RITIRO ON LINE                                                                                                   
agosto 2017

                                                                                                                                                                                                                                                

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

 

Signore,metto nelle Tue Mani e nel Tuo Cuore tutti i sentimenti che provo e vivo nella mia vita quotidiana e in

 

questo momento. Aiutami a non farmi influenzare dai miei stati d’animo, aiutami a non lasciarmi ingannare dalle

 

vie dei sentimenti quando mi portano ad amare solo se sono amato, solo se sento gioia e facilità nell’amare.

 

Grazie, perché Tu mi ami così come sono e vuoi davvero il mio bene e la mia Gioia.

 

 Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

 

 

“Le donne sono quelle del Vangelo di Luca;

la gioia è quella che scaturisce dal loro incontro con Gesù”

 

Proseguiamo la preghiera suggerita da alcune lectio tratte da episodi del Vangelo di Luca, nelle quali il filone comune è la GIOIA DELLE DONNE CHE INCONTRANO GESU’.

Oggi lasciamoci toccare dall’incontro tra la così detta “peccatrice” e Gesù.

 Queste riflessioni sono liberamente tratte da alcune lectio di don Davide Caldirola, della Chiesa di Milano.

 Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.  (Luca 7,36-50)

 

Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di' pure, Maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.  Non avendo essi di che restituire, condonò  il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!».

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 La “peccatrice”: i gesti e il profumo dell’amore

(Luca 7,36-50)

 

La parola spezzata

Tante volte, quando mi è capitato di predicare questo testo, ho provato a dire alla gente: «Pensate cosa succederebbe  se ora  una  donna  entrasse in chiesa, attraversasse la navata e mentre io sto parlando iniziasse ad accarezzarmi e a baciarmi. Cosa direste di lei? E di me?».

 

Al posto giusto?

Non dobbiamo sottovalutare l'effetto paralizzante di un testo così.

“Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!»

In questa scena tutti quelli che pensavano di essere al posto giusto (Simone il fariseo, i suoi ospiti, gli invitati. ..) si sentono a disagio improvvisamente, fuori fase, e colei che avrebbe dovuto sentirsi fuori posto (perché se sei una pubblica peccatrice non entri in quel modo in una casa perbene!) trova finalmente posto, forse per la prima volta in tutta la vita. Entriamo nell'ascolto di un vangelo così, allora, solo se torniamo  col cuore e il pensiero  a tutte le volte in cui nella vita abbiamo avvertito il disagio di non trovarci al posto giusto o la fatica di sentirci estranei, stranieri, oppure non ci siamo sentiti accolti e accettati, o non abbiamo trovato uno sguardo accogliente, incoraggiante, di qualcuno che ci ha fatto spazio nella sua casa e nella sua vita, che finalmente ci ha fatto sentire a nostro agio là dov'eravamo, così come eravamo.

 

Irrompe sulla scena

“Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.”

Guardiamo più da vicino a questa donna che irrompe sulla scena e fa saltare tutti gli equilibri, le posizioni acquisite, le modalità rassicuranti di agire e di pensare. Luca ci fa subito capire che sta per accadere qualcosa di importante e di sorprendente.

Gli studiosi dei vangeli sottolineano come un fatto del genere fosse teoricamente possibile. Chi invitava un ospite di riguardo nella sua dimora, faceva in modo che tutti lo potessero  vedere: la sua  presenza aumentava il prestigio della casa e del suo padrone. Era un bel modo per farsi pubblicità, per farsi riverire e stimare. Tutti potevano buttare l'occhio e curiosare. Ma la donna non si limita a guardare: entra, prende posto, tocca, ruba la scena. Di per sé non si pone al centro, sceglie una posizione apparentemente marginale: per terra, ai piedi. Ma come non notarla? Come non accorgersi di lei? Tanto più che tutti sanno chi è e che mestiere fa...

“Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».”

I gesti che compie portano in sé tutto lo scandalo del contatto, tutto il linguaggio della seduzione, che è forse l'unico che la donna conosce bene. È abituata a esprimersi così: col corpo più che con le parole; e per dire qualcosa a Gesù si affida alla forte fisicità della grammatica del corteggiamento, del contatto fisico. Gesù accoglie anche l'ambiguità possibile di gesti così. Non la rifiuta. Si lascia amare sfidando il giudizio di tutti, i malintesi che ne seguono, le parole taglienti di condanna dei benpensanti. Dietro di essi Gesù coglie solo l'amore, nient'altro.

