lasciato oro e argento, schiavi e schiave, armenti e terreni ed essa era rimasta padrona di tutto. 8Né alcuno poteva dire una parola maligna a suo riguardo, perché temeva molto Dio. 9Venne dunque a sapere le parole esasperate rivolte dal popolo alle autorità, perché erano demoralizzati per la mancanza d'acqua, e anche Giuditta seppe di tutte le risposte che aveva date loro Ozia e come avesse giurato loro di consegnare la città agli Assiri dopo cinque giorni. 10Subito mandò la sua ancella particolare che aveva in cura tutte le sue sostanze a chiamare Cabri e Carmi, che erano gli anziani della sua città. 11Vennero da lei ed essa disse loro: "Ascoltatemi bene, voi capi dei cittadini di Betulia. Non è stato affatto conveniente il discorso che oggi avete tenuto al popolo, aggiungendo il giuramento che avete pronunziato e interposto tra voi e Dio, di mettere la città in mano ai nostri nemici, se nel frattempo il Signore non vi avrà mandato aiuto. 12Chi siete voi dunque che avete tentato Dio in questo giorno e vi siete posti al di sopra di lui, mentre non siete che uomini? 13Certo, voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, ma non ci capirete niente, né ora né mai. 14Se non siete capaci di scorgere il fondo del cuore dell'uomo né di afferrare i pensieri della sua mente, come potrete scrutare il Signore, che ha fatto tutte queste cose, e conoscere i suoi pensieri o comprendere i suoi disegni? No, fratelli, non vogliate irritare il Signore nostro Dio. 15Se non vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli ha pieno potere di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci distruggere da parte dei nostri nemici. 16E voi non pretendete di impegnare i piani del Signore Dio nostro, perché Dio non è come un uomo che gli si possan fare minacce e pressioni come ad uno degli uomini. 17Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido se a lui piacerà. 18Realmente in questa nostra generazione non c'è mai stata, né esiste oggi una tribù o famiglia o popolo o città tra di noi, che adori gli dei fatti da mano d'uomo, come è avvenuto nei tempi passati. 19Per questo motivo i nostri padri furono abbandonati alla spada e alla devastazione e caddero rovinosamente davanti ai loro nemici. 20Noi invece non riconosciamo altro Dio fuori di lui e per questo speriamo che egli non trascurerà noi e neppure la nostra nazione. 21Perché se noi saremo presi, resterà presa anche tutta la Giudea e sarà saccheggiato il nostro santuario e Dio chiederà ragione di quella profanazione al nostro sangue. 22L'uccisione dei nostri fratelli, l'asservimento della patria, la devastazione della nostra eredità Dio la farà ricadere sul nostro capo in mezzo ai popoli pagani tra i quali ci capiterà di essere schiavi e saremo così motivo di scandalo e di disprezzo di fronte ai nostri padroni. 23La nostra schiavitù non ci guadagnerà alcun favore, perché la porrà a nostro disonore il Signore Dio nostro. 24Dunque, fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita dipende da noi, che i nostri sacri pegni, il tempio e l'altare, poggiano su di noi. 25Oltre tutto ringraziamo il Signore Dio nostro che ci mette alla prova, come ha già fatto con i nostri padri. 26Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto passare ad Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di Siria, quando pascolava i greggi di Làbano suo zio materno. 27Certo, come ha passato al crogiuolo costoro non altrimenti che per saggiare il loro cuore, così ora non vuol far vendetta di noi, ma è a fine di correzione che il Signore castiga coloro che gli stanno vicino". 28Allora rispose a lei Ozia: "Quanto hai detto, l'hai proferito con cuore retto e nessuno può contraddire alle tue parole. 29Poiché non da oggi è manifesta la tua saggezza, ma dall'inizio dei tuoi giorni tutto il popolo conosce la tua prudenza, così come l'ottima indole del tuo cuore. 30Ma il popolo soffriva terribilmente la sete e ci ha costretti a comportarci come abbiamo fatto, parlando loro a quel modo e addossandoci un giuramento che non potremo trasgredire. 31Ma ora prega per noi tu che sei donna pia e il Signore invierà la pioggia a riempire le nostre cisterne e non continueremo a venir meno". 32Giuditta rispose loro: "Sentite, voglio compiere un'impresa che passerà di generazione in generazione ai figli del nostro popolo. 33Voi starete di guardia alla porta della città questa notte: io uscirò con la mia ancella ed entro quei giorni dopo i quali avete deciso di consegnare la città ai nostri nemici, il Signore per mia mano provvederà a Israele. 34Voi però non indagate sul mio piano: non vi dirò niente finché non sarà compiuto quel che voglio fare". 35Le risposero Ozia e i capi: "Và in pace e il Signore Dio sia con te per far vendetta dei nostri nemici". 36Se ne andarono quindi dalla sua tenda e si recarono ai loro posti.
