RITIRO ON LINE - agosto 2021 |
Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.
(San Lorenzo in Marcesina – Altopiani di Asiago)
Aumenta la nostra fede per guardare e "vedere" la vita. |
Apri i nostri occhi Signore!
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Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.
"PREGARE IL PADRE NOSTRO"
“Gesù
pregava come prega ogni uomo del mondo. Eppure, nel suo modo di pregare, vi era
racchiuso un mistero, qualcosa che sicuramente non era sfuggito ai suoi
discepoli, se nei vangeli troviamo quella supplica così semplice e immediata:
«Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1).
Gesù mette sulle labbra dei suoi discepoli una preghiera breve, audace, fatta di
sette domande – un numero che nella Bibbia non è
casuale, indica
pienezza”.
Questa presentazione introduce le meditazioni di papa Francesco sul Padre
Nostro, da lui tenute nelle udienze generali del mercoledì. Sono un materiale
prezioso da approfondire nei nostri momenti di riflessione.
LECTIO
Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.
9 Voi dunque pregate così: Padre nostro che
sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
10
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
12
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
13 e non abbandonarci alla tentazione, ma
liberaci dal male.
(Mt 6,12)
10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
(Lc 18,10-14)
8Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. 9Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.
(1 Giovanni 1,8-9)
MEDITATIO
Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente.
Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona
più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line:
il grande
silenzio! Il protagonista è lo Spirito
Santo.
Il
modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi
come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia
Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di
amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in
un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"
Rimetti a noi i nostri debiti
Dopo aver
chiesto
a Dio il
pane di
ogni
giorno,
la preghiera
del
Padre
nostro entra
nel
campo delle
nostre relazioni
con gli
altri.
Gesù
ci insegna
a chiedere al
Padre: «Rimetti
a noi i
nostri debiti, come noi li rimettiamo
ai nostri debitori»
(Mt 6,12). Come
abbiamo bisogno
del
pane,
così
abbiamo bisogno
del perdono. E
questo,
ogni
giorno.
Il cristiano che
prega chiede anzitutto a Dio che
vengano
rimessi i
suoi
debiti,
cioè i
suoi
peccati, le
cose
brutte
che
fa.
Questa
è
la
prima verità
di
ogni
preghiera:
fossimo anche persone perfette, fossimo anche
dei
santi cristallini
che non
deflettono
mai
da una vita di
bene, restiamo
sempre
dei
figli
che
al
Padre
devono
tutto.
L’orgoglio
L’atteggiamento più pericoloso di ogni vita cristiana qual è? È
l’orgoglio. È
l’atteggiamento di
chi si
pone
davanti a
Dio
pensando di
avere sempre i
conti in
ordine con Lui: l’orgoglioso crede
che ha tutto al suo posto.
Come quel
fariseo della parabola,
che nel tempio
pensa di
pregare
ma in
realtà
loda
se
stesso davanti a
Dio:
«Ti
ringrazio, Signore, perché
io non sono come gli
altri»
.
E la gente
che si
sente
perfetta, la
gente
che critica gli
altri, è
gente orgogliosa.
Nessuno
di noi è perfetto, nessuno. Al
contrario il pubblicano, che era dietro,
nel
tempio, un
peccatore disprezzato da
tutti, si
ferma
sulla soglia
del
tempio, e
non si
sente degno di
entrare, e
si
affida alla
misericordia
di
Dio.
E Gesù commenta:
«Questi,
a
differenza
dell’altro,
tornò
a
casa
sua
giustificato»
(Lc 18,10-14), cioè perdonato, salvato.
Perché? Perché
non era
orgoglioso, perché riconosceva i
suoi
limiti e i
suoi
peccati.
La superbia
Ci sono
peccati
che si
vedono e
peccati
che non si
vedono.
Ci sono
peccati eclatanti
che
fanno rumore, ma
ci sono anche peccati subdoli, che si annidano nel
cuore senza
che
nemmeno ce ne
accorgiamo. Il
peggiore
di questi è la
superbia
che può
contagiare anche le
persone
che
vivono
una vita
religiosa intensa.
È una
cosa
brutta.
