RITIRO ON LINE - agosto 2023 |
Venero
la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia
persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla
presenza del Signore che vuole parlarmi.
Ogni giorno, prima di cominciare a vivere,
(Eric
Pearlman) |
Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
(Campo Tures – Alto Adige – Cappella di Francesco e Chiara)
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CERCATE GESU’
Nelle prossime LECTIO che proporremo ci faremo aiutare dal cardinale Carlo Maria
Martini che nel 2002 tenne, in Cattedrale a Milano, i sui ultimi “quaresimali”
prima di lasciare la direzione della diocesi. Sono commenti al capitolo 18 del
Vangelo di Matteo. Lasciamoci aiutare dalle parole precise e puntuali di questo
“pastore” che tanto ha saputo donare alla Chiesa.
LECTIO
Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
Matteo18,
1-11
1In
quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più
grande nel regno dei cieli?».
2Allora
chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro
3e
disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i
bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
4Perciò
chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno
dei cieli.
5E
chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
6Chi
invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene
che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo
del mare.
7Guai
al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo
a causa del quale viene lo scandalo!
8Se
la tua mano o il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da
te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due
piedi essere gettato nel fuoco eterno.
9E
se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. È meglio
per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere
gettato nella Geènna del fuoco.
10Guardate
di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro
angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della
Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga
del nostro Ritiro On Line: il grande
silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"
SE NON RITORNERETE COME BAMBINI
Innanzitutto analizziamo la struttura di questi primi
versetti del capitolo 18. Al principio vi è una domanda dei discepoli: «Chi
dunque è più grande nel regno dei cieli?».
Una domanda forse suggerita dalla vanità e dall’ambizione, ma non del tutto
sbagliata, perché in una comunità ci si chiede giustamente chi comanda, chi ha
la responsabilità. Certamente c’è un capo in ogni comunità e di conseguenza ci
si chiede chi sono quelli che gli stanno più vicino.
Come risponde Gesù? Principalmente con un atto profetico: in silenzio, chiama un
bambino, lo mette in mezzo e poi dice: «In
verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non
entrerete nel regno dei cieli».
Dunque Gesù in prima battuta non risponde direttamente alla domanda postagli, ma
ribadisce con un imperativo, con un detto che esprime una condizione generale
richiesta al cristiano: farsi come bambino.
In seguito spiega: «Perciò
chiunque si farà piccolo
[si
abbasserà, dice il greco, si diminuirà]
come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli».
Ecco la risposta precisa a “chi
è il più grande nella comunità?”:
il bambino. Una risposta in certo senso provocatoria, enigmatica, controcorrente
rispetto alle attese degli apostoli.
Ai versetti 5 e 6 si trova un secondo detto di Gesù, suddiviso in due parti:
anzitutto i piccoli vanno accolti e difesi, «chi
accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me».
E poi, il terribile detto del verso 6: «Chi
invece scandalizzerà
[farà
cadere, farà perdere la fede o comunque farà peccare]
uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa
al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo mare».
Parola di Gesù, che conosciamo dolce, mite e umile di cuore, che non grida in
piazza, che non spegne il lucignolo fumigante, quindi parola terribile,
fortissima in quanto pronunciata da Lui, che addirittura prevede una morte
atroce, per annegamento lento, per questo peccato.
Scandalo e castigo
Il testo continua in modo ancor più provocatorio, con
parole durissime, taglienti, terribili. Infatti al secondo detto segue un terzo,
che allarga il discorso agli scandali in generale, molto incisivo grazie alla
ripetizione della parola “guai”.
«Guai
al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo
a causa del quale viene lo scandalo!».
Si può ricordare qui un detto simile per Giuda (Mt 26,24): «Il
Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal
quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai
nato!».
Figurano poi due detti terribili che rinforzano quello della penitenza, del
castigo per lo scandalo dei piccoli.
Il primo: «Se
la tua mano o il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da
te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani e due
piedi essere gettato nel fuoco eterno».
Parole che fanno tremare al solo sentirle anche perché, purtroppo,
corrispondevano a costumi dell’antichità, ancora oggi seguiti in alcune nazioni
del mondo, come tagliare la mano o il piede di chi ruba, di chi ferisce ecc.
L’altro riguarda persino l’occhio: «Se
il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. È meglio per
te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato
nella Geènna del fuoco».