 

Le lacrime, i piedi, il profumo

E allora le lacrime finiscono col dire soltanto la forza del pentimento e del dispiacere per una vita buttata via: piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime”. La donna lava i piedi di Gesù così come Gesù laverà i piedi degli apostoli nell'ultima cena: segno di  amore, di servizio, di chi non vuole innalzarsi ma restare a terra, in mezzo alla polvere. Queste lacrime hanno il gusto e il sapore di una liberazione, di uno scioglimento. Non spezzano il cuore: lo lavano, lo purificano, lo rinnovano. Sono un battesimo, un'acqua che fa passare dalla morte alla vita. Perfino i capelli sciolti - segno di peccato nella tradizione dell'epoca  -  diventano icona di una trasformazione avvenuta, di un amore che si è liberato: poi li asciugava con i suoi capelli” . E il profumo riempie una casa rendendola solo ora davvero accogliente: li cospargeva di profumo”. Gesù non è più l'ospite accolto per fare bella figura ma il Maestro e il Signore amato a cui regalare la vita.

 

Trovare un posto, il nostro posto

Il brano di Luca ci racconta anzitutto la gioia di trovare posto. Possiamo osservare la gente che entra in chiesa. Ci sono quelli che hanno il

'I

 
«posto fisso»  (guai a toccarglielo!), quelli che cercano di nascondersi là dove non possono essere visti dall'altare, quelli che rimangono sempre in fondo,  quelli che si piazzano vicini agli altoparlanti perché sono sordi. C'è chi entra a passo di marcia, sicuro di sé, come se fosse il padrone di casa, chi si avvicina con qualche esitazione guardandosi intorno, chi si ferma a lungo concentrandosi su qualche gesto di devozione per prendere familiarità col luogo sacro. Tutti cercano un posto dove stare bene, con se stessi e davanti al Signore.

Queste scene di vita ordinaria di parrocchia possono essere lette come una metafora della vita. Facciamo i conti ogni giorno con un'umanità varia e diversa, con approcci alla vita dissimili, con stili e comportamenti lontanissimi tra loro. C'è chi è «attaccato al posto» tanto da non volerlo mai lasciare e chi si muove per decenni spaesato, senza mai sentirsi a casa; chi entra in ogni luogo come se ne fosse padrone, sicuro della propria forza, e chi chiede sempre permesso, come se sentisse addosso il peso di dare fastidio; chi non sa distinguere una spiaggia da un luogo sacro e chi si toglie i sandali come Mosè davanti al roveto, perché sa di camminare su terra sacra. Ci piacerebbe non sentirci stranieri a casa nostra, avere un luogo che sia «nostro» non nel senso del possesso ma dell'affetto, non della tana o del nido ma dello spazio ospitale in cui - sentendoci accolti - possiamo a nostra volta accogliere altri peccatori come noi.

La Chiesa può essere questo posto, quando è semplice, accogliente, non rigida, libera...

 

Un posto, una casa

Ma più radicalmente vorremmo trovare posto presso qualcuno, ai piedi di qualcuno, nel cuore di qualcuno. La peccatrice osa gesti che travalicano la sfera di una compostezza ingessata pur di trovare posto ai piedi del Signore. Sfida le regole del buon senso e della buona educazione, e sceglie la misura  sconsiderata  dell'amore per dirigere  i suoi passi verso il  Maestro  e trovare un angolo dove sostare:

Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città,…stando dietro, presso i piedi di lui…” . Da lei raccogliamo la gioia di chi finalmente ha trovato casa. La sua casa sono i piedi di Gesù, perché il discepolo trova casa all'ultimo posto, quello che lui ha scelto, quello dove può ascoltare meglio la sua parola e lasciarsi guarire dalla sua misericordia.