Parola di Dio
La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!
“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.
È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.
MEDITATIO Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Una donna saggia, capace di discernimento e di affidamento a Dio
Giuditta è una donna emblematica. Non a caso il suo nome deriva da Giudea e Giudei: la nazione e il popolo d'Israele. Dà il nome ad un libro escluso dalla Bibbia ebrea, accolto dai cristiani. Non ne possediamo che la traduzione greca. Ci è facile rilevare che non è strettamente storico e che la stessa geografia dei luoghi citati non è reale. Qual è dunque il senso, l'identità del libro? Quello di narrare una "storia" (tra favola e parabola) che ha una forte densità teologica e spirituale. E' il messaggio che conta! Nabucodonosor (605-562 a.C.), qui presentato come Re sovrano degli Assiri, mentre fu re dei Babilonesi, è il prototipo del sovrano potente che presume l'onnipotenza! Egli concerta un piano strategico per diventare "signore e dio di tutta la terra", dispiegando incredibili forze di eserciti, cavalli, cavalieri e realizzando stragi a non finire. A questa volontà di potenza che vuole imporre il culto di sé a tutti i viventi, resiste solo la nazione ebraica, che confida nel Dio del cielo. Quando anche i suoi capi, fiaccati da un lungo, terribile assedio, cadono in preda alla paura delle forze ultrapotenti del nemico e stanno per cedere, ecco levarsi Giuditta: una fragile, bellissima donna, fedele in tutto al Dio vero. Sotto la sua mano cade Oloferne, il "generalissimo" delle truppe di Nabucodonosor. La vittoria non la inebria di orgoglio ma diventa canto di lode e danza al Signore da parte sua e di tutto il popolo. In filigrana cogliamo la figura di Maria di Nazareth che schiaccia il serpente antico e nel Magnificat esprime tutta se stessa nell'esaltare il Dio di ogni vittoria.
Contesto:
Solo all'8° dei 16 capitoli del libro di Giuditta compare la protagonista. Tutto ciò che precede è però drammatico antefatto che fa da sfondo alla sua impresa e raggiunge l'acme quando la "turba immensa" degli Assiri (7,18) assedia per lunghi giorni Betulia fino a che in città comincia a scarseggiare l'acqua. Nella tremenda paura di morire di sete, il popolo leva grida al Signore e si raduna presso Ozia e gli altri capi della città, nello sconforto più nero. Cogliamo una fede imperfetta in Ozia che, pur esortando gli Ebrei a ricorrere al Dio vero, limita a cinque giorni il tempo dell'attesa di un intervento liberatorio di Dio. Se il Signore non interverrà - egli dice - si farà come, per paura, il popolo chiede a gran voce: ci si consegnerà con la città intera al saccheggio di Oloferne, il capo potentissimo nelle cui mani Nabucodonosor ha posto tutte le sue forze militari. In questo ampio contesto cogliamo il senso della storia che sostanzialmente è un unico evento: lo scontro frontale tra i nemici di Dio e la nazione santa: in senso più lato e universale, lo scontro, mai definitivo per ora, tra il male e il bene. Dio è Colui che vince con i mezzi impensabili: qui, con l'intervento di una donna, emblema per gli antichi di fragilità e debolezza grandi.