Il
peccato di superbia
divide
la
fraternità, ci
fa presumere di
essere migliori degli altri, ci
fa
credere
che
siamo
simili
a
Dio.
E invece davanti a
Dio
siamo tutti peccatori e
abbiamo
motivo
di
batterci
il
petto
–
tutti!
–
come
quel
pubblicano
al
tempio.
San
Giovanni,
nella
sua
prima
Lettera,
scrive:
«Se
diciamo
di essere senza peccato, inganniamo
noi
stessi e la verità non è in noi»
(1 Gv 1,8). Se tu vuoi ingannare te stesso, dì che non hai peccato: così ti stai
ingannando.
Siamo debitori
Siamo debitori anzitutto perché
in questa
vita
abbiamo ricevuto tanto: l’esistenza,
un padre e
una
madre, l’amicizia, le
meraviglie
del
creato... Anche se a
tutti capita
di attraversare giorni
difficili, dobbiamo sempre ricordarci
che
la vita è
una
grazia, è il
miracolo
che Dio ha
estratto
dal
nulla.
In secondo luogo siamo debitori perché,
anche se riusciamo
ad amare, nessuno di
noi è
capace di
farlo
con le sue sole forze.
L’amore vero è quando possiamo
amare, ma
con la
grazia di
Dio.
Nessuno
di noi
brilla
di luce
propria.
C’è
quello
che i
teologi antichi chiamavano un
mysterium lunae non solo
nell’identità della Chiesa, ma
anche nella storia di
ciascuno di
noi. Cosa
significa, questo
mysterium lunae?
Che è
come la
luna,
che non ha
luce
propria: riflette la
luce del
sole. Anche
noi, non
abbiamo
luce
propria: la
luce che
abbiamo è un
riflesso della grazia
di Dio,
della
luce di
Dio.
Se ami è
perché qualcuno, all’esterno
di
te,
ti ha
sorriso quando
eri un
bambino, insegnandoti a
rispondere
con un
sorriso.
Se ami è
perché qualcuno accanto a te ti ha
risvegliato all’amore, facendoti comprendere
come in
esso risiede il senso
dell’esistenza.
Proviamo ad ascoltare la storia di qualche persona che ha sbagliato: un
carcerato, un condannato, un drogato… conosciamo tanta gente che sbaglia nella
vita. Fatta salva la responsabilità, che è sempre personale, ti domandi qualche
volta chi debba essere incolpato dei suoi sbagli, se solo la sua coscienza,
o la storia di odio e di
abbandono che si porta dietro…
E
questo
è
il
mistero
della
luna:
amiamo
anzitutto
perché
siamo stati amati, perdoniamo perché siamo
stati perdonati.
E se qualcuno
non è
stato illuminato dalla
luce del
sole,
diventa
gelido
come
il
terreno
d’inverno.
Come
non
riconoscere,
nella catena
d’amore
che
ci
precede, anche
la
presenza provvidente dell’amore
di
Dio? Nessuno
di
noi ama Dio
quanto
Lui
ha
amato noi. Basta mettersi davanti
a un crocifisso
per
cogliere la
sproporzione:
Egli ci ha
amato e
sempre ci
ama per
primo.
Preghiamo dunque: Signore, anche il più santo in
mezzo a
noi non cessa
di
essere
tuo
debitore. O
Padre,
abbi
pietà di
tutti
noi!
ORATIO
Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla
meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa
preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti
gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano
ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.
Io credo che Gesù dando la sua vita per amore dei suoi fratelli, ha ridato a ciascuno di noi e all'umanità intera tutto l'amore da noi sprecato e che restituendo l'amore ci ha restituito la vita. |
Io credo che Gesù ha traversato la morte, che è vivo tra noi fino alla fine dei tempi e che gli uomini per mezzo di Lui e in Lui possono vivere la vita che non finirà (Michel Quoist - "Preghiere") |
CONTEMPLATIO
Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo
mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione
del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci
precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo
mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti
i secoli dei secoli. Amen
ACTIO
Mi impegno a
vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.
Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore
e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica
del giorno adatta al momento.
Arrivederci!
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