 

Fiducia in un riscatto

Ma non c'è nell'esperienza della peccatrice soltanto la gioia di trovare posto. C'è la fiducia nella possibilità di riscatto della propria vita: con questa certezza nel cuore la donna sfida tutto e tutti. La presenza del Maestro ha ridestato in lei una speranza forse sopita: quella che le suggerisce che la sua esistenza non è perduta per sempre, può essere accolta, raccolta e riscattata: “saputo che si trovava nella casa del fariseo”. Le lacrime con cui lava i piedi del Maestro non dicono soltanto il dolore del peccato o il pentimento del cuore, ma indicano lo scioglimento di tutta la vita, un affidamento, una consegna. Questa vita così fallimentare e disperata può ricominciare, può trovare riscatto. La peccatrice esce dalla paralisi dello spirito: quella che fa credere che non c'è più nulla da fare, che bisogna rassegnarsi, che le cose non cambieranno mai, che si è perduto troppo tempo, che si sono sprecate troppe occasioni. Il Signore gliene darà un'altra: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!». Il suo entrare nella casa del fariseo contro ogni buon senso non è animato soltanto da un grande coraggio, al limite dell'incoscienza, ma anche dalla gioia di chi ha deciso che ricominciare è possibile, che la vita può continuare.

 

Fiducia in “qualcuno” speciale

Legata a questa gioia coraggiosa, c'è la fiducia incondizionata nel Signore. La peccatrice non è così ingenua da non comprendere che i suoi gesti saranno interpretati male, saranno visti come un assurdo tentativo di seduzione. Ma non rinuncia a farli. Sente e sa che Gesù non la giudicherà male, che sarà capace di non fraintenderla, che non la manderà via e neppure si approfitterà di lei, della sua disponibilità, del suo rimanere ai suoi piedi. È la gioia di chi sa di essere conosciuto, scoperto in tutta la sua miseria eppure ugualmente amato. Il Maestro saprà volerle bene, e non sarà nemmeno preoccu­ pato di dirle «convertiti!» o «cambia vita!». Almeno per una volta in vita questa donna ha la gioia di non essere usata, giudicata, segnata a dito. Non dovrà sottrarsi agli sguardi degli uomini per la vergogna e neppure, al contrario, attirarli su di sé, come la sua condizione di vita le chiede di fare. Potrà essere guardata così com'è, nella sua umanità ferita, nella sua condizione disonorata. Nella nostra vita cerchiamo soprattutto uno sguardo così: non chiediamo di essere visti con un'indulgenza finta, condiscendente, che simula di ignorare la nostra miseria. Chiediamo di essere accettati per quello che siamo. E quando incontriamo qualcuno che ci ama non perché ignora il nostro vissuto e le nostre ferite, ma perché le sa accogliere e perdonare, allora comprendiamo di potergli consegnare con fiducia tutto quel poco che abbiamo: la nostra intera esistenza.

 

Amo come posso

La peccatrice ama come può, con il linguaggio che sa e che conosce. I gesti che compie - tanto simili e tanto diversi da quelli di un corteggiamento o di un tentativo di seduzione - diventano l'offerta di sé ai piedi del Maestro. È come se dicesse a lui: «Non spaventarti per quanto faccio. Questo è l'unico modo che ho per dirti che ti voglio bene». E Gesù risponde come meglio non si potrebbe, non ritraendosi da questo amore dal quale sa cancellare ogni traccia di ambiguità perché ne scorge la purezza dell' intenzione. In altre parole: Gesù non ha paura a lasciarsi amare.

“volgendosi verso la donna,… egli disse alla donna…”

 

La relazione con l’altro

Così scrive in un bel commento il teologo Aristide Fumagalli (A. Fumagalli, Come lui ha amato, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010.):

“Gesù ama desiderando la relazione con l'altro. Non impone all'altro un modo di amare, ma ne accoglie il suo, non sfuggendo nemmeno alle carezze di una donna quando esse, non perché maliziose, ma perché maliziosamente interpretabili, potrebbero dare adito ai sospetti. Così facendo sembrerebbe richiamare alla sua chiesa la necessità di non restare sempre imbrigliata nel timore di essere equivocata.

L'amore non è un pericolo da cui guardarsi, ma una potenzialità da vivere. La scoperta della bellezza espressiva di certi gesti, fuoriuscendo dalla loro collocazione tra i gesti sconvenienti e peccaminosi, giunge quando qualcuno mostra la loro bontà”.