Approfondimento del testo:
vv. 1-8 Anche la genealogia di Giuditta non è tale da provarne in modo preciso la realtà storica, perché non si rifà a uno dei dodici figli di Giacobbe. Tuttavia l'autore nomina Sardassai (citato pure in Num 1,6) come "figlio d'Israele". E' che all'autore sacro preme presentare Giuditta quale emblematica, stupenda figlia del popolo di Israele. E' vedova da tre anni e, pur essendo ricchissima e molto bella, vive appartata, dedita alla preghiera e al digiuno con cui esprime la sua grande fedeltà a Dio, dentro un tenore di vita integerrimo per cui mai nessuno aveva potuto malignare sul suo conto.
vv. 9-14 Giuditta viene a sapere dell'inconsulto cedimento dei capi alla volontà di un popolo disperato e vacillante nella fede. Manda subito a chiamare Ozia e altri due capi e fa loro una forte, lucida requisitoria intorno al loro erroneo discernimento. Hanno sbagliato! Dentro una decisione affrettata, non hanno avuto il coraggio della vera fede; hanno operato una mediazione sostanzialmente blasfema che osa "precettare" Dio, mettendolo alla prova. Era già capitato al popolo d'Israele! Si pensi all'episodio di Massa e Meriba (= prova e litigio), dove il popolo, proprio per mancanza d'acqua, protesta con Mosè tanto da rimpiangere la schiavitù d'Egitto (cfr Es 17,1-7), mettendo alla prova il Signore.
vv. 15-20 Giuditta essendo donna di preghiera e di ascesi, sa bene quel che si deve fare: invocare dal Signore l'aiuto e aspettare la sua salvezza. Per chi non è idolatra questa salvezza, su tempi non nostri ma suoi, certo verrà, se si ha fiducia in Lui.
vv. 21-27 Da questa donna, in cui abita la luce del Signore prima ancora della sua potenza, viene un forte richiamo alla responsabilità. Responsabili della strage degli uomini e del tempio, dell'altare di Dio, devono sentirsi i capi! Quanto a questo triste evento bisogna leggerlo - dice Giuditta - come una prova. Il Signore che provò con il fuoco il cuore di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, prova anche noi - afferma - solo per correggerci. E dunque come non ringraziarlo? C'è in Giuditta un superamento della posizione di Giobbe che non seppe vedere la positività della sofferenza del giusto.
vv. 28-35 Le parole di Ozia ancor più mettono in luce la personalità di Giuditta: da sempre - egli dice - è stata donna saggia e dedita alla preghiera, lei che ha il cuore buono. Aggiunge parole di scusa sulla proposta che gli era stata quasi strappata dalla disperazione del popolo. A Giuditta chiede l'intercessione della preghiera. Lei però, ispirata dal Signore, concepisce un piano difficile e singolare che per ora non svela. La segretezza lo rende più attinente al mistero e più atteso nell'esecuzione che sarà narrata poi. I capi le invocano pace e aiuto dal Signore che opererà con lei.
Meditiamo attualizzando:
Chi di noi non si è imbattuto e non s'imbatte nella prova? Ci sono ore di dolore, difficoltà, fatica e grande oscurità interiore in cui la tentazione è di barattare tutto per tutto. Perfino la schiavitù dei vari nostri “egitti” si rimpiange. La libertà costa, è esigente e conduce su strade di responsabilità che sono irte di fatica. Si preferisce rimpiangere il passato, oppure sprecare energie nel cercare il colpevole. Ed è un esercizio, più che inutile, deleterio per chi dovrebbe, proprio nella prova, puntare la propria attenzione su Dio, su Gesù che si è addossato tutte le nostre colpe, Lui vittima innocente! Per una comunità poi è distruttivo questo cercare di chi è la colpa. Così come è deleterio rimediare soluzioni di comodo fuori dal vero discernimento che è guardare gli avvenimenti alla luce della mentalità di Gesù, della sua vita, del suo Vangelo e in particolare della sua Pasqua. Quando siamo nella prova, la tentazione è dire: “Perché? Perché proprio a me questa malattia, questa delusione, fallimento? Perché proprio alla mia famiglia? Perché alla mia comunità?” Si supera la tentazione entrando nella dinamica di Eb 12,1-12 che conferma quel che è già nella mentalità di Giuditta: la prova è la correzione di un Padre che ci ama e fruttifica poi pace e vita giusta.
La Parola m’interpella
Mediante l'esercizio della consapevolezza del respiro entro nel suo ritmo, mi pacifico a livello fisico e psichico e lascio emergere quello che nel mio vissuto è stato dolore oscuro, delusione, forte disagio apparentemente senza spiegazioni razionali.
Con l'aiuto dello Spirito Santo vivamente invocato afferro quello che in me è stata la tentazione di contrastare con Dio, di evadere in qualche modo dalla sua volontà o permissione, vedendo solo negatività o cercando "scappatoie" seguendo i criteri della mentalità mondana.