Quindi due parole forti sul pericolo dello scandalo e sul dovere di evitarlo a
qualunque costo; meglio piuttosto lasciar correre, ma evitare di dare scandalo e
anche di ricevere scandalo. Queste parole sono rivolte in particolare a chi è in
pericolo e deve liberarsi dall’occasione del rischio di perdere la fede e la
grazia.
Infine un ultimo detto conclusivo che ritorna al tema dei piccoli: «Guardate
di non disprezzare uno solo di questi piccoli».
In precedenza aveva detto di accoglierli, ora ammonisce di non disprezzarli e dà
una splendida motivazione teologica: «Perché
io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che
è nei cieli».
Richiamando la visione celeste, Gesù afferma che, tramite i loro angeli, sul
volto dei piccoli si riflette qualcosa della gloria di Dio.
I piccoli nelle Scritture
Nei primi cinque versetti di questo capitolo di Matteo notiamo subito una parola
chiave. La parola “bambino”, che occorre più volte:
«Gesù
chiamò a sé un bambino»,
«Se
non diventerete come i bambini»,
«Chiunque
diventerà piccolo come questo bambino»;
«Chi
accoglie uno solo di questi bambini».
Cosa intende Gesù quando evoca la parola “piccoli”, “bambini”?
Non bisogna certamente pensare a quella maniera idilliaca con cui noi intendiamo
il bambino oggi: pieno di cure, al centro della famiglia, simbolo di tenerezza,
di semplicità, di obbedienza.
Non in questo senso Gesù ci sprona a diventare bambini, cioè, come potremmo
pensare, a essere semplici, obbedienti, amabili. La sostanza del richiamo è
molto più forte: i bambini nell’antichità non valevano niente, non erano nemmeno
persone soggette a diritto (tanto è vero che il padre poteva anche di diritto
togliere la vita al suo bambino). Per cui essere bambini significa non valere
niente.
L’esortazione è: diventate come coloro che non contano niente; i quali non
contano niente perché non sanno difendersi, non sanno offendere, non hanno
denaro, non hanno potere, non hanno forza fisica, non hanno capacità dialettica
(non sanno spiegarsi con le parole).
Ecco dunque la paradossalità, la veemenza della
parola di Gesù:
solo chi accetterà di rovesciare le misure di valore
di questo mondo (denaro, potere, successo) sarà grande nel regno dei cieli.
Il gesto profetico di Gesù che pone al centro un bambino è molto presente nella
tradizione evangelica!
L’inciampo
Al tema dei piccoli si aggiunge quello dello
scandalo. Parola non facile da spiegare, tanto è vero che in italiano non si è
fatto altro che traslitterare il termine greco, che significa “inciampo”,
“buca
nella quale si inciampa e si cade”, “trappola”:
dunque non possiede principalmente un significato etico e religioso, ma uno
molto pragmatico che implica quegli inciampi nel cammino che nelle strade
antiche facevano cadere coloro che non procedevano ben attenti o soprattutto in
assenza di luce.
Anche Gesù nel Vangelo di Giovanni ricorda che chi cammina di notte inciampa e
cade. Successivamente il termine assume un significato etico e religioso che
esprime il concetto di fare ostacolo al cammino spirituale di qualcuno, quindi
farlo cadere in peccato e soprattutto portarlo alla perdita della fede.
Anche per i successivi versetti di questo breve brano è possibile indicare dei
paralleli. Innanzitutto lo stesso Vangelo di Matteo ha già riportato, prima di
questo capitolo 18, le due ingiunzioni molto gravi riguardanti il privarsi
dell’occhio destro o della mano destra proclamate nel discorso della montagna a
proposito dell’adulterio.
Nel Vangelo di Luca si parla dell’inevitabilità degli scandali e del castigo
previsto per coloro che scandalizzano, che mettono inciampo alla fede degli
altri.
Meditatio
La parte di meditatio riguardante questo brano di Vangelo è suddivisibile in
quattro tematiche che aiutano a raccogliere il messaggio del testo.
La prima
è quella della grande legge del regno, cioè il rovesciamento dei valori: ciò che
sembra valere molto agli occhi del mondo non vale niente di fronte a Gesù,
perché di fronte a Lui valgono i piccoli, i poveri, i perseguitati, gli umili;
Gesù stesso è colui che si fa piccolo, povero, umile ed è perseguitato. Quindi
chi crede di entrare nel regno dei cieli coi criteri di questo mondo ha
sbagliato al cento per cento.