 

Amare con iI corpo e con i gesti

Ci viene regalata la gioia di tornare ad amare col nostro corpo e con i gesti che sa esprimere. Ci sentia­ mo liberati dal pensare ad esso come a un ingombro, un involucro cattivo che imbriglia l'anima e lo spirito puro. E ci viene da chiedere al Signore la purezza e la spontaneità dei bambini, la tenerezza che sta nelle carezze dei vecchi, la libertà e la leggerezza della passione degli innamorati. Spesso esprimiamo la nostra gioia solo a metà. Rimane come mortificata dalla durezza della nostra espressione, dall'imbarazzo con cui ci mostriamo incapaci di un abbraccio, dalla paura che frena il nostro libero accostarci alle persone. E la durezza del tratto cancella anche le intenzioni migliori, mortifica gli slanci del cuore, irrigidisce la scioltezza del discorso e dell'incontro. La gioia di chi impara l'ampiezza e la misura dei gesti di amore, al contrario, è una gioia che contagia e travolge, e che poco alla volta impara anche il senso del limite e della distanza.

 

La dolcezza di stare a terra tra le lacrime

Un'ultima gioia possibile ci viene regalata da questo splendido brano di Luca: è quella di chi impara la dolcezza dello stare a terra in mezzo alle lacrime.

“stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo…”    “Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».”

La posizione della donna - ai piedi di Gesù, nel pianto, sotto l'occhio torvo e disgustato del fariseo e dei commensali - parrebbe vicina alla disperazione. In realtà mai come ora il suo cuore è pieno di speranza. Finalmente questa peccatrice ha potuto gridare a tutti il suo desiderio di purificazione, la sua voglia di riscatto e di perdono. Per poterlo fare ha dovuto sfidare se stessa e l'ostilità del mondo circostante. Ma ne valeva la pena.

Ci è capitato forse, di vivere una situazione così, di ritrovare in un momento di tenebra la necessità di lasciarsi convertire e lavare dal pianto, il desiderio di trovare un gesto di purificazione e di riscatto. Insensibilmente le lacrime che accompagnano la confessione del nostro peccato e del nostro limite diventano lacrime di gioia. Siamo ancora lì, a terra, armati soltanto del nostro pianto e del profumo del nostro desiderio di tornare ad amare, e udiamo la parola del Maestro che dice: «Sono perdonati i tuoi peccati, perché hai molto amato. Va' in pace». La gioia di chi impara a piangere ai piedi di Gesù - alla fine - è quella di chi trova pace.

 

Cosa è rimasto in quella stanza?

Proviamo a immaginare la stanza in cui si è svolta questa scena di amore e di perdono. La tavola è stata sparecchiata, i commensali se ne sono andati, i servi hanno pulito e raccolto gli avanzi, le luci sono state spente, ciascuno è tornato a casa portandosi via un ricordo, un'immagine, forse anche un turbamento nel cuore. Entriamo nella stanza e non troviamo più traccia del banchetto sontuoso e di chi vi ha partecipato. Ma una cosa è restata: il profumo versato dalla donna.

“portò un vaso di profumo…  e li cospargeva di profumo.”

Il pavimento e le pareti ne conservano la fragranza, l'aria ne è ancora attraversata. Rimane, quando tutto è finito, la gioia di essere profumo, la felicità di un gesto gratuito capace di restare nel contempo invisibile e reale, percepibile ma non palpabile, silenzioso e intenso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

Signore Gesù,

voglio essere per te come quel barattolino di olio di nardo che Maria riversò sui tuoi piedi.

Voglio essere come nardo per camminare con te, amare con te le persone che incontriamo quotidianamente; voglio essere strumento di rivelazione della tua presenza. Dal mio profumo tutti devono sentire che tu sei qui.

Dal mio profumo tutti si devono accorgere della tua presenza, del tuo amore.

Consumami tutto Signore, non lasciare che nessuna goccia vada sprecata.

Riversami dove tu vuoi; fa' che il mio agire, il mio diffondere la tua presenza parta sempre da te e non avvicini amori fatui, amori leggeri.

Io come quell'olio e come Maria ho scelto la parte migliore che non mi verrà tolta. Aiutami ad afferrarti Gesù.

Non permettere che la vita e i suoi buffi e strani andamenti mi stacchino da te.

Ho trovato un tesoro, una perla preziosa; non posso sprecare una così bella e grande occasione.

                 (Alessandro Galimberti; 1980-2004) 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!  

 

(spunti liberamente tratti da alcune lectio di don Davide Caldirola, della Chiesa di Milano)