Prendo soprattutto coscienza dei miei stati d'animo di sconforto, buon terreno per la sfiducia nei confronti di Dio e della sua salvezza. Ne prendo coscienza con pace nello spirito, ma con lucidità.
Denuncio anche la facile tentazione di "precettare" Dio, di piegare la sua volontà alla mia, pur di uscire dalla "prova".
A questo punto chiedo l'aiuto di Maria per ottenere la grazia del vero discernimento che è riconoscere il senso della "prova" approdando a:
Fede vera: fidarsi in un Dio che tace;
Speranza vera: guardare alle cose che ancora non si vedono come se le vedessi, percependole come il "tesoro", la "meta";
Carità vera: accettare tutte le morti necessarie alla nascita dell'amore autentico.
La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.
ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
VOGLIO AMARE COME TE
Signore mio Gesù,
voglio amare tutti coloro che Tu ami.
Voglio amare con Te la volontà del Padre.
Non voglio che nulla separi il mio cuore dal tuo,
che qualcosa sia nel mio cuore e non sia immerso nel tuo.
Tutto quel che vuoi io lo voglio.
Tutto quel che desideri io lo desidero.
Dio mio, ti do il mio cuore:
offrilo assieme al tuo a tuo Padre,
come qualcosa che è tuo e che ti è possibile offrire,
perché esso ti appartiene.
(Charles De Foucauld)
CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo
a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria
per tutti i secoli dei secoli.
ACTIO Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
JJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJ
Ritiro On Line in lingua inglese
ON LINE RETREAT
APRIL 2007
I worship the Word of God, the Icon and Crucifix.
I trace the Sign of my faith, the Sign of the Cross, on myself. It is the Sign which was given to me in Baptism and distinguishes me as Christian.
“Now that we are about to welcome his glorious Cross, the Cross that has accompanied young people on the roadways of the world, let this consoling and demanding word echo in the silence of your hearts: <Blessed are they…>”.
[XVII World Youth Day in Toronto, Welcoming Ceremony to the Young People, Address of John Paul II, 25 July 2002]
“God, who became a lamb, tells us that the world is saved by the Crucified One, not by those who crucified him. The world is redeemed by the patience of God. It is destroyed by the impatience of man.”
[Mass for the beginning of the Petrine Ministry, Homily of Benedict XVI, 24 April 2005]
I invoke the Holy Spirit:
HOLY SPIRIT, GIFT OF THE DYING CHRIST
Holy Spirit, Gift of the dying Christ,
get the Church to show she has really inherited you.
Hold her back at the foot of every cross,
the crosses of each individual and those of the peoples.
Inspire her words and silence,
so that she may give meaning to men’s suffering,
and every poor man may understand he doesn’t cry in vain,
and repeat the psalm: "Put Thou my tears into Thy bottle”.
Make her a tireless protagonist of the deposition from the Cross,
so that the unnailed bodies of the suffering may find peace on His mother’s knees.
At those moments, put songs of hope on her lips
and grant her the gift never to be ashamed of the Cross,
but to look at it as the mast of her ship,
whose veils you blow with breeze and push on with confidence.
(Father Tonino Bello, bishop)
Veni, Sancte Spiritus
Veni, per Mariam.
I contemplate the signs of the Passion which are impressed in the Crucifix.