Il secondo
messaggio, grave per allora ma anche per i nostri giorni, riguarda la difesa dei
piccoli, lo scandalo dei piccoli, punito in maniera così drastica e terribile.
Certamente lo scandalo fondamentale è quello di portare una persona a perdere la
fede, specialmente una persona semplice delle nostre comunità. Però non si può
tralasciare di menzionare qui anche quella forma gravissima di scandalo e di
abuso dei piccoli di cui purtroppo spesso rimbomba la società odierna. Vale a
dire gli atti di pedofilia, gli abusi sessuali sui piccoli, anche qui condannati
terribilmente perché rivestono una particolare gravità, soprattutto quando sono
compiuti da adulti che dovrebbero avere cura dei piccoli nell’ambito della
famiglia, della società, talora perfino in contesti educativi o ecclesiastici.
Per questo è necessario vigilare, prevenire e reprimere. La società civile ci
appare oggi, per fortuna, particolarmente sensibile a tutto ciò che è offesa dei
minori e abuso dei minori.
Purtuttavia non si può non notare che vi è una qualche incoerenza nella nostra
società al riguardo: non si capisce bene come sia possibile che questa nostra
società non veda che quella permissività sessuale che garantisce l’ostensione
pubblica di ogni forma di allettamento o di seduzione di fronte a cui ogni uomo
e ogni donna, non solo i minori, si trova fragile, sia strettamente legata a
tali abusi e come la stessa società si stupisca poi che ci siano delle devianze
così grandi.
Insomma vi è un’incoerenza di fondo fra la permissività quasi senza limiti che è
venuta diffondendosi e poi, giustamente, il prendere orrore di fronte a questi
fatti, che rimangono orribili.
La società dovrebbe preoccuparsi di più non solo di reprimere questi delitti e
abusi ma anche di eliminarne le cause, tra le quali vi è certamente anche la
troppo grande permissività sessuale.
Questo è uno dei tanti esempi lampanti di come Gesù parli oggi alla sua Chiesa e
non solo al tempo in cui proferiva queste parole.
Il terzo
messaggio concerne gli scandali nel mondo e nella Chiesa. Gesù dice che ci sono,
è inevitabile che avvengano scandali nel mondo e di conseguenza non mancano
neppure nella Chiesa, nel tempio del Signore. Guai però a colui per causa del
quale avvengono!
Gesù ci invita a rimuovere da noi con ogni forza le occasioni di scandalo.
Troppo spesso noi ci lasciamo andare a criticare gli altri, ma non facciamo
niente per allontanare da noi quelle occasioni di peccato che spesso sono anche
molto vicine e che ci possono indurre al male.
L’ultima
tematica è quella della dignità dei piccoli, i cui angeli vedono il volto di
Dio. La dignità di cui si preoccupa la società attraverso l’aiuto alla famiglia
e alla scuola; di cui si preoccupa la Chiesa attraverso l’iniziazione cristiana
con il battesimo, la cresima e l’eucaristia, attraverso l’iniziazione alla
preghiera, attraverso gli oratori, attraverso tutto l’impegno delle scuole
cattoliche.
Questo brano ci parla molto dunque, parla a noi oggi e ci dice che cosa fa una
vera comunità cristiana.
Proporrei il suggerimento di un pensiero contemplativo che innalzi il cuore: il
più piccolo nel regno dei cieli e quindi il più grande,
è Gesù stesso,
Gesù fattosi bambino, fattosi umile, fattosi povero, perseguitato, crocifisso.
Chi lo seguirà sarà come lui e sarà rivelazione del Dio che si è fatto piccolo
per i piccoli.
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Ogni giorno, prima di cominciare a vivere, vado a risvegliare la mia povera fede per scaldarla alla Tua Parola.
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Ogni giorno, prima di cominciare a vivere, ho bisogno di guardarti e di lasciarmi guardare. Ogni giorno. Prima di cominciare a vivere. (Eric Pearlman – Un minuto con Dio) |
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci
precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo
mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre
Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti
i secoli dei secoli.
Amen
ACTIO
Mi
impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita.
Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al
momento.
Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da
Gesù: Padre Nostro...
Arrivederci!
(tratto
da catechesi tenute nel 2002 dal Card. Carlo Maria Martini)
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