“Gathered around the Lord's Cross, we look to Him…”
[XVII World Youth Day in Toronto, Welcoming Ceremony to the Young People, Holy Father's Address, 25 July 2002]
From the book of Judith (Jdt 8,1-35)
1Judith was informed at the time of what had happened. She was the daughter of Merari son of Ox, son of Joseph, son of Oziel, on of Elkiah, son of Ananias, son of Gideon, son of Raphaim, son of Ahitub, son of Elijah, son of Hilkiah, son of Eliab, son of Nathanael, son of Salamiel, son of Sarasadai, son of Israel. 2 Her husband Manasseh, of her own tribe and family, had died at the time of the barley harvest. 3He was supervising the men as they bound up the sheaves in the field when he caught sunstroke and had to take to his bed. He died in Bethulia, his home town, and was buried with his ancestors in the field that lies between Dothan and Balamon. 4As a widow, Judith stayed inside her home for three years and four months. 5She had had an upper room built for herself on the roof. She wore sackcloth next to her skin and dressed in widow's weeds. 6She fasted every day of her widowhood except for the Sabbath eve, the Sabbath itself, the eve of New Moon, the feast of New Moon and the joyful festivals of the House of Israel. 7Now she was very beautiful, charming to see. Her husband Manasseh had left her gold and silver, menservants and maidservants, herds and land; and she lived among all her possessions 8without anyone finding a word to say against her; so devoutly did she fear God. 9 Hearing how the water shortage had demoralised the people and how they had complained bitterly to the headman of the town, and being also told what Uzziah had said to them and how he had given them his oath to surrender the town to the Assyrians in five days' time, 10Judith immediately sent the serving-woman who ran her household to summon Chabris and Charmis, two elders of the town. 11When these came in she said: "Listen to me, leaders of the people of Bethulia. You were wrong to speak to the people as you did today and to bind yourself in oath, in defiance of God, to surrender the town to our enemies if the Lord did not come to your help within a set number of days. 12Who are you, to put God to the test today, you, of all people, to set yourselves above him? 13You put the Lord Almighty to the test! You do not understand anything, and never will. 14If you cannot sound the depths of the human heart or unravel the arguments of the human mind, how can you fathom the God who made all things, or sound his mind or unravel his purposes? No, brothers, do not provoke the anger of the Lord our God. 15Although it may not be his will to help us within the next five days, he has the power to protect us for as many days as he pleases, just as he has the power to destroy us before our enemies. 16But you have no right to demand guarantees where the designs of the Lord our God are concerned. For God is not to be threatened as a human being is, nor is he, like a mere human, to be cajoled. 17Rather, as we wait patiently for him to save, let us plead with him to help us. He will hear our voice if such is his good pleasure. 18And indeed of recent times and still today there is not one tribe of ours, or family, or village, or town that has worshipped gods made by human hand, as once was done, 19which was the reason why our ancestors were delivered over to sword and sack, and perished in misery at the hands of our enemies. 20We for our part acknowledge no other God but him; and so we may hope he will not look on us disdainfully or desert our nation. 21If indeed they capture us, as you expect, then all Judaea will be captured too, and our holy places plundered, and we shall answer with our blood for their profanation.22The slaughter of our brothers, the captivity of our country, the unpeopling of our heritage, will recoil on our own heads among the nations whose slaves we shall become, and our new masters will look down on us as an outrage and a disgrace; 23for our surrender will not reinstate us in their favour; no, the Lord our God will make it a thing to be ashamed of. 24So now, brothers, let us set an example to our brothers, since their lives depend on us, and the sanctuary – Temple and altar – rests on us. 25'All this being so, let us rather give thanks to the Lord our God who, as he tested our ancestors, is now testing us. 26Remember how he treated Abraham, all the ordeals of Isaac, all that happened to Jacob in Syrian Mesopotamia while he kept the sheep of Laban, his mother's brother. 27For as these ordeals were intended by him to search their hearts, so now this is not vengeance that God is exacting on us, but a warning inflicted by the Lord on those who are near his heart.' 28Uzziah replied. 'Everything you have just said comes from an honest heart and no one will contradict a word of it. 29Not that today is the first time your wisdom has been displayed; from your earliest years all the people have known how shrewd you are and how sound a heart. 30But, parched with thirst, the people forced us to act as we had promised them and to bind ourselves by an inviolable oath. 31You are a devout woman; pray the Lord, then, to send us a downpour to fill our storage-wells, so that our faintness may pass.' 32Judith replied, 'Listen to me. I intend to do something, the memory of which will be handed down to the children of our race from age to age. 33Tonight you must be at the gate of the town. I shall make my way out with my attendant. Before the time fixed by you for surrendering the town to our enemies, the Lord will make use of me to rescue Israel. 34You must not ask what I intend to do; I shall not tell you until I have done it.' 35Uzziah and the chief men said, 'Go in peace. May the Lord show you a way to take revenge on our enemies.' 36And leaving the upper room they went back to their posts.
Word of God
The Word of God written in the Bible should be read with a pen, not just with the eyes!
“Reading” also involves underlining the text so as to highlight the important parts.
It's a very simple thing, but must be done with a pen, it should not just be thought of.
MEDITATIO While sitting, I read the Word slowly, several times. Reading the Word of God is also praying. We have entered the most sacred and longest phase of our on-line retreat: “The Great Silence”! The Holy Spirit is the protagonist.
A wise woman, with discernment and confident in God:
Judith is an emblematic woman. Her name derives not accidentally from Judaea and Judeans: the nation and the people of Israel. A book excluded from the Bible, accepted by Christians, is named after her. We only have its Greek translation. It is easy to find that it is not, strictly speaking, a historical book and that the geographical details of the mentioned places are not real. What is, therefore, the sense, the identity of the book? It is to narrate a "story" (between a fairy tale and a parable) which has a strong theological and spiritual meaning. It's the message that counts! Nebuchadnezzar (605-562 b.C.), who is presented here as the King of the Assyrians, while he was the king of the Babylonians, is the prototype of the mighty sovereign who believes himself all-powerful! He devises a strategic plan to become "Lord and God of all the earth", unfolding incredible forces consisting of armies, horses, knights, and causing countless massacres. Only the Jewish nation, which trusts the heavenly God, can resist to this will of power that wants to impose its self-cult on all the living. When even its headmen, worn-out after a long, terrible siege, fall victim to fear of the enemy's powerful forces and are about to give in, Judith comes into play: she is a frail, beautiful woman, totally confident in the true God. Holofernes, the general of Nebuchadnezzar’s troops, falls under her hand. Her victory, however, does not cause her to get overwhelmed with pride, but turns into a song of praise and dance to the Lord sung by her and the whole people. We notice the figure of Mary of Nazareth treading upon the snake and, in the Magnificat, totally expressing herself in praising the God maker of every victory.
Background:
The protagonist appears only in the 8th of the 16 chapters of the Book of Judith. All that precedes is, however, a tragic background for her enterprise and reaches the peak when the Assyrians, gathered in an "immense encampment" (7,18), besiege Bethulia for several days, up to the point when water begins to be lacking in the town. The people, terrorised by the idea of dying of thirst, let out a cry to the Lord and, totally upset, gather with Uzziah and the other headmen of the town. We notice an imperfect faith in Ox who, although he exhorts the Jews to resort to the true God, limits the waiting time for a liberating intervention of God. If the Lord does not intervene – he says – we'll act out of fear; the people loudly ask: we'll deliver ourselves, with the whole town, to the siege of Holofernes, the mighty headman in whose hands Nebuchadnezzar places his armed forces. In this broad context, we perceive the sense of the story, which basically consists in one event: the confrontation between God’s enemies and the holy nation: in broader sense, the confrontation - never definitive - between good and evil. God is the One who wins with unthinkable means: here, through the intervention of a woman, the emblem of frailty and weakness in the ancients' view.
A thorough reading of the text:
vv. 1-8 Judith’s genealogy cannot help prove historical facts, as it does not refer to one of the twelve children of Jacob. However, the author mentions Sarasadai (also cited in Nm 1,6) as "son of Israel". The author intends to present Judith as an emblematic, lovely daughter of the people of Israel. She has been a widow for three years and, in spite of being very rich and beautiful, leads a solitary life, devoted to prayer and fasting, through which she expresses her great fidelity to God, within an absolutely upright life-style which has given no one any ground to slander against her.
vv. 9-14 Judith learns that the headmen of the town have incredibly surrendered to the will of a desperate people whose faith is shaky. She immediately sends for Uzziah and other two headmen and gives them a long, good dressing down for their wrong discernment. They have made a mistake! Having made a hasty decision, they didn’t have the courage of the true faith; they have carried out a basically blasphemous mediation which dares to give orders to God, putting Him to the test. That already happened to the people of Israel ! Think of the episode of Massah and Meribah (= test and dispute), where the people, right for the lack of water, protest with Moses up to the point of regretting slavery in Egypt (cf Es 17,1-7), putting the Lord to the test.
vv. 15-20 Judith, being an ascetic, a woman of prayer, knows well what needs to be done: begging the Lord for help and wait for His salvation. Whoever is not an idolater knows this salvation will certainly come – according to His timetable, not ours - if we rely on Him.
vv. 21-27 A strong call to responsibility comes from this woman, with whom the light, even before the power of the Lord, dwells. The headmen shall feel responsible for the massacre of the men and the temple, the altar of God! This sad event should be interpreted – says Judith – like a test. The Lord who tested Abraham’s, Isak’s and Jacob’s hearts with fire, tests us too only to correct us. Therefore, how could we fail to thank Him? Judith’s position surpasses Jacob’s, as the latter was unable to see the positive meaning in the suffering of the righteous man.
vv. 28-35 Uzziah’s words highlight even more Judith’s personality: she’s always been – he says – a wise, good-hearted woman devoted to prayer. He adds words of apology on the proposal which had been snatched from him because of the people’s despair. He asks Judith for a prayer of intercession. However, inspired by the Lord, she devises a difficult, peculiar plan which she doesn’t unveil at once. This secrecy makes the mystery more attractive, more awaited in the implementation of the plan which will be narrated later. The headmen beg her to invoke peace from the Lord who will collaborate with her.
Let us meditate the passage implementing it in today’s world:
Who of us did or does not face a test? It involves are hours of suffering, difficulty, fatigue and of a great inner darkness in which we are tempted to barter anything for anything. Even the slavery of our various “Egypts” is regretted. Freedom has a high price, is demanding and leads us to responsible ways which are fraught with difficulties. We prefer to regret the past or waste energies to look for the culprit. This is a useless, harmful exercise for those who, whilst facing the test, should rather direct their attention to God, to Jesus, the innocent victim, who shouldered all our faults! For a community, this “look-for-the-culprit game” is particularly detrimental. Equally detrimental is resorting to solutions of convenience, rather than to a true discernment, which is to look at events in the light of Jesus’ mentality, of His life, His Gospel and, in particular, His Easter. When facing the test, we are tempted to say: “Why? Why this disease, this disappointment, this failure has happened to me? Why to my family, my community?” This temptation is overcome by implementing the passage of Eb 12,1-12, which confirms what is already part of Judith’s mentality: the test is the correction by a Father who loves us and then grants us peace and a fair life.
The Word tests me
· Through the breath awareness exercise, I enter into the breath's rhythm, I get peace on a physical and psychic level and let all the dark pains, disappointments, great uneasiness emerge, seemingly without any rational explanation.
· Through the help of the Holy Spirit, profoundly invoked, I “capture” all the temptations to oppose God, to somewhat escape from His will or His scope of permission and see only the negative side or seek loopholes following the mentality of the world.
· I am conscious of my uneasiness, which is a good ground for losing confidence in God and His salvation. I become perfectly aware of it, and I set my mind at peace.
· I also admit I am easily tempted to "give orders" to God, to bend His will to mine in order to get out of the "test".
· Now I ask for Mary’s help to obtain the grace of true discernment which is recognizing the sense of the "test" leading to:
A true faith: being confident in a silent God; true hope: looking at those still invisible things as if I could see them, perceiving them as "treasure", the "aim"; true charity: accepting all deaths as necessary for the birth of true love.
Meditation is not a practice for its own sake, but tends to let me enter into a dialogue with Jesus, to become prayer.
ORATIO I humbly pray for being consistent with the indications emerged from the meditatio. I express faith, hope, love. Prayer extends and becomes such for our friends, our community, for the Church, for all men. Prayer can also be recited by ruminating over some phrases of the passage, repeating that or those which struck me most for my meditation.
I WANT TO LOVE LIKE YOU
My Lord Jesus,
I want to love everyone You love.
I want to love with You the will of the Father.
I don't want anything to separate my heart from Yours,
anything to be in my heart and not immersed in Yours.
All You want, I want it.
All You wish, I wish it.
My God, I give You my heart:
offer it with Yours to Your Father,
as something Yours which You can offer,
because it belongs to You. (Charles De Foucauld)
CONTEMPLATIO I feel the need to concentrate on Jesus only, to let myself be reached by His mystery, to rest on Him, to receive His love for me. It is the perception of the Kingdom of God penetrating me, it is the certainty of touching Jesus.
It's Jesus who precedes us, accompanies us, who is close to us, Jesus alone! Let's contemplate this mystery in silence: God is close to every man!
Through Him, with Him and in Him,
in the unity of the Holy Spirit,
all glory and honour is yours, Almighty Father,
forever and ever.
ACTIO I commit myself to living out a verse of this passage, the one that struck me most in my meditatio, the one I repeated in my oratio, I lived as silent prayer and adoration in my contemplatio and which I now live in my actio.
The action I've done changes my heart round and causes a U-turn in my life. What has been meditated becomes life now!
I pray with the Liturgy of the Hours, the canonical hour of the day suitable for the specific moment.
I conclude my lectio, reciting peacefully the prayer we have learnt from Jesus: Our Father....
Bye for now!